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Nicola Rotiroti @ ventinovegiorni
Nicola Rotiroti persegue un lavoro di scomposizione del corpo umano, osservato come se si trovasse immerso nell’acqua. Visioni istantanee, equilibri che nell’immediato trovano realizzazione, sono captati dalla pittura, e resi come accadimenti eterni.
Comunicato stampa
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In una delle immagini più famose del Romanticismo, il poeta John Keats dice che il suo nome è scritto sull’acqua. L’opera di Nicola Rotiroti sembra essere la nemesi di questo concetto, e per rendere la scrittura del nome imperitura, la sigla con la carne, più precisamente con un misto di carne e immagine, un ibrido. In dimensioni culturali differenti dalla nostra, in oriente, il misto immagine/acqua/carne è molto più frequentato. In quel mondo non esiste differenza tra realtà ed evanescenza, perché il fattore tempo non ha importanza: che la realtà si costituisca in fenomeni transitori o in fatti definitivi per loro ha poca differenza. Il senso della dépense del tempo assume una dimensione di accadere flebile, che è soprattutto accoglienza equilibrata dell’evento, in vista di una maggiore conoscenza delle leggi più profonde. L’acqua si addensa e diventa carne, oppure si rarefà e diventa immagine, semplicemente. L’Occidente, al contrario, ha dovuto aspettare l’Impressionismo per decretare l’importanza degli stati di coscienza “di superficie”, indipendenti dalla volontà, e uguagliarli a quelli apparentemente definitivi. Tutto ciò ci dispone a una diversa conoscenza dell’accadere pittorico in queste opere, dove un espressionismo liquido detta nuove leggi.
Ma tornando a un’altra immagine del Romanticismo, ricordo il “naufragar” che è “dolce” nelle parole di Leopardi. Nelle opere di Nicola Rotiroti è come se anche Ofelia fosse diventata solubile, con un sentimento di morte che attraverso il liquido si espande, e diventa cosmico. La deformazione gentile e drammatica che ha luogo in queste immagini diventa angoscia pura, quando prende l’effigie del ritorno all’amniotico. Queste opere sembrano dipinte dall’orizzonte in basso, come se tutto ciò che sta sotto l’ombelico del mondo prendesse per la prima volta importanza, e la nostra visione si rovesciasse. Ciò che sta sotto il pelo dell’acqua, questa negatività liquida, qui prende il sopravvento rispetto ciò che sta sopra, e il mondo, secondo una relatività che non può che essere angosciosa, si capovolgesse. Questo è anche il movimento della psiche, nella quale occorre normalmente un ribaltamento affinché giunga alla coscienza il rimosso. Questo lavoro è essenzialmente il compito del pittore, perseguito da Rotiroti con una allure liquida che non può non conquistarci.
Paolo Aita
Ma tornando a un’altra immagine del Romanticismo, ricordo il “naufragar” che è “dolce” nelle parole di Leopardi. Nelle opere di Nicola Rotiroti è come se anche Ofelia fosse diventata solubile, con un sentimento di morte che attraverso il liquido si espande, e diventa cosmico. La deformazione gentile e drammatica che ha luogo in queste immagini diventa angoscia pura, quando prende l’effigie del ritorno all’amniotico. Queste opere sembrano dipinte dall’orizzonte in basso, come se tutto ciò che sta sotto l’ombelico del mondo prendesse per la prima volta importanza, e la nostra visione si rovesciasse. Ciò che sta sotto il pelo dell’acqua, questa negatività liquida, qui prende il sopravvento rispetto ciò che sta sopra, e il mondo, secondo una relatività che non può che essere angosciosa, si capovolgesse. Questo è anche il movimento della psiche, nella quale occorre normalmente un ribaltamento affinché giunga alla coscienza il rimosso. Questo lavoro è essenzialmente il compito del pittore, perseguito da Rotiroti con una allure liquida che non può non conquistarci.
Paolo Aita
13
giugno 2014
Nicola Rotiroti @ ventinovegiorni
Dal 13 giugno all'undici luglio 2014
arte contemporanea
Location
MENEXA
Roma, Via Di Montoro, 3, (Roma)
Roma, Via Di Montoro, 3, (Roma)
Orario di apertura
Lun-Ven 10.30-19:00
Vernissage
13 Giugno 2014, 19.00
Autore
Curatore