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Nicholas Vreeland – Photos for Rato
La mostra ‘Photos for Rato’ a Napoli è sostenuta da Valentina Moncada- che a ottobre 2009 ha ospitato la mostra presso la sua Galleria di Roma – insieme a Gianantonio Garzilli, Gianpaolo Brun e Alberto Sifola.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dopo il grande successo riscosso a Parigi, New York, Chicago, Londra, Berlino, Genova, Roma e Milano la mostra 'Photos for Rato' di Nicholas Vreeland si inaugura il 24 giugno 2010 alle 19.00 a Napoli, nella splendida cornice di Villa San Luigi. La mostra ha lo scopo di raccogliere fondi per contribuire alla ricostruzione del monastero buddista Rato Dratsang.
La mostra ‘Photos for Rato’ a Napoli è sostenuta da Valentina Moncada- che a ottobre 2009 ha ospitato la mostra presso la sua Galleria di Roma – insieme a Gianantonio Garzilli, Gianpaolo Brun e Alberto Sifola.
Allievo e assistente di alcuni dei maggiori fotografi del ‘900 - Irving Penn e Richard Avedon - Nicky Vreeland abbandona la vita da dandy , diventa monaco buddista e si trasferisce da New York in un monastero in India, dove vive da venticinque anni.
Nipote di Diana Vreeland mitico direttore di Harpers Bazaar e di Vogue America dal 1937 alla metà degli anni '70 - arbitro incontestato di eleganza, Diana fu la personalità di spicco nel mondo dell’editoria di moda del Novecento intorno alla quale si consolidarono e crebbero eccellenze dell’Arte fotografica come Penn e Avedon divenuti , poi, Maestri di Nicky .
La mostra di Napoli rappresenta la tappa di un progetto itinerante che ha già toccato New York: Aurora Lopez - Talavera Studios - Parigi: Fondazione Cartier - Bresson - Londra - Berlino – New Delhi – Chicago - Genova: Fondazione Lomellino - Roma: Galleria Moncada - Milano : Loft
Raccoglie venti fotografie in B/N scelte tra mille scatti nei venticinque anni trascorsi nel monastero di Rato in India
La mostra fotografica ha lo scopo di raccogliere fondi
per contribuire alla ricostruzione del monastero universitario buddista
RATO DRATSANG
uno dei Monasteri più prestigiosi del Tibet
Robert Delpire ha partecipato alla selezione delle opere che verranno esposte per la vendita:
si tratta di 25 tirature firmate e numerate. Ogni foto è in vendita al prezzo di 700 €.
Si può contribuire all'iniziativa comperando una foto - sponsorizzando sia singolarmente che con un gruppo di amici la ricostruzione di una cella - con un contributo di 8.000,00 €, si può legare il proprio nome ad una singola cella che negli anni verrà abitata da un numero enorme di Monaci durante i loro ritiri annuali.
I donatori saranno aggiornati sull’evoluzione dei lavori tramite il sito internet www.ratodratsangfoundation.org sul quale ci saranno tutte le informazioni sul progetto stesso e sulle varie azioni di sostegno.
Ricostruire Rato Dratsang
In una colonia di rifugiati tibetani sita nello stato di Karnataka nel sud dell’India è in atto la ricostruzione del Rato Dratsang, monastero tibetano del XIV secolo, consacrato soprattutto allo studio della logica buddista.
Per portare a termine questo progetto mancano 500.000 $.
Rato Dratsang è uno dei tre monasteri appartenenti al governo tibetano posti sotto la guida del Dalai Lama.
Nel passato i migliori studiosi tibetani erano invitati a trascorrervi un mese all’ anno per perfezionare la padronanza della dialettica, attraverso la pratica spirituale che non è emanazione solo della fede, ma anche di una conoscenza interiore che conduce allo stadio ultimo dell’ illuminazione, raggiunto dal Buddha.
Oggi i giovani monaci esiliati di Rato perpetuano questa tradizione di studio a memoria e dibattito dei testi che allontana l’ignoranza e prepara alla meditazione.
Nel 1983 un terreno di 1.250mq, in un piccolo villaggio indiano, è stato regalato a Rato Dratsang.
Alcuni monaci in esilio, sopravissuti alla repressione cinese hanno costruito una casa di due piani che comprende cinque celle per i monaci, un tempio e delle camere destinate ad ospitare i due Lama reincarnati sopravvissuti alla persecuzione dei comunisti cinesi
Da allora questa casa è rifugio per i molti monaci fuggiti dal Tibet che continuano la loro vocazione studiando la filosofia e la pratica buddista . Sono stati raggiunti da altri monaci provenienti dal nord dell’India, dal Buthan, dal Nepal, da Taiwan e dagli Stati Uniti.
Attualmente la comunità conta 120 membri. Questi monaci sono depositari dell’ evoluzione teorica e pratica elaborata in Tibet nell’arco di sei secoli. Le loro condizioni di vita sono però difficili: vivono in 4 in una cella, il tetto del tempio è di amianto e la cucina è inadatta alle necessità della comunità.
Grazie ai fondi raccolti nel passato, Rato Dratsang ha acquistato un altro terreno dai contadini del villaggio e ha costruito nuovi edifici, con un primo gruppo costituito da 24 celle terminato nel 2001. Qualche anno dopo sono state poste le fondamenta di un nuovo tempio, mai finito per mancanza di mezzi.
L’anno scorso Rato ha raccolto la somma di 350.000$. In seguito a questo evento, i monaci hanno potuto progettare un vero e proprio monastero in grado di ospitare fino a 150 persone: 66 nuove celle, una costruzione per gli uffici, e un refettorio.
Gli architetti, Pradeep Sachdeva & Associates si sono messi al lavoro e gli anziani hanno scelto il posizionamento degli edifici. La costruzione del tempio, della sede amministrativa e del refettorio è incominciata nel maggio 2008 ed un mese più tardi, all’ inizio delle stagione dei monsoni, è incominciata la costruzione dell’edificio per le celle. Attualmente il corpo centrale del tempio è terminato; si stanno costruendo le camere del secondo piano destinate al Dalai Lama e la costruzione della sede amministrativa che include l’appartamento dell’abate del Monastero.
Il denaro può essere inviato :
sul conto della Rato Dratsang Foundation presso Citibank No. 35470424
Rato Dratsang Foundation
P.O. Box 1873
Murray Hill Station
New York, NY 10156 Tel: +39 1 212-779-1841 www.ratodratsangfoundation.or
Nicholas Vreeland
Terminati gli studi classici in Francia e negli Stati Uniti, Nicholas Vreeland si è subito orientato verso la fotografia, arte alla quale era stato iniziato molto giovane da sua nonna Diana Vreeland , una delle figure più celebri nel campo della moda fin dagli anni 60.
Nicholas Vreeland è stato assistente di Irving Penn e di Richard Avedon all’ inizio degli anni 70.
Introdotto al Tibet Center di New York da John Avedon vi segue l’insegnamento di Khyungla Rimpoche. Dopo anni di studio e di ritiro in India, diventa monaco nel 1985 e gheshe ( dottore in filosofia buddista) nel 1998. Da molti anni vive tra New York e il monastero di Rato nel Sud dell’India. Pur continuando a perfezionare la sua ricerca interiore, non ha rinunciato alla predilezione per la fotografia.
N.V.
Testo di Nadia Tazi, filosofo
Nichy aveva tutte le caratteristiche del dandy: l’estetismo impenitente,
la preoccupazione maniacale per l’abbigliamento, il cosmopolismo, i fidanzamenti d’interesse,
la frequentazione delle vecchie famiglie europee e della nuova Inghilterra,il tutto accompagnato
da un forte senso dell’umorismo.
Il padre, diplomatico gli risveglia l’ amore per le lingue e le culture straniere e lo introduce nel mondo del Marocco (che sarà propedeutico al suo interresse per l’India) .
La madre, morta giovane, era poetessa e interessata al sufismo; la nonna, donna famosa, lo introduce nel mondo della fotografia: a Diana Vreeland, che per decenni fu arbitro dell’eleganza, direttrice di Vogue e committente delle più importanti mostre della moda, Nicky era molto legato. Certamente Essa aveva intuito nel nipote quello che Baudelaire presenta come un’ ascesi del bello, e cioè come “ l’ultimo atto di eroismo” nell’incessante ricerca della distinzione che va di pari passo con un grande rigore classico e con il senso acuto dell’ osservazione, cose tutte estremamente raffinate, che avrebbero trovato compiutezza nell’amore per la fotografia.
Questa è l’eredità karmica che influenzerà il percorso della vita di N.V.
Nicky ha sempre saputo scegliere i maestri. Fu assistente di Avedon e di Irving Penn al fine degli anni’ 60, quando esponeva l’ avanguardia e quando l’audacia e l’ eleganza qualificavano solo “ milieux ristretti” - era inevitabilmente promesso a questo mondo, al gran mondo, come si dice.
La strada era segnata, i percorsi scelti e già tracciati tra Parigi dove ha vissuto per due anni, Roma e New York.
Quale è la causa della drastica rottura?
Come ha potuto a vent’ anni, un esteta edonista e mondano come Nicky spogliarsi di questa cultura dell’ apparenza e trovare rifugio nel buddismo, fino ad adottare la tonsura e vestire la toga?
Come ha potuto condurre la sua aspirazione al sublime fino alla ricerca spirituale e ancor più fino ai voti di povertà, castità e fedeltà?
A queste domande Nicky risponde che “ fu un processo naturale”.
E’ in effetti un percorso classico, quello dell’esteta radicalmente refrattario al lato prosaico del mondo che investe la sua ricerca in un altro assoluto, attraverso il quale si manifesta in semplicità e profondità una verità più consistente: in altre parole un camino che, come dice KierKegaard, scivola dallo stadio estetico, in cui comanda il desiderio, allo stadio spirituale, saltando lo stadio etico (quello del lavoro, del matrimonio e delle altre responsabilità).
Questa rottura avviene durante un viaggio iniziatico nell’ America del Sud fatto per coronare la fine degli studi sul cinema alla N.Y.U, e durante il quale pratica lo yoga e la meditazione.
Inizialmente Nicky fluttua in un atmosfera di generosità sentimentale che sfocia poi nella ricerca determinata di un maestro. Questo maestro viene da lui identificato nella persona di Khyungla Rimpoché, incarnazione purissima dell’invisibile. La modestia e la semplicità avvolgono questo saggio, che solo a volte si tradisce con il profano, attraverso un riso infantile e la tenerezza dello sguardo. Il discepolo ne segue i primi insegnamenti a N.Y. al Tibet Center, (fondato negli anni 60 da Khyungla Rimpoché, Lama reincarnato). Nicky si impegna sempre di più nella pratica attraverso rinunzie graduali, meditazioni e preghiere che presuppongono la padronanza di quella lingua estremamente difficile che è il tibetano.Quattro anni dopo prende la decisione .Il maestro per approfondirne la vocazione, gli consiglia di interrogare il Dalai Lama, che lo invita a proseguire gli studi in India in un “monastero universitario”, prima di tornare negli Stati Uniti.
Un giorno forse Nicky racconterà l’ iter interiore di questa scuola di vita .
Certo noi amici e parenti ci siamo non poco sorpresi per questa decisione di esiliarsi nell’ India profonda presso i monaci tibetani e ancora di più nel vederlo confermasi nella scelta difficile e, anno dopo anno, ritornare serenamente nel piccolo villaggio di Karnataka.
Come commensurare un percorso come questo che configura una vera trasformazione dell’ essere ? Forse con l’ attenzione e la disponibilità incondizionata verso il prossimo, con il gusto per le cose semplici, con il distacco nei confronti degli alea della vita ed con un anima ingenuamente benevola, nella quale come dice Rilke, “tutto sboccia nella chiara soluzione del cuore”. Rifiuta al tempo stresso di giocare con i richiami del nihilismo di un senso alla deriva ed accondiscende invece al desiderio urgente di dedicare anima e corpo alla conoscenza del Sé.
Dopo tredici anni di studi Nicky ottiene la qualifica di gheshe, forma di dottorato che certifica il lungo studio sulla memoria ed elaborazione del canone classico , della logica e dei dibattiti ritualizzati.
Ora divide il suo tempo tra il monastero di Rato ed il Tibet Center a New York dove insegna .
Con sforzo cerca di conciliare la predilezione per la fotografia con l annullamento del Sé e la visione interiore che domina la sua esistenza.
La mostra ‘Photos for Rato’ a Napoli è sostenuta da Valentina Moncada- che a ottobre 2009 ha ospitato la mostra presso la sua Galleria di Roma – insieme a Gianantonio Garzilli, Gianpaolo Brun e Alberto Sifola.
Allievo e assistente di alcuni dei maggiori fotografi del ‘900 - Irving Penn e Richard Avedon - Nicky Vreeland abbandona la vita da dandy , diventa monaco buddista e si trasferisce da New York in un monastero in India, dove vive da venticinque anni.
Nipote di Diana Vreeland mitico direttore di Harpers Bazaar e di Vogue America dal 1937 alla metà degli anni '70 - arbitro incontestato di eleganza, Diana fu la personalità di spicco nel mondo dell’editoria di moda del Novecento intorno alla quale si consolidarono e crebbero eccellenze dell’Arte fotografica come Penn e Avedon divenuti , poi, Maestri di Nicky .
La mostra di Napoli rappresenta la tappa di un progetto itinerante che ha già toccato New York: Aurora Lopez - Talavera Studios - Parigi: Fondazione Cartier - Bresson - Londra - Berlino – New Delhi – Chicago - Genova: Fondazione Lomellino - Roma: Galleria Moncada - Milano : Loft
Raccoglie venti fotografie in B/N scelte tra mille scatti nei venticinque anni trascorsi nel monastero di Rato in India
La mostra fotografica ha lo scopo di raccogliere fondi
per contribuire alla ricostruzione del monastero universitario buddista
RATO DRATSANG
uno dei Monasteri più prestigiosi del Tibet
Robert Delpire ha partecipato alla selezione delle opere che verranno esposte per la vendita:
si tratta di 25 tirature firmate e numerate. Ogni foto è in vendita al prezzo di 700 €.
Si può contribuire all'iniziativa comperando una foto - sponsorizzando sia singolarmente che con un gruppo di amici la ricostruzione di una cella - con un contributo di 8.000,00 €, si può legare il proprio nome ad una singola cella che negli anni verrà abitata da un numero enorme di Monaci durante i loro ritiri annuali.
I donatori saranno aggiornati sull’evoluzione dei lavori tramite il sito internet www.ratodratsangfoundation.org sul quale ci saranno tutte le informazioni sul progetto stesso e sulle varie azioni di sostegno.
Ricostruire Rato Dratsang
In una colonia di rifugiati tibetani sita nello stato di Karnataka nel sud dell’India è in atto la ricostruzione del Rato Dratsang, monastero tibetano del XIV secolo, consacrato soprattutto allo studio della logica buddista.
Per portare a termine questo progetto mancano 500.000 $.
Rato Dratsang è uno dei tre monasteri appartenenti al governo tibetano posti sotto la guida del Dalai Lama.
Nel passato i migliori studiosi tibetani erano invitati a trascorrervi un mese all’ anno per perfezionare la padronanza della dialettica, attraverso la pratica spirituale che non è emanazione solo della fede, ma anche di una conoscenza interiore che conduce allo stadio ultimo dell’ illuminazione, raggiunto dal Buddha.
Oggi i giovani monaci esiliati di Rato perpetuano questa tradizione di studio a memoria e dibattito dei testi che allontana l’ignoranza e prepara alla meditazione.
Nel 1983 un terreno di 1.250mq, in un piccolo villaggio indiano, è stato regalato a Rato Dratsang.
Alcuni monaci in esilio, sopravissuti alla repressione cinese hanno costruito una casa di due piani che comprende cinque celle per i monaci, un tempio e delle camere destinate ad ospitare i due Lama reincarnati sopravvissuti alla persecuzione dei comunisti cinesi
Da allora questa casa è rifugio per i molti monaci fuggiti dal Tibet che continuano la loro vocazione studiando la filosofia e la pratica buddista . Sono stati raggiunti da altri monaci provenienti dal nord dell’India, dal Buthan, dal Nepal, da Taiwan e dagli Stati Uniti.
Attualmente la comunità conta 120 membri. Questi monaci sono depositari dell’ evoluzione teorica e pratica elaborata in Tibet nell’arco di sei secoli. Le loro condizioni di vita sono però difficili: vivono in 4 in una cella, il tetto del tempio è di amianto e la cucina è inadatta alle necessità della comunità.
Grazie ai fondi raccolti nel passato, Rato Dratsang ha acquistato un altro terreno dai contadini del villaggio e ha costruito nuovi edifici, con un primo gruppo costituito da 24 celle terminato nel 2001. Qualche anno dopo sono state poste le fondamenta di un nuovo tempio, mai finito per mancanza di mezzi.
L’anno scorso Rato ha raccolto la somma di 350.000$. In seguito a questo evento, i monaci hanno potuto progettare un vero e proprio monastero in grado di ospitare fino a 150 persone: 66 nuove celle, una costruzione per gli uffici, e un refettorio.
Gli architetti, Pradeep Sachdeva & Associates si sono messi al lavoro e gli anziani hanno scelto il posizionamento degli edifici. La costruzione del tempio, della sede amministrativa e del refettorio è incominciata nel maggio 2008 ed un mese più tardi, all’ inizio delle stagione dei monsoni, è incominciata la costruzione dell’edificio per le celle. Attualmente il corpo centrale del tempio è terminato; si stanno costruendo le camere del secondo piano destinate al Dalai Lama e la costruzione della sede amministrativa che include l’appartamento dell’abate del Monastero.
Il denaro può essere inviato :
sul conto della Rato Dratsang Foundation presso Citibank No. 35470424
Rato Dratsang Foundation
P.O. Box 1873
Murray Hill Station
New York, NY 10156 Tel: +39 1 212-779-1841 www.ratodratsangfoundation.or
Nicholas Vreeland
Terminati gli studi classici in Francia e negli Stati Uniti, Nicholas Vreeland si è subito orientato verso la fotografia, arte alla quale era stato iniziato molto giovane da sua nonna Diana Vreeland , una delle figure più celebri nel campo della moda fin dagli anni 60.
Nicholas Vreeland è stato assistente di Irving Penn e di Richard Avedon all’ inizio degli anni 70.
Introdotto al Tibet Center di New York da John Avedon vi segue l’insegnamento di Khyungla Rimpoche. Dopo anni di studio e di ritiro in India, diventa monaco nel 1985 e gheshe ( dottore in filosofia buddista) nel 1998. Da molti anni vive tra New York e il monastero di Rato nel Sud dell’India. Pur continuando a perfezionare la sua ricerca interiore, non ha rinunciato alla predilezione per la fotografia.
N.V.
Testo di Nadia Tazi, filosofo
Nichy aveva tutte le caratteristiche del dandy: l’estetismo impenitente,
la preoccupazione maniacale per l’abbigliamento, il cosmopolismo, i fidanzamenti d’interesse,
la frequentazione delle vecchie famiglie europee e della nuova Inghilterra,il tutto accompagnato
da un forte senso dell’umorismo.
Il padre, diplomatico gli risveglia l’ amore per le lingue e le culture straniere e lo introduce nel mondo del Marocco (che sarà propedeutico al suo interresse per l’India) .
La madre, morta giovane, era poetessa e interessata al sufismo; la nonna, donna famosa, lo introduce nel mondo della fotografia: a Diana Vreeland, che per decenni fu arbitro dell’eleganza, direttrice di Vogue e committente delle più importanti mostre della moda, Nicky era molto legato. Certamente Essa aveva intuito nel nipote quello che Baudelaire presenta come un’ ascesi del bello, e cioè come “ l’ultimo atto di eroismo” nell’incessante ricerca della distinzione che va di pari passo con un grande rigore classico e con il senso acuto dell’ osservazione, cose tutte estremamente raffinate, che avrebbero trovato compiutezza nell’amore per la fotografia.
Questa è l’eredità karmica che influenzerà il percorso della vita di N.V.
Nicky ha sempre saputo scegliere i maestri. Fu assistente di Avedon e di Irving Penn al fine degli anni’ 60, quando esponeva l’ avanguardia e quando l’audacia e l’ eleganza qualificavano solo “ milieux ristretti” - era inevitabilmente promesso a questo mondo, al gran mondo, come si dice.
La strada era segnata, i percorsi scelti e già tracciati tra Parigi dove ha vissuto per due anni, Roma e New York.
Quale è la causa della drastica rottura?
Come ha potuto a vent’ anni, un esteta edonista e mondano come Nicky spogliarsi di questa cultura dell’ apparenza e trovare rifugio nel buddismo, fino ad adottare la tonsura e vestire la toga?
Come ha potuto condurre la sua aspirazione al sublime fino alla ricerca spirituale e ancor più fino ai voti di povertà, castità e fedeltà?
A queste domande Nicky risponde che “ fu un processo naturale”.
E’ in effetti un percorso classico, quello dell’esteta radicalmente refrattario al lato prosaico del mondo che investe la sua ricerca in un altro assoluto, attraverso il quale si manifesta in semplicità e profondità una verità più consistente: in altre parole un camino che, come dice KierKegaard, scivola dallo stadio estetico, in cui comanda il desiderio, allo stadio spirituale, saltando lo stadio etico (quello del lavoro, del matrimonio e delle altre responsabilità).
Questa rottura avviene durante un viaggio iniziatico nell’ America del Sud fatto per coronare la fine degli studi sul cinema alla N.Y.U, e durante il quale pratica lo yoga e la meditazione.
Inizialmente Nicky fluttua in un atmosfera di generosità sentimentale che sfocia poi nella ricerca determinata di un maestro. Questo maestro viene da lui identificato nella persona di Khyungla Rimpoché, incarnazione purissima dell’invisibile. La modestia e la semplicità avvolgono questo saggio, che solo a volte si tradisce con il profano, attraverso un riso infantile e la tenerezza dello sguardo. Il discepolo ne segue i primi insegnamenti a N.Y. al Tibet Center, (fondato negli anni 60 da Khyungla Rimpoché, Lama reincarnato). Nicky si impegna sempre di più nella pratica attraverso rinunzie graduali, meditazioni e preghiere che presuppongono la padronanza di quella lingua estremamente difficile che è il tibetano.Quattro anni dopo prende la decisione .Il maestro per approfondirne la vocazione, gli consiglia di interrogare il Dalai Lama, che lo invita a proseguire gli studi in India in un “monastero universitario”, prima di tornare negli Stati Uniti.
Un giorno forse Nicky racconterà l’ iter interiore di questa scuola di vita .
Certo noi amici e parenti ci siamo non poco sorpresi per questa decisione di esiliarsi nell’ India profonda presso i monaci tibetani e ancora di più nel vederlo confermasi nella scelta difficile e, anno dopo anno, ritornare serenamente nel piccolo villaggio di Karnataka.
Come commensurare un percorso come questo che configura una vera trasformazione dell’ essere ? Forse con l’ attenzione e la disponibilità incondizionata verso il prossimo, con il gusto per le cose semplici, con il distacco nei confronti degli alea della vita ed con un anima ingenuamente benevola, nella quale come dice Rilke, “tutto sboccia nella chiara soluzione del cuore”. Rifiuta al tempo stresso di giocare con i richiami del nihilismo di un senso alla deriva ed accondiscende invece al desiderio urgente di dedicare anima e corpo alla conoscenza del Sé.
Dopo tredici anni di studi Nicky ottiene la qualifica di gheshe, forma di dottorato che certifica il lungo studio sulla memoria ed elaborazione del canone classico , della logica e dei dibattiti ritualizzati.
Ora divide il suo tempo tra il monastero di Rato ed il Tibet Center a New York dove insegna .
Con sforzo cerca di conciliare la predilezione per la fotografia con l annullamento del Sé e la visione interiore che domina la sua esistenza.
24
giugno 2010
Nicholas Vreeland – Photos for Rato
Dal 24 al 26 giugno 2010
fotografia
Location
VILLA SAN LUIGI
Napoli, Via Francesco Petrarca, 115, (Napoli)
Napoli, Via Francesco Petrarca, 115, (Napoli)
Orario di apertura
Venerdì 25 e Sabato 26 dalle 12 alle 21
Vernissage
24 Giugno 2010, ore 19
Sito web
www.ratodratsangfoundation.or
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