Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
Nhandejara
Attraverso una partecipazione attiva, l’arte diventa il veicolo per esplorare e affrontare il controllo sociale e politico che ancora oggi grava sul femminile, invitando ciascuna a diventare protagonista della propria storia e della propria
forza creatrice.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nhandejara, di Giulia Cauti a cura di Beatrice Ciotoli e Irene Iodice
Il progetto trae ispirazione dall'incontro dell’artista Giulia Cauti con le comunità indigene del
Brasile, nell'ambito del progetto di ricerca sostenuto dal programma Italian Council (2024)
“TRAUM (dream) + RAUM (space) = TRAUMA” e come continuazione di un progetto “start
research” presso la Royal Academy of Fine Arts di Antwerp, Belgio.
Il soggiorno con le popolazioni originarie, tramite il gruppo di ricerca “Floresta Cidade”, ha
permesso all’artista di entrare in contatto con pratiche ancestrali realizzate in modo
collaborativo e in sintonia con i cicli naturali. In particolare, presso la comunità urbana di Rio
de Janeiro Aldeia Maraka’na, ha modo di partecipare al Circolo Sagrado Feminino (Cerchio
Sacro Femminile), guidato da Potyra Guajajara, volto ad onorare la profonda connessione
delle donne con la natura e con la loro forza creativa. Questo processo di riavvicinamento
alla terra e alla sacralità del femminile, insieme all’incontro con la leader e attivista Yakuy
Tupinambà e il centro di ricerca Útero Amotara Zabelê a Ilhéus, Bahia, segnano un
passaggio fondamentale, portando a un’evoluzione della sua pratica già incentrata sull’uso
di biomateriali nella ricerca artistica.
Útero nasce per favorire la creazione di conoscenze condivise e rizomatiche, promuovendo
un dialogo transculturale e intergenerazionale, in un intreccio di esperienze e saperi che si
nutrono e rinforzano reciprocamente. Qui l'artista ha avuto l'opportunità di dialogare
nuovamente con una forte presenza femminile e testimoniare un impegno trasversale a chi si
riconosce nel genere, in contesti occidentali e non, nell'affrontare le oppressioni legate alla
propria autodeterminazione.
Il cuore del progetto si sviluppa attorno a un workshop partecipativo che coinvolgerà donne
del territorio in una performance collettiva di scambio e creazione. Durante il laboratorio
guidato dall’artista, ogni partecipante sarà invitata, attraverso semplici esercizi artistici, a
condividere indirettamente la propria esperienza personale - successivamente restituita in
mostra come testimonianza di un’apertura all’ascolto e alla condivisione. L’argilla, simbolo di
terra e di genesi, si trasforma in uno strumento di empowerment, permettendo a ogni
partecipante di dare forma alla propria storia. Il pubblico sarà coinvolto attivamente nel
processo, interagendo con le opere realizzate dalle partecipanti.
Nhandejara si sviluppa, quindi, tra arte, esperienza personale e testimonianze collettive,
invitando a riflettere e confrontarsi sui temi universali e contemporanei quali fertilità,
creazione e autonomia sul corpo. Attraverso una partecipazione attiva, l'arte diventa il
veicolo per esplorare e affrontare il controllo sociale e politico che ancora oggi grava sul
femminile, invitando ciascuna a diventare protagonista della propria storia e della propria
forza creatrice.
Da queste suggestioni nasce il titolo della mostra, Nhandejara, che trova la sua origine dalla
mitologia tupi-guaraní. Sintesi tra "Nhanderú" (nostro) e "Jara" (divinità suprema), il termine
indica un'energia primordiale e creatrice che pervade e connette ogni cosa.
Il cuore del progetto si sviluppa attorno a un workshop partecipativo che coinvolgerà donne
del territorio in una performance collettiva di scambio e creazione. Durante il laboratorio
guidato dall’artista, ogni partecipante sarà invitata, attraverso semplici esercizi artistici, a
condividere indirettamente la propria esperienza personale - successivamente restituita in
mostra come testimonianza di un’apertura all’ascolto e alla condivisione. L’argilla, simbolo di
terra e di genesi, si trasforma in uno strumento di empowerment, permettendo a ogni
partecipante di dare forma alla propria storia. Il pubblico sarà coinvolto attivamente nel
processo, interagendo con le opere realizzate dalle partecipanti.
Nhandejara si sviluppa, quindi, tra arte, esperienza personale e testimonianze collettive,
invitando a riflettere e confrontarsi sui temi universali e contemporanei quali fertilità,
creazione e autonomia sul corpo. Attraverso una partecipazione attiva, l'arte diventa il
veicolo per esplorare e affrontare il controllo sociale e politico che ancora oggi grava sul
femminile, invitando ciascuna a diventare protagonista della propria storia e della propria
forza creatrice.
Il progetto trae ispirazione dall'incontro dell’artista Giulia Cauti con le comunità indigene del
Brasile, nell'ambito del progetto di ricerca sostenuto dal programma Italian Council (2024)
“TRAUM (dream) + RAUM (space) = TRAUMA” e come continuazione di un progetto “start
research” presso la Royal Academy of Fine Arts di Antwerp, Belgio.
Il soggiorno con le popolazioni originarie, tramite il gruppo di ricerca “Floresta Cidade”, ha
permesso all’artista di entrare in contatto con pratiche ancestrali realizzate in modo
collaborativo e in sintonia con i cicli naturali. In particolare, presso la comunità urbana di Rio
de Janeiro Aldeia Maraka’na, ha modo di partecipare al Circolo Sagrado Feminino (Cerchio
Sacro Femminile), guidato da Potyra Guajajara, volto ad onorare la profonda connessione
delle donne con la natura e con la loro forza creativa. Questo processo di riavvicinamento
alla terra e alla sacralità del femminile, insieme all’incontro con la leader e attivista Yakuy
Tupinambà e il centro di ricerca Útero Amotara Zabelê a Ilhéus, Bahia, segnano un
passaggio fondamentale, portando a un’evoluzione della sua pratica già incentrata sull’uso
di biomateriali nella ricerca artistica.
Útero nasce per favorire la creazione di conoscenze condivise e rizomatiche, promuovendo
un dialogo transculturale e intergenerazionale, in un intreccio di esperienze e saperi che si
nutrono e rinforzano reciprocamente. Qui l'artista ha avuto l'opportunità di dialogare
nuovamente con una forte presenza femminile e testimoniare un impegno trasversale a chi si
riconosce nel genere, in contesti occidentali e non, nell'affrontare le oppressioni legate alla
propria autodeterminazione.
Il cuore del progetto si sviluppa attorno a un workshop partecipativo che coinvolgerà donne
del territorio in una performance collettiva di scambio e creazione. Durante il laboratorio
guidato dall’artista, ogni partecipante sarà invitata, attraverso semplici esercizi artistici, a
condividere indirettamente la propria esperienza personale - successivamente restituita in
mostra come testimonianza di un’apertura all’ascolto e alla condivisione. L’argilla, simbolo di
terra e di genesi, si trasforma in uno strumento di empowerment, permettendo a ogni
partecipante di dare forma alla propria storia. Il pubblico sarà coinvolto attivamente nel
processo, interagendo con le opere realizzate dalle partecipanti.
Nhandejara si sviluppa, quindi, tra arte, esperienza personale e testimonianze collettive,
invitando a riflettere e confrontarsi sui temi universali e contemporanei quali fertilità,
creazione e autonomia sul corpo. Attraverso una partecipazione attiva, l'arte diventa il
veicolo per esplorare e affrontare il controllo sociale e politico che ancora oggi grava sul
femminile, invitando ciascuna a diventare protagonista della propria storia e della propria
forza creatrice.
Da queste suggestioni nasce il titolo della mostra, Nhandejara, che trova la sua origine dalla
mitologia tupi-guaraní. Sintesi tra "Nhanderú" (nostro) e "Jara" (divinità suprema), il termine
indica un'energia primordiale e creatrice che pervade e connette ogni cosa.
Il cuore del progetto si sviluppa attorno a un workshop partecipativo che coinvolgerà donne
del territorio in una performance collettiva di scambio e creazione. Durante il laboratorio
guidato dall’artista, ogni partecipante sarà invitata, attraverso semplici esercizi artistici, a
condividere indirettamente la propria esperienza personale - successivamente restituita in
mostra come testimonianza di un’apertura all’ascolto e alla condivisione. L’argilla, simbolo di
terra e di genesi, si trasforma in uno strumento di empowerment, permettendo a ogni
partecipante di dare forma alla propria storia. Il pubblico sarà coinvolto attivamente nel
processo, interagendo con le opere realizzate dalle partecipanti.
Nhandejara si sviluppa, quindi, tra arte, esperienza personale e testimonianze collettive,
invitando a riflettere e confrontarsi sui temi universali e contemporanei quali fertilità,
creazione e autonomia sul corpo. Attraverso una partecipazione attiva, l'arte diventa il
veicolo per esplorare e affrontare il controllo sociale e politico che ancora oggi grava sul
femminile, invitando ciascuna a diventare protagonista della propria storia e della propria
forza creatrice.
05
aprile 2025
Nhandejara
Dal 05 al 26 aprile 2025
arte contemporanea
Location
Spazio Iris
Spoltore, Via G. Fonzi, 38, (PE)
Spoltore, Via G. Fonzi, 38, (PE)
Orario di apertura
Sabato 5 Aprile dalle 18:00 alle 21:30
Gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
5 Aprile 2025, 18:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico