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Nicola Antolini – Immagini del nulla
L’opera d’arte si pone per l’artista come simbolo esteriore aspirando a creare e recuperare un linguaggio universale, attraverso il quale ognuno di noi può comunicare all’interno di una realtà ultraterrena.
Comunicato stampa
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Che l’opera d’arte sia il frutto di un risultato operativo che può essere indagato in chiave psicologica è un fatto abbastanza risaputo. La condizione dell’artista è sempre il frutto di una drammatica riflessione che si avvale di contenuti ricchi, suggeriti dai percorsi dell’intelligenza che cerca e ritrova una sua espansione nello spazio mentale dell’uomo, le cui emergenze fanno capo all’immaginazione.
Come ha detto G. C. Argan “nulla passa davanti agli occhi che non penetri nello spazio della mente” e poi ancora “uno dei grandi motivi dell’uomo moderno è l’ansia dello spazio”.
Rapportare questo genere di riflessioni alla personalità artistica di Nicola mi è stato spontaneo e direi conseguente.
Laureato in ingegneria dei materiali egli trasferisce nella dinamica del proprio operare queste conoscenze adoperando con mezzi poveri e primitivi come il carbone, la ruggine, la sabbia, la colla il catrame, ricercando in essi l’anima primitiva della materia e nello stesso tempo indagando nel proprio io più profondo alla ricerca del suo personale linguaggio.
In questo procedimento parallelo egli sorprendentemente agisce in un percorso a ritroso nel mondo dell’arte adoperando dapprima mezzi moderni, computer, fotografia, per un’indagine sull’esistenza umana e della natura cosmica dell’uomo, poi alla ricerca di un suo personale linguaggio entra nel mondo dell’Informale segnico e spaziale direi quasi primitivo, per trovare in esso la propria matrice linguistica.
Per chi come me ha vissuto in prima persona l’esperienza Informale, diviene fatale sentire in Nicola l’equivalente di un conflitto e di un disagio profondamente connessi al presente e proiettati con un’istanza di superamento al futuro.
Conoscendolo da sempre, credo che a Nicola poco importi sedurci con belle materie e colori brillanti, sapientemente cucinati, magari arricchiti da piacevoli combinazioni astratte, la cui apparente purezza potrebbe provocare generali consensi e facili approvazioni.
Il suo accento psicologico è invece assai più severo e complesso, motivato da una ragione che vuole trattare l’uomo nella sua essenza, egli rifiuta l’immagine antropomorfa e preferisce perseguire quelle finalità espressive che gli permettono di realizzare un viaggio rigorosamente mentale.
La sua non è una pittura inquadrabile in una delle tante tendenze moderne o pseudo moderne, ma nasce da un processo mentale, diretto solo parzialmente, anche se dettato dall’immaginazione lucida, scaturendo dal profondo io passando continuamente dal percepito al percepibile, dall’intuito al rivelato attraverso le tensioni espresse dall’intelletto in una catarsi che diviene visionaria e poetica.
È chiaro che dinanzi alla sua pittura i termini di figurale e di astratto, di informale, concettuale o spaziale non convengono più; Nicola cerca di superarli con una problematicità inattesa, suscitata da una catena infinita di ripercussioni emotive di premonizioni e di attese, e da pittore ricorre al potere delle “immagini” mediante il carattere evocativo delle stesse che traggono i loro motivi strutturali dai pensieri cosmici come forze date e presenti nella mente.
Come nei bellissimi e sofisticati disegni del quaderno d’artista in cui aggiungendo i testi all’immagine crea un legame fra espressione verbale e quella visiva e né da in qualche modo un’interpretazione.
Le opere di Nicola non manifestano ciò che è percepibile in natura, ma un qualcosa che viene dalla coscienza profonda e contemplativa che non potrebbe essere mostrato in altro modo.
L’opera d’arte si pone così come simbolo esteriore aspirando a creare e recuperare un linguaggio universale, attraverso il quale ognuno di noi può comunicare all’interno di una realtà ultraterrena.
Colla Bruno
Come ha detto G. C. Argan “nulla passa davanti agli occhi che non penetri nello spazio della mente” e poi ancora “uno dei grandi motivi dell’uomo moderno è l’ansia dello spazio”.
Rapportare questo genere di riflessioni alla personalità artistica di Nicola mi è stato spontaneo e direi conseguente.
Laureato in ingegneria dei materiali egli trasferisce nella dinamica del proprio operare queste conoscenze adoperando con mezzi poveri e primitivi come il carbone, la ruggine, la sabbia, la colla il catrame, ricercando in essi l’anima primitiva della materia e nello stesso tempo indagando nel proprio io più profondo alla ricerca del suo personale linguaggio.
In questo procedimento parallelo egli sorprendentemente agisce in un percorso a ritroso nel mondo dell’arte adoperando dapprima mezzi moderni, computer, fotografia, per un’indagine sull’esistenza umana e della natura cosmica dell’uomo, poi alla ricerca di un suo personale linguaggio entra nel mondo dell’Informale segnico e spaziale direi quasi primitivo, per trovare in esso la propria matrice linguistica.
Per chi come me ha vissuto in prima persona l’esperienza Informale, diviene fatale sentire in Nicola l’equivalente di un conflitto e di un disagio profondamente connessi al presente e proiettati con un’istanza di superamento al futuro.
Conoscendolo da sempre, credo che a Nicola poco importi sedurci con belle materie e colori brillanti, sapientemente cucinati, magari arricchiti da piacevoli combinazioni astratte, la cui apparente purezza potrebbe provocare generali consensi e facili approvazioni.
Il suo accento psicologico è invece assai più severo e complesso, motivato da una ragione che vuole trattare l’uomo nella sua essenza, egli rifiuta l’immagine antropomorfa e preferisce perseguire quelle finalità espressive che gli permettono di realizzare un viaggio rigorosamente mentale.
La sua non è una pittura inquadrabile in una delle tante tendenze moderne o pseudo moderne, ma nasce da un processo mentale, diretto solo parzialmente, anche se dettato dall’immaginazione lucida, scaturendo dal profondo io passando continuamente dal percepito al percepibile, dall’intuito al rivelato attraverso le tensioni espresse dall’intelletto in una catarsi che diviene visionaria e poetica.
È chiaro che dinanzi alla sua pittura i termini di figurale e di astratto, di informale, concettuale o spaziale non convengono più; Nicola cerca di superarli con una problematicità inattesa, suscitata da una catena infinita di ripercussioni emotive di premonizioni e di attese, e da pittore ricorre al potere delle “immagini” mediante il carattere evocativo delle stesse che traggono i loro motivi strutturali dai pensieri cosmici come forze date e presenti nella mente.
Come nei bellissimi e sofisticati disegni del quaderno d’artista in cui aggiungendo i testi all’immagine crea un legame fra espressione verbale e quella visiva e né da in qualche modo un’interpretazione.
Le opere di Nicola non manifestano ciò che è percepibile in natura, ma un qualcosa che viene dalla coscienza profonda e contemplativa che non potrebbe essere mostrato in altro modo.
L’opera d’arte si pone così come simbolo esteriore aspirando a creare e recuperare un linguaggio universale, attraverso il quale ognuno di noi può comunicare all’interno di una realtà ultraterrena.
Colla Bruno
15
marzo 2008
Nicola Antolini – Immagini del nulla
Dal 15 marzo al 28 aprile 2008
giovane arte
Location
TEATRO COMUNALE DE MICHELI
Copparo, Piazza Del Popolo, 11/a, (Ferrara)
Copparo, Piazza Del Popolo, 11/a, (Ferrara)
Orario di apertura
dal Lunedì al Venerdi 16:00-19:00
Sabato 9:30-12:30
Autore
Curatore