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Natur Der Sache
Giozu (nome d’arte di Giovanni Zuffi, Milano, 1994) ribalta le tradizionali gerarchie tra umani e non-umani ricoprendo il mondo di cartapesta
Comunicato stampa
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Il 12 maggio inaugura presso Spazio De Grassi Natur Der Sache a cura di Davide Zanoni. Vernissage a partire dalle ore 19 in presenza dell’artista.
“Bisogna difendere la Natura!” è il nuovo Bisogna difendere la società degli ultimi anni. Ma quale natura? E da quali insidie? Sono compresi anche gli agenti patogeni che impestano il mondo? E le aiuole artificialmente curate per abbellire i centri urbani? Il naturale è difficilmente separabile dall’attività umana, come sa qualunque visitatore del Salon International de l’Agriculture di Parigi che vede ogni anno eminenti personalità politiche dialogare a fianco delle più belle specie di vacche appositamente selezionate da jury di esperti. Anzi, il naturale appare già a prima vista sempre un costrutto sociale, che si tratti delle cimici asiatiche che approdano in Europa grazie alle navi portacontainer, emblema della globalizzazione economica, o delle nostre concettuologie mobilitate per classificare le specie vegetali. Ma si può anche dire il contrario: quanto della nostra umanità dipende dalle tecnologie e risulta così separabile da una presunta a-storica dimensione ferina? Ha condizionato più vite il trapano del dentista o il parto cesareo di quante ne possano sognare le dottrine filosofiche con dunque conseguenze metodologiche dirompenti circa la possibilità di stipulare una volta per tutte facili gerarchie tra umani e non-umani.
L’arte, con la sua apertura al possibile, invita a riflettere per definizione sull’esistenza di queste astrazioni. Eppure, nonostante sia la disciplina concettualmente più attrezzata a descrivere mondi alternativi capaci di influenzare molto concretamente il corso della nostra esistenza, proprio l’arte è diventata bersaglio della pavida iconoclastia di eco-militanti allucinati da un nichilismo angosciante. Invece di sfruttare l’immaginazione estetica per mostrare possibilità politiche sottostimate, la società occidentale si specchia oggi negli occhi vitrei ed inermi del ritratto di Van Gogh, imbrattati di pomodoro, ritrovandosi nuda, sporca e forse anche un poco intimidita. Stretta tra un impossibile (in quanto ipocrita) universalismo e un nondimeno glorioso (perché performativo) senso critico, cosa offrire invero al resto del mondo che la soffoca sotto la valanga dei rifiuti di plastica che ogni giorno inondano i fiumi che attraversano le città dell’Est del pianeta? La questione sembra paralizzante.
Giozu (nome d’arte di Giovanni Zuffi, Milano, 1994) ha una sua piccola ma incisiva teoria, riassumibile in un’arma sottile e pericolosa in quanto ontologicamente impegnata: la risata. Non c’è modo migliore per decostruire ideologie e dissestare vecchi equilibri che giocarci con leggerezza. Perché, dunque, non immaginare giraffe dalle gambe come tralicci, invece che dai colli lunghi? E perché non fabbricare aspirapolveri “aspira-niente” la cui inutilità li rende i primi candidati nella lunga lista dei rifiuti della civilizzazione che dovrebbero invece contribuire a sanificare? L’inventiva di Giozu ha la capacità di metter in mostra la sardonica abilità degli umani di guardare dritto in faccia alla Natura leopardiana e di farle un bonario, anche se talvolta adolescenziale, “dito medio”.
Ricoprire il mondo di cartapesta, come fa Giozu, cos’altro è infatti se non la metafora della nostra geniale - ma sempre pericolosamente paradossale - capacità di raddoppiare un ambiente che non conosciamo al fine di poterlo addomesticare ed infine abitare? Entrare nell’universo giozuiano potrà forse allora aiutarci a capire quello che a conti fatti vale per il mondo in generale, sempre frutto di un compromesso tra idealità molto concrete e materialismi idealizzati.
Difficile d’alto canto per lo spettatore restare impassibile davanti a opere che sembrano uscite dal taccuino di appunti di un antropologo: quando la prosopopea dei Santi è derubricata alla giocosità dei Pokemon o una volta che il senso della vita viene solennemente espresso in un umile chiodo, uno delle domande dovrà pur cominciare a farsele: abbiamo sempre visto le cose al contrario? E perché questo sotto-sopra è così maledettamente realistico?
Mostra aperta dalle 14,30 alle 19,30 su appuntamento dal 13 maggio fino al 27 maggio 2023 in Via Privata Giovannino De Grassi 8, Milano. È necessaria prenotazione via e-mail all’indirizzo spaziodegrassi@gmail.com o inviando un WhatsApp a Paola al numero 3482710175. Sabato 20 non è richiesta prenotazione.
“Bisogna difendere la Natura!” è il nuovo Bisogna difendere la società degli ultimi anni. Ma quale natura? E da quali insidie? Sono compresi anche gli agenti patogeni che impestano il mondo? E le aiuole artificialmente curate per abbellire i centri urbani? Il naturale è difficilmente separabile dall’attività umana, come sa qualunque visitatore del Salon International de l’Agriculture di Parigi che vede ogni anno eminenti personalità politiche dialogare a fianco delle più belle specie di vacche appositamente selezionate da jury di esperti. Anzi, il naturale appare già a prima vista sempre un costrutto sociale, che si tratti delle cimici asiatiche che approdano in Europa grazie alle navi portacontainer, emblema della globalizzazione economica, o delle nostre concettuologie mobilitate per classificare le specie vegetali. Ma si può anche dire il contrario: quanto della nostra umanità dipende dalle tecnologie e risulta così separabile da una presunta a-storica dimensione ferina? Ha condizionato più vite il trapano del dentista o il parto cesareo di quante ne possano sognare le dottrine filosofiche con dunque conseguenze metodologiche dirompenti circa la possibilità di stipulare una volta per tutte facili gerarchie tra umani e non-umani.
L’arte, con la sua apertura al possibile, invita a riflettere per definizione sull’esistenza di queste astrazioni. Eppure, nonostante sia la disciplina concettualmente più attrezzata a descrivere mondi alternativi capaci di influenzare molto concretamente il corso della nostra esistenza, proprio l’arte è diventata bersaglio della pavida iconoclastia di eco-militanti allucinati da un nichilismo angosciante. Invece di sfruttare l’immaginazione estetica per mostrare possibilità politiche sottostimate, la società occidentale si specchia oggi negli occhi vitrei ed inermi del ritratto di Van Gogh, imbrattati di pomodoro, ritrovandosi nuda, sporca e forse anche un poco intimidita. Stretta tra un impossibile (in quanto ipocrita) universalismo e un nondimeno glorioso (perché performativo) senso critico, cosa offrire invero al resto del mondo che la soffoca sotto la valanga dei rifiuti di plastica che ogni giorno inondano i fiumi che attraversano le città dell’Est del pianeta? La questione sembra paralizzante.
Giozu (nome d’arte di Giovanni Zuffi, Milano, 1994) ha una sua piccola ma incisiva teoria, riassumibile in un’arma sottile e pericolosa in quanto ontologicamente impegnata: la risata. Non c’è modo migliore per decostruire ideologie e dissestare vecchi equilibri che giocarci con leggerezza. Perché, dunque, non immaginare giraffe dalle gambe come tralicci, invece che dai colli lunghi? E perché non fabbricare aspirapolveri “aspira-niente” la cui inutilità li rende i primi candidati nella lunga lista dei rifiuti della civilizzazione che dovrebbero invece contribuire a sanificare? L’inventiva di Giozu ha la capacità di metter in mostra la sardonica abilità degli umani di guardare dritto in faccia alla Natura leopardiana e di farle un bonario, anche se talvolta adolescenziale, “dito medio”.
Ricoprire il mondo di cartapesta, come fa Giozu, cos’altro è infatti se non la metafora della nostra geniale - ma sempre pericolosamente paradossale - capacità di raddoppiare un ambiente che non conosciamo al fine di poterlo addomesticare ed infine abitare? Entrare nell’universo giozuiano potrà forse allora aiutarci a capire quello che a conti fatti vale per il mondo in generale, sempre frutto di un compromesso tra idealità molto concrete e materialismi idealizzati.
Difficile d’alto canto per lo spettatore restare impassibile davanti a opere che sembrano uscite dal taccuino di appunti di un antropologo: quando la prosopopea dei Santi è derubricata alla giocosità dei Pokemon o una volta che il senso della vita viene solennemente espresso in un umile chiodo, uno delle domande dovrà pur cominciare a farsele: abbiamo sempre visto le cose al contrario? E perché questo sotto-sopra è così maledettamente realistico?
Mostra aperta dalle 14,30 alle 19,30 su appuntamento dal 13 maggio fino al 27 maggio 2023 in Via Privata Giovannino De Grassi 8, Milano. È necessaria prenotazione via e-mail all’indirizzo spaziodegrassi@gmail.com o inviando un WhatsApp a Paola al numero 3482710175. Sabato 20 non è richiesta prenotazione.
13
maggio 2023
Natur Der Sache
Dal 13 maggio al 27 aprile 2023
arte contemporanea
Location
SPAZIO DE GRASSI
Milano, Via Giovannino De Grassi, 8, (Milano)
Milano, Via Giovannino De Grassi, 8, (Milano)
Orario di apertura
Mostra aperta dalle 14,30 alle 19,30 su appuntamento dal 13 maggio fino al 27 maggio 2023 in Via Privata Giovannino De Grassi 8, Milano. È necessaria prenotazione via e-mail all’indirizzo spaziodegrassi@gmail.com o inviando un WhatsApp a Paola al numero 3482710175. Sabato 20 non è richiesta prenotazione
Vernissage
12 Maggio 2023, A partire dalle ore 19, su invito
Autore
Curatore