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Non sono in casa
Il 4 dicembre la Fondazione Bevilacqua la Masa inaugura il tradizionale appuntamento con la mostra dei Borsisti, cioè di coloro che nell’ambito della 86ma Collettiva, sono risultati vincitori di una borsa di studio ciascuno.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nella sede di palazzetto Tito saranno esposte opere di Valentina Ferrarese ( 8/3/1976), Elisa Rossi ( 10/2/1980), Sebastiano Zanetti (18/8/1978) e Davide Zucco (15/10/1981). Le opere di questi artisti si dividono fra l’espressione dell’intimità e l’estroversione urbana, musicale, giovanilmente alternativa e comunque volta alla socialità. Il titolo della mostra Non sono in casa vuole esprimere questi aspetti contrastanti, ma facce di una stessa ricerca d’identità: la chiusura in sé, il negarsi all’esterno o, al contrario l’uscire dal guscio per comunicare nell’ambito di un gruppo o di una comunità.
Il primo aspetto è rappresentato chiaramente dalle opere di Elisa Rossi: figure femminili sono ritratte in momenti di vita privata (per esempio durante le abluzioni), o comunque quando la loro attenzione è rivolta su di sé. Una chiusura contraddetta dalla scelta di fare dell’intimità oggetto di ricerca pittorica: un modo per rendere pubblico, divulgare e letteralmente esporre il privato, ciò che nelle immagini sembra così gelosamente protetto rispetto all’esterno.
La riconoscibilità all’interno di un gruppo, dunque come presupposto di comunicazione, è il tema delle opere di Sebastiano Zanetti. L’artista sceglie simboli di identità propri della cultura giovanile o di gruppi sociali marginali. Alcune opere riproducono tags, firme degli autori di graffiti urbani; una serie di foto ritrae scarpe da ginnastica appese a un filo della luce, un segnale di delimitazione territoriale originariamente proprio delle gangs newyorchesi.
La vocazione sociale è presente anche nei dipinti di Davide Zucco, composizioni di figure e volti caricaturali dall’espressività esasperata, scritte, arabeschi decorativi. È una pittura che attinge al fumetto e in generale dalla cultura pop, ma che nasce anche con un’ispirazione musicale e che può divenire oggetto della proiezione di un vj, un video-jockey, come avverrà infatti in occasione dell’inaugurazione della mostra. Dunque una pittura pensata, in un’ottica quasi musicale, per una fruizione di gruppo e come opportunità di condivisione, come base di un sentire comune.
Nel caso di Valentina Ferrarese la comunicazione, estesa ad un contesto urbano e aggiornata all’arte relazionale, diviene occasione per la “mappatura” di città diverse. Una serie di interviste a sconosciuti, filmate in un taxi, verte sugli spazi urbani circostanti. Il video in cui sono raccolte le interviste condotte in ognuna delle città approfondisce l’identità del luogo e delle architetture. Allo stesso tempo mette in luce i confini, le ripartizioni altrimenti invisibili all’interno della città in una dimensione di continua contaminazione umana.
Il primo aspetto è rappresentato chiaramente dalle opere di Elisa Rossi: figure femminili sono ritratte in momenti di vita privata (per esempio durante le abluzioni), o comunque quando la loro attenzione è rivolta su di sé. Una chiusura contraddetta dalla scelta di fare dell’intimità oggetto di ricerca pittorica: un modo per rendere pubblico, divulgare e letteralmente esporre il privato, ciò che nelle immagini sembra così gelosamente protetto rispetto all’esterno.
La riconoscibilità all’interno di un gruppo, dunque come presupposto di comunicazione, è il tema delle opere di Sebastiano Zanetti. L’artista sceglie simboli di identità propri della cultura giovanile o di gruppi sociali marginali. Alcune opere riproducono tags, firme degli autori di graffiti urbani; una serie di foto ritrae scarpe da ginnastica appese a un filo della luce, un segnale di delimitazione territoriale originariamente proprio delle gangs newyorchesi.
La vocazione sociale è presente anche nei dipinti di Davide Zucco, composizioni di figure e volti caricaturali dall’espressività esasperata, scritte, arabeschi decorativi. È una pittura che attinge al fumetto e in generale dalla cultura pop, ma che nasce anche con un’ispirazione musicale e che può divenire oggetto della proiezione di un vj, un video-jockey, come avverrà infatti in occasione dell’inaugurazione della mostra. Dunque una pittura pensata, in un’ottica quasi musicale, per una fruizione di gruppo e come opportunità di condivisione, come base di un sentire comune.
Nel caso di Valentina Ferrarese la comunicazione, estesa ad un contesto urbano e aggiornata all’arte relazionale, diviene occasione per la “mappatura” di città diverse. Una serie di interviste a sconosciuti, filmate in un taxi, verte sugli spazi urbani circostanti. Il video in cui sono raccolte le interviste condotte in ognuna delle città approfondisce l’identità del luogo e delle architetture. Allo stesso tempo mette in luce i confini, le ripartizioni altrimenti invisibili all’interno della città in una dimensione di continua contaminazione umana.
04
dicembre 2003
Non sono in casa
Dal 04 dicembre 2003 al 10 febbraio 2004
giovane arte
Location
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – PALAZZETTO TITO
Venezia, Dorsoduro, 2826, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 2826, (Venezia)
Orario di apertura
11.00-17.00, chiuso il Martedì
Vernissage
4 Dicembre 2003, ore 18,00