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Nora Gregor – La figurazione dell’oblio
L’immagine dell’artista goriziana Nora Gregor prende forma e nuova luce nelle opere a lei dedicate da 23 artisti (pittora, scultora, fotografia, installazione, video).
Comunicato stampa
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UNA BELLEZZA MAI VISSUTA A PIENO
E’ di una bellezza strabiliante, extraterrestre e suggestiva. Pressoché perfetta. Ancora oggi, osservandoci dalle copertine dei libri di Hanz Kitzmüller e Igor Devetak, ci tocca profondamente: il suo sorriso, il suo sguardo, il suo profilo e il suo "en face". I suoi occhi. Profondi, nitidi, espressivi. Il suo corpo. Raffinato e gracile. Elegante. L’impressione è forte e indimenticabile. Come se fosse tra noi, viva, e recitasse le parole dei suoi personaggi: Desdemona e Giulietta, Agnes Bermauer, Kätchen da Heilbronn, Nathalie nel Principe di Homburg di Kleist, sì, e pure La Belezza nel dramma Das Salzburger große Welttheater di Hugo von Hofmannsthal. Nei ruoli che la misero sul piedistallo e con i quali poté stregare il pubblico entusiasta. Ma fu, però, prediletta e vittima. Amata e tradita. Celebrata e dimenticata. Una goriziana adorata da Vienna. Una goriziana, musa ispiratrice per i registi. Una goriziana che ha scritto la storia del cinema e del teatro in cui il tempo infieriva in modo drastico sui destini delle persone e delle popolazioni cambiando per sempre le loro vite e i territori a cui essi appartenevano. Anche i territori di Nora Gregor.
In che modo si potrebbe esprimere la sua bellezza, la sua felicità, il suo successo, la sua ricchezza, il suo amore da un lato, e la disillusione, la disperazione, la tristezza, la rabbia, ma anche la solitudine e l'esilio dall'altro, nel linguaggio figurativo, con l'ausilio di linee, colori, volumi, masse, volumi, ombre, luce e composizione, e nelle tecniche nonché nei materiali proposti dalle arti figurative e dall'arte visiva? Come immortalare il ricordo e richiamare in vita la storia dell'attrice Nora Gregor, icona della propria era e vittima delle vicende storiche della prima metà del Novecento, la famosa goriziana, concittadina, che visse i primi quindici anni della sua infanzia e della sua gioventù in una città, allora austriaca? Come catturare le sue emozioni e i suoi sentimenti nei momenti difficili; oltre a quelli legati all’abbandono della città nativa durante la Grande guerra quando, quindicenne, fu costretta a esiliare con la famiglia, dapprima a Klagenfurt, poi a Graz e infine a Vienna, come molte altre famiglie, famiglie di altre nazionalità? Come catturare la policromia e la diversità di quegli anni giovanili della sua vita a Gorizia, una città multietnica abitata in gran parte da austriaci, italiani, sloveni e friulani? Come riprodurre il genio del suo talento di attrice, la sua percezione dell'arte e la sua missione, espressa sul palcoscenico e catturata nelle parole scritte che inducono alla riflessione? Nora Gregor ha vissuto per il proprio lavoro, per la propria missione: per lei fare l’attrice fu la scelta più grande e importante; non un’attrice qualsiasi, però, ma un'attrice di teatro a Vienna, un’attrice che si realizza interamente nel teatro, avverando così i propri sogni e i desideri più profondi. Recitare. Dal vivo. Dinnanzi al suo pubblico, dinnanzi al pubblico viennese.
E come interpretare nell'arte figurativa quell’ampia carica tematica che si propone con la scoperta dei suoi film e delle sue fotografie, delle scritture di palcoscenico, della sua vita intima e della sua fine nefasta? Nell'arte, che proprio durante il periodo di vita di Nora Gregor ha visto forti mutamenti e stravolgimenti, approcci, impostazioni e punti di vista diversi all’interno di nuovi stili e orientamenti che durante il Novecento non avevano definito soltanto nuovi traguardi e dato nuovi significati alle immagini figurative e agli oggetti, ma avevano promosso nuovi criteri delle discipline e dei generi artistici? Nell'arte, che agli inizi del ventunesimo secolo era ancora legata alle caratteristiche introdotte dal modernismo e dal postmodernismo, dal loro reciproco intreccio e dal loro passaggio, mentre le ricerche pittoriche venivano a fondersi con l'arte visiva? Sebbene i sostegni tematici siano stati ben conosciuti nella storia dell'arte e realizzati in maniera proficua e qualitativa per personaggi famosi e importanti o in occasione di manifestazioni storiche, esigono tuttora grande attenzione, in quanto atti a designare un processo alquanto difficoltoso all’artista che, con il proprio tratto, è chiamato a creare un’espressione pregna di significato e di valenza estetica tale, da mettere in evidenza le peculiarità del manoscritto figurativo dell’artista e, nel contempo, la profondità nonché la grandezza della personalità del protagonista. Una sfida che richiede senza dubbio delle personalità artistiche mature che sappiano e riescano da una parte a abbandonarsi al dialogo interno e alla visione, e, inoltre- come avrebbe detto il celebre filosofo francese Maurice Merleau-Pontz- offrire il proprio corpo al mondo, affinché esso possa contribuire a trasformare il mondo in un quadro: “Nel donare il proprio corpo al mondo, il pittore trasforma il mondo in un dipinto" (L'Occhio e lo Spirito, 1961).
Lo straordinario personaggio artistico di Nora ha stimolato la creazione e la ricerca di risposte a numerosi quesiti, legati al passato della città di Gorizia, distintasi cent'anni fa per la vivacità e il clima cosmopolita della vita culturale con straordinari artisti di diverse nazionalità, che sono entrati a far parte della storia di questo territorio con opere molto riconoscibili, ma hanno abbandonato la città, così come l'ha abbandonata Nora Gregor. Bolaffio, Brass, Spazzapan, Melius, Pilon, Čargo, Mušič. Il territorio Goriziano continuava a perdere il ruolo di centro indipendente delle attività culturali. Oggi, dopo decenni, in cui questo territorio è stato diviso dal confine di stato. con l'ingresso congiunto nella famiglia europea si stanno tessendo nuovi legami e nascono ricerche congiunte nell'ambito del linguaggio artistico, che è ancora più universale nel contesto dell'espressione letteraria, della dimensione poetica e in quella delle arti drammatiche. Il linguaggio figurativo è sicuramente quello che con la propria forza universale parla e incita, proponendo una confessione che lo spettatore, se si abbandona con il cuore e con l'anima, legge con facilità, vive, rivive e accetta, immedesimandosi in essa. Egli la vede, come spiega Merleau-Ponty, così come vede lo spazio, che "non è più quello di cui parla la Dioptrica, cioè la rete di proporzioni tra oggetti, vista da un terzo testimone della mia percezione o da qualche geometra che ricostruisce la mia percezione e vi si sovrappone, ma è uno spazio, calcolato partendo da me stesso, considerato punto o grado di spazialità nullo. Non lo percepisco per il suo involucro, lo vivo da dentro, sono fuso in esso. D'altronde il mondo si trova attorno a me, non sotto di me.« Questo viaggio interiore nel mondo di Nora, nella sua storia e nel suo linguaggio e messaggio figurativo, ci viene svelato dalle opere create quest'anno dai membri dell'Associazione Prologo: il loro racconto su Nora parla di lei e di loro stessi. Delle loro ricerche personali all'interno delle definizioni che sono tuttora radicate sia nelle regole astratte che in quelle figurative della seconda metà del Novecento, marcate da una forte impronta personale. Si può pertanto scoprire dinanzi a noi tante visioni, percezioni e sensazioni, quanti sono gli artisti. Rossano Berloto, Edi Carrer, Stefano Comelli, Ivan Crico, Ignazio Doliach, Paolo Figar, Paola Gasparotto, Maurizio Gerini, Alessandra Ghiraldelli, Francesco Imbimbo, Silvia Klainscek, Damjan Komel, Roberto Merotto, Claudio Mrakic, Stefano Ornella, Giovanni Pacor, Alfredo Pecile, Alessio Russo, Nika Šimac, Franco Spanò, Lara Steffe, Drago Vit Rozman, Debora Vrizzi. Ventitré percezioni. Ventitré visioni figurative. Ventitré personalità. Una rappresentazione variopinta e caratterizzata da molteplici strati, espressa nel disegno, nel quadro, nella scultura, nella grafica, nella fotografia e nel video in un manoscritto dichiarativo che comunque determina il loro lavoro artistico. Il loro arco artistico si tende, partendo da un ritratto e da una figura a scritti astratti e sottratti, sfociando in una vasta gamma di colori e sfumature, luci e ombre, in composizioni premeditate che rispettano l'estensione visuale e aptica. Il linguaggio pittorico si propone sempre come una riflessione, sempre chiara, figurativamente pulita e con una valenza estetica. Nella ricerca artistica prevale la rivalutazione di Nora, l'interpretazione del suo volto e del suo corpo così come scritto da Merleau-Ponty: »Lo sguardo del pittore è un continuo originare«. Naturalmente ciò vale per la scultura, l’oggetto, il dipinto, il disegno, la grafica, la fotografia e il video.
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dal catalogo
Nelida Nemec
E’ di una bellezza strabiliante, extraterrestre e suggestiva. Pressoché perfetta. Ancora oggi, osservandoci dalle copertine dei libri di Hanz Kitzmüller e Igor Devetak, ci tocca profondamente: il suo sorriso, il suo sguardo, il suo profilo e il suo "en face". I suoi occhi. Profondi, nitidi, espressivi. Il suo corpo. Raffinato e gracile. Elegante. L’impressione è forte e indimenticabile. Come se fosse tra noi, viva, e recitasse le parole dei suoi personaggi: Desdemona e Giulietta, Agnes Bermauer, Kätchen da Heilbronn, Nathalie nel Principe di Homburg di Kleist, sì, e pure La Belezza nel dramma Das Salzburger große Welttheater di Hugo von Hofmannsthal. Nei ruoli che la misero sul piedistallo e con i quali poté stregare il pubblico entusiasta. Ma fu, però, prediletta e vittima. Amata e tradita. Celebrata e dimenticata. Una goriziana adorata da Vienna. Una goriziana, musa ispiratrice per i registi. Una goriziana che ha scritto la storia del cinema e del teatro in cui il tempo infieriva in modo drastico sui destini delle persone e delle popolazioni cambiando per sempre le loro vite e i territori a cui essi appartenevano. Anche i territori di Nora Gregor.
In che modo si potrebbe esprimere la sua bellezza, la sua felicità, il suo successo, la sua ricchezza, il suo amore da un lato, e la disillusione, la disperazione, la tristezza, la rabbia, ma anche la solitudine e l'esilio dall'altro, nel linguaggio figurativo, con l'ausilio di linee, colori, volumi, masse, volumi, ombre, luce e composizione, e nelle tecniche nonché nei materiali proposti dalle arti figurative e dall'arte visiva? Come immortalare il ricordo e richiamare in vita la storia dell'attrice Nora Gregor, icona della propria era e vittima delle vicende storiche della prima metà del Novecento, la famosa goriziana, concittadina, che visse i primi quindici anni della sua infanzia e della sua gioventù in una città, allora austriaca? Come catturare le sue emozioni e i suoi sentimenti nei momenti difficili; oltre a quelli legati all’abbandono della città nativa durante la Grande guerra quando, quindicenne, fu costretta a esiliare con la famiglia, dapprima a Klagenfurt, poi a Graz e infine a Vienna, come molte altre famiglie, famiglie di altre nazionalità? Come catturare la policromia e la diversità di quegli anni giovanili della sua vita a Gorizia, una città multietnica abitata in gran parte da austriaci, italiani, sloveni e friulani? Come riprodurre il genio del suo talento di attrice, la sua percezione dell'arte e la sua missione, espressa sul palcoscenico e catturata nelle parole scritte che inducono alla riflessione? Nora Gregor ha vissuto per il proprio lavoro, per la propria missione: per lei fare l’attrice fu la scelta più grande e importante; non un’attrice qualsiasi, però, ma un'attrice di teatro a Vienna, un’attrice che si realizza interamente nel teatro, avverando così i propri sogni e i desideri più profondi. Recitare. Dal vivo. Dinnanzi al suo pubblico, dinnanzi al pubblico viennese.
E come interpretare nell'arte figurativa quell’ampia carica tematica che si propone con la scoperta dei suoi film e delle sue fotografie, delle scritture di palcoscenico, della sua vita intima e della sua fine nefasta? Nell'arte, che proprio durante il periodo di vita di Nora Gregor ha visto forti mutamenti e stravolgimenti, approcci, impostazioni e punti di vista diversi all’interno di nuovi stili e orientamenti che durante il Novecento non avevano definito soltanto nuovi traguardi e dato nuovi significati alle immagini figurative e agli oggetti, ma avevano promosso nuovi criteri delle discipline e dei generi artistici? Nell'arte, che agli inizi del ventunesimo secolo era ancora legata alle caratteristiche introdotte dal modernismo e dal postmodernismo, dal loro reciproco intreccio e dal loro passaggio, mentre le ricerche pittoriche venivano a fondersi con l'arte visiva? Sebbene i sostegni tematici siano stati ben conosciuti nella storia dell'arte e realizzati in maniera proficua e qualitativa per personaggi famosi e importanti o in occasione di manifestazioni storiche, esigono tuttora grande attenzione, in quanto atti a designare un processo alquanto difficoltoso all’artista che, con il proprio tratto, è chiamato a creare un’espressione pregna di significato e di valenza estetica tale, da mettere in evidenza le peculiarità del manoscritto figurativo dell’artista e, nel contempo, la profondità nonché la grandezza della personalità del protagonista. Una sfida che richiede senza dubbio delle personalità artistiche mature che sappiano e riescano da una parte a abbandonarsi al dialogo interno e alla visione, e, inoltre- come avrebbe detto il celebre filosofo francese Maurice Merleau-Pontz- offrire il proprio corpo al mondo, affinché esso possa contribuire a trasformare il mondo in un quadro: “Nel donare il proprio corpo al mondo, il pittore trasforma il mondo in un dipinto" (L'Occhio e lo Spirito, 1961).
Lo straordinario personaggio artistico di Nora ha stimolato la creazione e la ricerca di risposte a numerosi quesiti, legati al passato della città di Gorizia, distintasi cent'anni fa per la vivacità e il clima cosmopolita della vita culturale con straordinari artisti di diverse nazionalità, che sono entrati a far parte della storia di questo territorio con opere molto riconoscibili, ma hanno abbandonato la città, così come l'ha abbandonata Nora Gregor. Bolaffio, Brass, Spazzapan, Melius, Pilon, Čargo, Mušič. Il territorio Goriziano continuava a perdere il ruolo di centro indipendente delle attività culturali. Oggi, dopo decenni, in cui questo territorio è stato diviso dal confine di stato. con l'ingresso congiunto nella famiglia europea si stanno tessendo nuovi legami e nascono ricerche congiunte nell'ambito del linguaggio artistico, che è ancora più universale nel contesto dell'espressione letteraria, della dimensione poetica e in quella delle arti drammatiche. Il linguaggio figurativo è sicuramente quello che con la propria forza universale parla e incita, proponendo una confessione che lo spettatore, se si abbandona con il cuore e con l'anima, legge con facilità, vive, rivive e accetta, immedesimandosi in essa. Egli la vede, come spiega Merleau-Ponty, così come vede lo spazio, che "non è più quello di cui parla la Dioptrica, cioè la rete di proporzioni tra oggetti, vista da un terzo testimone della mia percezione o da qualche geometra che ricostruisce la mia percezione e vi si sovrappone, ma è uno spazio, calcolato partendo da me stesso, considerato punto o grado di spazialità nullo. Non lo percepisco per il suo involucro, lo vivo da dentro, sono fuso in esso. D'altronde il mondo si trova attorno a me, non sotto di me.« Questo viaggio interiore nel mondo di Nora, nella sua storia e nel suo linguaggio e messaggio figurativo, ci viene svelato dalle opere create quest'anno dai membri dell'Associazione Prologo: il loro racconto su Nora parla di lei e di loro stessi. Delle loro ricerche personali all'interno delle definizioni che sono tuttora radicate sia nelle regole astratte che in quelle figurative della seconda metà del Novecento, marcate da una forte impronta personale. Si può pertanto scoprire dinanzi a noi tante visioni, percezioni e sensazioni, quanti sono gli artisti. Rossano Berloto, Edi Carrer, Stefano Comelli, Ivan Crico, Ignazio Doliach, Paolo Figar, Paola Gasparotto, Maurizio Gerini, Alessandra Ghiraldelli, Francesco Imbimbo, Silvia Klainscek, Damjan Komel, Roberto Merotto, Claudio Mrakic, Stefano Ornella, Giovanni Pacor, Alfredo Pecile, Alessio Russo, Nika Šimac, Franco Spanò, Lara Steffe, Drago Vit Rozman, Debora Vrizzi. Ventitré percezioni. Ventitré visioni figurative. Ventitré personalità. Una rappresentazione variopinta e caratterizzata da molteplici strati, espressa nel disegno, nel quadro, nella scultura, nella grafica, nella fotografia e nel video in un manoscritto dichiarativo che comunque determina il loro lavoro artistico. Il loro arco artistico si tende, partendo da un ritratto e da una figura a scritti astratti e sottratti, sfociando in una vasta gamma di colori e sfumature, luci e ombre, in composizioni premeditate che rispettano l'estensione visuale e aptica. Il linguaggio pittorico si propone sempre come una riflessione, sempre chiara, figurativamente pulita e con una valenza estetica. Nella ricerca artistica prevale la rivalutazione di Nora, l'interpretazione del suo volto e del suo corpo così come scritto da Merleau-Ponty: »Lo sguardo del pittore è un continuo originare«. Naturalmente ciò vale per la scultura, l’oggetto, il dipinto, il disegno, la grafica, la fotografia e il video.
....
dal catalogo
Nelida Nemec
21
dicembre 2013
Nora Gregor – La figurazione dell’oblio
Dal 21 dicembre 2013 al 09 febbraio 2014
arte contemporanea
Location
PROLOGO
Gorizia, Via Graziadio Isaia Ascoli, 8/1, (Gorizia)
Gorizia, Via Graziadio Isaia Ascoli, 8/1, (Gorizia)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-17
Vernissage
21 Dicembre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore