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New means for Landscape
La mostra collettiva LNDSCP / New means for landscape, a cura di Gabriele Salvaterra, è frutto di una collaborazione tra Paolo Maria Deanesi Gallery di Trento, Area35 Art Gallery di Milano e CRAG Gallery di Torino.
Comunicato stampa
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La mostra collettiva LNDSCP / New means for landscape, a cura di Gabriele Salvaterra, è frutto di una collaborazione tra Paolo Maria Deanesi Gallery di Trento, Area35 Art Gallery di Milano e CRAG Gallery di Torino. Il progetto espositivo viaggerà in itineranza partendo da Trento, per poi spostarsi a Milano e chiudersi infine a Torino, adattandosi e mutando nei diversi contesti espositivi a partire dallo stesso impianto concettuale. Per questo la mostra, che vede confrontarsi gli artisti Oscar I. Contreras Rojas, Pietro Geranzani, Christian Macketanz, Andrea Mangione, Giacomo Modolo e Giovanni Pasini, avrà un lungo corso durante tutta la prima metà del 2021, documentato da un unico catalogo.
Messe da parte le proprie funzionalità descrittive, di documentazione e conoscitive, il paesaggio è diventato da più di un secolo un genere che, paradossalmente, non racconta più una realtà esterna, oggettivamente restituita, ma dinamiche interiori, soggettive, poetiche o concettuali.
Partendo dall’assioma per cui ogni creazione è in primo luogo autoritratto, rappresentazione del sé, il genere paesaggistico vive una particolare contraddizione nascendo, invece, dall’opposto per poi essere riconvertito a finalità completamente nuove.
Attraverso il lavoro di sei artisti contemporanei la mostra presenta diverse attitudini con cui oggi è possibile lavorare sul paesaggio snaturandone i presupposti di partenza. Oscar Isaias Contreras Rojas prende avvio dagli stimoli storico-artistici del passato per esploderli in composizione dal sapore espressionista-astratto in cui permane una memoria atmosferica, Pietro Geranzani, come un archivista che appunti elementi pregnanti sul proprio diario, si serve dell’elemento paesaggistico per destreggiarsi in un denso universo storico e referenziale. Christian Macketanz, con i suoi ambienti suggestivi popolati da personaggi misteriosi, allestisce atmosfere soffuse e sospese di una metafisica pittorica neo-settecentesca, mentre per Andrea Mangione il paesaggio è qualcosa che ci raggiunge tramite il filtro di youtube, google maps e dei motori di ricerca online, per poi essere “riscaldato” da tecnica manuale poetica e ai limiti dell’iperrealismo. Giacomo Modolo scompone le cellule figurative iniziali facendo del paesaggio uno strumento per sviluppare una pratica informale espressiva densa di memorie personali; infine, per Giovanni Pasini, il dato naturale diventa pretesto per investigazioni di natura filosofica sul superamento dell’estrema antropizzazione odierna che invita ad avvicinarsi all’equilibrio del pensiero orientale.
In maniera nuova ognuno degli artisti coinvolti mostra un percorso per cui il paesaggio – vecchio genere avente a che fare con l’aria e gli agenti esterni – è sottoposto a un processo di interiorizzazione, diventando (ma in fondo è sempre stato così) fatto linguistico.
Messe da parte le proprie funzionalità descrittive, di documentazione e conoscitive, il paesaggio è diventato da più di un secolo un genere che, paradossalmente, non racconta più una realtà esterna, oggettivamente restituita, ma dinamiche interiori, soggettive, poetiche o concettuali.
Partendo dall’assioma per cui ogni creazione è in primo luogo autoritratto, rappresentazione del sé, il genere paesaggistico vive una particolare contraddizione nascendo, invece, dall’opposto per poi essere riconvertito a finalità completamente nuove.
Attraverso il lavoro di sei artisti contemporanei la mostra presenta diverse attitudini con cui oggi è possibile lavorare sul paesaggio snaturandone i presupposti di partenza. Oscar Isaias Contreras Rojas prende avvio dagli stimoli storico-artistici del passato per esploderli in composizione dal sapore espressionista-astratto in cui permane una memoria atmosferica, Pietro Geranzani, come un archivista che appunti elementi pregnanti sul proprio diario, si serve dell’elemento paesaggistico per destreggiarsi in un denso universo storico e referenziale. Christian Macketanz, con i suoi ambienti suggestivi popolati da personaggi misteriosi, allestisce atmosfere soffuse e sospese di una metafisica pittorica neo-settecentesca, mentre per Andrea Mangione il paesaggio è qualcosa che ci raggiunge tramite il filtro di youtube, google maps e dei motori di ricerca online, per poi essere “riscaldato” da tecnica manuale poetica e ai limiti dell’iperrealismo. Giacomo Modolo scompone le cellule figurative iniziali facendo del paesaggio uno strumento per sviluppare una pratica informale espressiva densa di memorie personali; infine, per Giovanni Pasini, il dato naturale diventa pretesto per investigazioni di natura filosofica sul superamento dell’estrema antropizzazione odierna che invita ad avvicinarsi all’equilibrio del pensiero orientale.
In maniera nuova ognuno degli artisti coinvolti mostra un percorso per cui il paesaggio – vecchio genere avente a che fare con l’aria e gli agenti esterni – è sottoposto a un processo di interiorizzazione, diventando (ma in fondo è sempre stato così) fatto linguistico.
06
febbraio 2021
New means for Landscape
Dal 06 febbraio al 28 marzo 2021
arte contemporanea
Location
PAOLO MARIA DEANESI GALLERY
Trento, Vicolo Dell'adige, 17-19, (Trento)
Trento, Vicolo Dell'adige, 17-19, (Trento)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì 15-19, sabato 10-12.30
Vernissage
6 Febbraio 2021, 10-12; 14-18
Sito web
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Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione