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Nino Tassone – Momenti di un percorso
La personale di Nino Tassone si sviluppa lungo un percorso espositivo di carattere cronologico presentandoci la varietà della sua produzione artistica che spazia dagli anni Settanta ai Duemila.
Comunicato stampa
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La personale di Nino Tassone si sviluppa lungo un percorso espositivo di carattere cronologico presentandoci la varietà della sua produzione artistica che spazia dagli anni Settanta ai Duemila.
L’antologica ci permette di comprendere come Tassone sia un artista diversivo. La sua attività inizia come pittore dipingendo per lo più motivi naturalistici su differenti supporti quando poi dagli anni Ottanta e per tutti i Novanta si dedica alla scultura in creta, passando alla fusione in bronzo che alterna alla realizzazione dei primi lavori in legno di sagome umanizzate. In questo ventennio Tassone sviluppa mediante differenti tipi di materiali lo stesso tema della natura umana, mostrandocela non attraverso una scultura figurativa basata sulla norma classica in cui le forme sono plasmate nel loro realismo e nel loro ideale di bellezza, ma sfociando in una plastica oblunga, contraddistinta dalle forme stilizzate, in cui la fisicità è appena accennata così pure i lineamenti del volto, e dall’appiattimento della corporatura in analogia alla scultura primitiva. I soggetti sono rappresentati sia singolarmente raccolti nella loro individualità e solitudine che invitano lo spettatore a una contemplazione come “I nudini accovacciati” sia in coppia trasportandoci nelle emozioni di affetto e di passione che si manifestano nella serie di “Lui e lei”.
Con l’inizio del XXI secolo i personaggi principali sono i clochard, riprodotti in bronzo con un sacchetto in mano o sulle spalle che girovagano per il mondo. C’è pure quello che dorme su una panchina sulla quale sta scritto: «Una panchina per letto, il cielo stellato per tetto». Tassone, colpito da questa triste e difficile realtà, sente il bisogno di fornire loro un luogo di protezione e di sicurezza, una casa senza numero civico. Dopo la costruzione di casette di legno, Tassone ci propone tematiche mitologiche concretizzate mediante l’assemblaggio di materiali di recupero, tipici dell’arte povera, riconducendoci a episodi di letteratura classica omerica come quello della tela di Penelope rivisitato in chiave coeva in “Penelope nel laboratorio” e “Penelope e la tela infinita” che altro non è che la riconsiderazione dello stratagemma elaborato dalla ninfa per evitare nuove nozze durante l’assenza da Itaca del marito Ulisse, tessendo di giorno e sfilando la sera e “Il ritorno di Ulisse e la prova dei dodici anelli” in cui Tassone riproduce il momento del ritorno in patria di Ulisse, travestito da viandante, che partecipando alla gara organizzata da Penelope che consisteva di far trapassare la freccia in una successione di anelli, vince e insieme al figlio Telemaco trucidano tutti proci riconquistando la propria terra e la propria gente.
Tassone nelle sue opere richiama volontariamente momenti della propria esistenza sociale: il rapporto con le altre persone e con gli ambienti che frequenta sono motivi di creatività che traspaiono in tutta l’attività scultoria figurativa e nel caso specifico del dipinto su tavola raffigurante il pergolato di glicine, caratteristico di alcuni cortili sul naviglio dove ha avuto il suo primo studio, ma dagli anni Duemila si concentra principalmente su percezioni individuali che affiorano da letture di cronaca e di classici suggerendoci una personalità solitaria, quieta ed emotiva.
L’antologica ci permette di comprendere come Tassone sia un artista diversivo. La sua attività inizia come pittore dipingendo per lo più motivi naturalistici su differenti supporti quando poi dagli anni Ottanta e per tutti i Novanta si dedica alla scultura in creta, passando alla fusione in bronzo che alterna alla realizzazione dei primi lavori in legno di sagome umanizzate. In questo ventennio Tassone sviluppa mediante differenti tipi di materiali lo stesso tema della natura umana, mostrandocela non attraverso una scultura figurativa basata sulla norma classica in cui le forme sono plasmate nel loro realismo e nel loro ideale di bellezza, ma sfociando in una plastica oblunga, contraddistinta dalle forme stilizzate, in cui la fisicità è appena accennata così pure i lineamenti del volto, e dall’appiattimento della corporatura in analogia alla scultura primitiva. I soggetti sono rappresentati sia singolarmente raccolti nella loro individualità e solitudine che invitano lo spettatore a una contemplazione come “I nudini accovacciati” sia in coppia trasportandoci nelle emozioni di affetto e di passione che si manifestano nella serie di “Lui e lei”.
Con l’inizio del XXI secolo i personaggi principali sono i clochard, riprodotti in bronzo con un sacchetto in mano o sulle spalle che girovagano per il mondo. C’è pure quello che dorme su una panchina sulla quale sta scritto: «Una panchina per letto, il cielo stellato per tetto». Tassone, colpito da questa triste e difficile realtà, sente il bisogno di fornire loro un luogo di protezione e di sicurezza, una casa senza numero civico. Dopo la costruzione di casette di legno, Tassone ci propone tematiche mitologiche concretizzate mediante l’assemblaggio di materiali di recupero, tipici dell’arte povera, riconducendoci a episodi di letteratura classica omerica come quello della tela di Penelope rivisitato in chiave coeva in “Penelope nel laboratorio” e “Penelope e la tela infinita” che altro non è che la riconsiderazione dello stratagemma elaborato dalla ninfa per evitare nuove nozze durante l’assenza da Itaca del marito Ulisse, tessendo di giorno e sfilando la sera e “Il ritorno di Ulisse e la prova dei dodici anelli” in cui Tassone riproduce il momento del ritorno in patria di Ulisse, travestito da viandante, che partecipando alla gara organizzata da Penelope che consisteva di far trapassare la freccia in una successione di anelli, vince e insieme al figlio Telemaco trucidano tutti proci riconquistando la propria terra e la propria gente.
Tassone nelle sue opere richiama volontariamente momenti della propria esistenza sociale: il rapporto con le altre persone e con gli ambienti che frequenta sono motivi di creatività che traspaiono in tutta l’attività scultoria figurativa e nel caso specifico del dipinto su tavola raffigurante il pergolato di glicine, caratteristico di alcuni cortili sul naviglio dove ha avuto il suo primo studio, ma dagli anni Duemila si concentra principalmente su percezioni individuali che affiorano da letture di cronaca e di classici suggerendoci una personalità solitaria, quieta ed emotiva.
27
maggio 2010
Nino Tassone – Momenti di un percorso
Dal 27 maggio al 16 giugno 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA LA TORRE
Milano, Via Lodovico Settala, 10, (Milano)
Milano, Via Lodovico Settala, 10, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 10,30 - 13 e 15,30 - 19 lunedì e sabato 15,30 - 19
Vernissage
27 Maggio 2010, ore 18
Autore
Curatore