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Nicola Spezzano
In occasione di questa mostra, l’artista con acquarelli e olii, ci presenta un paesaggio surreale di vallate e colline immaginarie, sotto cieli immmobili
Comunicato stampa
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Nicola Spezzano insegna dal 1992 decorazione alla Accademia di Belle Arti di Roma, dove negli anni'70 si è diplomato.
In occasione di questa mostra, l'artista con acquarelli e olii, ci presenta un paesaggio surreale di vallate e colline immaginarie, sotto cieli immmobili. Un mondo reso dal sovrapporsi di piani in compensato, estrusioni di mappe topografiche speculari racchiuse in teche di perxiglass.
Per agevolare e diversificare l'approccio dello spettatore alle opere, Spezzano ha realizzato alcuni strumenti, lenti di ingrandimento, camere ottiche con superfici specchianti e autospecchianti, che rimandano al piacere del gioco, come atto capace anch'esso di rendere accessibile il dramma del quotidiano.
Per comprendere quest'ultimo lavoro di Spezzano non possiamo prescindere dalla lunga esperienza di cartografo. Il minuzioso lavoro di trascrizione sotto i suoi occhi acquista vita e le curve di livello diventano onde morbide e evocative.
La gelida trascrizione tecnica delle mappe è continuamente trascesa dall'artista per ridare vita al territorio, rendendo visibili tutti quei punti stabiliti per la rilevazione topografica, stendendo sui paesaggi gli invisibili piani di volo.
Spezzano oppone al segno grafico, il colore dell'acquarello, dell' olio, alla mappatura bidimensionale lo spessore del legno lavorato con passione propria dell'artigiano. Eleva la tecnica topografica a motivo di ispirazione per una realizzazione inversa, dalla mappa al paesaggio. l risultato è un paesaggio che da astratto diventa emotivo e sensibile, in quanto denso di ricordi. Un paesaggio che appare sintetizzato nelle dimemsioni del piccolo oggetto, che sebbene di dimensione ridotta mantiene attraverso il gioco dei piani sfalsati, quella complessità propria del paesaggio.
Le carte e le mappe da tempo possiedono una propria iconologia all'interno della storia dell'arte, quest'ultima da sempre esprime la natura metafica dell'arte stessa, quel saper essere fisica della fisica, in quanto esperienza sprirituale.
c'è da dire comunque che spezzano non può considerarsi un artista proporiamente metafisico. La metafisica infatti di sua natura si lega alla melanconia a qualcosa di irremedailnmete perso, il cui ricordo è sempre inconsolabile. Spezzano ci ricorda invece un approccio diverso quello per intenderci di lucrezio nel suo De Rerum in cui la descrizione della stessa non ricade nel sentimentalismo ma ci consegna una natura viva in quanto patrimonio comune ed oggettivo.
G.S.
In occasione di questa mostra, l'artista con acquarelli e olii, ci presenta un paesaggio surreale di vallate e colline immaginarie, sotto cieli immmobili. Un mondo reso dal sovrapporsi di piani in compensato, estrusioni di mappe topografiche speculari racchiuse in teche di perxiglass.
Per agevolare e diversificare l'approccio dello spettatore alle opere, Spezzano ha realizzato alcuni strumenti, lenti di ingrandimento, camere ottiche con superfici specchianti e autospecchianti, che rimandano al piacere del gioco, come atto capace anch'esso di rendere accessibile il dramma del quotidiano.
Per comprendere quest'ultimo lavoro di Spezzano non possiamo prescindere dalla lunga esperienza di cartografo. Il minuzioso lavoro di trascrizione sotto i suoi occhi acquista vita e le curve di livello diventano onde morbide e evocative.
La gelida trascrizione tecnica delle mappe è continuamente trascesa dall'artista per ridare vita al territorio, rendendo visibili tutti quei punti stabiliti per la rilevazione topografica, stendendo sui paesaggi gli invisibili piani di volo.
Spezzano oppone al segno grafico, il colore dell'acquarello, dell' olio, alla mappatura bidimensionale lo spessore del legno lavorato con passione propria dell'artigiano. Eleva la tecnica topografica a motivo di ispirazione per una realizzazione inversa, dalla mappa al paesaggio. l risultato è un paesaggio che da astratto diventa emotivo e sensibile, in quanto denso di ricordi. Un paesaggio che appare sintetizzato nelle dimemsioni del piccolo oggetto, che sebbene di dimensione ridotta mantiene attraverso il gioco dei piani sfalsati, quella complessità propria del paesaggio.
Le carte e le mappe da tempo possiedono una propria iconologia all'interno della storia dell'arte, quest'ultima da sempre esprime la natura metafica dell'arte stessa, quel saper essere fisica della fisica, in quanto esperienza sprirituale.
c'è da dire comunque che spezzano non può considerarsi un artista proporiamente metafisico. La metafisica infatti di sua natura si lega alla melanconia a qualcosa di irremedailnmete perso, il cui ricordo è sempre inconsolabile. Spezzano ci ricorda invece un approccio diverso quello per intenderci di lucrezio nel suo De Rerum in cui la descrizione della stessa non ricade nel sentimentalismo ma ci consegna una natura viva in quanto patrimonio comune ed oggettivo.
G.S.
20
gennaio 2006
Nicola Spezzano
Dal 20 gennaio al 20 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA AL FERRO DI CAVALLO
Roma, Via Del Governo Vecchio, 7, (Roma)
Roma, Via Del Governo Vecchio, 7, (Roma)
Orario di apertura
9,30-19,30, chiuso la domenica
Vernissage
20 Gennaio 2006, ore 18
Autore
Curatore