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Naturalismo Memorialismo Citazionismo nella gioielleria contemporanea
NATURALISMO MEMORIALISMO CITAZIONISMO sembrerebbero denominazioni attinenti, piuttosto che alla gioielleria contemporanea, a quella dell’Ottocento romantico che, nell’eclettica riproduzione di ogni stile del passato, sapeva tradurne i significati in una proiezione sentimentale.
Comunicato stampa
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Opere di:
Georg Dobler, Iris Eichenberg, Karl Fritsch, Winfried Krüger, Stefano Marchetti,
Hilde Janich, Barbara Paganin, Karen Pontoppidan, Ramon Puig Cuyàs, Marianne Schliwinski,Truike Verdegaal, Petra Zimmermann
NATURALISMO MEMORIALISMO CITAZIONISMO sembrerebbero denominazioni attinenti, piuttosto che alla gioielleria contemporanea, a quella dell’Ottocento romantico che, nell’eclettica riproduzione di ogni stile del passato, sapeva tradurne i significati in una proiezione sentimentale. Dalla fine del secolo scorso nella gioielleria contemporanea sono andate diffondendosi caratteristiche espressive legate alla sfera individuale, intimistica in cui il riutilizzo di forme antiche non si esercita nell’imitazione, come fu nel secolo XIX, bensì nell’abbandono evocativo, nell’immersione nel profondo, nell’indagine dei processi della memoria. La creatività oggi, in grandissima parte, mostra un distacco dalle culture delle avanguardie del Novecento che esprimevano una gioielleria saldamente ancorata ai molteplici movimenti di arte visiva che vi si succedettero. Il nuovo linguaggio, se pure guarda a esperienze di un recente passato, non ne persegue più le teorizzazioni, ma si limita a citarle, a evidenziarle come momenti di un determinato contesto culturale.
E’ citazionista l’opera dell’austriaca Petra Zimmermann che rivisita la Pop Art esasperandone il contesto in una traduzione trash tra lo spregiudicato e l’irriverente. L’italiano Stefano Marchetti si rifà alle teorie astratto geometriche della Scuola di Padova, in cui si è formato, trasformando gli spazi rigorosi in contenitori, in ricettacoli di forme ammassate come reperti archeologici. Il tedesco Georg Dobler impiega la citazione quale rimando alla sua stessa opera giovanile, allorché cosparge di tracce minimaliste i suoi fiori colti in una perfetta precisione botanica: l’originario progetto di logica assolutezza si misura con l’effimero della bellezza organica. Operazioni nate dalla fusione di citazione, memoria e natura sono ascrivibili all’opera della tedesca Marianne Schliwinski, che dedica un vero e proprio tributo al romanticismo. L’artista recupera gli stilemi della comunicazione amorosa ottocentesca nella serie di boccioli di rosa, in vetro trasparente, al cui interno, come una calcomania, appaiono fanciulle in atteggiamenti sentimentali, tra roseti e sentieri fioriti. L’olandese Truike Verdegaal da sempre opera tra memoria e citazione in una sintesi complessa di riferimenti a iconografie del passato, in particolare con rimandi alla pittura orientale, e, per i lavori recenti, a quella di Lucas Cranach. L’artista inserisce il ritratto nella gioielleria contemporanea riproponendo uno dei più frequentati luoghi espressivi della gioielleria antica che alla ritrattistica dedicò le più svariate tecniche, dagli smalti alla pittura, dal mosaico alla miniatura, dall’incisione su gemme allo sbalzo sui metalli. Lavora sulla memoria anche la danese Karen Pontoppidan, benchè si limiti a rievocazioni personali espresse con grafie essenziali, apparentemente tracciate da un bulino sul biancore latteo delle superfici laccate. Lo spagnolo Ramon Puig Cuyàs ha sempre fatto dei suoi gioielli un compendio di racconti favolosi. Di recente ha eseguito opere dal titolo “Cardinal Marks. Frammenti di diario di bordo”, in cui sono rappresentati viaggi transoceanici, terre sconosciute, isole felici, naufragi, ritrovamenti, grandi rotte stellari, complesse grafie di carte nautiche. Anche l’italiana Barbara Paganin prende ispirazione dal mare: dopo averne raffigurato la fauna con una bellissima serie di anemoni, polipi, coralli, la cui realizzazione ha necessitato l’uso del colore, sperimentato per la prima volta con l’introduzione del vetro colorato, l’artista ha affrontato il tema dei fondali marini, delle rocce vulcaniche, cosparse di miriadi di microrganismi. Questa produzione ha comportato l’uso di una diversa tecnica, la cera persa, atta a rendere le volumetrie più corpose, rese brunite poi con lacche scure, ossidazioni, nielli e nel contempo illuminate da una polverizzazione di diamanti disseminati sulle superfici. I gioielli attuali, nati dalla nostalgia di una Venezia perduta, incorporano resti di antiche ceramiche, trovati nell’entroterra veneziano in discariche di vecchie fornaci. Il tedesco Karl Fritsch esprime una nuova ideazione naturalistica in una costante tensione energetica, in un perenne trasformismo genetico, in una pulsione che dall’amorfo tende verso una compiutezza, sempre superata dall’evolversi continuo della struttura. Anche il tedesco Winfried Krüger affronta la rappresentazione floreale privilegiandone l’organizzazione compositiva, mentre è con il colore di splendidi smalti che ne esalta il fascino. La tedesca Hilde Janich utilizza la pergamena dalla cui materia, trasparente e insieme spessa, ritaglia forme di fiori e foglie, successivamente dipinte e inframezzate da perle, coralli, peridoti, opali, inseriti in filiformi tracciati la cui leggerezza permette alla fioritura una perenne mobilità. Nell’opera della tedesca, olandese di adozione, Iris Eichenberg, coesistono dati mnemonici di esperienze personali e di realtà collettive, in cui si rintracciano ricostruzioni ambientali e abitative di una archeologia domestica e contadina. Le immagini appaiono in una molteciplità di interconnessioni di segni, ideogrammi metallici, legni grezzi, ossi, balse, carte, capelli, il tutto mediato da grafici tracciati come impunture o cuciture di una tessitura il cui ordito cela un vissuto difficile da decifrare se non con codici mentali logici e istintivi insieme.
Graziella Folchini Grassetto
Georg Dobler, Iris Eichenberg, Karl Fritsch, Winfried Krüger, Stefano Marchetti,
Hilde Janich, Barbara Paganin, Karen Pontoppidan, Ramon Puig Cuyàs, Marianne Schliwinski,Truike Verdegaal, Petra Zimmermann
NATURALISMO MEMORIALISMO CITAZIONISMO sembrerebbero denominazioni attinenti, piuttosto che alla gioielleria contemporanea, a quella dell’Ottocento romantico che, nell’eclettica riproduzione di ogni stile del passato, sapeva tradurne i significati in una proiezione sentimentale. Dalla fine del secolo scorso nella gioielleria contemporanea sono andate diffondendosi caratteristiche espressive legate alla sfera individuale, intimistica in cui il riutilizzo di forme antiche non si esercita nell’imitazione, come fu nel secolo XIX, bensì nell’abbandono evocativo, nell’immersione nel profondo, nell’indagine dei processi della memoria. La creatività oggi, in grandissima parte, mostra un distacco dalle culture delle avanguardie del Novecento che esprimevano una gioielleria saldamente ancorata ai molteplici movimenti di arte visiva che vi si succedettero. Il nuovo linguaggio, se pure guarda a esperienze di un recente passato, non ne persegue più le teorizzazioni, ma si limita a citarle, a evidenziarle come momenti di un determinato contesto culturale.
E’ citazionista l’opera dell’austriaca Petra Zimmermann che rivisita la Pop Art esasperandone il contesto in una traduzione trash tra lo spregiudicato e l’irriverente. L’italiano Stefano Marchetti si rifà alle teorie astratto geometriche della Scuola di Padova, in cui si è formato, trasformando gli spazi rigorosi in contenitori, in ricettacoli di forme ammassate come reperti archeologici. Il tedesco Georg Dobler impiega la citazione quale rimando alla sua stessa opera giovanile, allorché cosparge di tracce minimaliste i suoi fiori colti in una perfetta precisione botanica: l’originario progetto di logica assolutezza si misura con l’effimero della bellezza organica. Operazioni nate dalla fusione di citazione, memoria e natura sono ascrivibili all’opera della tedesca Marianne Schliwinski, che dedica un vero e proprio tributo al romanticismo. L’artista recupera gli stilemi della comunicazione amorosa ottocentesca nella serie di boccioli di rosa, in vetro trasparente, al cui interno, come una calcomania, appaiono fanciulle in atteggiamenti sentimentali, tra roseti e sentieri fioriti. L’olandese Truike Verdegaal da sempre opera tra memoria e citazione in una sintesi complessa di riferimenti a iconografie del passato, in particolare con rimandi alla pittura orientale, e, per i lavori recenti, a quella di Lucas Cranach. L’artista inserisce il ritratto nella gioielleria contemporanea riproponendo uno dei più frequentati luoghi espressivi della gioielleria antica che alla ritrattistica dedicò le più svariate tecniche, dagli smalti alla pittura, dal mosaico alla miniatura, dall’incisione su gemme allo sbalzo sui metalli. Lavora sulla memoria anche la danese Karen Pontoppidan, benchè si limiti a rievocazioni personali espresse con grafie essenziali, apparentemente tracciate da un bulino sul biancore latteo delle superfici laccate. Lo spagnolo Ramon Puig Cuyàs ha sempre fatto dei suoi gioielli un compendio di racconti favolosi. Di recente ha eseguito opere dal titolo “Cardinal Marks. Frammenti di diario di bordo”, in cui sono rappresentati viaggi transoceanici, terre sconosciute, isole felici, naufragi, ritrovamenti, grandi rotte stellari, complesse grafie di carte nautiche. Anche l’italiana Barbara Paganin prende ispirazione dal mare: dopo averne raffigurato la fauna con una bellissima serie di anemoni, polipi, coralli, la cui realizzazione ha necessitato l’uso del colore, sperimentato per la prima volta con l’introduzione del vetro colorato, l’artista ha affrontato il tema dei fondali marini, delle rocce vulcaniche, cosparse di miriadi di microrganismi. Questa produzione ha comportato l’uso di una diversa tecnica, la cera persa, atta a rendere le volumetrie più corpose, rese brunite poi con lacche scure, ossidazioni, nielli e nel contempo illuminate da una polverizzazione di diamanti disseminati sulle superfici. I gioielli attuali, nati dalla nostalgia di una Venezia perduta, incorporano resti di antiche ceramiche, trovati nell’entroterra veneziano in discariche di vecchie fornaci. Il tedesco Karl Fritsch esprime una nuova ideazione naturalistica in una costante tensione energetica, in un perenne trasformismo genetico, in una pulsione che dall’amorfo tende verso una compiutezza, sempre superata dall’evolversi continuo della struttura. Anche il tedesco Winfried Krüger affronta la rappresentazione floreale privilegiandone l’organizzazione compositiva, mentre è con il colore di splendidi smalti che ne esalta il fascino. La tedesca Hilde Janich utilizza la pergamena dalla cui materia, trasparente e insieme spessa, ritaglia forme di fiori e foglie, successivamente dipinte e inframezzate da perle, coralli, peridoti, opali, inseriti in filiformi tracciati la cui leggerezza permette alla fioritura una perenne mobilità. Nell’opera della tedesca, olandese di adozione, Iris Eichenberg, coesistono dati mnemonici di esperienze personali e di realtà collettive, in cui si rintracciano ricostruzioni ambientali e abitative di una archeologia domestica e contadina. Le immagini appaiono in una molteciplità di interconnessioni di segni, ideogrammi metallici, legni grezzi, ossi, balse, carte, capelli, il tutto mediato da grafici tracciati come impunture o cuciture di una tessitura il cui ordito cela un vissuto difficile da decifrare se non con codici mentali logici e istintivi insieme.
Graziella Folchini Grassetto
23
novembre 2004
Naturalismo Memorialismo Citazionismo nella gioielleria contemporanea
Dal 23 novembre al 24 dicembre 2004
arti decorative e industriali
Location
STUDIO GR.20 – GRAZIELLA FOLCHINI GRASSETTO
Padova, Via Dei Soncin, 27, (Padova)
Padova, Via Dei Soncin, 27, (Padova)
Orario di apertura
16.00 - 19.30
Vernissage
23 Novembre 2004, ore 18.00
Autore