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Nera Branca / Stefano Ferrari / Gabriele Longega / Anna Marzuttini – Istituire un rifugio nella selva
Il titolo racchiude l’etica di ogni singolo artista, incanalando le loro pratiche in una frase che incarni un monito di sopravvivenza, una densità esistenziale, attuabile nella messa in pratica d’un rapporto spirituale con sé stessi e con la purezza e le risorse dell’incontaminato.
Comunicato stampa
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TRAFFIC GALLERY
presents
ISTITUIRE UN RIFUGIO NELLA SELVA
an exhibition by
NERA BRANCA | STEFANO FERRARI
GABRIELE LONGEGA | ANNA MARZUTTINI
curated by Giulia Mariachiara Galiano & Riccardo Vailati
| 02 March - 11 May 2024 |
Opening (Sat) 02.03.24 h. 16-20:30 @ Traffic Gallery
02 March > Intervento Performativo Continuativo
di Matteo Bianchini
11 May > “Camminare nel fango senza lasciare tracce”
di Gabriele Longega
Istituire un rifugio nella selva da il titolo ad una mostra che si propone di racchiudere l’etica di ogni singolo artista, incanalando le loro pratiche identitarie in una frase che incarni un monito di sopravvivenza, una densità esistenziale, attuabile nella messa in pratica d’un rapporto profondo e spirituale con sé stessi e con la purezza e le risorse dell’incontaminato.
L’incontaminato è il primo snodo contenutistico condiviso nel quale gli artisti pongono l’accento sul rapporto tra la loro anima e la spontaneità delle proliferazioni naturali, intraprendendo discorsi sociali basandosi sulle trame comunicative di flore e faune, istituendo luoghi sacri ed utopici, edificando macchinari ed idoli che si scindono da ogni prevedibile catalogazione, e rievocano invece un’ancestralità plasmata da istinti profondamente umani e ferocemente animali. Si è perciò identificata nel termine “selva” una prima chiave comune in cui questi concetti fossero inscrivibili; questa parola si riferisce infatti ad un’area estesa di terreno occupato da associazioni vegetali di alberi spontanei, intesa anche come sinonimo di bosco, talora anche di foresta.
La sua apparizione letteraria più celebre è sicuramente quella dantesca, quando smarrita la via, ci ritrovammo in quella selva oscura, misteriosa, che celava bestie pericolose, ma rappresentava anche l’origine e l’utopia d’un viaggio incredibile. Il termine “selva” è inoltre utilizzato per indicare moltitudini di cose molto fitte o gruppi di persone molto numerosi, un’entità collettiva instabile, confusionaria, caotica (es. “...selva d’aste e di spade e di volanti dardi…”, Ariosto) ; ed infine, “selva” da nome ad un’ipotetica raccolta di appunti ed annotazioni, un libro di poesie di erudizioni varie, sempre in corso e non finito, in questo caso la parola viene spesso annessa al titolo (es. “Selve”, Poliziano – “Selve per le nozze”, Chiabrera).
In seconda analisi, un ulteriore elemento perno è quello della sopracitata istituzione di un luogo altro che nulla ha a che vedere con coordinate geografiche, ma con tragitti emotivi ed esperienziali, trame relazionali che ne hanno stimolato la proliferazione interattiva, che per affinità d’intenzione generativa titoliamo con la parola “rifugio”. Questo termine indica per definizione un area territoriale od emotiva che funge da riparo, difesa contro un pericolo materiale o morale: le insidie della selva misteriosa e fitta, le insidie della fiumana, della folla; lì, la necessità d’istituire un rifugio, tradotta nell’immagine d’un’ intenzione, viene suggellata nella proiezione del suo istituirsi ed evolversi. Questo ambiente dalle multiforme possibilità si manifesta in differenti approcci esistenziali: dopo essersi affermato, può offrirsi, essere offerto, essere colto o trovato, essere condensato e diffuso, espanso, impollinato di altri rifugi, può ammalarsi, rappresentare sia la salvezza che la dannazione, essere condiviso, conquistato, sofferto, gioito ed elevato. Un porto di rifugio dove approdare in sicurezza. Queste tane, prendono forma dalle sembianze dei loro costruttori e teorici; così queste strutture sveleranno le brecce d’accesso a mondi puri ed empatici.
Entrando sinteticamente nello specifico delle quattro casistiche degli artisti coinvolti: Nera Branca ha sviluppato un rapporto in cui la solitudine è colmata dallo spirito della montagna che vive come rifugio, condensato nei doni che essa stessa gli offre e che successivamente lui plasma in totem sacri e figure senzienti; Anna Marzuttini vive un rapporto con gli organismi naturali ed il loro sovrapporsi di piani volumetrici, valorizzando il dettaglio dell’azione proliferante e dando forma all’anima collettiva dell’incontaminato. Gabriele Longega propone simboli ed entità che dilagano e contaminano in ambienti dove risuona un inneggio ad una comunanza dei corpi e dove riverbera lo stimolo alla condivisione, in una danza magica e silenziosa tra l’uomo e la natura; Stefano Ferrari edifica macchinari che attraversano e demistificano la membrana distintiva tra specie e costrutti, posizionandosi su una linea di confine dove rifugio, sostegno empatico, ed inseminazione di nutrimenti o contenuto, mai mancano di essere offerti, innescando una relazione spontanea che non pretende risposte.
presents
ISTITUIRE UN RIFUGIO NELLA SELVA
an exhibition by
NERA BRANCA | STEFANO FERRARI
GABRIELE LONGEGA | ANNA MARZUTTINI
curated by Giulia Mariachiara Galiano & Riccardo Vailati
| 02 March - 11 May 2024 |
Opening (Sat) 02.03.24 h. 16-20:30 @ Traffic Gallery
02 March > Intervento Performativo Continuativo
di Matteo Bianchini
11 May > “Camminare nel fango senza lasciare tracce”
di Gabriele Longega
Istituire un rifugio nella selva da il titolo ad una mostra che si propone di racchiudere l’etica di ogni singolo artista, incanalando le loro pratiche identitarie in una frase che incarni un monito di sopravvivenza, una densità esistenziale, attuabile nella messa in pratica d’un rapporto profondo e spirituale con sé stessi e con la purezza e le risorse dell’incontaminato.
L’incontaminato è il primo snodo contenutistico condiviso nel quale gli artisti pongono l’accento sul rapporto tra la loro anima e la spontaneità delle proliferazioni naturali, intraprendendo discorsi sociali basandosi sulle trame comunicative di flore e faune, istituendo luoghi sacri ed utopici, edificando macchinari ed idoli che si scindono da ogni prevedibile catalogazione, e rievocano invece un’ancestralità plasmata da istinti profondamente umani e ferocemente animali. Si è perciò identificata nel termine “selva” una prima chiave comune in cui questi concetti fossero inscrivibili; questa parola si riferisce infatti ad un’area estesa di terreno occupato da associazioni vegetali di alberi spontanei, intesa anche come sinonimo di bosco, talora anche di foresta.
La sua apparizione letteraria più celebre è sicuramente quella dantesca, quando smarrita la via, ci ritrovammo in quella selva oscura, misteriosa, che celava bestie pericolose, ma rappresentava anche l’origine e l’utopia d’un viaggio incredibile. Il termine “selva” è inoltre utilizzato per indicare moltitudini di cose molto fitte o gruppi di persone molto numerosi, un’entità collettiva instabile, confusionaria, caotica (es. “...selva d’aste e di spade e di volanti dardi…”, Ariosto) ; ed infine, “selva” da nome ad un’ipotetica raccolta di appunti ed annotazioni, un libro di poesie di erudizioni varie, sempre in corso e non finito, in questo caso la parola viene spesso annessa al titolo (es. “Selve”, Poliziano – “Selve per le nozze”, Chiabrera).
In seconda analisi, un ulteriore elemento perno è quello della sopracitata istituzione di un luogo altro che nulla ha a che vedere con coordinate geografiche, ma con tragitti emotivi ed esperienziali, trame relazionali che ne hanno stimolato la proliferazione interattiva, che per affinità d’intenzione generativa titoliamo con la parola “rifugio”. Questo termine indica per definizione un area territoriale od emotiva che funge da riparo, difesa contro un pericolo materiale o morale: le insidie della selva misteriosa e fitta, le insidie della fiumana, della folla; lì, la necessità d’istituire un rifugio, tradotta nell’immagine d’un’ intenzione, viene suggellata nella proiezione del suo istituirsi ed evolversi. Questo ambiente dalle multiforme possibilità si manifesta in differenti approcci esistenziali: dopo essersi affermato, può offrirsi, essere offerto, essere colto o trovato, essere condensato e diffuso, espanso, impollinato di altri rifugi, può ammalarsi, rappresentare sia la salvezza che la dannazione, essere condiviso, conquistato, sofferto, gioito ed elevato. Un porto di rifugio dove approdare in sicurezza. Queste tane, prendono forma dalle sembianze dei loro costruttori e teorici; così queste strutture sveleranno le brecce d’accesso a mondi puri ed empatici.
Entrando sinteticamente nello specifico delle quattro casistiche degli artisti coinvolti: Nera Branca ha sviluppato un rapporto in cui la solitudine è colmata dallo spirito della montagna che vive come rifugio, condensato nei doni che essa stessa gli offre e che successivamente lui plasma in totem sacri e figure senzienti; Anna Marzuttini vive un rapporto con gli organismi naturali ed il loro sovrapporsi di piani volumetrici, valorizzando il dettaglio dell’azione proliferante e dando forma all’anima collettiva dell’incontaminato. Gabriele Longega propone simboli ed entità che dilagano e contaminano in ambienti dove risuona un inneggio ad una comunanza dei corpi e dove riverbera lo stimolo alla condivisione, in una danza magica e silenziosa tra l’uomo e la natura; Stefano Ferrari edifica macchinari che attraversano e demistificano la membrana distintiva tra specie e costrutti, posizionandosi su una linea di confine dove rifugio, sostegno empatico, ed inseminazione di nutrimenti o contenuto, mai mancano di essere offerti, innescando una relazione spontanea che non pretende risposte.
02
marzo 2024
Nera Branca / Stefano Ferrari / Gabriele Longega / Anna Marzuttini – Istituire un rifugio nella selva
Dal 02 marzo all'undici maggio 2024
arte contemporanea
Location
TRAFFIC GALLERY
Bergamo, Via San Tomaso, 92, (Bergamo)
Bergamo, Via San Tomaso, 92, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 16-19
Vernissage
2 Marzo 2024, 16-20:30
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico