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Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta il Salento
Nel luogo di transito e accoglienza del Salento della contemporaneità, una grande mostra – promossa da Regione Puglia e Aeroporti di Puglia – che, tra reperti di archeologia subacquea, contenuti multimediali inediti, arte contemporanea e narrazioni, costituisce un’ideale veleggiata lungo le rive di questa terra, la ragnatela di rotte e gli intensi rapporti che l’hanno coinvolta nella koinè mediterranea, rendendola nei secoli “porta d’Italia”.
Comunicato stampa
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Nel luogo di transito e accoglienza del Salento della contemporaneità, una grande mostra – promossa da Regione Puglia e Aeroporti di Puglia – che, tra reperti di archeologia subacquea, contenuti multimediali inediti, arte contemporanea e narrazioni, costituisce un’ideale veleggiata lungo le rive di questa terra, la ragnatela di rotte e gli intensi rapporti che l’hanno coinvolta nella koinèmediterranea, rendendola nei secoli “porta d’Italia”. La sua forma e la sua posizione fanno del Salento un molo che si stacca dalla penisola e si spinge nel cuore del Mediterraneo, approdo per tutte le genti. Una terra tanto legata al mare da prenderne il nome. Alcuni autori latini (Varrone, ripreso da Verrio Flacco) spiegano l’etnico Salentinicome derivato da sal, cioè mare: secondo la leggenda, sul mare, il loro riferimento più prezioso, i popoli del Salento avrebbero stretto un patto di amicizia.
Oggi, a ripercorrere le rotte marittime e i continui, fecondi rapporti tra gli uomini e le rive, è l’archeologia o meglio, la storia globale dei suoi paesaggi d’acqua, complice la ricerca subacquea, grazie ai numerosi giacimenti sommersi. L’eterogeneità dei beni che viaggiano per mare (generi alimentari, materie prime, materiali grezzi e da riciclare, vasellame ceramico, vitreo, metallico, opere d’arte e di altissimo artigianato), la specificità della costruzione navale antica, la frequenza degli insediamenti costieri e la ricchezza delle infrastrutture (porti, approdi, servizi), il carattere diacronico della documentazione, la complessità e il dinamismo dei paesaggi costieri, sono tutti elementi che potranno suscitare vivo interesse presso il pubblico.
Il progetto scientifico di allestimento, redatto e diretto da Rita Auriemma, ha l'obiettivo di richiamare l'interesse di un vasto pubblico di visitatori, siano essi turisti, viaggiatori occasionali o abituali, nei confronti del mare Adriatico e della sua lunga storia di relazioni culturali, sociali, economiche e politiche, intessute tra le comunità che popolano entrambe le sue sponde. L'allestimento si configura, infatti, come un vero e proprio gatedi accesso alla storia, all'archeologia e ai luoghi della cultura, al territorio, alle risorse ambientali e al paesaggio del Salento, e proseguirà idealmente nei musei e nei luoghi della cultura che hanno aderito al progetto: Museo Ribezzo di Brindisi; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; MArTa - Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Museo Sigismondo Castromediano, Lecce; Museo civico di Gallipoli; Museo del mare di Nardò; Area Archeologica di Roca vecchia, Melendugno; Comune, Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Mostra archeologica di Torre Chianca; Museo del Castello Dentice di Frasso, Carovigno.
Eccezionali le testimonianze esposte in aeroporto. Spettacolari i modelli digitali tridimensionali delle più importanti tra le statue in bronzo (di cronologia varia, dal IV sec. a.C. fino almeno al II sec. d.C.) che costituivano il carico della nave affondata a Punta del Serrone, poco a nord di Brindisi, in età tardo antica, probabilmente nel IV-V sec. d.C.: opere d'arte in rottami, raccolte e imbarcate come materiale da riciclare per rifonderne il metallo, e i cui meravigliosi originali sono oggi esposti in città nel museo archeologico Ribezzo e i cui avatarsaranno protagonisti in Cina nell'ambito della Mostra Portus: nel mare degli antichi, di prossima inaugurazione.
Tra bellezzedella provincia di Brindisi, la piccola baia di Torre Santa Sabina, dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso e ancor di più in occasione delle campagne di scavo archeologico subacqueo condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento tra il 2007 e il 2012,ha restituito un immenso e inestimabile patrimonio archeologico sommerso,che narra di storie e di uomini, di merci e di commerci, di vite e di naufragi. Dai fondali sabbiosi sono riemersi i segni della vita di un approdo frequentato da lunga data, ricostruiti attraverso oggetti dalle molteplici tipologie, cronologie e provenienze: il carico di una nave di età tardorepubblicana, naufragata sulla scogliera all'ingresso della baia nel II sec. a.C., in parziale sovrapposizione al carico di un'altra nave, quest'ultima tardoarcaica e affondata nello stesso tratto di fondale 3 secoli prima, verso il 500 a.C. circa. La prima, Torre Santa Sabina 4 (TSS4), trasportava beni di lusso (tra cui servizi da tavola a vernice nera e raffinate coppe decorate a rilievo, le cosiddette coppe "megaresi"), vasellame da cucina e anfore contenenti il pregiato vino orientale, provenienti dall'Egeo, insieme alle anfore di produzione locale con l'olio e il vino prodotti nel Salento ed esportati verso gli altri porti dell'Adriatico. Le merci trasportate dalla seconda, Torre Santa Sabina 3 (TSS3), raccontano il commercio dei beni di lusso importati dalla Grecia e dall'Egeo e legati al consumo del vino, particolarmente richiesto anche dalle popolazioni locali (i Messapi), e rappresentati dal vasellame usato per il suo consumo (grandi crateri, brocche, coppe e tazze) e dalle anfore impiegate per il suo trasporto. Nella baia, ancora conservati a pochi metri di profondità e a poca distanza dalla riva, altri eccezionali segni della vitalità dell'approdo sono i resti lignei del relitto romano tardo imperiale Torre Santa Sabina 1 (TSS 1), straordinariamente preservato nelle strutture e caso pressoché unico nell'intero Mediterraneo. E ancora i naufragi che raccontano dei commerci lungo le coste del Salento: i trasporti pesanti, di pietre, laterizi ed elementi architettonici, ricostruiti attraverso le colonne monolitiche in marmo del relitto di Torre Chianca (Porto Cesareo, III sec. d.C.), i sarcofagi del relitto di San Pietro in Bevagna (III sec. d.C.), del relitto di Torre Sgarrata e del carico di laterizi del relitto di Saturo, lungo la costa ionica, e i rinvenimenti di macine da Torre Santa Sabina e Torre San Gennaro, lungo la costa adriatica; e ancora il commercio e la produzione del vino e dell'olio, con le anfore del relitto di santa Caterina di Nardò e i dolia e doliola, grandi contenitori in terracotta, dalle acque di Gallipoli; le opere d'arte, il dio Thot dalle acque di Porto Cesareo e la statua di Kore (raffigurazione di fanciulla) da quelle del Mar Grande di Taranto. I segni dell'andar per mare, della navigazione antica e della costruzione navale, con ceppi d'ancora e contromarre in piombo (dai fondali di Acque Chiare, Punta del Serrone e Pedagne a Brindisi, Novaglie-Capo di Leuca), ancore in pietra (dal Capo di Leuca e Gallipoli), lamina in piombo, chiodi in bronzo, anelli e scandagli in piombo e tanto altro. A raccontare un paesaggio costiero ancora più antico, la ricostruzione della Grotta Poesia, con visita immersiva e riproduzione delle iscrizioni graffite sulle pareti della grotta, e la straordinaria quantità di ceramiche dell’età del Bronzo provenienti dall'Egeo rinvenute presso l'abitato fortificato di Roca, distrutta da un incendio violento e poi ricostruita,crocevia di navigazioni, di traffici commerciali e di contatti tra le comunità che attraversano il Canale d’Otranto già nel II millennio a.C. Infine, a esprimere i significati delle storie dei naufragi della nostra epoca, sarà esposta una importante opera dell’artista contemporaneo Costas Varotos proveniente dal Museo d’arte contemporanea di Atene, l'elica della Katër I Radës, la motovedetta albanese che affondò al largo di Otranto nel marzo 1997 provocando la morte di ottantuno persone, a cui è dedicato il Monumento all’umanità migrante installato nel porto della città adriatica.
COMITATO SCIENTIFICO
La mostra è l’ideale prosieguo della narrazione iniziata a Trieste con la mostra “Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta l’Adriatico"(a cura di Rita Auriemma), dalla poetica espressione di Predrag Matvejević: il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è il mare dell’intimità(Breviario mediterraneo, ed. Garzanti 2007; Trieste, Salone degli Incanti, 16 dicembre 2017-1 maggio 2018; www.nelmaredellintimita.it/). Il progetto di Brindisi si avvale di un comitato scientifico composto da Luigi De Luca (direttore del Polo biblio-museale di Lecce); Flavia Frisone, Riccardo Guglielmino, Katia Mannino (Università del Salento); Emilia Mannozzi (Polo biblio-museale di Brindisi); Maria Piccarreta (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Brindisi Lecce Taranto); Giuliano Volpe (Consiglio Superiore dei Beni Culturali; Università di Foggia); Antonella Antonazzo, Luigi Coluccia, Giusi Giaracuni, Marcella Nuzzo (TPP) e Anna Lucia Tempesta (Museo Sigismondo Castromediano, Lecce).
ENTI PROMOTORI
Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta il Salentoè un progetto di Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale, Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio; Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura; Agenzia Regionale del Turismo Pugliapromozione; Aeroporti di Puglia; ENAC – Ente nazionale per l’aviazione civile; Polo biblio-museale di Brindisi; Polo biblio-museale di Lecce; Comune di Brindisi; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto; Università del Salento – Dipartimento di Beni Culturali. Il progetto di allestimento è stato curato da Giovanni Panizon con la collaborazione di STARassociati e Martina Di Prisco, mentre l’assistenza alla curatela di Rita Auriemma e Luigi De Luca è di Antonella Antonazzo.
Partner Istituzionali
La mostra è stata realizzata anche grazie alla collaborazione delle seguenti istituzioni: Museo Francesco Ribezzo di Brindisi; Museo Sigismondo Castromediano di Lecce; Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Museo civico Emanuele Barba di Gallipoli; Museo del mare di Nardò; Area Marina Protetta e Mostra archeologica di Torre Chianca di Porto Cesareo; Museo del Castello Dentice di Frasso di Carovigno; Riserva naturale dello Stato Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo; National Museum of Contemporary Art di Atene; Federazione Archeologi Subacquei.
Oggi, a ripercorrere le rotte marittime e i continui, fecondi rapporti tra gli uomini e le rive, è l’archeologia o meglio, la storia globale dei suoi paesaggi d’acqua, complice la ricerca subacquea, grazie ai numerosi giacimenti sommersi. L’eterogeneità dei beni che viaggiano per mare (generi alimentari, materie prime, materiali grezzi e da riciclare, vasellame ceramico, vitreo, metallico, opere d’arte e di altissimo artigianato), la specificità della costruzione navale antica, la frequenza degli insediamenti costieri e la ricchezza delle infrastrutture (porti, approdi, servizi), il carattere diacronico della documentazione, la complessità e il dinamismo dei paesaggi costieri, sono tutti elementi che potranno suscitare vivo interesse presso il pubblico.
Il progetto scientifico di allestimento, redatto e diretto da Rita Auriemma, ha l'obiettivo di richiamare l'interesse di un vasto pubblico di visitatori, siano essi turisti, viaggiatori occasionali o abituali, nei confronti del mare Adriatico e della sua lunga storia di relazioni culturali, sociali, economiche e politiche, intessute tra le comunità che popolano entrambe le sue sponde. L'allestimento si configura, infatti, come un vero e proprio gatedi accesso alla storia, all'archeologia e ai luoghi della cultura, al territorio, alle risorse ambientali e al paesaggio del Salento, e proseguirà idealmente nei musei e nei luoghi della cultura che hanno aderito al progetto: Museo Ribezzo di Brindisi; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; MArTa - Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Museo Sigismondo Castromediano, Lecce; Museo civico di Gallipoli; Museo del mare di Nardò; Area Archeologica di Roca vecchia, Melendugno; Comune, Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Mostra archeologica di Torre Chianca; Museo del Castello Dentice di Frasso, Carovigno.
Eccezionali le testimonianze esposte in aeroporto. Spettacolari i modelli digitali tridimensionali delle più importanti tra le statue in bronzo (di cronologia varia, dal IV sec. a.C. fino almeno al II sec. d.C.) che costituivano il carico della nave affondata a Punta del Serrone, poco a nord di Brindisi, in età tardo antica, probabilmente nel IV-V sec. d.C.: opere d'arte in rottami, raccolte e imbarcate come materiale da riciclare per rifonderne il metallo, e i cui meravigliosi originali sono oggi esposti in città nel museo archeologico Ribezzo e i cui avatarsaranno protagonisti in Cina nell'ambito della Mostra Portus: nel mare degli antichi, di prossima inaugurazione.
Tra bellezzedella provincia di Brindisi, la piccola baia di Torre Santa Sabina, dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso e ancor di più in occasione delle campagne di scavo archeologico subacqueo condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento tra il 2007 e il 2012,ha restituito un immenso e inestimabile patrimonio archeologico sommerso,che narra di storie e di uomini, di merci e di commerci, di vite e di naufragi. Dai fondali sabbiosi sono riemersi i segni della vita di un approdo frequentato da lunga data, ricostruiti attraverso oggetti dalle molteplici tipologie, cronologie e provenienze: il carico di una nave di età tardorepubblicana, naufragata sulla scogliera all'ingresso della baia nel II sec. a.C., in parziale sovrapposizione al carico di un'altra nave, quest'ultima tardoarcaica e affondata nello stesso tratto di fondale 3 secoli prima, verso il 500 a.C. circa. La prima, Torre Santa Sabina 4 (TSS4), trasportava beni di lusso (tra cui servizi da tavola a vernice nera e raffinate coppe decorate a rilievo, le cosiddette coppe "megaresi"), vasellame da cucina e anfore contenenti il pregiato vino orientale, provenienti dall'Egeo, insieme alle anfore di produzione locale con l'olio e il vino prodotti nel Salento ed esportati verso gli altri porti dell'Adriatico. Le merci trasportate dalla seconda, Torre Santa Sabina 3 (TSS3), raccontano il commercio dei beni di lusso importati dalla Grecia e dall'Egeo e legati al consumo del vino, particolarmente richiesto anche dalle popolazioni locali (i Messapi), e rappresentati dal vasellame usato per il suo consumo (grandi crateri, brocche, coppe e tazze) e dalle anfore impiegate per il suo trasporto. Nella baia, ancora conservati a pochi metri di profondità e a poca distanza dalla riva, altri eccezionali segni della vitalità dell'approdo sono i resti lignei del relitto romano tardo imperiale Torre Santa Sabina 1 (TSS 1), straordinariamente preservato nelle strutture e caso pressoché unico nell'intero Mediterraneo. E ancora i naufragi che raccontano dei commerci lungo le coste del Salento: i trasporti pesanti, di pietre, laterizi ed elementi architettonici, ricostruiti attraverso le colonne monolitiche in marmo del relitto di Torre Chianca (Porto Cesareo, III sec. d.C.), i sarcofagi del relitto di San Pietro in Bevagna (III sec. d.C.), del relitto di Torre Sgarrata e del carico di laterizi del relitto di Saturo, lungo la costa ionica, e i rinvenimenti di macine da Torre Santa Sabina e Torre San Gennaro, lungo la costa adriatica; e ancora il commercio e la produzione del vino e dell'olio, con le anfore del relitto di santa Caterina di Nardò e i dolia e doliola, grandi contenitori in terracotta, dalle acque di Gallipoli; le opere d'arte, il dio Thot dalle acque di Porto Cesareo e la statua di Kore (raffigurazione di fanciulla) da quelle del Mar Grande di Taranto. I segni dell'andar per mare, della navigazione antica e della costruzione navale, con ceppi d'ancora e contromarre in piombo (dai fondali di Acque Chiare, Punta del Serrone e Pedagne a Brindisi, Novaglie-Capo di Leuca), ancore in pietra (dal Capo di Leuca e Gallipoli), lamina in piombo, chiodi in bronzo, anelli e scandagli in piombo e tanto altro. A raccontare un paesaggio costiero ancora più antico, la ricostruzione della Grotta Poesia, con visita immersiva e riproduzione delle iscrizioni graffite sulle pareti della grotta, e la straordinaria quantità di ceramiche dell’età del Bronzo provenienti dall'Egeo rinvenute presso l'abitato fortificato di Roca, distrutta da un incendio violento e poi ricostruita,crocevia di navigazioni, di traffici commerciali e di contatti tra le comunità che attraversano il Canale d’Otranto già nel II millennio a.C. Infine, a esprimere i significati delle storie dei naufragi della nostra epoca, sarà esposta una importante opera dell’artista contemporaneo Costas Varotos proveniente dal Museo d’arte contemporanea di Atene, l'elica della Katër I Radës, la motovedetta albanese che affondò al largo di Otranto nel marzo 1997 provocando la morte di ottantuno persone, a cui è dedicato il Monumento all’umanità migrante installato nel porto della città adriatica.
COMITATO SCIENTIFICO
La mostra è l’ideale prosieguo della narrazione iniziata a Trieste con la mostra “Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta l’Adriatico"(a cura di Rita Auriemma), dalla poetica espressione di Predrag Matvejević: il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è il mare dell’intimità(Breviario mediterraneo, ed. Garzanti 2007; Trieste, Salone degli Incanti, 16 dicembre 2017-1 maggio 2018; www.nelmaredellintimita.it/). Il progetto di Brindisi si avvale di un comitato scientifico composto da Luigi De Luca (direttore del Polo biblio-museale di Lecce); Flavia Frisone, Riccardo Guglielmino, Katia Mannino (Università del Salento); Emilia Mannozzi (Polo biblio-museale di Brindisi); Maria Piccarreta (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Brindisi Lecce Taranto); Giuliano Volpe (Consiglio Superiore dei Beni Culturali; Università di Foggia); Antonella Antonazzo, Luigi Coluccia, Giusi Giaracuni, Marcella Nuzzo (TPP) e Anna Lucia Tempesta (Museo Sigismondo Castromediano, Lecce).
ENTI PROMOTORI
Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta il Salentoè un progetto di Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale, Dipartimento Turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio; Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura; Agenzia Regionale del Turismo Pugliapromozione; Aeroporti di Puglia; ENAC – Ente nazionale per l’aviazione civile; Polo biblio-museale di Brindisi; Polo biblio-museale di Lecce; Comune di Brindisi; Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto; Università del Salento – Dipartimento di Beni Culturali. Il progetto di allestimento è stato curato da Giovanni Panizon con la collaborazione di STARassociati e Martina Di Prisco, mentre l’assistenza alla curatela di Rita Auriemma e Luigi De Luca è di Antonella Antonazzo.
Partner Istituzionali
La mostra è stata realizzata anche grazie alla collaborazione delle seguenti istituzioni: Museo Francesco Ribezzo di Brindisi; Museo Sigismondo Castromediano di Lecce; Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Museo civico Emanuele Barba di Gallipoli; Museo del mare di Nardò; Area Marina Protetta e Mostra archeologica di Torre Chianca di Porto Cesareo; Museo del Castello Dentice di Frasso di Carovigno; Riserva naturale dello Stato Area Marina Protetta di Torre Guaceto; Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo; National Museum of Contemporary Art di Atene; Federazione Archeologi Subacquei.
05
luglio 2019
Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta il Salento
Dal 05 luglio 2019 al 05 luglio 2020
archeologia
documentaria
documentaria
Location
AEROPORTO DEL SALENTO
Brindisi, Contrada Baroncino, (Brindisi)
Brindisi, Contrada Baroncino, (Brindisi)
Vernissage
5 Luglio 2019, ore 11
Curatore