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Nino Garajo
Personale
Comunicato stampa
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Enrico Crispolti
Una riflessione breve sulla pittura
di Garajo
“[…] Nato verso metà febbraio del 1918, Nino era di poco più di sei anni più giovane di Renato, nato invece alla fine di dicembre del 1911. Aveva esordito diciannovenne nel 1937 in una mostra di artisti di Bagheria (dove, com’è noto, ambedue sono nati), e alle Sindacali siciliane ha cominciato ad esporre, ventenne, l’anno seguente. Era appunto fra i primissimi amici artisti di Guttuso, conosciuto ancora in anni scolastici. E Renato lo ricordava compagno di escursioni pittoriche (“veniva con me a dipingere i cieli, i giardini, le montagne di Bagheria”), presentandolo nel catalogo dell’unica personale tenuta dall’amico nella capitale, nel 1964, nella Galleria del Vantaggio, del siciliano Giuseppe Sciortino, dai trascorsi futuristi.
Ricordo di averlo incrociato, in qualche occasione a Roma, forse di quella personale. Ho conosciuto meglio la sua pittura oltre vent’anni dopo, nella consistente retrospettiva organizzatagli a Roma (dove era morto, nel 1977) in Palazzo Rondanini, alla fine del 1988, assieme a una mostra di fotografie di Ferdinando Scianna. In catalogo c’era un breve testo di Leonardo Sciascia, assieme a uno di Paolo Portoghesi, e uno stimolante impegnato saggio di Franco Grasso. Il quale riconnetteva a curiosità del nostro giovane un rapporto iniziale con i fervori del gruppo futurista bagherese. […]”
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
Dora Favatella Lo Cascio
Un capitolo dell’arte visiva siciliana
“[…] Un capitolo da aggiungere a quella che può definirsi ‘ricognizione’ dello scenario siciliano va riservato all’opera ed alla figura di Nino Garajo che, a partire dagli anni Trenta, ha attraversato il percorso del movimento realista focalizzando la sua produzione alla discendenza più o meno diretta dal ceppo naturalista e verista, talune volte entrando nel vivo delle istanze etiche e sociali, ma nella maggior parte dei casi elaborando una tavolozza atmosferica fondata su una poetica ricerca individuale.
Nel realizzare questa mostra, che vuole anche essere un omaggio ad un cittadino bagherese di talento, si è tenuto conto dell’ articolata documentazione raccolta da Virginia Buda, con la collaborazione di Libero Garajo, unico figlio dell’artista, per la sua tesi specialistica che scandisce in cinque decenni, dagli anni Trenta agli anni Settanta, ampiamente indagati, l’attività di Garajo integrata al suo vissuto.
Da tale impalcatura nasce la selezione delle opere che, rispetto all’ultima mostra, tenutasi a Roma, in Palazzo Rondanini, nel 1988, ad undici anni dalla morte dell’artista, privilegia dipinti inediti ed un cospicuo numero di disegni ed acquarelli, testimonianza e funzione primaria del suo modo di appuntare un archivio di immagini, colme di ricchezza inventiva e spesso, purtroppo, non tradotte sulla tela.
Garajo viene presentato, nel 1937, da Renato Guttuso, in occasione della mostra organizzata a Villa Palagonia dall’Istituto di Cultura Fascista di Bagheria. Guttuso, con uno scarto maggiore di anni ed una già notevole affermazione del proprio talento che ormai respirava, in più largo orizzonte, le esperienze italiane ed europee, ne tratteggia il temperamento in rapporto a quello di altri due artisti di Bagheria che si affacciavano sulle scene espositive: Gaetano Scaduto e Paolo Gagliardo. “È il più giovane ed anche quello che per ragioni di vivacità e di accesa fantasia, più aderisce ad un suo ruolo di immaginare fantastico ed originale. Il suo colore ha già una determinata funzione evocativa, anche se non ha raggiunto una necessità. È notevole il fatto che Garajo si esprima essenzialmente secondo colore, considerandolo avvenimento primo della pittura. Ed in questo non gli dò affatto torto[…]“.
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
Virginia Buda
Nino Garajo, l’arte e la vita
«Il compito dello storico è anche quello di recuperare le vicende… di coloro che, non baciati dal successo in vita, sono rimasti soli a costruire la propria personalità artistica» 1.
“[…] Quando mi accostai per la prima volta alla personalità di Nino Garajo, accingendomi per la mia tesi di specializzazione a ricostruirne l’attività artistica, fui subito colpita e conquistata dalle parole che Paolo Portoghesi aveva scritto in occasione dell’ampia retrospettiva organizzata a Roma nel 1988.
Studiare Nino Garajo si rivelò un’impresa ardua, sia per il coinvolgimento emotivo istintivo che certi personaggi e certe luci così tipicamente siciliani suscitavano in me rievocando atmosfere e figure vissute personalmente, sia perché l’uomo Garajo, con tutte le sue peregrinazioni interiori, emergeva tanto prepotentemente dalle proprie opere, così come dagli articoli scritti sui periodici, da rendere difficoltoso mantenere il giusto distacco proprio dello studioso.
Risultava altrettanto problematico inquadrarlo in un ambito artistico ben preciso. Di volta in volta è stato definito “neo realista” o “espressionista” o addirittura “neo romantico”, ma è effettivamente impossibile racchiudere la sua opera entro i ristretti limiti di un’etichetta stilistica.
Allo stesso modo è inutile cercare, all’interno della sua produzione, fasi diverse, cambiamenti di stile, i cosiddetti “periodi” che in altri artisti sono nettamente distinguibili. Al di là della normale evoluzione dalle prime ricerche e prove giovanili alla sapienza tecnica degli anni della maturità, in Garajo si trova una fedeltà costante ai motivi scelti e trattati fin da ragazzo.
Nulla può essere più indicativo, in tal senso, delle sue stesse parole: «È difficile che io riesca a delineare tutto l’effettivo senso delle mie ricerche forse come riuscirebbe difficile ad ognuno precisare la ragione vera, fondamentale ed ultima della propria esistenza. Ma affermo il vero dicendo che in me ho sempre avvertito una fortissima spinta verso una totale adesione alla realtà» 2, perché «l’Arte è vita e la vita non è definibile» 3.
Il sincero fervore di queste affermazioni suscitò in me un coinvolgimento che si accentuò nel conoscere il figlio del pittore e nell’apprenderne lo scoramento seguito alle speranze, a lungo deluse, di ottenere che Bagheria dedicasse un doveroso omaggio al proprio concittadino.
Non è senza emozione, dunque, che oggi condivido con Libero l’immensa gioia di assistere finalmente all’evento tanto atteso: vedere le opere di Nino Garajo esposte nella città tanto amata. Forse solo adesso, con questo pur modesto contributo, sento di aver assolto a quell’importante compito che Portoghesi indicava”[…].
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
Una riflessione breve sulla pittura
di Garajo
“[…] Nato verso metà febbraio del 1918, Nino era di poco più di sei anni più giovane di Renato, nato invece alla fine di dicembre del 1911. Aveva esordito diciannovenne nel 1937 in una mostra di artisti di Bagheria (dove, com’è noto, ambedue sono nati), e alle Sindacali siciliane ha cominciato ad esporre, ventenne, l’anno seguente. Era appunto fra i primissimi amici artisti di Guttuso, conosciuto ancora in anni scolastici. E Renato lo ricordava compagno di escursioni pittoriche (“veniva con me a dipingere i cieli, i giardini, le montagne di Bagheria”), presentandolo nel catalogo dell’unica personale tenuta dall’amico nella capitale, nel 1964, nella Galleria del Vantaggio, del siciliano Giuseppe Sciortino, dai trascorsi futuristi.
Ricordo di averlo incrociato, in qualche occasione a Roma, forse di quella personale. Ho conosciuto meglio la sua pittura oltre vent’anni dopo, nella consistente retrospettiva organizzatagli a Roma (dove era morto, nel 1977) in Palazzo Rondanini, alla fine del 1988, assieme a una mostra di fotografie di Ferdinando Scianna. In catalogo c’era un breve testo di Leonardo Sciascia, assieme a uno di Paolo Portoghesi, e uno stimolante impegnato saggio di Franco Grasso. Il quale riconnetteva a curiosità del nostro giovane un rapporto iniziale con i fervori del gruppo futurista bagherese. […]”
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
Dora Favatella Lo Cascio
Un capitolo dell’arte visiva siciliana
“[…] Un capitolo da aggiungere a quella che può definirsi ‘ricognizione’ dello scenario siciliano va riservato all’opera ed alla figura di Nino Garajo che, a partire dagli anni Trenta, ha attraversato il percorso del movimento realista focalizzando la sua produzione alla discendenza più o meno diretta dal ceppo naturalista e verista, talune volte entrando nel vivo delle istanze etiche e sociali, ma nella maggior parte dei casi elaborando una tavolozza atmosferica fondata su una poetica ricerca individuale.
Nel realizzare questa mostra, che vuole anche essere un omaggio ad un cittadino bagherese di talento, si è tenuto conto dell’ articolata documentazione raccolta da Virginia Buda, con la collaborazione di Libero Garajo, unico figlio dell’artista, per la sua tesi specialistica che scandisce in cinque decenni, dagli anni Trenta agli anni Settanta, ampiamente indagati, l’attività di Garajo integrata al suo vissuto.
Da tale impalcatura nasce la selezione delle opere che, rispetto all’ultima mostra, tenutasi a Roma, in Palazzo Rondanini, nel 1988, ad undici anni dalla morte dell’artista, privilegia dipinti inediti ed un cospicuo numero di disegni ed acquarelli, testimonianza e funzione primaria del suo modo di appuntare un archivio di immagini, colme di ricchezza inventiva e spesso, purtroppo, non tradotte sulla tela.
Garajo viene presentato, nel 1937, da Renato Guttuso, in occasione della mostra organizzata a Villa Palagonia dall’Istituto di Cultura Fascista di Bagheria. Guttuso, con uno scarto maggiore di anni ed una già notevole affermazione del proprio talento che ormai respirava, in più largo orizzonte, le esperienze italiane ed europee, ne tratteggia il temperamento in rapporto a quello di altri due artisti di Bagheria che si affacciavano sulle scene espositive: Gaetano Scaduto e Paolo Gagliardo. “È il più giovane ed anche quello che per ragioni di vivacità e di accesa fantasia, più aderisce ad un suo ruolo di immaginare fantastico ed originale. Il suo colore ha già una determinata funzione evocativa, anche se non ha raggiunto una necessità. È notevole il fatto che Garajo si esprima essenzialmente secondo colore, considerandolo avvenimento primo della pittura. Ed in questo non gli dò affatto torto[…]“.
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
Virginia Buda
Nino Garajo, l’arte e la vita
«Il compito dello storico è anche quello di recuperare le vicende… di coloro che, non baciati dal successo in vita, sono rimasti soli a costruire la propria personalità artistica» 1.
“[…] Quando mi accostai per la prima volta alla personalità di Nino Garajo, accingendomi per la mia tesi di specializzazione a ricostruirne l’attività artistica, fui subito colpita e conquistata dalle parole che Paolo Portoghesi aveva scritto in occasione dell’ampia retrospettiva organizzata a Roma nel 1988.
Studiare Nino Garajo si rivelò un’impresa ardua, sia per il coinvolgimento emotivo istintivo che certi personaggi e certe luci così tipicamente siciliani suscitavano in me rievocando atmosfere e figure vissute personalmente, sia perché l’uomo Garajo, con tutte le sue peregrinazioni interiori, emergeva tanto prepotentemente dalle proprie opere, così come dagli articoli scritti sui periodici, da rendere difficoltoso mantenere il giusto distacco proprio dello studioso.
Risultava altrettanto problematico inquadrarlo in un ambito artistico ben preciso. Di volta in volta è stato definito “neo realista” o “espressionista” o addirittura “neo romantico”, ma è effettivamente impossibile racchiudere la sua opera entro i ristretti limiti di un’etichetta stilistica.
Allo stesso modo è inutile cercare, all’interno della sua produzione, fasi diverse, cambiamenti di stile, i cosiddetti “periodi” che in altri artisti sono nettamente distinguibili. Al di là della normale evoluzione dalle prime ricerche e prove giovanili alla sapienza tecnica degli anni della maturità, in Garajo si trova una fedeltà costante ai motivi scelti e trattati fin da ragazzo.
Nulla può essere più indicativo, in tal senso, delle sue stesse parole: «È difficile che io riesca a delineare tutto l’effettivo senso delle mie ricerche forse come riuscirebbe difficile ad ognuno precisare la ragione vera, fondamentale ed ultima della propria esistenza. Ma affermo il vero dicendo che in me ho sempre avvertito una fortissima spinta verso una totale adesione alla realtà» 2, perché «l’Arte è vita e la vita non è definibile» 3.
Il sincero fervore di queste affermazioni suscitò in me un coinvolgimento che si accentuò nel conoscere il figlio del pittore e nell’apprenderne lo scoramento seguito alle speranze, a lungo deluse, di ottenere che Bagheria dedicasse un doveroso omaggio al proprio concittadino.
Non è senza emozione, dunque, che oggi condivido con Libero l’immensa gioia di assistere finalmente all’evento tanto atteso: vedere le opere di Nino Garajo esposte nella città tanto amata. Forse solo adesso, con questo pur modesto contributo, sento di aver assolto a quell’importante compito che Portoghesi indicava”[…].
Tratto dal catalogo “Garajo” Ed. Eugenio Maria Falcone Editore, marzo 2005 pag. 152 col/Bn
16
aprile 2005
Nino Garajo
Dal 16 aprile al 30 giugno 2005
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA RENATO GUTTUSO – VILLA CATTOLICA
Bagheria, Via Consolare, 9, (Palermo)
Bagheria, Via Consolare, 9, (Palermo)
Orario di apertura
Da martedì a domenica 9,30-18,30
Autore
Curatore