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Nino Calos
Nino Calos , attivo tra Parigi e l’Italia, è uno dei massimi esponenti dell’arte cinetico-luminosa nel mondo. Questa mostra, organizzata dalla “ Galleria Patrick Serra” nell’ambito delle iniziative collegate ad “ Arte a Bergamo 1970-1981”, presenta una quarantina di opere, tra disegni, mobiles lumineux, quadri, litografie e affreschi.
Comunicato stampa
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Nino Calos , attivo tra Parigi e l’Italia, è uno dei massimi esponenti dell’arte cinetico-luminosa nel mondo. Questa mostra, organizzata dalla “ Galleria Patrick Serra” nell’ambito delle iniziative collegate ad “ Arte a Bergamo 1970-1981”, presenta una quarantina di opere, tra disegni, mobiles lumineux, quadri, litografie e affreschi, per rendere omaggio alla creatività di Nino Calos e ricostruire il suo percorso artistico negli anni che l’hanno visto presente a Bergamo dal 1972 alla sua morte.
Nino Calos (1926-1990), nato a Messina e laureato in filosofia, si avvicina all’arte da autodidatta frequentando solo saltuariamente l’Istituto d’Arte di Venezia e alcune Accademie a Parigi. Le sue prime sperimentazioni risalgono al 1949 quando sceglie di utilizzare dei proiettori a luce colorata e intermittente per ottenere degli effetti di movimento su dei supporti ricoperti da paillettes.
La svolta artistica avviene nel 1956 quando conosce Frank J.Malina, artista e scienziato americano, che aveva già realizzato alcune opere utilizzando la luce elettrica. E’ questa amicizia a dargli lo spunto per approfondire le sue ricerche nell’ambito cinetico-luminoso che lo portano a creare coppie di composizioni geometriche che, sovrapposte e messe in movimento con l’ausilio di un motore elettrico, danno vita ad una composizione geometrica e cangiante.
Le sue opere iniziano ad essere esposte in molte gallerie di Parigi e di Milano, ma è nel 1960 che Carlo Cardazzo gli allestisce la prima personale alla “ Galleria del Cavallino” di Venezia, che risulta anche essere la prima esposizione di arte cinetico-luminosa in Italia.
Il movimento, seguendo i dettami della corrente cinetica, è il centro nevralgico delle sue opere e può essere di due tipi: reale, in quanto prodotto da meccanismi elettrici, come avviene nei “ Mobiles Lumineux ”, o virtuale in quanto risultato apparente di effetti visivi e percettivi alterati dalle ingerenze dell’osservatore nello spazio dell’opera, come nei suoi disegni di “ Sphere Mobiles ”.
I Mobiles Lumineux possono esere definiti cinetico-luminosi perché comportano il movimento fisico e la luce elettrica come elementi indispensabili alla loro entità e visualità, ma la meccanica viene utilizzata da Nino Calos solo come mezzo per un raggiungimento estetico che conserva delle qualità pittoriche. A differenza di molti altri artisti cinetici, prerogativa di Calos è la geometria sgeometrizzata, nel senso di libera e non rigorosa, perché, pur partendo da qualcosa di geometrico che risulta essenziale alla resa tecnica, l’immagine che ne risulta è sfuggevole e sfumata al fine di ottenere, come scrisse lui stesso, “una geometria lirica come i nostri pensieri, simili a bolle di sapone che si elevano nell’aria della coscienza per poi scomparire nel nulla dell’incoscienza”.
Nei Mobiles Lumineux altro elemento essenziale, oltre al movimento, è la luce che li rende “delle finestre aperte sull’invisibile”, perché, cadenzata dalle interferenze cromatiche dei dischi, è ciò che fa prender forma all’immagine e la deforma di continuo in un andare e venire dall’inconscio al conscio, dallo spazio al tempo.
Le ricerche di Calos si sviluppano e si approfondiscono negli anni fino alla creazione di opere che arrivino ad integrarsi nell’architettura stessa e che coinvolgano l’udito comportando dei cambiamenti in relazione alle mutazioni dei suoni dell’ambiente in cui sono immerse, e che possono inserirsi in edifici pubblici, come l’Ospedale di L’Aia e l’Università di Nantes, o in architetture religiose.
Gli Anni Settanta rappresentano il periodo centrale della sua produzione accompagnata da esposizioni personali in Europa e in Italia e dalla partecipazione alle più importanti manifestazioni artistiche internazionali. A Bergamo approda in occasione della personale del 1972 presso la “ Galleria dei Mille” e sceglierà proprio questa città come punto di riferimento per le sue presenze in Italia nel 1975 quando ben due mostre, allestite da Patrick Serra presso la “ Galleria Kefri” e la “ Bottega del Quadro”, gli rendono omaggio. La stretta e duratura amicizia con il gallerista lo portano a partecipare insieme ad altri nove artisti alla cartella “ Incontro” del 1973-75, in cui utilizza la litografia come nuovo mezzo espressivo per le Spheres Mobiles, e poi successivamente a dare vita alla cartella “ Venezia- Poema Cromatico” in cui sei litografie, che ritraggono la sua visione dei mutamenti di luce e di colore della città lagunare, si accompagnano ad una raccolta di poesie da lui composte.
Nino Calos (1926-1990), nato a Messina e laureato in filosofia, si avvicina all’arte da autodidatta frequentando solo saltuariamente l’Istituto d’Arte di Venezia e alcune Accademie a Parigi. Le sue prime sperimentazioni risalgono al 1949 quando sceglie di utilizzare dei proiettori a luce colorata e intermittente per ottenere degli effetti di movimento su dei supporti ricoperti da paillettes.
La svolta artistica avviene nel 1956 quando conosce Frank J.Malina, artista e scienziato americano, che aveva già realizzato alcune opere utilizzando la luce elettrica. E’ questa amicizia a dargli lo spunto per approfondire le sue ricerche nell’ambito cinetico-luminoso che lo portano a creare coppie di composizioni geometriche che, sovrapposte e messe in movimento con l’ausilio di un motore elettrico, danno vita ad una composizione geometrica e cangiante.
Le sue opere iniziano ad essere esposte in molte gallerie di Parigi e di Milano, ma è nel 1960 che Carlo Cardazzo gli allestisce la prima personale alla “ Galleria del Cavallino” di Venezia, che risulta anche essere la prima esposizione di arte cinetico-luminosa in Italia.
Il movimento, seguendo i dettami della corrente cinetica, è il centro nevralgico delle sue opere e può essere di due tipi: reale, in quanto prodotto da meccanismi elettrici, come avviene nei “ Mobiles Lumineux ”, o virtuale in quanto risultato apparente di effetti visivi e percettivi alterati dalle ingerenze dell’osservatore nello spazio dell’opera, come nei suoi disegni di “ Sphere Mobiles ”.
I Mobiles Lumineux possono esere definiti cinetico-luminosi perché comportano il movimento fisico e la luce elettrica come elementi indispensabili alla loro entità e visualità, ma la meccanica viene utilizzata da Nino Calos solo come mezzo per un raggiungimento estetico che conserva delle qualità pittoriche. A differenza di molti altri artisti cinetici, prerogativa di Calos è la geometria sgeometrizzata, nel senso di libera e non rigorosa, perché, pur partendo da qualcosa di geometrico che risulta essenziale alla resa tecnica, l’immagine che ne risulta è sfuggevole e sfumata al fine di ottenere, come scrisse lui stesso, “una geometria lirica come i nostri pensieri, simili a bolle di sapone che si elevano nell’aria della coscienza per poi scomparire nel nulla dell’incoscienza”.
Nei Mobiles Lumineux altro elemento essenziale, oltre al movimento, è la luce che li rende “delle finestre aperte sull’invisibile”, perché, cadenzata dalle interferenze cromatiche dei dischi, è ciò che fa prender forma all’immagine e la deforma di continuo in un andare e venire dall’inconscio al conscio, dallo spazio al tempo.
Le ricerche di Calos si sviluppano e si approfondiscono negli anni fino alla creazione di opere che arrivino ad integrarsi nell’architettura stessa e che coinvolgano l’udito comportando dei cambiamenti in relazione alle mutazioni dei suoni dell’ambiente in cui sono immerse, e che possono inserirsi in edifici pubblici, come l’Ospedale di L’Aia e l’Università di Nantes, o in architetture religiose.
Gli Anni Settanta rappresentano il periodo centrale della sua produzione accompagnata da esposizioni personali in Europa e in Italia e dalla partecipazione alle più importanti manifestazioni artistiche internazionali. A Bergamo approda in occasione della personale del 1972 presso la “ Galleria dei Mille” e sceglierà proprio questa città come punto di riferimento per le sue presenze in Italia nel 1975 quando ben due mostre, allestite da Patrick Serra presso la “ Galleria Kefri” e la “ Bottega del Quadro”, gli rendono omaggio. La stretta e duratura amicizia con il gallerista lo portano a partecipare insieme ad altri nove artisti alla cartella “ Incontro” del 1973-75, in cui utilizza la litografia come nuovo mezzo espressivo per le Spheres Mobiles, e poi successivamente a dare vita alla cartella “ Venezia- Poema Cromatico” in cui sei litografie, che ritraggono la sua visione dei mutamenti di luce e di colore della città lagunare, si accompagnano ad una raccolta di poesie da lui composte.
17
gennaio 2004
Nino Calos
Dal 17 al 31 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA PATRICK SERRA
Bergamo, Via Santa Orsola, 37, (Bergamo)
Bergamo, Via Santa Orsola, 37, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato: 9.30-12.30. 15.30-19.30