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Nelle trame dell’animo m’inoltro
Il dialogo tra i quattro artisti nello spazio della ex filanda – nel rispetto degli evocativi vuoti e silenzi – ridarà vita al luogo, instaurando significativi rimandi linguistici e simbiotici scambi di energia tra elementi appartenenti a epoche diverse ma qui riuniti oltre le diacronie del tempo.
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 14 maggio 2016, alle ore 18.30, presso la Filanda Romanin-Jacur di Salzano (via Roma, 166; vedi scheda evento allegata), NELLE TRAME DELL’ANIMO M’INOLTRO, collettiva degli artisti Marina Bertagnin MABE, Fabio Citton, Gea D’Este, Masaru Kashiwagi, a cura del critico d’arte Gaetano Salerno.
La mostra, visitabile fino a domenica 29 maggio 2016, è realizzata da Segnoperenne in collaborazione con il Comune di Salzano - Assessorato alla Cultura e con il Circolo Culturale Scorzè.
Interessante (e necessaria per comprendere a fondo il senso di questa esposizione) la storia della Filanda di Salzano. La costruzione dell’edificio, tra il 1870 e il 1872, coincide con l'introduzione in Italia di nuove tecnologie meccaniche per la trattura del filo di seta. Per il volume del lavoro svolto e per la quantità dei bozzoli ritirati la filanda si affermò subito come una delle più importanti del Veneto. Nei periodi di massima produzione e lungo tutto il Novecento lo stabilimento dava lavoro a circa 250 persone, influenzando positivamente l’economia locale, agli inizi del secolo ancora prevalentemente legata all’agricoltura, e consentendo alle donne impiegate di intraprendere un importante e significativo processo di emancipazione. Fu chiusa definitivamente alle soglie degli anni Cinquanta e nel 1979 fu acquisita dall'Amministrazione Comunale di Salzano assieme alla Villa settecentesca Donà Romanin-Jacur e all'annesso parco romantico, con cui la Filanda costituisce un vero e proprio unicum architettonico, ambientale, storico, di particolare interesse archeo- industriale.
Nelle trame dell’animo m’inoltro è una mostra riflessiva sul luogo specifico della filanda e sulla sua storia; nonostante lo spazio sia ormai dismesso, abbia perso la sua funzione d’uso e cessata la produzione, permane nei suoi grandi e suggestivi spazi la memoria e la presenza delle molte persone che lo hanno vissuto e che hanno animato la società e l’economia di una vasta area.
Il dialogo serrato tra i quattro artisti invitati dal critico Gaetano Salerno a occupare lo spazio - rispettandone gli evocativi vuoti e silenzi – ridarà vita al luogo, cercando di instaurare significativi rimandi linguistici e simbiotici scambi di nuova energia tra elementi appartenenti a epoche diverse ma qui riuniti, oltre le diacronie del tempo.
Le grandi sculture in marmo-resina di Marina Bertagnin MABE, anime silenti abbandonate nelle pieghe della memoria e imprigionate in corpi stilizzati e sinuosi, ciascuna evocativa di stati d’animo ed emozioni espresse attraverso linguaggi metaverbali, pose teatrali, sguardi ritratti, torsioni e piegature e le sculture in rame, vere e proprie strutture dapprima svuotate dell’essenza corporea e poi riempite degli stessi vuoti e assenze, di Masaru Kashiwagi, diventeranno così allegorici protagonisti di nuove storie, attori di un teatro pirandelliano in cui realtà e irrealtà s’incontrano confondendo il limite, sempre vago, che separa arte e vita, passato e presente, saturando con la loro discreta presenza il primo piano della fabbrica con gli stessi energetici flussi un tempo qui presenti nella quotidianità.
Le sculture-tessuto di Gea D’Este, sovrapposizioni e accumulazioni di materiali metallici, reti, resine, carte e catrami, si estenderanno nello spazio, ricoprendo con le loro strutture sinuose e flessuose gli oggetti industriali ancora presenti e le pitture aniconiche su tessuto di Fabio Citton, evocativamente bianche, scandite ritmicamente da poetiche destrutturazioni, da cancellazioni e strappi, da armonie compositive definitivamente interrotte, ricorderanno così la produzione (ormai cessata) di questa importante fabbrica, invitandoci a ragionare sull’oggetto prodotto dall’uomo in accordo con la natura, un tempo industriale e massificato oggi intellettuale e artistico, sempre comunque indicativo di un’azione umana.
Nuove presenze umane, nuove produzioni, realizzeranno così un unicum inscindibile, riportando il nostro pensiero oltre la materialità della presenza, oltre la consistenza dell’oggetto, oltre la sua percepibile ma effimera presenza, per condurci nel viaggio di un luogo - riletto da nuove linee prospettiche - che non conosce il tempo e che ancora racconta la propria storia, affiorante tra le trame (e gli orditi) dell’animo.
Marina Bertagnin MABE, Gea D’Este, Fabio Citton e Masaru Kashiwagi saranno presenti in Filanda sabato 14 maggio 2016, alle ore 18.30, in occasione della vernice della mostra, introdotti dal critico d’arte Gaetano Salerno.
La mostra, visitabile fino a domenica 29 maggio 2016, è realizzata da Segnoperenne in collaborazione con il Comune di Salzano - Assessorato alla Cultura e con il Circolo Culturale Scorzè.
Interessante (e necessaria per comprendere a fondo il senso di questa esposizione) la storia della Filanda di Salzano. La costruzione dell’edificio, tra il 1870 e il 1872, coincide con l'introduzione in Italia di nuove tecnologie meccaniche per la trattura del filo di seta. Per il volume del lavoro svolto e per la quantità dei bozzoli ritirati la filanda si affermò subito come una delle più importanti del Veneto. Nei periodi di massima produzione e lungo tutto il Novecento lo stabilimento dava lavoro a circa 250 persone, influenzando positivamente l’economia locale, agli inizi del secolo ancora prevalentemente legata all’agricoltura, e consentendo alle donne impiegate di intraprendere un importante e significativo processo di emancipazione. Fu chiusa definitivamente alle soglie degli anni Cinquanta e nel 1979 fu acquisita dall'Amministrazione Comunale di Salzano assieme alla Villa settecentesca Donà Romanin-Jacur e all'annesso parco romantico, con cui la Filanda costituisce un vero e proprio unicum architettonico, ambientale, storico, di particolare interesse archeo- industriale.
Nelle trame dell’animo m’inoltro è una mostra riflessiva sul luogo specifico della filanda e sulla sua storia; nonostante lo spazio sia ormai dismesso, abbia perso la sua funzione d’uso e cessata la produzione, permane nei suoi grandi e suggestivi spazi la memoria e la presenza delle molte persone che lo hanno vissuto e che hanno animato la società e l’economia di una vasta area.
Il dialogo serrato tra i quattro artisti invitati dal critico Gaetano Salerno a occupare lo spazio - rispettandone gli evocativi vuoti e silenzi – ridarà vita al luogo, cercando di instaurare significativi rimandi linguistici e simbiotici scambi di nuova energia tra elementi appartenenti a epoche diverse ma qui riuniti, oltre le diacronie del tempo.
Le grandi sculture in marmo-resina di Marina Bertagnin MABE, anime silenti abbandonate nelle pieghe della memoria e imprigionate in corpi stilizzati e sinuosi, ciascuna evocativa di stati d’animo ed emozioni espresse attraverso linguaggi metaverbali, pose teatrali, sguardi ritratti, torsioni e piegature e le sculture in rame, vere e proprie strutture dapprima svuotate dell’essenza corporea e poi riempite degli stessi vuoti e assenze, di Masaru Kashiwagi, diventeranno così allegorici protagonisti di nuove storie, attori di un teatro pirandelliano in cui realtà e irrealtà s’incontrano confondendo il limite, sempre vago, che separa arte e vita, passato e presente, saturando con la loro discreta presenza il primo piano della fabbrica con gli stessi energetici flussi un tempo qui presenti nella quotidianità.
Le sculture-tessuto di Gea D’Este, sovrapposizioni e accumulazioni di materiali metallici, reti, resine, carte e catrami, si estenderanno nello spazio, ricoprendo con le loro strutture sinuose e flessuose gli oggetti industriali ancora presenti e le pitture aniconiche su tessuto di Fabio Citton, evocativamente bianche, scandite ritmicamente da poetiche destrutturazioni, da cancellazioni e strappi, da armonie compositive definitivamente interrotte, ricorderanno così la produzione (ormai cessata) di questa importante fabbrica, invitandoci a ragionare sull’oggetto prodotto dall’uomo in accordo con la natura, un tempo industriale e massificato oggi intellettuale e artistico, sempre comunque indicativo di un’azione umana.
Nuove presenze umane, nuove produzioni, realizzeranno così un unicum inscindibile, riportando il nostro pensiero oltre la materialità della presenza, oltre la consistenza dell’oggetto, oltre la sua percepibile ma effimera presenza, per condurci nel viaggio di un luogo - riletto da nuove linee prospettiche - che non conosce il tempo e che ancora racconta la propria storia, affiorante tra le trame (e gli orditi) dell’animo.
Marina Bertagnin MABE, Gea D’Este, Fabio Citton e Masaru Kashiwagi saranno presenti in Filanda sabato 14 maggio 2016, alle ore 18.30, in occasione della vernice della mostra, introdotti dal critico d’arte Gaetano Salerno.
14
maggio 2016
Nelle trame dell’animo m’inoltro
Dal 14 al 29 maggio 2016
arte contemporanea
Location
PARCO E FILANDA ROMANIN JACUR
Salzano, Via Roma, 166, (Venezia)
Salzano, Via Roma, 166, (Venezia)
Orario di apertura
mercoledì venerdì sabato 16.00 - 19.30, domenica 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.30
Vernissage
14 Maggio 2016, ore 18.30
Autore
Curatore