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no border #5b > 2005/06
In continuità con il tema centrale della rassegna, ovvero l’indagine intorno alle ibridazioni di campo e alle violazioni di territori stretti entro codici e limiti così presenti nel lavoro dell’ultima generazione, la V edizione propone tre appuntamenti per un affondo nell’ambito dell’illustrazione e del fumetto
Comunicato stampa
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Con la doppia personale di Silvia Chiarini e Leonardo Pivi ha luogo la seconda mostra del progetto espositivo "no border", promosso dal Museo della Città di Ravenna per lo spazio di Santa Maria delle Croci. Il progetto, giunto ora alla sua quinta edizione, è specificamente dedicato alle sperimentazioni dell’arte giovane in Italia e propone un’indagine sui temi, gli intenti, le contaminazioni di campo che contrassegnano la contemporaneità e il lavoro delle ultime generazioni di artisti, fra cui - come sempre in "no border "- alcune giovani presenze del territorio.
Il tema questa volta è l’estensione delle ibridazioni oggi esistenti tra fumetto, illustrazione, musica elettronica (ambiti di radice quasi sempre underground) e arti visive. Il lavoro degli artisti selezionati consente alcune esplorazioni: l’interesse per la produzione di immagini digitali può unirsi liberamente al recupero di una consapevole manualità artistica, la pratica della videoproiezione si allarga con la creazione di animazioni e vj set, l’invasione delle immagini stereotipe della cultura di massa compare come un dato scientemente assunto attraverso gli spaesamenti e le riformulazioni del linguaggio artistico. E’ questa l’operazione che unisce artisti diversi per generazione e percorso come Silvia Chiarini e Leonardo Pivi
Silvia Chiarini, giovane artista faentina che vive e lavora tra Faenza e Piacenza, presenta i più recenti sviluppi di una ricerca pittorica nata all’insegna del prelievo dal mondo dell’illustrazione. Nei suoi primi lavori infatti, che già univano la serialità dei fondi a grossi punti realizzati con la tecnica della pittura ad acrilico alla preziosa manualità del ricamo, procedeva utilizzando riviste di moda degli anni ’50 da cui erano tratte figure dalle azioni sospese in uno spazio disorientante.
L’interesse per la spazialità ora si allarga nella pittura e oltre la pittura. E’ autoironica e sottilmente concettuale l’installazione che in questa mostra dà seguito a My drawing machine, una rumorosa macchina che spruzza colore sulle pareti di un ambiente (così come l’artista si avvale della veloce e meccanica tecnica a spruzzo per i propri fondali pittorici): per Ravenna l’artista ha pensato a un vaporoso ambiente di bolle di sapone “sparate” contemporaneamente da tante macchine sparabolle, per alludere all’evanescenza della pittura e specificamente alla sua pittura, col retino tipografico a punti ancora più fini presente negli ultimi dipinti.
I lavori su tela mettono in scena oggetti e figure in vorticosa azione nello spazio. L’accelerazione disperde icone della vita quotidiana e oggetti non identificati, sagome ricalcate e asteroidi dove si mescola realtà e pratica dell’animazione, figurazione e astrazione. La lentezza del ricamo ancora insinua l’idea di una manualità fuori tempo e fuori luogo e innesta elementi di concretezza plastica nella bidimensionalità neo-optical dei fondali.
Leonardo Pivi (nato a Cesena nel 1965, vive e lavora a Riccione) opera in una dimensione concettuale da sempre, praticando disegno, scultura e mosaico, una tecnica quest’ultima rara nelle esperienze dell’ultima generazione che richiede una manualità sapiente per esecuzione e ricerca dei materiali, attinta al contesto della tradizione ravennate che ha avuto qualche parte nella sua formazione e alla quale è tornato nel ’94. Ma la tessitura musiva di Pivi scansiona immagini della babele contemporanea, prodotti dei media: creature virtuali come Lara Croft, personaggi del cinema come gli umanoidi di X-men e Matrix (oppure i divi del cinema e dello sport, altre entità mediali), volti da copertina (da Taricone a Berlusconi).
Muovendosi nel labile territorio dell’identità nella realtà contemporanea con un linguaggio prezioso e atemporale qual è il mosaico, insinua paradossalmente il dubbio sulla consistenza dei volti effigiati; le creature ibride e mostruose che popolavano il mondo dei suoi disegni sono ora nella carta patinata che produce informazioni vuote di senso, nelle nuove identità cui i media danno vita. Pivi presenta grandi opere musive accanto a una nuova serie di “copertine”. Le copertine sono un ready-made “rettificato” come direbbe Duchamp, vale a dire vere prime pagine di giornali, riviste, rotocalchi, materiali usa e getta scelti dall’artista sui quali egli interviene rifacendo particolari in micromosaico e che rinomina, con titoli spesso graffianti. L’identità celata posta tematicamente al centro di questa mostra non è soltanto nel dettaglio delle mascherine che accomuna le nuove copertine, nella complessità del lavoro di Pivi è una lettura del nostro immaginario collettivo, dei fantasmi che lo costituiscono.
Il terzo e ultimo appuntamento della rassegna si svolgerà in forma di vj-set venerdì 20 gennaio 2006 e proseguirà con opere in permanenza sabato 21 e domenica 22: musica, animazione, fumetto nell’esperienza creativa di Inguine.net, Paper Resistance, Ok-no.
Il tema questa volta è l’estensione delle ibridazioni oggi esistenti tra fumetto, illustrazione, musica elettronica (ambiti di radice quasi sempre underground) e arti visive. Il lavoro degli artisti selezionati consente alcune esplorazioni: l’interesse per la produzione di immagini digitali può unirsi liberamente al recupero di una consapevole manualità artistica, la pratica della videoproiezione si allarga con la creazione di animazioni e vj set, l’invasione delle immagini stereotipe della cultura di massa compare come un dato scientemente assunto attraverso gli spaesamenti e le riformulazioni del linguaggio artistico. E’ questa l’operazione che unisce artisti diversi per generazione e percorso come Silvia Chiarini e Leonardo Pivi
Silvia Chiarini, giovane artista faentina che vive e lavora tra Faenza e Piacenza, presenta i più recenti sviluppi di una ricerca pittorica nata all’insegna del prelievo dal mondo dell’illustrazione. Nei suoi primi lavori infatti, che già univano la serialità dei fondi a grossi punti realizzati con la tecnica della pittura ad acrilico alla preziosa manualità del ricamo, procedeva utilizzando riviste di moda degli anni ’50 da cui erano tratte figure dalle azioni sospese in uno spazio disorientante.
L’interesse per la spazialità ora si allarga nella pittura e oltre la pittura. E’ autoironica e sottilmente concettuale l’installazione che in questa mostra dà seguito a My drawing machine, una rumorosa macchina che spruzza colore sulle pareti di un ambiente (così come l’artista si avvale della veloce e meccanica tecnica a spruzzo per i propri fondali pittorici): per Ravenna l’artista ha pensato a un vaporoso ambiente di bolle di sapone “sparate” contemporaneamente da tante macchine sparabolle, per alludere all’evanescenza della pittura e specificamente alla sua pittura, col retino tipografico a punti ancora più fini presente negli ultimi dipinti.
I lavori su tela mettono in scena oggetti e figure in vorticosa azione nello spazio. L’accelerazione disperde icone della vita quotidiana e oggetti non identificati, sagome ricalcate e asteroidi dove si mescola realtà e pratica dell’animazione, figurazione e astrazione. La lentezza del ricamo ancora insinua l’idea di una manualità fuori tempo e fuori luogo e innesta elementi di concretezza plastica nella bidimensionalità neo-optical dei fondali.
Leonardo Pivi (nato a Cesena nel 1965, vive e lavora a Riccione) opera in una dimensione concettuale da sempre, praticando disegno, scultura e mosaico, una tecnica quest’ultima rara nelle esperienze dell’ultima generazione che richiede una manualità sapiente per esecuzione e ricerca dei materiali, attinta al contesto della tradizione ravennate che ha avuto qualche parte nella sua formazione e alla quale è tornato nel ’94. Ma la tessitura musiva di Pivi scansiona immagini della babele contemporanea, prodotti dei media: creature virtuali come Lara Croft, personaggi del cinema come gli umanoidi di X-men e Matrix (oppure i divi del cinema e dello sport, altre entità mediali), volti da copertina (da Taricone a Berlusconi).
Muovendosi nel labile territorio dell’identità nella realtà contemporanea con un linguaggio prezioso e atemporale qual è il mosaico, insinua paradossalmente il dubbio sulla consistenza dei volti effigiati; le creature ibride e mostruose che popolavano il mondo dei suoi disegni sono ora nella carta patinata che produce informazioni vuote di senso, nelle nuove identità cui i media danno vita. Pivi presenta grandi opere musive accanto a una nuova serie di “copertine”. Le copertine sono un ready-made “rettificato” come direbbe Duchamp, vale a dire vere prime pagine di giornali, riviste, rotocalchi, materiali usa e getta scelti dall’artista sui quali egli interviene rifacendo particolari in micromosaico e che rinomina, con titoli spesso graffianti. L’identità celata posta tematicamente al centro di questa mostra non è soltanto nel dettaglio delle mascherine che accomuna le nuove copertine, nella complessità del lavoro di Pivi è una lettura del nostro immaginario collettivo, dei fantasmi che lo costituiscono.
Il terzo e ultimo appuntamento della rassegna si svolgerà in forma di vj-set venerdì 20 gennaio 2006 e proseguirà con opere in permanenza sabato 21 e domenica 22: musica, animazione, fumetto nell’esperienza creativa di Inguine.net, Paper Resistance, Ok-no.
19
novembre 2005
no border #5b > 2005/06
Dal 19 novembre all'undici dicembre 2005
disegno e grafica
Location
SANTA MARIA DELLE CROCI
Ravenna, Via Girotto Guaccimanni, 5/7, (Ravenna)
Ravenna, Via Girotto Guaccimanni, 5/7, (Ravenna)
Orario di apertura
da venerdì a domenica 10-13 e 15-18
Vernissage
19 Novembre 2005, ore 18
Autore
Curatore