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Norme per la rivoluzione
Rassegna di videoarte a cura di Bruno Di Marino su alcune tematiche del “Fatzer” di Brecht. La rassegna sarà presentata in anteprima sabato 21 gennaio 2012, alle ore 21, presso il Volksbühne di Berlino
Comunicato stampa
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NORME PER LA RIVOLUZIONE
Rassegna di videoarte a cura di Bruno Di Marino su alcune tematiche del “Fatzer” di Brecht. La rassegna sarà presentata in anteprima sabato 21 gennaio 2012, alle ore 21, presso il Volksbühne di Berlino [link] e sabato 11 febbraio 2012 presso il cinema Massimo di Torino, in collaborazione con il Goethe Institut di Torino ed il Museo del Cinema [link].
proiezione 21 gennaio 2012, ore 21.00
“Volksbühne”, Am Rosa-Luxemburg-platz, Berlin
proiezione 11 febbraio 2012, ore18.00
Cinema Massimo di Torino, in collaborazione con il Goethe Institut di Torino ed il Museo del Cinema
NORME PER LA RIVOLUZIONE
I film della rassegna
▪ La ragazza dello Spielplatz | Elena Bellantoni | Italia | 2011 | 7’30"
▪ Not with a Bang | Alessandro Amaducci | Italia | 2008 | 5′
▪ Senza foce | Cristiano Carloni & Stefano Franceschetti | Italia | 1998 | 2′
▪ Blood | Francesca Fini | Italia | 2011 | 5’20"
▪ Still | Elisabetta Di Sopra | Italia | 2008 | 2′
▪ D Giò | Matilde De Feo | Italia | 2011 | 13′
▪ 80 kg | Antonello Matarazzo | 2012 | 3’30" (anteprima)
▪ Il giardino dell’Eden | Franco Losvizzero | Italia | 2011 | 11′ (anteprima)
▪ Riot begins with a walk | Valentina Dell’Aquila | 2012 | 5′ (anteprima)
▪ Inaudible Fragment | Danilo Torre | 2012 | 5′ (anteprima)
▪ Fine | Virgilio Villoresi | Italia | 2012 | 1’15" (anteprima)
I dodici cortometraggi italiani che compongono questa breve rassegna, tentano di illustrare alcune tematiche espresse dal testo teatrale di Brecht in modo dichiaratamente arbitrario. Si tratta di lavori sperimentali, quasi tutti senza dialoghi, alcuni di carattere performativo, altri seminarrativo, altri ancora con riferimento alla dimensione teatrale, realizzati da fimmaker, videomaker o artisti visivi che adoperano da sempre il medium video nella loro ricerca.Cinque film sono stati prodotti appositamente per l’occasione e sono ispirati ad alcuni passi del Fatzer, anche se non possiamo neppure considerarli una libera rilettura; la pièce incompiuta di Brecht è solo un punto di partenza, un nucleo di ispirazione da espandere e in qualche modo tradire. Il carattere di “irrapresentabilità” del testo brechtiano, si riflette in questa selezione nell’impossibilità di tradurlo anche mediante immagini in movimento.
La ragazza dello Spielplatz, funziona in qualche modo da visione introduttiva, nel senso che ci accompagna all’interno non solo del contesto teatrale, ma anche dello spazio fisico vero e proprio: lo ha realizzato un’artista italiana che vive a Berlino, Elena Bellantoni, esplorando con il suo corpo un teatro vuoto (si tratta del Valle di Roma, occupato da alcuni mesi da attori, maestranze, operatori culturali, ecc.) fino ad incontrarsi e ricongiungersi con il suo doppio. Anche D Giò, della performer e videoartista napoletana Matilde De Feo (che ha dato vita da molti anni alla sigla Mald’è) ha un diretto riferimento al teatro, ma il testo trasposto non è di Brecht bensì di Beckett e l’inserimento in questo programma potrebbe apparire una provocazione o quantomeno una scelta fuorviante: il muto isolamento del protagonista in una stanza, alle prese con il suo doloroso “fantasma d’amore”, è certamente ben diverso dal nascondersi nella tana di Fatzer e compagni, ma il nichilismo beckettiano e il suo famoso slogan poetico «fallire ancora, fallire meglio», sembra, su un piano esistenziale, il pendant del fallimento rivoluzionario di Brecht. Due derive a confronto dentro i confini del kammerspiel.
La guerra e, in senso più ampio, il conflitto, ovvero il contesto storico ma anche atemporale in cui il Fatzer si svolge, sono concetti evocati in modo diverso in Not with a Bang del videomaker torinese Alessandro Amaducci, in Blood della performer e regista Francesca Fini e nel brevissimo Senza foce di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, il cui lavoro si intreccia spesso col teatro: sono gli autori, ad esempio, degli undici video che sintetizzano e rileggono la Tragedia endogonidia della Societas Raffaello Sanzio. Se le atmosfere e i riferimenti iconografici nei video di Amaducci e Fini rimandano all’espressionismo tedesco ed evocano altri dolorosi fantasmi, Senza foce, per quanto meno cruento e più minimale, è stato in realtà realizzato durante la guerra dei Balcani e ci rimanda a quel senso di sospensione e rimozione: il volto femminile che si immerge nell’acqua dell’Adriatico – lo stesso mare che unisce/divide l’Italia dalla ex Jugoslavia – perde concettualmente (ma anche elettronicamente) la sua identità: etnica, sociale, politica. Il senso dell’attesa infinita di qualcosa che non arriverà, è invece espresso nel brevissimo Still di Elisabetta Di Sopra, artista visiva che usa tra i vari mezzi anche il video è che in questo suo lavoro, particolarmente poetico e metafisico, mette a confronto performance e scultura.
Vi sono poi alcuni autori che hanno deciso di lavorare – malgrado il poco tempo a disposizione – direttamente sul testo di Brecht e soprattutto sull’idea di rivoluzione e di utopia. Antonello Matarazzo con il suo 80 kg prende spunto da una frase di Brecht su quanto valga la vita di un uomo «80 chili di carne fredda, 4 secchi d’acqua, 1 sacchetto di sale», visualizzando la pièce dell’autore tedesco attraverso un’allegoria dello scontro tra individuo e massa. La rivoluzione nelle opere dell’artista romano Franco Losvizzero (alias Andrea Bezziccheri) e della pugliese Valentina Dell’Aquila, assume forme inedite e, ancora una volta, legate alla performance: Il giardino dell’Eden mette in scena due personaggi surreali e fiabeschi all’interno dell’Orto botanico di Roma, testimoni e simboli di un passaggio epocale, di una trasmutazione storico-alchemica, ovvero l’ingresso dell’umanità nell’era dell’Acquario con tutte le sue conseguenze; Riot begins with a walk nasce invece dall’idea di riappropriarsi dello spazio pubblico e diviene metafora del singolo che, dopo essersi isolato e nascosto, ritorna idealmente individuo ma nel gruppo; vengono in mente le parole di una canzone di Gaber, C’è solo la strada, che dice: «C’è solo la strada su cui puoi contare / la strada è l’unica salvezza / c’è solo la voglia, il bisogno di uscire / di esporsi nella strada, nella piazza. / Perché il giudizio universale / non passa per le case / in casa non si sentono le trombe / in casa ti allontani dalla vita/dalla lotta, dal dolore, dalle bombe».
Se in Inaudible Fragment Danilo Torre, come sempre, ricorre all’uso del repertorio, realizzando un found-footage film dove le premesse ideologiche dell’opera brechtiana sono solo il pretesto per un viaggio tra le immagini del ’900, la conclusione di questa selezione è affidata invece all’unico lavoro di animazione che, fin dal titolo (Fine), si assume il compito di tirare le conclusioni e lo fa allestendo una rivoluzione in miniatura; nel lavoro di Virgilio Villoresi ritorna l’idea di teatro, ma non quello calcato realmente all’inizio dalla Bellantoni, un teatrino animato che, ancora una volta, ci ricorda quanto gli uomini siano solo dei burattini in balìa degli eventi, travolti dal flusso della Storia.
txt by Bruno Di Marino
Bruno Di Marino (Salerno 1966), ricercatore in Discipline dello spettacolo presso l’UTIU e studioso dell’immagine in movimento, si occupa in particolare di non-fiction e sperimentazione audiovisiva. Tra i volumi da lui scritti o curati ricordiamo: Animania – 100 anni di esperimenti nel cinema d’animazione (Il Castoro, Milano 1998); Sguardo inconscio azione. Il cinema sperimentale e underground a Roma (1965-1975) (Lithos, Roma 1999); Clip! – 20 anni di musica in video (1981-2001) (Castelvecchi, Roma 2001); L’ultimo fotogramma. I finali del cinema (Editori Riuniti, Roma 2001); Interferenze dello sguardo. La sperimentazione audiovisiva tra analogico e digitale (Bulzoni, Roma 2002); Studio Azzurro – Tracce, sguardi e altri pensieri (Feltrinelli, Milano 2007). Su Rapporto Confidenziale abbiamo pubblicato il suo articolo Le visioni accidentate di Carlo Michele Schirinzi [link], redatto in occasione di Avvistamenti – IX Mostra internazionale del video d’autore (14-16 dicembre 2011, Molfetta). I suoi saggi sono stati pubblicati in Francia, Belgio, Portogallo, Ungheria, Germania, Russia, Giappone e Cina. Vive e lavora a Roma.
SCHEDE DEI FILM
La ragazza dello Spielplatz
di Elena Bellantoni, 2011, 7’30”
Esiste un posto della memoria – dei ricordi infantili – questo luogo è per l’artista lo Spielplatz, in tedesco letteralmente “parco giochi”, ma in questo caso riferito allo spazio del teatro, ovvero della rappresentazione, che l’artista percorre, segna, rimappa, quasi fosse uno elemento vivo.
Not with a Bang
di Alessandro Amaducci, 2008, 5’
Un fantasma combatte le sue memorie. Il video fa parte della serie Electric Self che include lavori commentati da brani musicali realizzati dall’autore.
Senza foce
di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, 1998, 2’30”
La materia elettronica del video genera similitudini fra le gocce e gli individui nei flussi incessanti dei liquidi e delle migrazioni dei popoli. L’immagine – alterata e sommersa tra i canali dell’informazione – non riflette più la coscienza di una identità.
Blood
di Francesca Fini, 2011, 5’20”
E’ il racconto di una lotta. Una lotta che conduco chiusa in una prigione trasparente dove uccido me stessa poco alla volta, intrappolata in una perfetta e macabra solitudine. Mi accompagnano i mostri di un tempo che non c’è più; pallidi vampiri che prendono vita dal mio sangue che tinge la parete/schermo che mi separa dalla realtà.
Still
di Elisabetta Di Sopra, 2008, 2’
Still è una pausa, uno stato di sospensione che può durare un’eternità. Come le onde del mare, il tempo futuro e quello passato si rincorrono, si riavvolgono, si ripetono all’infinito.
D Giò
di Matilde De Feo, 2011, 13’
Giò è un uomo sulla sessantina in evidente stato di isolamento. Soffre di alessitimia, e come tale è incapace di mentalizzare e descrivere a parole il proprio vissuto, versa nel silenzio assoluto.
80 kg
di Antonello Matarazzo, 2012, 3’30”
Un morto = 80 chili di carne fredda, 4 secchi d’acqua, 1 sacchetto di sale.
Il giardino dell’Eden
di Franco Losvizzero, 2011, 11’
Il coniglio bianco e la regina Mab sono le protagoniste di una performance, allegoria di una rivoluzione mistica, di un passaggio epocale dall’età del ferro all’età dell’oro. Una performance che si è svolta in una data alchemica: l’11 novembre del 2011 alle ore 11. La durata del video è, naturalmente, di 11 minuti e 11 secondi circa.
Riot Begins with a Walk
di Valentina Dell’Aquila, 2012, 5’
Un’azione rivoluzionaria può essere il semplice passeggiare, in città, a cielo aperto. Anche il cuore si atrofizza a forza di nascondersi, secondo Heiner Muller. La passeggiata assume così significato di affermazione dell’individuo, facendosi vera e propria antitesi dell’ideologia del Gruppo. Ma il Gruppo è un UNO più forte dell’individuo.
Inaudible Fragment
di Danilo Torre, 2012, 5’
Lo stridore delle ideologie che collassano si trasforma in un rumore assordante e si comprende che tutta la storia del secondo ’900 era scritta.
Fine
di Virgilio Villoresi, 2012, 1’15”
Fine è un video d’animazione girato in stop motion che ha come tematica centrale la rivoluzione. E’ una grande allegoria della società contemporanea, vista con un taglio ironico e pungente, che nel finale approda a una dimensione apocalittica.
Rassegna di videoarte a cura di Bruno Di Marino su alcune tematiche del “Fatzer” di Brecht. La rassegna sarà presentata in anteprima sabato 21 gennaio 2012, alle ore 21, presso il Volksbühne di Berlino [link] e sabato 11 febbraio 2012 presso il cinema Massimo di Torino, in collaborazione con il Goethe Institut di Torino ed il Museo del Cinema [link].
proiezione 21 gennaio 2012, ore 21.00
“Volksbühne”, Am Rosa-Luxemburg-platz, Berlin
proiezione 11 febbraio 2012, ore18.00
Cinema Massimo di Torino, in collaborazione con il Goethe Institut di Torino ed il Museo del Cinema
NORME PER LA RIVOLUZIONE
I film della rassegna
▪ La ragazza dello Spielplatz | Elena Bellantoni | Italia | 2011 | 7’30"
▪ Not with a Bang | Alessandro Amaducci | Italia | 2008 | 5′
▪ Senza foce | Cristiano Carloni & Stefano Franceschetti | Italia | 1998 | 2′
▪ Blood | Francesca Fini | Italia | 2011 | 5’20"
▪ Still | Elisabetta Di Sopra | Italia | 2008 | 2′
▪ D Giò | Matilde De Feo | Italia | 2011 | 13′
▪ 80 kg | Antonello Matarazzo | 2012 | 3’30" (anteprima)
▪ Il giardino dell’Eden | Franco Losvizzero | Italia | 2011 | 11′ (anteprima)
▪ Riot begins with a walk | Valentina Dell’Aquila | 2012 | 5′ (anteprima)
▪ Inaudible Fragment | Danilo Torre | 2012 | 5′ (anteprima)
▪ Fine | Virgilio Villoresi | Italia | 2012 | 1’15" (anteprima)
I dodici cortometraggi italiani che compongono questa breve rassegna, tentano di illustrare alcune tematiche espresse dal testo teatrale di Brecht in modo dichiaratamente arbitrario. Si tratta di lavori sperimentali, quasi tutti senza dialoghi, alcuni di carattere performativo, altri seminarrativo, altri ancora con riferimento alla dimensione teatrale, realizzati da fimmaker, videomaker o artisti visivi che adoperano da sempre il medium video nella loro ricerca.Cinque film sono stati prodotti appositamente per l’occasione e sono ispirati ad alcuni passi del Fatzer, anche se non possiamo neppure considerarli una libera rilettura; la pièce incompiuta di Brecht è solo un punto di partenza, un nucleo di ispirazione da espandere e in qualche modo tradire. Il carattere di “irrapresentabilità” del testo brechtiano, si riflette in questa selezione nell’impossibilità di tradurlo anche mediante immagini in movimento.
La ragazza dello Spielplatz, funziona in qualche modo da visione introduttiva, nel senso che ci accompagna all’interno non solo del contesto teatrale, ma anche dello spazio fisico vero e proprio: lo ha realizzato un’artista italiana che vive a Berlino, Elena Bellantoni, esplorando con il suo corpo un teatro vuoto (si tratta del Valle di Roma, occupato da alcuni mesi da attori, maestranze, operatori culturali, ecc.) fino ad incontrarsi e ricongiungersi con il suo doppio. Anche D Giò, della performer e videoartista napoletana Matilde De Feo (che ha dato vita da molti anni alla sigla Mald’è) ha un diretto riferimento al teatro, ma il testo trasposto non è di Brecht bensì di Beckett e l’inserimento in questo programma potrebbe apparire una provocazione o quantomeno una scelta fuorviante: il muto isolamento del protagonista in una stanza, alle prese con il suo doloroso “fantasma d’amore”, è certamente ben diverso dal nascondersi nella tana di Fatzer e compagni, ma il nichilismo beckettiano e il suo famoso slogan poetico «fallire ancora, fallire meglio», sembra, su un piano esistenziale, il pendant del fallimento rivoluzionario di Brecht. Due derive a confronto dentro i confini del kammerspiel.
La guerra e, in senso più ampio, il conflitto, ovvero il contesto storico ma anche atemporale in cui il Fatzer si svolge, sono concetti evocati in modo diverso in Not with a Bang del videomaker torinese Alessandro Amaducci, in Blood della performer e regista Francesca Fini e nel brevissimo Senza foce di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, il cui lavoro si intreccia spesso col teatro: sono gli autori, ad esempio, degli undici video che sintetizzano e rileggono la Tragedia endogonidia della Societas Raffaello Sanzio. Se le atmosfere e i riferimenti iconografici nei video di Amaducci e Fini rimandano all’espressionismo tedesco ed evocano altri dolorosi fantasmi, Senza foce, per quanto meno cruento e più minimale, è stato in realtà realizzato durante la guerra dei Balcani e ci rimanda a quel senso di sospensione e rimozione: il volto femminile che si immerge nell’acqua dell’Adriatico – lo stesso mare che unisce/divide l’Italia dalla ex Jugoslavia – perde concettualmente (ma anche elettronicamente) la sua identità: etnica, sociale, politica. Il senso dell’attesa infinita di qualcosa che non arriverà, è invece espresso nel brevissimo Still di Elisabetta Di Sopra, artista visiva che usa tra i vari mezzi anche il video è che in questo suo lavoro, particolarmente poetico e metafisico, mette a confronto performance e scultura.
Vi sono poi alcuni autori che hanno deciso di lavorare – malgrado il poco tempo a disposizione – direttamente sul testo di Brecht e soprattutto sull’idea di rivoluzione e di utopia. Antonello Matarazzo con il suo 80 kg prende spunto da una frase di Brecht su quanto valga la vita di un uomo «80 chili di carne fredda, 4 secchi d’acqua, 1 sacchetto di sale», visualizzando la pièce dell’autore tedesco attraverso un’allegoria dello scontro tra individuo e massa. La rivoluzione nelle opere dell’artista romano Franco Losvizzero (alias Andrea Bezziccheri) e della pugliese Valentina Dell’Aquila, assume forme inedite e, ancora una volta, legate alla performance: Il giardino dell’Eden mette in scena due personaggi surreali e fiabeschi all’interno dell’Orto botanico di Roma, testimoni e simboli di un passaggio epocale, di una trasmutazione storico-alchemica, ovvero l’ingresso dell’umanità nell’era dell’Acquario con tutte le sue conseguenze; Riot begins with a walk nasce invece dall’idea di riappropriarsi dello spazio pubblico e diviene metafora del singolo che, dopo essersi isolato e nascosto, ritorna idealmente individuo ma nel gruppo; vengono in mente le parole di una canzone di Gaber, C’è solo la strada, che dice: «C’è solo la strada su cui puoi contare / la strada è l’unica salvezza / c’è solo la voglia, il bisogno di uscire / di esporsi nella strada, nella piazza. / Perché il giudizio universale / non passa per le case / in casa non si sentono le trombe / in casa ti allontani dalla vita/dalla lotta, dal dolore, dalle bombe».
Se in Inaudible Fragment Danilo Torre, come sempre, ricorre all’uso del repertorio, realizzando un found-footage film dove le premesse ideologiche dell’opera brechtiana sono solo il pretesto per un viaggio tra le immagini del ’900, la conclusione di questa selezione è affidata invece all’unico lavoro di animazione che, fin dal titolo (Fine), si assume il compito di tirare le conclusioni e lo fa allestendo una rivoluzione in miniatura; nel lavoro di Virgilio Villoresi ritorna l’idea di teatro, ma non quello calcato realmente all’inizio dalla Bellantoni, un teatrino animato che, ancora una volta, ci ricorda quanto gli uomini siano solo dei burattini in balìa degli eventi, travolti dal flusso della Storia.
txt by Bruno Di Marino
Bruno Di Marino (Salerno 1966), ricercatore in Discipline dello spettacolo presso l’UTIU e studioso dell’immagine in movimento, si occupa in particolare di non-fiction e sperimentazione audiovisiva. Tra i volumi da lui scritti o curati ricordiamo: Animania – 100 anni di esperimenti nel cinema d’animazione (Il Castoro, Milano 1998); Sguardo inconscio azione. Il cinema sperimentale e underground a Roma (1965-1975) (Lithos, Roma 1999); Clip! – 20 anni di musica in video (1981-2001) (Castelvecchi, Roma 2001); L’ultimo fotogramma. I finali del cinema (Editori Riuniti, Roma 2001); Interferenze dello sguardo. La sperimentazione audiovisiva tra analogico e digitale (Bulzoni, Roma 2002); Studio Azzurro – Tracce, sguardi e altri pensieri (Feltrinelli, Milano 2007). Su Rapporto Confidenziale abbiamo pubblicato il suo articolo Le visioni accidentate di Carlo Michele Schirinzi [link], redatto in occasione di Avvistamenti – IX Mostra internazionale del video d’autore (14-16 dicembre 2011, Molfetta). I suoi saggi sono stati pubblicati in Francia, Belgio, Portogallo, Ungheria, Germania, Russia, Giappone e Cina. Vive e lavora a Roma.
SCHEDE DEI FILM
La ragazza dello Spielplatz
di Elena Bellantoni, 2011, 7’30”
Esiste un posto della memoria – dei ricordi infantili – questo luogo è per l’artista lo Spielplatz, in tedesco letteralmente “parco giochi”, ma in questo caso riferito allo spazio del teatro, ovvero della rappresentazione, che l’artista percorre, segna, rimappa, quasi fosse uno elemento vivo.
Not with a Bang
di Alessandro Amaducci, 2008, 5’
Un fantasma combatte le sue memorie. Il video fa parte della serie Electric Self che include lavori commentati da brani musicali realizzati dall’autore.
Senza foce
di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti, 1998, 2’30”
La materia elettronica del video genera similitudini fra le gocce e gli individui nei flussi incessanti dei liquidi e delle migrazioni dei popoli. L’immagine – alterata e sommersa tra i canali dell’informazione – non riflette più la coscienza di una identità.
Blood
di Francesca Fini, 2011, 5’20”
E’ il racconto di una lotta. Una lotta che conduco chiusa in una prigione trasparente dove uccido me stessa poco alla volta, intrappolata in una perfetta e macabra solitudine. Mi accompagnano i mostri di un tempo che non c’è più; pallidi vampiri che prendono vita dal mio sangue che tinge la parete/schermo che mi separa dalla realtà.
Still
di Elisabetta Di Sopra, 2008, 2’
Still è una pausa, uno stato di sospensione che può durare un’eternità. Come le onde del mare, il tempo futuro e quello passato si rincorrono, si riavvolgono, si ripetono all’infinito.
D Giò
di Matilde De Feo, 2011, 13’
Giò è un uomo sulla sessantina in evidente stato di isolamento. Soffre di alessitimia, e come tale è incapace di mentalizzare e descrivere a parole il proprio vissuto, versa nel silenzio assoluto.
80 kg
di Antonello Matarazzo, 2012, 3’30”
Un morto = 80 chili di carne fredda, 4 secchi d’acqua, 1 sacchetto di sale.
Il giardino dell’Eden
di Franco Losvizzero, 2011, 11’
Il coniglio bianco e la regina Mab sono le protagoniste di una performance, allegoria di una rivoluzione mistica, di un passaggio epocale dall’età del ferro all’età dell’oro. Una performance che si è svolta in una data alchemica: l’11 novembre del 2011 alle ore 11. La durata del video è, naturalmente, di 11 minuti e 11 secondi circa.
Riot Begins with a Walk
di Valentina Dell’Aquila, 2012, 5’
Un’azione rivoluzionaria può essere il semplice passeggiare, in città, a cielo aperto. Anche il cuore si atrofizza a forza di nascondersi, secondo Heiner Muller. La passeggiata assume così significato di affermazione dell’individuo, facendosi vera e propria antitesi dell’ideologia del Gruppo. Ma il Gruppo è un UNO più forte dell’individuo.
Inaudible Fragment
di Danilo Torre, 2012, 5’
Lo stridore delle ideologie che collassano si trasforma in un rumore assordante e si comprende che tutta la storia del secondo ’900 era scritta.
Fine
di Virgilio Villoresi, 2012, 1’15”
Fine è un video d’animazione girato in stop motion che ha come tematica centrale la rivoluzione. E’ una grande allegoria della società contemporanea, vista con un taglio ironico e pungente, che nel finale approda a una dimensione apocalittica.
11
febbraio 2012
Norme per la rivoluzione
11 febbraio 2012
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
CINEMA MASSIMO
Torino, Via Giuseppe Verdi, 18, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Verdi, 18, (Torino)
Vernissage
11 Febbraio 2012, ore 18
Autore
Curatore