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Nina Fiocco – Monte grappa La storia si fa in tre dimensioni ma si racconta su due
Prima personale in Italia dell’artista Nina Fiocco concepita appositamente per gli spazi della galleria. Il suo lavoro si concentrerà sulla distanza esplorando i miraggi e le demagogie che questa produce nei campi dell’informazione, della comunicazione e della storia.
Comunicato stampa
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Artericambi presenta Monte Grappa, La storia si fa in tre dimensioni e si racconta su due, prima personale in Italia dell’artista Nina Fiocco concepita appositamente per gli spazi della galleria.
Ispirandosi alla figura dello scrittore Emilio Salgari, l’artista focalizza la propria ricerca sul concetto di narrazione e distanza: una relazione deformante che nella società della comunicazione, all’opposto dell’esperienza diretta della realtà, genera una relazione unilaterale, trasformandosi in uno strumento di dominio e controllo. A partire dall’analisi di questo meccanismo, la mostra si sviluppa attorno all’idea di colonia, portando in scena la microstoria, ancora attuale, del rapporto del Fascismo italiano con la comunità di Chipilo in Messico.
Quest’ultimo è un territorio assegnato dal governo messicano a migranti italiani arrivati in America Latina verso fine Ottocento. A seguito di una complessa operazione retorica attuata dal Regime in visita in America Latina nel 1924, Chipilo si trasforma simbolicamente in “colonia italiana”: il paesaggio collinare messicano viene ribattezzato Monte Grappa. Una pietra dell’omonima montagna diventa il monumento centrale del paese; di lì a pochi anni in città verrà costruita la casa del Fascio. Il legame indissolubile e persuasivo tra la patria e la colonia viene messo in atto attraverso un costante richiamo visivo e discorsivo tra la terra d’origine e quella di approdo, creando in questo modo un rapporto di interdipendenza tra i due luoghi.
Il progetto affronta la trasformazione visiva e la retorica dei simboli nazionali italiani sul suolo messicano riunendo in un unico orizzonte il meccanismo d’inganno perpetuato dalla propaganda politica che, al pari di un incantesimo, racconta, trasforma e poi documenta nuove verità storiche.
“Mi è sempre interessato come alla conoscenza di una distanza, spaziale o temporale che sia, si possa associare la capacità non solo di raccontare la verità ma anche, come aggiunge Benjamin, di trovare un’evasione (che il pubblico complice concede al narratore) verso il ‘meraviglioso’. Nella mia pratica – afferma l’artista – ambisco a questo: a raccontare la realtà per concedermi il lusso di proporre un’astrazione fantastica della stessa”.
In mostra un corpus di opere, che comprende un’installazione, una serie di sculture bidimensionali e un video, ricostruisce una cartografia immaginata, quasi poetica, tra i migranti e la loro terra di origine, dove la rappresentazione viene alimentata da un sentimento nostalgico che si consola solamente nella costruzione simbolica di miraggi di vicinanza.
In questo modo l’artista vuole mettere in discussione l’abuso operato – anche se solo metaforicamente – dal regime italiano in Messico e il modo in cui la ricostruzione identitaria fascista si perpetra fino ad oggi, promuovendo, nella distanza, immaginari di esclusione e divisioni all’interno della comunità.
La mostra si inserisce nell’ambito dell’edizione 2017 di VeronaRisuona, rassegna di Sound Art promossa da Accademia di Belle Arti di Verona, Conservatorio Dall’Abaco-Verona, Università di Musica e Teatro di Göteborg (coordinamento:Diplomart).
Ispirandosi alla figura dello scrittore Emilio Salgari, l’artista focalizza la propria ricerca sul concetto di narrazione e distanza: una relazione deformante che nella società della comunicazione, all’opposto dell’esperienza diretta della realtà, genera una relazione unilaterale, trasformandosi in uno strumento di dominio e controllo. A partire dall’analisi di questo meccanismo, la mostra si sviluppa attorno all’idea di colonia, portando in scena la microstoria, ancora attuale, del rapporto del Fascismo italiano con la comunità di Chipilo in Messico.
Quest’ultimo è un territorio assegnato dal governo messicano a migranti italiani arrivati in America Latina verso fine Ottocento. A seguito di una complessa operazione retorica attuata dal Regime in visita in America Latina nel 1924, Chipilo si trasforma simbolicamente in “colonia italiana”: il paesaggio collinare messicano viene ribattezzato Monte Grappa. Una pietra dell’omonima montagna diventa il monumento centrale del paese; di lì a pochi anni in città verrà costruita la casa del Fascio. Il legame indissolubile e persuasivo tra la patria e la colonia viene messo in atto attraverso un costante richiamo visivo e discorsivo tra la terra d’origine e quella di approdo, creando in questo modo un rapporto di interdipendenza tra i due luoghi.
Il progetto affronta la trasformazione visiva e la retorica dei simboli nazionali italiani sul suolo messicano riunendo in un unico orizzonte il meccanismo d’inganno perpetuato dalla propaganda politica che, al pari di un incantesimo, racconta, trasforma e poi documenta nuove verità storiche.
“Mi è sempre interessato come alla conoscenza di una distanza, spaziale o temporale che sia, si possa associare la capacità non solo di raccontare la verità ma anche, come aggiunge Benjamin, di trovare un’evasione (che il pubblico complice concede al narratore) verso il ‘meraviglioso’. Nella mia pratica – afferma l’artista – ambisco a questo: a raccontare la realtà per concedermi il lusso di proporre un’astrazione fantastica della stessa”.
In mostra un corpus di opere, che comprende un’installazione, una serie di sculture bidimensionali e un video, ricostruisce una cartografia immaginata, quasi poetica, tra i migranti e la loro terra di origine, dove la rappresentazione viene alimentata da un sentimento nostalgico che si consola solamente nella costruzione simbolica di miraggi di vicinanza.
In questo modo l’artista vuole mettere in discussione l’abuso operato – anche se solo metaforicamente – dal regime italiano in Messico e il modo in cui la ricostruzione identitaria fascista si perpetra fino ad oggi, promuovendo, nella distanza, immaginari di esclusione e divisioni all’interno della comunità.
La mostra si inserisce nell’ambito dell’edizione 2017 di VeronaRisuona, rassegna di Sound Art promossa da Accademia di Belle Arti di Verona, Conservatorio Dall’Abaco-Verona, Università di Musica e Teatro di Göteborg (coordinamento:Diplomart).
25
maggio 2017
Nina Fiocco – Monte grappa La storia si fa in tre dimensioni ma si racconta su due
Dal 25 maggio al 07 luglio 2017
arte contemporanea
Location
ARTERICAMBI
Verona, Via Leida, 6/A, (Verona)
Verona, Via Leida, 6/A, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10.00 - 13.00 e 15.00 - 19.00
Vernissage
25 Maggio 2017, ore 18.00
Autore
Curatore