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Nicola Pinto – … L’Arte è servita
in esposizione opere recenti in terracotta, una grande opera in ferro del 1995, una recente installazione con terracotta-video-ferro ed un video documentario delle installazioni “Mare Pater Mater Terra” esposte nel Castello Angioino di Mola di Bari nel 1994
Comunicato stampa
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...I miei piedi coperti di schiuma si posano ancora sulla cresta
continuamentedistrutta dalle onde , ma la mia fronte tocca gli astri ,
e il vento degli spazi mistrappa via quei rari ricordi che mi
impediscono di essere nudo...L’ambizione non è che un inganno; la
saggezza si sbagliava ; perfino il vizio ha mentito. Non esiste virtù,
né pietà ,né amore, né pudore, né i loro potenti contrari , bensì
soltanto unaconchiglia vuota che danza al vertice di una gioia che è
insieme dolore, un lampo di bellezza nel turbinare delle
forme...(Marguerite Yourcenar, Fuochi ).
Una conchiglia guarda una sfera , o una sfera guarda una conchiglia
...La materia ?Terracotta. Quest ‘opera , di Nicola Pinto, contiene
in sé tutta la sintesi della suaricerca : natura e forma, natura e
artificio, biomorfismo e tecnologia, materia e immagine virtuale, il
mondo dello scultore e le suggestioni dei pixel telematici.La
terracotta può essere considerata l’emblema della materia , quella
relativa al ciclodella vita ; la sua natura è terra, aria, acqua,
fuoco e , quindi, ha in sé gli elementi costitutivi della vita e
dell’organico.Nicola Pinto ama la terracotta, la lavora , la scava, la
ricompone , alla ricerca di unaforma il più possibile perfetta, immune
dagli imprevisti della cottura , la sottopone ai ritmi del progetto e
del disegno preventivo , lei la terracotta , in genere, cosìaffidata
solo all’intervento gestuale e alla casualità del fuoco. Patinandola ,
lefornisce anche un grado di “nobiltà” , assimilandola al bronzo. Ne
nascono volti e testine femminili che sono anche un omaggio allo
scultore diorigine molese, Bruno Calvani, ma ne nascono anche sculture
astratte , quasimaquettes di possibili interventi a grande scala sul
paesaggio urbano. Del resto il rapporto tra natura e arte, oggi, si
esprime soprattutto negli interventidegli artisti e dei landscape
architects sull’ambiente , laddove la creatività intervieneper
dialogare con le strutture urbane e ambientali al fine di migliorare il
vivere quotidiano e di sanare le cattive conseguenze dei processi di
urbanizzazioneinconsulta.Questo Nicola Pinto lo sa , perché già , anni
fa, nelle sue migrazioni al nord , creò installazioni nei boschi
intorno a Lecco, usando tele e carbone , contaminandole conl’erba, la
terra, i legni dell’ambiente circostante.Aria , acqua , terra , fuoco,
i quattro elementi tornano, e tornano ricordando i messaggi fondativi
dell’Arte Povera , quando nel 1968 Germano Celant parlava diminerali,
vegetali e animali che erano entrati a pieno titolo nel linguaggio
dell’arte,per comunicare vere e vive energie . Così Pinto lavora con la
terra , con l’acqua, con il ferro, sempre affascinato da
quellaGestaltung , che ha in Klee il suo padre geniale, attento allo
studio delle origini dellaforma colta sempre nel suo continuo divenire
e nelle sue perenni mutazioni. Aspettandoti è un’opera che ha origine
dal punto : il punto , genesi di tutte le forme ,seme che dà origine
alla vita. Dal punto in movimento si genera la linea , da più lineesi
forma la superficie , e poi il volume ..e così via ; l’immagine prende
forma , si rende visibile , ..rendere visibile l’invisibile ...la
genesi della forma.
Qui , un grande ferro sinusoide, un ovale, un altro ovale, ma con
una pietraaggettante sulla superficie.La magia dei rettangoli dinamici,
le “divine” proporzioni della sezione aurea. Così la nascita di un
girino , così le grandi foglie di un albero, così i Tagli di Fontana,il
cui titolo Attese , allusivo alla sospensione del gesto che disegna e
taglia la tela ,viene in mente , osservando l’Aspettandoti di Pinto. Ma
l’opera ultima di Nicola Pinto è una grande installazione che a pieno
titolocostituisce oggi la sintesi della sua ricerca artistica più che
ventennale .Ai confini tra manualità sulla materia e sui volumi e
sperimentazione sulla fotografia e l’immagine virtuale , quest’opera
affronta anche un tema relativo alconcetto di “confine”: quello del
Mediterraneo , mare di scambi , mare dicontaminazioni, mare che , a
ondate, deposita brandelli di tutte le civiltà che sono nate sulle sue
rive, e le mescola tra loro, dà unità nella diversità e riunisce
tappedistinte della storia , generando una confusione di aromi . ...I
suoi confini non sonodefiniti né nello spazio , né nel tempo..
Somigliano al cerchio che continua ad essere descritto e cancellato ,
che le onde e i venti , le imprese e le aspirazioni allargano
orestringono..(P.Matvejevic) , ...Non un paesaggio , ma innumerevoli
paesaggi, nonun mare , ma un susseguirsi di mari , non una civiltà, ma
una serie di civiltà, accatastate le une sulle altre...(F.Braudel ).I
tre parallelepipedi in ferro costituiscono un’opera apparentemente
minimalista, ma aben vedere, all’interno, contengono una sorpresa: tre
monitor, una immagine di mare in tempesta cui è sovrapposta la forma
di un volto umano in terracotta. Volti affranti, doloranti, naufraghi
del mare che li ha inghiottiti nella loro folle fuga verso lesponde del
consumismo, dell’effimero benessere, dell’ Amerika agognata .
L’intreccio dei linguaggi, scultoreo e virtuale, sembra porre una
domanda , qualecomunica di più , quale smuove di più le emozioni del
fruitore, la testa immobilemodellata nella terra o un mare in
movimento, ma virtuale, sul display ? Una materia da toccare e ancora
pregna di gesti che le hanno dato forma o una immagine solovisiva ma
evocativa di ricordi, memorie, immaginarii ? O forse è possibile la
lorocoesistenza per dare più forza al senso delle tragedie dei nostri
giorni ? ...Perché da esse, spesso, l’arte parte per svegliarci dal
torpore anestetizzante a cui i mass mediaci costringono.Certo è che il
dramma è scavato nei volti con un’ansia che ha nella memoria La zattera
della Medusa di Gericault , ma che non ignora i frames d’acqua di
FabrizioPlessi.Quindi, alla causa della mediterraneità, a quella magica
confusione di aromi, a quell’incertezza dei confini , Nicola Pinto ha
rivolto il suo tributo perché questa è laforza della sua ricerca : la
sua terra , confine tra identità e differenza , terra cheobbliga alla
mobilità creando estraneità, terra di contraddizioni e inquietudini, di
tradizione e modernità.
Mirella Casamassima
continuamentedistrutta dalle onde , ma la mia fronte tocca gli astri ,
e il vento degli spazi mistrappa via quei rari ricordi che mi
impediscono di essere nudo...L’ambizione non è che un inganno; la
saggezza si sbagliava ; perfino il vizio ha mentito. Non esiste virtù,
né pietà ,né amore, né pudore, né i loro potenti contrari , bensì
soltanto unaconchiglia vuota che danza al vertice di una gioia che è
insieme dolore, un lampo di bellezza nel turbinare delle
forme...(Marguerite Yourcenar, Fuochi ).
Una conchiglia guarda una sfera , o una sfera guarda una conchiglia
...La materia ?Terracotta. Quest ‘opera , di Nicola Pinto, contiene
in sé tutta la sintesi della suaricerca : natura e forma, natura e
artificio, biomorfismo e tecnologia, materia e immagine virtuale, il
mondo dello scultore e le suggestioni dei pixel telematici.La
terracotta può essere considerata l’emblema della materia , quella
relativa al ciclodella vita ; la sua natura è terra, aria, acqua,
fuoco e , quindi, ha in sé gli elementi costitutivi della vita e
dell’organico.Nicola Pinto ama la terracotta, la lavora , la scava, la
ricompone , alla ricerca di unaforma il più possibile perfetta, immune
dagli imprevisti della cottura , la sottopone ai ritmi del progetto e
del disegno preventivo , lei la terracotta , in genere, cosìaffidata
solo all’intervento gestuale e alla casualità del fuoco. Patinandola ,
lefornisce anche un grado di “nobiltà” , assimilandola al bronzo. Ne
nascono volti e testine femminili che sono anche un omaggio allo
scultore diorigine molese, Bruno Calvani, ma ne nascono anche sculture
astratte , quasimaquettes di possibili interventi a grande scala sul
paesaggio urbano. Del resto il rapporto tra natura e arte, oggi, si
esprime soprattutto negli interventidegli artisti e dei landscape
architects sull’ambiente , laddove la creatività intervieneper
dialogare con le strutture urbane e ambientali al fine di migliorare il
vivere quotidiano e di sanare le cattive conseguenze dei processi di
urbanizzazioneinconsulta.Questo Nicola Pinto lo sa , perché già , anni
fa, nelle sue migrazioni al nord , creò installazioni nei boschi
intorno a Lecco, usando tele e carbone , contaminandole conl’erba, la
terra, i legni dell’ambiente circostante.Aria , acqua , terra , fuoco,
i quattro elementi tornano, e tornano ricordando i messaggi fondativi
dell’Arte Povera , quando nel 1968 Germano Celant parlava diminerali,
vegetali e animali che erano entrati a pieno titolo nel linguaggio
dell’arte,per comunicare vere e vive energie . Così Pinto lavora con la
terra , con l’acqua, con il ferro, sempre affascinato da
quellaGestaltung , che ha in Klee il suo padre geniale, attento allo
studio delle origini dellaforma colta sempre nel suo continuo divenire
e nelle sue perenni mutazioni. Aspettandoti è un’opera che ha origine
dal punto : il punto , genesi di tutte le forme ,seme che dà origine
alla vita. Dal punto in movimento si genera la linea , da più lineesi
forma la superficie , e poi il volume ..e così via ; l’immagine prende
forma , si rende visibile , ..rendere visibile l’invisibile ...la
genesi della forma.
Qui , un grande ferro sinusoide, un ovale, un altro ovale, ma con
una pietraaggettante sulla superficie.La magia dei rettangoli dinamici,
le “divine” proporzioni della sezione aurea. Così la nascita di un
girino , così le grandi foglie di un albero, così i Tagli di Fontana,il
cui titolo Attese , allusivo alla sospensione del gesto che disegna e
taglia la tela ,viene in mente , osservando l’Aspettandoti di Pinto. Ma
l’opera ultima di Nicola Pinto è una grande installazione che a pieno
titolocostituisce oggi la sintesi della sua ricerca artistica più che
ventennale .Ai confini tra manualità sulla materia e sui volumi e
sperimentazione sulla fotografia e l’immagine virtuale , quest’opera
affronta anche un tema relativo alconcetto di “confine”: quello del
Mediterraneo , mare di scambi , mare dicontaminazioni, mare che , a
ondate, deposita brandelli di tutte le civiltà che sono nate sulle sue
rive, e le mescola tra loro, dà unità nella diversità e riunisce
tappedistinte della storia , generando una confusione di aromi . ...I
suoi confini non sonodefiniti né nello spazio , né nel tempo..
Somigliano al cerchio che continua ad essere descritto e cancellato ,
che le onde e i venti , le imprese e le aspirazioni allargano
orestringono..(P.Matvejevic) , ...Non un paesaggio , ma innumerevoli
paesaggi, nonun mare , ma un susseguirsi di mari , non una civiltà, ma
una serie di civiltà, accatastate le une sulle altre...(F.Braudel ).I
tre parallelepipedi in ferro costituiscono un’opera apparentemente
minimalista, ma aben vedere, all’interno, contengono una sorpresa: tre
monitor, una immagine di mare in tempesta cui è sovrapposta la forma
di un volto umano in terracotta. Volti affranti, doloranti, naufraghi
del mare che li ha inghiottiti nella loro folle fuga verso lesponde del
consumismo, dell’effimero benessere, dell’ Amerika agognata .
L’intreccio dei linguaggi, scultoreo e virtuale, sembra porre una
domanda , qualecomunica di più , quale smuove di più le emozioni del
fruitore, la testa immobilemodellata nella terra o un mare in
movimento, ma virtuale, sul display ? Una materia da toccare e ancora
pregna di gesti che le hanno dato forma o una immagine solovisiva ma
evocativa di ricordi, memorie, immaginarii ? O forse è possibile la
lorocoesistenza per dare più forza al senso delle tragedie dei nostri
giorni ? ...Perché da esse, spesso, l’arte parte per svegliarci dal
torpore anestetizzante a cui i mass mediaci costringono.Certo è che il
dramma è scavato nei volti con un’ansia che ha nella memoria La zattera
della Medusa di Gericault , ma che non ignora i frames d’acqua di
FabrizioPlessi.Quindi, alla causa della mediterraneità, a quella magica
confusione di aromi, a quell’incertezza dei confini , Nicola Pinto ha
rivolto il suo tributo perché questa è laforza della sua ricerca : la
sua terra , confine tra identità e differenza , terra cheobbliga alla
mobilità creando estraneità, terra di contraddizioni e inquietudini, di
tradizione e modernità.
Mirella Casamassima
25
agosto 2006
Nicola Pinto – … L’Arte è servita
Dal 25 agosto al 02 settembre 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO ROBERTI
Mola Di Bari, Piazza 20 Settembre, (BARI)
Mola Di Bari, Piazza 20 Settembre, (BARI)
Orario di apertura
20-23
Autore