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no border 2003/04 – Ancarani / Marangoni
Nei lavori proposti emerge la centralità della relazione: come registrazione delle presenze multietniche che mutano il volto del territorio inserendo dinamiche nuove, come lettura dei segni della storia e dunque come memoria…
Comunicato stampa
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Il progetto espositivo no border, promosso dal Museo d’Arte della Città di Ravenna per lo spazio di Santa Maria delle Croci e specificamente dedicato alle sperimentazioni dell’arte giovane in Italia, giunge alla quarta edizione proponendo una nuova indagine sui temi, gli intenti, le contaminazioni di campo che contrassegnano la nostra realtà e il lavoro delle ultime generazioni di artisti, fra cui alcune giovani presenze del territorio.
Attualmente emergono nuove dinamiche nel mondo dell’arte: se da una parte essa si è sempre interrogata di fronte al reale, ora l’intenzionalità dell’artista scavalca spesso i confini dell’estetica per porre nuovi dati entro la realtà stessa, facendo scaturire relazioni, possibili significati o al contrario additando lo svuotamento di senso presente in essa.
Nel lavoro di alcuni artisti – e si tratta di un fenomeno relativamente recente in Italia, assai più diffuso all’estero – è possibile individuare un impegno che si traduce in azione, con la realizzazione di spazi nuovi di conoscenza che spezzano gli stereotipi e le categorizzazioni, procedono oltre le divisioni esistenti, insinuandosi nella realtà o nello sguardo dello spettatore.
Il tema di questa edizione, che prevede un ciclo di tre mostre, è dedicato allo spazio della città e del territorio, un argomento di grande interesse a causa delle forti modificazioni a cui sono sottoposte le concentrazioni urbane, oggi analizzate tenendo conto di uno sguardo che privilegia relazioni, attività, spostamenti, velocità, flussi migratori.
Non solo antropologi, architetti, urbanisti e sociologi hanno recentemente indagato questo campo ma anche artisti, che lavorano talvolta secondo linee progettuali del tutto simili ad azioni sociali e politiche, finalizzate a registrare i mutamenti in corso fino a sollecitare modificazioni nel tessuto urbano e relazionale.
Agli artisti invitati in questa edizione – Yuri Ancarani, Emiliano Marangoni, [mu], Cinzia Sarto, Marco Vaglieri – è stato chiesto di presentare opere a tema, di cui alcune nate espressamente per la città di Ravenna. A tutti è stato sottoposto il problema di partenza: quanto lo spazio, la città e il territorio abbiano a che fare con l’identità, quanto con le relazioni fra le persone che quegli spazi vivono. E da ultimo che definizione si può dare a quei luoghi dove non esiste radicamento, attività o relazione stabile e se essi esistono anche attorno a noi.
Nei lavori proposti emerge la centralità della relazione: come registrazione delle presenze multietniche che mutano il volto del territorio inserendo dinamiche nuove, come lettura dei segni della storia e dunque come memoria, come attenzione alla dimensione pubblica dell’opera che sconfina dagli spazi espositivi del museo.
La prima delle tre mostre (29 novembre – 21 dicembre 2003) affianca due giovani artisti ravennati, Yuri Ancarani e Emiliano Marangoni, che utilizzano rispettivamente il linguaggio del video e della fotografia per indagare i luoghi di appartenenza e le relazioni che li connotano.
Yuri Ancarani (Ravenna 1972, lavora a Milano) ibrida immagini e suoni allargando i confini del video d’artista e mira a una fruizione pubblica dei propri lavori. Con la videoinstallazione Lido Adriano 12 km per sentirmi lontano, suggestionata dalle pagine di Tondelli, esplora il complesso universo multietnico della località adriatica opponendo allo stereotipo balneare la dimensione notturna di chi la abita. Il fascino acustico-visivo della zona industriale di Ravenna lo guida invece nel video-live Anic, invitando lo spettatore a uscire dall’immagine rassicurante di città d’arte e pinete.
Emiliano Marangoni (Ravenna 1970) presenta un progetto a cui ha pazientemente dedicato il tempo lungo della ricerca e degli spostamenti non solo nel territorio: i luoghi esplorati sono quelli della Linea gotica, il fronte che ha visto opporsi a lungo tedeschi e alleati durante il secondo conflitto mondiale. Si tratta in alcuni casi di una semplice registrazione evocativa degli scenari di quegli eventi, in altri della documentazione di quanto resta dei segni di coloro che li hanno vissuti – reperti bellici ma anche sculture anonime, pitture murali, scritte in inglese e in tedesco – secondo una linea della memoria che intreccia persone e luoghi.
Nel catalogo bilingue che verrà presentato con l’ultima mostra, oltre agli interventi dei curatori e alla documentazione di artisti e opere, saranno presenti interviste sul tema allo scrittore Eraldo Baldini e all’architetto Piera Nobili.
Attualmente emergono nuove dinamiche nel mondo dell’arte: se da una parte essa si è sempre interrogata di fronte al reale, ora l’intenzionalità dell’artista scavalca spesso i confini dell’estetica per porre nuovi dati entro la realtà stessa, facendo scaturire relazioni, possibili significati o al contrario additando lo svuotamento di senso presente in essa.
Nel lavoro di alcuni artisti – e si tratta di un fenomeno relativamente recente in Italia, assai più diffuso all’estero – è possibile individuare un impegno che si traduce in azione, con la realizzazione di spazi nuovi di conoscenza che spezzano gli stereotipi e le categorizzazioni, procedono oltre le divisioni esistenti, insinuandosi nella realtà o nello sguardo dello spettatore.
Il tema di questa edizione, che prevede un ciclo di tre mostre, è dedicato allo spazio della città e del territorio, un argomento di grande interesse a causa delle forti modificazioni a cui sono sottoposte le concentrazioni urbane, oggi analizzate tenendo conto di uno sguardo che privilegia relazioni, attività, spostamenti, velocità, flussi migratori.
Non solo antropologi, architetti, urbanisti e sociologi hanno recentemente indagato questo campo ma anche artisti, che lavorano talvolta secondo linee progettuali del tutto simili ad azioni sociali e politiche, finalizzate a registrare i mutamenti in corso fino a sollecitare modificazioni nel tessuto urbano e relazionale.
Agli artisti invitati in questa edizione – Yuri Ancarani, Emiliano Marangoni, [mu], Cinzia Sarto, Marco Vaglieri – è stato chiesto di presentare opere a tema, di cui alcune nate espressamente per la città di Ravenna. A tutti è stato sottoposto il problema di partenza: quanto lo spazio, la città e il territorio abbiano a che fare con l’identità, quanto con le relazioni fra le persone che quegli spazi vivono. E da ultimo che definizione si può dare a quei luoghi dove non esiste radicamento, attività o relazione stabile e se essi esistono anche attorno a noi.
Nei lavori proposti emerge la centralità della relazione: come registrazione delle presenze multietniche che mutano il volto del territorio inserendo dinamiche nuove, come lettura dei segni della storia e dunque come memoria, come attenzione alla dimensione pubblica dell’opera che sconfina dagli spazi espositivi del museo.
La prima delle tre mostre (29 novembre – 21 dicembre 2003) affianca due giovani artisti ravennati, Yuri Ancarani e Emiliano Marangoni, che utilizzano rispettivamente il linguaggio del video e della fotografia per indagare i luoghi di appartenenza e le relazioni che li connotano.
Yuri Ancarani (Ravenna 1972, lavora a Milano) ibrida immagini e suoni allargando i confini del video d’artista e mira a una fruizione pubblica dei propri lavori. Con la videoinstallazione Lido Adriano 12 km per sentirmi lontano, suggestionata dalle pagine di Tondelli, esplora il complesso universo multietnico della località adriatica opponendo allo stereotipo balneare la dimensione notturna di chi la abita. Il fascino acustico-visivo della zona industriale di Ravenna lo guida invece nel video-live Anic, invitando lo spettatore a uscire dall’immagine rassicurante di città d’arte e pinete.
Emiliano Marangoni (Ravenna 1970) presenta un progetto a cui ha pazientemente dedicato il tempo lungo della ricerca e degli spostamenti non solo nel territorio: i luoghi esplorati sono quelli della Linea gotica, il fronte che ha visto opporsi a lungo tedeschi e alleati durante il secondo conflitto mondiale. Si tratta in alcuni casi di una semplice registrazione evocativa degli scenari di quegli eventi, in altri della documentazione di quanto resta dei segni di coloro che li hanno vissuti – reperti bellici ma anche sculture anonime, pitture murali, scritte in inglese e in tedesco – secondo una linea della memoria che intreccia persone e luoghi.
Nel catalogo bilingue che verrà presentato con l’ultima mostra, oltre agli interventi dei curatori e alla documentazione di artisti e opere, saranno presenti interviste sul tema allo scrittore Eraldo Baldini e all’architetto Piera Nobili.
29
novembre 2003
no border 2003/04 – Ancarani / Marangoni
Dal 29 novembre al 21 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
SANTA MARIA DELLE CROCI
Ravenna, Via Girotto Guaccimanni, 5/7, (Ravenna)
Ravenna, Via Girotto Guaccimanni, 5/7, (Ravenna)
Orario di apertura
venerdì – domenica ore 10-13 15-18
chiuso lunedì - giovedì
Vernissage
29 Novembre 2003, ore 18