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Nello Petrucci – Pompei e i misteri dell’eterna bellezza
L’arte contemporanea incontra l’arte antica. Nello Petrucci, artista campano che risiede a Pompei, presenta nella Casa del Criptoportico una collezione di opere interamente dedicata alla pittura pompeiana. E’ la prima volta che un artista italiano espone all’interno dell’antica domus.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 25 ottobre 2019 nel Parco Archeologico di Pompei nella Casa del Criptoportico, si inaugurerà la mostra Pompei e i misteri dell’eterna bellezza dell’artista Nello Petrucci, un progetto che si basa su una collezione di opere interamente dedicata alla pittura pompeiana e che per la prima volta porta un artista italiano all’interno dell’antica domus.
L’esposizione è promossa dalla Contemply Art & Investment ed è stata patrocinata dal Mibact e dal Parco Archeologico di Pompei, sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, con il Patrocinio dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania, della città di Pompei e della Società Satyr.
La mostra nasce da una domanda millenaria che ha ispirato il lavoro di Nello Petrucci: chi erano i pittori, gli artisti di quei magnifici affreschi che rappresentano il segno tangibile della vita che scorreva nella prosperosa colonia dell’impero romano? Quali erano i loro nomi? Da dove venivano? E soprattutto come mai non si ha nessuna traccia del loro operato? Antichi maestri che hanno realizzato delle opere d’arte assolute che tutt’ora ci lasciano sbalorditi per la loro tecnica, la notevole capacità artistica, quella rigorosa perfezione, fonte d’ispirazione per tanti artisti contemporanei. Il loro anonimato, quell’essere per la storia “i militi ignoti della pittura pompeiana”, per l’assenza delle loro firme, dei loro nomi su quegli antichi capolavori, hanno spinto Nello Petrucci a dargli un volto per rendere omaggio a quella bellezza sopravvissuta fino a noi.
È nata così una lenta, progressiva maturazione che ha permesso all’artista di coniugare l’oblio delle loro identità con un lavoro che possa diventare una storia da raccontare alle generazioni del terzo millennio. La tecnica di Petrucci, il suo inconfondibile stile, è quello di sradicare quegli affreschi dalla loro fissa immobilità, trasportandoli nella velocità e nel turbine della nostra epoca digitale. L’arte di rompere, strappare, trasferire un antico affresco inserendolo nella contemporaneità, crea una fusione, quasi un dipinto nel dipinto, e la colla che tiene unita l’opera d’arte, è un omaggio, un recupero della memoria di quegli anonimi artisti, e soprattutto rappresenta l’amore con cui Petrucci ha voluto rimettere assieme, come i cocci di un vaso, le loro storie frantumate.
Il nucleo di opere presentate da Petrucci prende spunto dalle parole di Josif Brodskij: “È come se lo spazio, consapevole qui più che in qualsiasi luogo, della propria inferiorità rispetto al tempo gli rispondesse con l’unica proprietà che il tempo non possiede: la bellezza”. Nello Petrucci si mostra consapevole della caducità dell’esistenza e dell’eterno presente, come spiega anche il curatore Alessandro Cecchi Paone: “E allora di cosa ci parlano i segni affollati di Nello Petrucci intorno alle matrone, i priapi, le danze e i balli della città perduta e ritrovata? Di certo più che di caducità come in Rotella, di durata invece. Come se il chiasso grafico e policromo dei secoli e dei millenni non avesse potuto scalfire la fissità classica affidata alla perizia di sconosciuti artisti ormai dimenticati”.
Le opere di questo ciclo, com'è evidenziato da Marcello Francolini, critico d'arte che da tempo segue il lavoro dell'artista, appartengono come in una successione temporale ad un’unica grande narrazione sul valore del classico, evocato attraverso l’immaginario pompeiano.
La mostra si compone di dodici tele di diverse dimensioni e quattro sculture, di cui una intitolata Cuore atavico, è il simbolo del passato millenario rappresentato da Pompei. Vuole raffigurare la mappa della città che, attraverso gli occhi di Nello Petrucci - originario proprio di Pompei - prende la forma di un cuore, un cuore antico appunto: le sue strade sono le vene pulsanti e la celebre via dell’Abbondanza è la sua arteria principale che unisce la città antica e quella moderna e metaforicamente passato, presente e futuro.
La mostra sarà accompagnata dalla pubblicazione di un corposo volume edito da Silvana Editoriale. Nella sua prima parte denominata L’arte pompeiana “diacronica” e “sincronica” conterrà il saggio di Alessandro Cecchi Paone, che affronterà le suggestioni legate al luogo e al suo rapporto con la sensibilità sempre viva dell’arte e della bellezza; a seguire la riflessione critica di Marcello Francolini, sull’operato di Nello Petrucci e sul valore necessario del Genius Loci che riesce a ristabilire la preminenza delle proprie radici per costruire differenti prospettive di visione; ci sarà poi il saggio di Francesca Barbi Marinetti che affronterà il rapporto tra la street-art ante litteram di Pompei e quella attuale tentando di delineare ciò che Petrucci mantiene come memoria e ciò che rielabora come attuale. Chiude infine la sezione lo scritto di Maria Letizia Paiato sull’urgenza e sulla necessità di saldare le nostre impressioni sulla storia e su ciò che definiamo cultura Glocal.
La seconda parte, denominata La non esausta comunicabilità di Pompei, affronterà nel concreto le strutture architettoniche e le opere murarie che hanno rappresentato il bacino d’idee da cui l’artista ha attinto per rifondare un nuovo immaginario del classico-contemporaneo con un saggio del Prof. Umberto Pappalardo, e del Prof. Antonio De Simone, che metteranno in luce come la casa del Criptoportico (sede della mostra) fosse già una pinacoteca durante l’Impero di Roma e come l’arte veicolasse in quel periodo attraverso la disamina del ciclo parietale di Villa Dei Misteri.
La terza parte denominata Il Pensiero proprio dell’artista, include l’intervista di Carlo Manfredi con l’artista Nello Petrucci, una lunga disamina sul suo percorso artistico e sugli obiettivi di quest’ultimo progetto.
L’esposizione è promossa dalla Contemply Art & Investment ed è stata patrocinata dal Mibact e dal Parco Archeologico di Pompei, sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, con il Patrocinio dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania, della città di Pompei e della Società Satyr.
La mostra nasce da una domanda millenaria che ha ispirato il lavoro di Nello Petrucci: chi erano i pittori, gli artisti di quei magnifici affreschi che rappresentano il segno tangibile della vita che scorreva nella prosperosa colonia dell’impero romano? Quali erano i loro nomi? Da dove venivano? E soprattutto come mai non si ha nessuna traccia del loro operato? Antichi maestri che hanno realizzato delle opere d’arte assolute che tutt’ora ci lasciano sbalorditi per la loro tecnica, la notevole capacità artistica, quella rigorosa perfezione, fonte d’ispirazione per tanti artisti contemporanei. Il loro anonimato, quell’essere per la storia “i militi ignoti della pittura pompeiana”, per l’assenza delle loro firme, dei loro nomi su quegli antichi capolavori, hanno spinto Nello Petrucci a dargli un volto per rendere omaggio a quella bellezza sopravvissuta fino a noi.
È nata così una lenta, progressiva maturazione che ha permesso all’artista di coniugare l’oblio delle loro identità con un lavoro che possa diventare una storia da raccontare alle generazioni del terzo millennio. La tecnica di Petrucci, il suo inconfondibile stile, è quello di sradicare quegli affreschi dalla loro fissa immobilità, trasportandoli nella velocità e nel turbine della nostra epoca digitale. L’arte di rompere, strappare, trasferire un antico affresco inserendolo nella contemporaneità, crea una fusione, quasi un dipinto nel dipinto, e la colla che tiene unita l’opera d’arte, è un omaggio, un recupero della memoria di quegli anonimi artisti, e soprattutto rappresenta l’amore con cui Petrucci ha voluto rimettere assieme, come i cocci di un vaso, le loro storie frantumate.
Il nucleo di opere presentate da Petrucci prende spunto dalle parole di Josif Brodskij: “È come se lo spazio, consapevole qui più che in qualsiasi luogo, della propria inferiorità rispetto al tempo gli rispondesse con l’unica proprietà che il tempo non possiede: la bellezza”. Nello Petrucci si mostra consapevole della caducità dell’esistenza e dell’eterno presente, come spiega anche il curatore Alessandro Cecchi Paone: “E allora di cosa ci parlano i segni affollati di Nello Petrucci intorno alle matrone, i priapi, le danze e i balli della città perduta e ritrovata? Di certo più che di caducità come in Rotella, di durata invece. Come se il chiasso grafico e policromo dei secoli e dei millenni non avesse potuto scalfire la fissità classica affidata alla perizia di sconosciuti artisti ormai dimenticati”.
Le opere di questo ciclo, com'è evidenziato da Marcello Francolini, critico d'arte che da tempo segue il lavoro dell'artista, appartengono come in una successione temporale ad un’unica grande narrazione sul valore del classico, evocato attraverso l’immaginario pompeiano.
La mostra si compone di dodici tele di diverse dimensioni e quattro sculture, di cui una intitolata Cuore atavico, è il simbolo del passato millenario rappresentato da Pompei. Vuole raffigurare la mappa della città che, attraverso gli occhi di Nello Petrucci - originario proprio di Pompei - prende la forma di un cuore, un cuore antico appunto: le sue strade sono le vene pulsanti e la celebre via dell’Abbondanza è la sua arteria principale che unisce la città antica e quella moderna e metaforicamente passato, presente e futuro.
La mostra sarà accompagnata dalla pubblicazione di un corposo volume edito da Silvana Editoriale. Nella sua prima parte denominata L’arte pompeiana “diacronica” e “sincronica” conterrà il saggio di Alessandro Cecchi Paone, che affronterà le suggestioni legate al luogo e al suo rapporto con la sensibilità sempre viva dell’arte e della bellezza; a seguire la riflessione critica di Marcello Francolini, sull’operato di Nello Petrucci e sul valore necessario del Genius Loci che riesce a ristabilire la preminenza delle proprie radici per costruire differenti prospettive di visione; ci sarà poi il saggio di Francesca Barbi Marinetti che affronterà il rapporto tra la street-art ante litteram di Pompei e quella attuale tentando di delineare ciò che Petrucci mantiene come memoria e ciò che rielabora come attuale. Chiude infine la sezione lo scritto di Maria Letizia Paiato sull’urgenza e sulla necessità di saldare le nostre impressioni sulla storia e su ciò che definiamo cultura Glocal.
La seconda parte, denominata La non esausta comunicabilità di Pompei, affronterà nel concreto le strutture architettoniche e le opere murarie che hanno rappresentato il bacino d’idee da cui l’artista ha attinto per rifondare un nuovo immaginario del classico-contemporaneo con un saggio del Prof. Umberto Pappalardo, e del Prof. Antonio De Simone, che metteranno in luce come la casa del Criptoportico (sede della mostra) fosse già una pinacoteca durante l’Impero di Roma e come l’arte veicolasse in quel periodo attraverso la disamina del ciclo parietale di Villa Dei Misteri.
La terza parte denominata Il Pensiero proprio dell’artista, include l’intervista di Carlo Manfredi con l’artista Nello Petrucci, una lunga disamina sul suo percorso artistico e sugli obiettivi di quest’ultimo progetto.
25
ottobre 2019
Nello Petrucci – Pompei e i misteri dell’eterna bellezza
Dal 25 ottobre 2019 al 22 marzo 2020
arte contemporanea
Location
PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI
Pompei, Piazza Anfiteatro, (Napoli)
Pompei, Piazza Anfiteatro, (Napoli)
Biglietti
L’ingresso alla mostra è gratuito, previo pagamento del biglietto d’ingresso al Parco Archeologico di Pompei (15 € e relative riduzioni)
Orario di apertura
Fino al 31 ottobre
Lunedì - venerdì 9-19:30 (ultimo ingresso alle 18)
Sabato - domenica 19:30 (ultimo ingresso alle 18)
Dal 1 novembre al 22 marzo
Lunedì - venerdì 9-17 (ultimo ingresso alle 15:30)
Sabato - domenica 8:30-17 (ultimo ingresso alle 15:30)
25 dicembre - 1 gennaio chiuso
Vernissage
25 Ottobre 2019, ore 11.00
Editore
Silvana Editoriale
Ufficio stampa
Maria Chiara Salvanelli
Autore
Curatore
Produzione organizzazione
Patrocini