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Novelli Fontanesi – Un tetto non basta
Come Guido Gozzano l’artista lascia all’evocazione poetica la suggestione di una vita domestica capace di dare senso ad un’intera esistenza.Questa casa appartiene al passato.
Si configura come tempo antico dei ricordi e degli abbandoni. Ora sul mobile della cucina sono pronte le vettovaglie per ….
Comunicato stampa
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Grate panciute, logore,
contorte! Silenzio! Fuga dalle
stanze morte! Odore d'ombra!
Odore di passato! Odore
d'abbandono desolato!
Da “ la Signorina Felicita ovvero la Felicità”
Guido Gozzano
Dopo aver cercato di vivere con immaginazione il vuoto lasciato da un padre - in questo interregno tutto è possibile - e di con-vivere alla propria solitudine bisognosa d’oblio, l’artista Bruno Novelli Fontanesi pone lo sguardo estetico sulle piccole cose del quotidiano. Consapevole dell’affanno affettivo mai appagato, delle ferite e delle rinunce espresse nei tagli e nelle cuciture, l’artista sceglie di condividere la mestizia di case odorose di un tempo lontano.
Signorina Felicita, a quest'ora scende la sera nel giardino antico della tua casa, nel mio cuore amico scende il ricordo. Come Guido Gozzano l’artista lascia all’evocazione poetica la suggestione di una vita domestica capace di dare senso ad un’intera esistenza.
Non ci sono persone a riscaldare ciò che ci lega alla memoria. Questa casa appartiene al passato. Si configura come tempo antico dei ricordi e degli abbandoni. Ora sul mobile della cucina sono pronte le vettovaglie per la Vigilia. L’instabilità del piano mette in mostra, in una luce di rivelazione Caravaggesca, le sole necessità dell’accoglienza e della sopravvivenza.
Nella pittura prende vita uno sguardo intimista. Tutto il suo mondo è dentro, frammentato in piccole porzioni di realtà, la cui inquadratura si sofferma su composizione trasfigurate in visioni. La profondità svanisce nel colore e viene assorbita in uno spazio astratto elegantemente strutturato per piani.
Nell’opera Moka, l’elemento decorativo del merletto appuntato, sottolinea ulteriormente la famigliarità del luogo. Negli anni 60 e 70 in tutte le case d’Italia il “centrino” risultava essere un tocco femminile di decoro connaturato all’idea stessa di arredo. Per l’artista, in questo caso, oltre alla dimensione affettiva, l’oggetto si configura come elemento linguistico polimaterico, con un proprio ritmo geometrico capace di relazionarsi alla composizione nel suo complesso.
In Intimamente l’oggetto è l’unico testimone di una rivelazione di luce. L’opera rinuncia al disvelamento del luogo e traccia, attraverso piani geometrici, l’essenza stessa della percezione.
Pur considerando la forza espressiva del gesto pittorico e del colore, l’artista sottomette le pulsioni primarie ad una precisa educazione sentimentale, costruita attraverso abili bilanciamenti cromatici come nell’opera Omaggio. La composizione, quasi speculare nei suoi giochi di ombre, si rivela perfettamente equilibrata e capace di mantenere vivido il ricordo di un gesto amorevole.
M'era più dolce starmene in cucina tra le stoviglie a vividi colori…..godevo quel silenzio e quegli odori tanto per me consolatori…
Nel Ricordo, un pesce dal guizzo bloccato nel vetro di Murano, pone un ulteriore radicamento all’esperienza di relazione con gli oggetti. All’artista non interessa l’appropriazione della forma ma il suo disvelamento nel molteplice. Il riflesso nello specchio crea una possibilità ulteriore di indagine oltre a stabilire una profondità illusoria altrimenti impossibile.
Talvolta l’artista guarda oltre la finestra, ma non c’è nulla. Gli antichi paesaggi memori della scuola romana appartengono al passato. Per ora l’affettività del luogo, la poetica dell’oggetto e la sospensione del tempo, sono una prerogativa d’indagine di cui necessita la sua ricerca.
Una ricerca che non si abbandona come un tempo all’oblio ma, particolare dopo particolare, costruisce porzioni di realtà come nell’opera Sospensioni. L’inquadratura in primo piano di un tavolino e tre sedie da giardino, mai completamente descritte pur nella meticolosa analisi dei particolari, lascia all’osservatore la costruzione di una narrazione. La busta rossa, leggermente sospesa sull’angolo, è piena di mistero. Si intuisce, nella costruzione dello spazio, il coinvolgimento del vuoto inteso come assenza e distanza da un precedente incontro e come condizione della propria solitudine. Gli oggetti costruiscono realtà ma non sono in grado di consolidare l’impermanente pur ricorrendo alla memoria come cardine di una storia individuale e sociale.
L’arte è oggi per Bruno Novelli Fontanesi un amore ritrovato e vissuto con la stessa passione della giovinezza, con lo stesso incanto e disincanto di un viaggiatore che ha deciso di fermarsi e prendere tempo.
Nadia Melotti
BIOGRAFIA
Bruno Novelli Fontanesi nasce a Roma nel 1951. Compie i suoi studi a Roma dove frequenta il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo; negli stessi anni vive una stagione ricca di fermento.
Frequenta l’ambiente artistico del quartiere dei Lillà ( via di Ripetta e dintorni) e la libreria Ferro di Cavallo, cenacolo della cultura degli anni ‘60 e ‘70.
Uno dei suoi maestri più importanti è stato Giulio Turcato con il quale ha stabilito un legame artistico e culturale.
L’amore per il colore, invece, (matrice inconfondibile della sua pittura)lo deve all’incontro e allo studio di maestri come Walter Lazzaro, Gentilini, Perilli, Gastone Novelli, il grande Afro e altri ancora.
Nel 1978 si trasferisce a Verona dove diventa titolare della Cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale.
La vicinanza di Venezia lo porterà spesso a visitare le famose fornaci del vetro di Murano, subendo il magico fascino di questo materiale e il suo impalpabile colore.
Lo studio di questa antica arte veneziana influenzerà gran parte della sua produzione artistica di questi anni.
In seguito concentrerà la sua ricerca pittorica in ambito materico senza però tralasciare la sua matrice colorista, che non lo abbandonerà mai, ma si affinerà e si sintetizzerà nel tempo.
contorte! Silenzio! Fuga dalle
stanze morte! Odore d'ombra!
Odore di passato! Odore
d'abbandono desolato!
Da “ la Signorina Felicita ovvero la Felicità”
Guido Gozzano
Dopo aver cercato di vivere con immaginazione il vuoto lasciato da un padre - in questo interregno tutto è possibile - e di con-vivere alla propria solitudine bisognosa d’oblio, l’artista Bruno Novelli Fontanesi pone lo sguardo estetico sulle piccole cose del quotidiano. Consapevole dell’affanno affettivo mai appagato, delle ferite e delle rinunce espresse nei tagli e nelle cuciture, l’artista sceglie di condividere la mestizia di case odorose di un tempo lontano.
Signorina Felicita, a quest'ora scende la sera nel giardino antico della tua casa, nel mio cuore amico scende il ricordo. Come Guido Gozzano l’artista lascia all’evocazione poetica la suggestione di una vita domestica capace di dare senso ad un’intera esistenza.
Non ci sono persone a riscaldare ciò che ci lega alla memoria. Questa casa appartiene al passato. Si configura come tempo antico dei ricordi e degli abbandoni. Ora sul mobile della cucina sono pronte le vettovaglie per la Vigilia. L’instabilità del piano mette in mostra, in una luce di rivelazione Caravaggesca, le sole necessità dell’accoglienza e della sopravvivenza.
Nella pittura prende vita uno sguardo intimista. Tutto il suo mondo è dentro, frammentato in piccole porzioni di realtà, la cui inquadratura si sofferma su composizione trasfigurate in visioni. La profondità svanisce nel colore e viene assorbita in uno spazio astratto elegantemente strutturato per piani.
Nell’opera Moka, l’elemento decorativo del merletto appuntato, sottolinea ulteriormente la famigliarità del luogo. Negli anni 60 e 70 in tutte le case d’Italia il “centrino” risultava essere un tocco femminile di decoro connaturato all’idea stessa di arredo. Per l’artista, in questo caso, oltre alla dimensione affettiva, l’oggetto si configura come elemento linguistico polimaterico, con un proprio ritmo geometrico capace di relazionarsi alla composizione nel suo complesso.
In Intimamente l’oggetto è l’unico testimone di una rivelazione di luce. L’opera rinuncia al disvelamento del luogo e traccia, attraverso piani geometrici, l’essenza stessa della percezione.
Pur considerando la forza espressiva del gesto pittorico e del colore, l’artista sottomette le pulsioni primarie ad una precisa educazione sentimentale, costruita attraverso abili bilanciamenti cromatici come nell’opera Omaggio. La composizione, quasi speculare nei suoi giochi di ombre, si rivela perfettamente equilibrata e capace di mantenere vivido il ricordo di un gesto amorevole.
M'era più dolce starmene in cucina tra le stoviglie a vividi colori…..godevo quel silenzio e quegli odori tanto per me consolatori…
Nel Ricordo, un pesce dal guizzo bloccato nel vetro di Murano, pone un ulteriore radicamento all’esperienza di relazione con gli oggetti. All’artista non interessa l’appropriazione della forma ma il suo disvelamento nel molteplice. Il riflesso nello specchio crea una possibilità ulteriore di indagine oltre a stabilire una profondità illusoria altrimenti impossibile.
Talvolta l’artista guarda oltre la finestra, ma non c’è nulla. Gli antichi paesaggi memori della scuola romana appartengono al passato. Per ora l’affettività del luogo, la poetica dell’oggetto e la sospensione del tempo, sono una prerogativa d’indagine di cui necessita la sua ricerca.
Una ricerca che non si abbandona come un tempo all’oblio ma, particolare dopo particolare, costruisce porzioni di realtà come nell’opera Sospensioni. L’inquadratura in primo piano di un tavolino e tre sedie da giardino, mai completamente descritte pur nella meticolosa analisi dei particolari, lascia all’osservatore la costruzione di una narrazione. La busta rossa, leggermente sospesa sull’angolo, è piena di mistero. Si intuisce, nella costruzione dello spazio, il coinvolgimento del vuoto inteso come assenza e distanza da un precedente incontro e come condizione della propria solitudine. Gli oggetti costruiscono realtà ma non sono in grado di consolidare l’impermanente pur ricorrendo alla memoria come cardine di una storia individuale e sociale.
L’arte è oggi per Bruno Novelli Fontanesi un amore ritrovato e vissuto con la stessa passione della giovinezza, con lo stesso incanto e disincanto di un viaggiatore che ha deciso di fermarsi e prendere tempo.
Nadia Melotti
BIOGRAFIA
Bruno Novelli Fontanesi nasce a Roma nel 1951. Compie i suoi studi a Roma dove frequenta il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo; negli stessi anni vive una stagione ricca di fermento.
Frequenta l’ambiente artistico del quartiere dei Lillà ( via di Ripetta e dintorni) e la libreria Ferro di Cavallo, cenacolo della cultura degli anni ‘60 e ‘70.
Uno dei suoi maestri più importanti è stato Giulio Turcato con il quale ha stabilito un legame artistico e culturale.
L’amore per il colore, invece, (matrice inconfondibile della sua pittura)lo deve all’incontro e allo studio di maestri come Walter Lazzaro, Gentilini, Perilli, Gastone Novelli, il grande Afro e altri ancora.
Nel 1978 si trasferisce a Verona dove diventa titolare della Cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale.
La vicinanza di Venezia lo porterà spesso a visitare le famose fornaci del vetro di Murano, subendo il magico fascino di questo materiale e il suo impalpabile colore.
Lo studio di questa antica arte veneziana influenzerà gran parte della sua produzione artistica di questi anni.
In seguito concentrerà la sua ricerca pittorica in ambito materico senza però tralasciare la sua matrice colorista, che non lo abbandonerà mai, ma si affinerà e si sintetizzerà nel tempo.
27
aprile 2012
Novelli Fontanesi – Un tetto non basta
Dal 27 aprile al 15 maggio 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIO 6
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Verona, Via Santa Maria In Organo, 6, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16,30-19,30
Vernissage
27 Aprile 2012, ore 18,30
Autore
Curatore