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Nino Memo – Archetipi ed antichi mestieri
Le opere pittoriche attestano la felicità dei differenti stadi della ricerca di Nino Memo che, da sessant’anni lavora con limpidezza di pensiero, freschezza immaginifica e impeccabile finezza manuale. L’esposizione si incentra sugli anni che vanno dal 1970 al 1983 in cui Memo declinò i differenti cicli delle Vanesse (1970-73), dei Cieli (1978), delle Mani (1980), delle Moschee (1981) e degli Alberi – Foglia (1982-83).
Comunicato stampa
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NINO MEMO
Nome storico dell'arte contemporanea veneziana, Nino Memo (1941) inizia a dipingere giovanissimo. Ventenne, espone con Tancredi, Licata, Zimmermann, Palmintieri, Schultz, Greco, ai quali è legato da rapporti di amicizia e di scambio culturale. Dal '59 al '73 ha partecipato alle esposizioni della Fondazione Bevilacqua la Masa. Dalla fine degli anni '70 è presente con continuità in personali e collettive in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Vanta una lunga esperienza internazionale come mosaicista. Attraverso cifre e simboli che si sono via via personalizzati in segni minimali e rarefatti, Memo ha saputo interpretare in suggestive mappe della memoria e raffinati percorsi dell'inconscio, la tradizione aniconica orientale, forte dell'antica consonanza che lega Venezia a Bisanzio, ma anche al mondo islamico.
Artista d’esperienza internazionale metodico ed insieme poliedrico, in sessant’anni di attività, Nino Memo ha prodotto un numero considerevole di cicli d’opere cimentandosi , oltre che con le differenti tecniche pittoriche, anche con le tecniche grafiche, con la decorazione ceramica, con l’arte musiva e con l realizzazione di oggetti d’arte nei più diversi materiali. Profondo conoscitore del Simbolo e dell’Archetipo, Memo ha profondamente interiorizzato le modalità del processo alchemico che comporta, oltre all’affinamento della tecnica, un percorso radicale di scoperta dell’interiorità.
In questo senso può essere considerato l’epigone di quel movimento simbolista che ha trovato,nella Venezia del primo Novecento,interpreti significativi ed originali.
L’evento espositivo si presenta come un’avventura che merita d’essere raccontata.
Nel 1987 Gianni Pizzamano, appassionato collezionista d’arte, conobbe il pittore Nino Memo in un’occasione drammatica: un incendio aveva violatola casa-atelier dell’artista, privandolo di un’ingente quantità di opere, molte delle quali appartenenti agli esordi del suo magistero ( che risalgono ai primi degli Anni Cinquanta) e di tanti preziosi ricordi personali, attestanti il ricco iter produttivo e testimonianza del sodalizio con le più belle intelligenze creative: dai già citati Tancredi e Schultz a Mario Deluigi, Ennio Finzi, Marcello Pirro, l’artista filosofo Helmut Zimmermann.
Dall’amicizia fra il collezionista ed il pittore, stretta in quel difficile frangente, nacque l’idea di raccogliere, in una “cartella d’invenzione e ricerca”, i passaggi più significativi dell’evoluzione poetica di Memo: ideale risarcimento per la perdita subita dall’artista ed insieme documento memoriale. Il prodotto di tale intuizione fu una serie di dodici serigrafie a colori stampate con encomiabile cura ed infinita pazienza da Claudio Barbato in sette mesi di lavoro (dal settembre del 1987 al marzo dell’88), su matrici realizzate dallo stesso Nino Memo ( che supervisionò personalmente ogni fase della stampa) e rigorosamente distrutte a tiratura ultimata.
Dell’opera intitolata “Alchimia del Simbolo” e corredata da una significativa nota critica di Ivo Prandin, furono stampati 500 esemplari più 10 prove d’artista. Ciascuna serie di serigrafie è contenuta in una teca foderata in seta nera ed impreziosita da un mosaico in tessere di vetro a specchio e oro che rappresenta la Freccia orientata verticalmente, cifra inconfondibile di quella ricerca dei “Segni dell’Uomo” che Memo persegue dagli Anni Sessanta.
A distanza di un ventennio dalla produzione di “Alchimia del Simbolo”, impresa che per accuratezza di esecuzione , qualità di stampa e cura dei materiali non sarebbe oggi replicabile, si è ritenuto doveroso rendere omaggio al’autore, riproponendo gli esemplari superstiti della serie, ma anche i testi pittorici che sono stati oggetto della rielaborazione serigrafica.
Le opere pittoriche attestano la felicità dei differenti stadi della ricerca di Nino Memo che, da sessant’anni lavora con limpidezza di pensiero, freschezza immaginifica e impeccabile finezza manuale.
L’esposizione si incentra sugli anni che vanno dal 1970 al 1983 in cui Memo declinò i differenti cicli delle Vanesse (1970-73), dei Cieli (1978), delle Mani (1980), delle Moschee (1981) e degli Alberi – Foglia (1982-83).
In esposizione sono presenti inoltre 12 interpretazioni a merletto dei temi pittorici e musivi realizzate in punto Burano da Norma Molin, moglie di Nino Memo e maestra ricamatrice formatasi presso la Scuola di ricamo “Olga Asta” di Burano, che riprendono i temi della cartella.
Ne deriva un originale omaggio a tradizioni antiche ( il merletto, il mosaico) e moderne (la serigrafia) che hanno caratterizzato il patrimonio artigiano e artistico veneziano e che si vanno perdendo, ma che dimostrano, attraverso l’inedito rapporto con il lessico contemporaneo, di aver mantenuto una capacità significativa ed emozionale che travalica la storia.
Nome storico dell'arte contemporanea veneziana, Nino Memo (1941) inizia a dipingere giovanissimo. Ventenne, espone con Tancredi, Licata, Zimmermann, Palmintieri, Schultz, Greco, ai quali è legato da rapporti di amicizia e di scambio culturale. Dal '59 al '73 ha partecipato alle esposizioni della Fondazione Bevilacqua la Masa. Dalla fine degli anni '70 è presente con continuità in personali e collettive in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Vanta una lunga esperienza internazionale come mosaicista. Attraverso cifre e simboli che si sono via via personalizzati in segni minimali e rarefatti, Memo ha saputo interpretare in suggestive mappe della memoria e raffinati percorsi dell'inconscio, la tradizione aniconica orientale, forte dell'antica consonanza che lega Venezia a Bisanzio, ma anche al mondo islamico.
Artista d’esperienza internazionale metodico ed insieme poliedrico, in sessant’anni di attività, Nino Memo ha prodotto un numero considerevole di cicli d’opere cimentandosi , oltre che con le differenti tecniche pittoriche, anche con le tecniche grafiche, con la decorazione ceramica, con l’arte musiva e con l realizzazione di oggetti d’arte nei più diversi materiali. Profondo conoscitore del Simbolo e dell’Archetipo, Memo ha profondamente interiorizzato le modalità del processo alchemico che comporta, oltre all’affinamento della tecnica, un percorso radicale di scoperta dell’interiorità.
In questo senso può essere considerato l’epigone di quel movimento simbolista che ha trovato,nella Venezia del primo Novecento,interpreti significativi ed originali.
L’evento espositivo si presenta come un’avventura che merita d’essere raccontata.
Nel 1987 Gianni Pizzamano, appassionato collezionista d’arte, conobbe il pittore Nino Memo in un’occasione drammatica: un incendio aveva violatola casa-atelier dell’artista, privandolo di un’ingente quantità di opere, molte delle quali appartenenti agli esordi del suo magistero ( che risalgono ai primi degli Anni Cinquanta) e di tanti preziosi ricordi personali, attestanti il ricco iter produttivo e testimonianza del sodalizio con le più belle intelligenze creative: dai già citati Tancredi e Schultz a Mario Deluigi, Ennio Finzi, Marcello Pirro, l’artista filosofo Helmut Zimmermann.
Dall’amicizia fra il collezionista ed il pittore, stretta in quel difficile frangente, nacque l’idea di raccogliere, in una “cartella d’invenzione e ricerca”, i passaggi più significativi dell’evoluzione poetica di Memo: ideale risarcimento per la perdita subita dall’artista ed insieme documento memoriale. Il prodotto di tale intuizione fu una serie di dodici serigrafie a colori stampate con encomiabile cura ed infinita pazienza da Claudio Barbato in sette mesi di lavoro (dal settembre del 1987 al marzo dell’88), su matrici realizzate dallo stesso Nino Memo ( che supervisionò personalmente ogni fase della stampa) e rigorosamente distrutte a tiratura ultimata.
Dell’opera intitolata “Alchimia del Simbolo” e corredata da una significativa nota critica di Ivo Prandin, furono stampati 500 esemplari più 10 prove d’artista. Ciascuna serie di serigrafie è contenuta in una teca foderata in seta nera ed impreziosita da un mosaico in tessere di vetro a specchio e oro che rappresenta la Freccia orientata verticalmente, cifra inconfondibile di quella ricerca dei “Segni dell’Uomo” che Memo persegue dagli Anni Sessanta.
A distanza di un ventennio dalla produzione di “Alchimia del Simbolo”, impresa che per accuratezza di esecuzione , qualità di stampa e cura dei materiali non sarebbe oggi replicabile, si è ritenuto doveroso rendere omaggio al’autore, riproponendo gli esemplari superstiti della serie, ma anche i testi pittorici che sono stati oggetto della rielaborazione serigrafica.
Le opere pittoriche attestano la felicità dei differenti stadi della ricerca di Nino Memo che, da sessant’anni lavora con limpidezza di pensiero, freschezza immaginifica e impeccabile finezza manuale.
L’esposizione si incentra sugli anni che vanno dal 1970 al 1983 in cui Memo declinò i differenti cicli delle Vanesse (1970-73), dei Cieli (1978), delle Mani (1980), delle Moschee (1981) e degli Alberi – Foglia (1982-83).
In esposizione sono presenti inoltre 12 interpretazioni a merletto dei temi pittorici e musivi realizzate in punto Burano da Norma Molin, moglie di Nino Memo e maestra ricamatrice formatasi presso la Scuola di ricamo “Olga Asta” di Burano, che riprendono i temi della cartella.
Ne deriva un originale omaggio a tradizioni antiche ( il merletto, il mosaico) e moderne (la serigrafia) che hanno caratterizzato il patrimonio artigiano e artistico veneziano e che si vanno perdendo, ma che dimostrano, attraverso l’inedito rapporto con il lessico contemporaneo, di aver mantenuto una capacità significativa ed emozionale che travalica la storia.
06
dicembre 2008
Nino Memo – Archetipi ed antichi mestieri
Dal 06 dicembre 2008 al 31 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
SCUOLA GRANDE SAN GIOVANNI EVANGELISTA
Venezia, San Polo, 2454, (Venezia)
Venezia, San Polo, 2454, (Venezia)
Orario di apertura
Tutti i giorni tranne i lunedì
Dalle ore 10 alle 17
Autore