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Novello Finotti – Profondità e proiezioni del nero
una significativa retrospettiva dal titolo “Profondità e proiezioni del nero”. Un percorso nella scultura dell’arista veronese, dagli anni Settanta ad oggi.
Comunicato stampa
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Ricordi, intuizioni, inaspettate associazioni popolano l’universo creativo di Novello Finotti. Ogni sua scultura è un complesso incontro di sogno e realtà, un gioco di specchi, circolare, senza uscita. Un metamorfismo che moltiplica lo stupore e l’attesa. Una concatenazione di visioni che si sviluppa su un elemento comune: il colore nero della materia che subito rimanda alle misteriose profondità dell’inconscio.
Dal 26 giugno al 1 agosto 2010, Novello Finotti presenta, nello spazio espositivo della Galleria d’arte Barbara Paci di Pietrasanta, una significativa retrospettiva dal titolo “Profondità e proiezioni del nero”. Un percorso nella scultura dell’arista veronese, dagli anni Settanta ad oggi.
Tra visione ed immaginazione, emerge con fluida narrazione il discorso plastico di Novello Finotti. In ogni opera la componente onirica si lega fortemente ad una re-interpretazione mentale, sino a far scaturire un susseguirsi di metafore e metonimie. Ma la scultura di Finotti ha una dimensione mentale anche per la forza con cui affiora il carattere affabulatorio, illustrativo e persuasivo della sua arte.
Dieci opere, sculture e bassorilievi, ne ripercorrono, in mostra, il cammino artistico: epoche diverse per diverse stagioni creative legate, in questo caso, dalla scelta del colore: il nero, sconfinato, profondo. Che sia ebano, basalto, granito, marmo nero del Belgio o bronzo patinato, è dall’assenza di luce che Finotti dà voce alla sua interiorità, traendola fuori dalla materia, dopo un lungo scavo. Una ricerca di assoluto. Qualsiasi cifra cromatica sarebbe fuorviante, un’insensata intrusione, laddove l’opera è già di per sé un racconto pieno di particolari, di curiosità, di richiami. Un’espressione creativa che si sviluppa sulle direttrici della similarità e della continuità, talvolta anche contraddittorie.
“Finotti, come un magico funambolo senza rete – scrive Antonio Paolucci nel suo saggio critico in catalogo - cammina sugli abissi. Vede il Sogno e il Mito, contempla con classico distacco gli orrori e gli splendori dell’umana condizione”.
Si avverte l’acume con cui l’artista osserva tutto ciò che gli sta intorno e che, come in un sogno ad occhi aperti, rielabora nella scultura, stemperando la pulsione emotiva con una sottile ironia.
Finotti instaura con la materia un rapporto di simbiosi, un culto esclusivo. Ogni volta è una sfida, quasi un corpo a corpo per esprimere quanto di più duttile, fluido e mutevole possa esserci nella materia.
“Finotti ha accettato l’azzardo – scrive ancora Paolucci – e ha dedicato la vita a studiare e a perfezionare i modi e le tecniche che permettono di avvicinare quelle nobili sostanze, di capirle, ascoltarle, di penetrarle. E’ un duro percorso che richiede una attenzione totale e una fatica tesa fino allo spasimo. Ma alla fine del duro percorso i nobili materiali diventano benevoli come divinità generose disposte a premiare la fedeltà, la devozione e l’attesa”.
Cenni biografici
Novello Finotti è nato a Verona nel 1939. Vive e lavora a Sommacampagna di Verona e a Pietrasanta (LU). Frequenta l’Accademia Cignaroli ed inizia ad esporre nel 1958 con un premio acquisito alla mostra di Arte Sacra di Assisi. Nel 1964 espone alla Armory Gallery di New York. E' invitato alla Biennale Internazionale di Venezia nel 1966, con un gruppo di opere e di nuovo nel 1984 con una sala personale. Tra le numerose mostre si ricordino quelle alla Jackson Iolas Gallery di New York nel 1977, quella del 1978, nell'ambito del Festival dei due Mondi di Spoleto a Charleston USA. Nel 1986 tiene una personale a Palazzo Tè di Mantova, nel 1988 partecipa, su invito, alla rassegna itinerante in Giappone dal titolo Scultura Italiana del XX secolo. Nel 1989 tiene una nuova personale al Centro de Arte Euroamericano a Caracas, nel 1992 nella Chiesa di S. Agostino a Pietrasanta (Lucca) e nel 1995 alla Galleria Credito Valtellinese, refettorio delle Stelline di Milano. Nel 1998 espone un gruppo di opere alla Nardin Gallery di New York. Nel 1997 gli viene assegnato il Premio Internazionale Pietrasanta e la Versilia nel mondo, 5° edizione. Tra il 1998 e ed il 2001 esegue lavori di committenza, fra cui l’intervento completo sulla facciata della basilica padovana di Santa Giustina consistente nell’esecuzione di tre grandi portali in bronzo, di 18 ritratti sistemati sul retro della porta centrale e dei quattro simboli degli evangelisti in marmo collocati nelle nicchie della facciata. Nel 2001 esegue il decoro in bronzo dorato per l’altare del Beato Giovanni XXIII per S. Pietro in Roma. Nel 2002 realizza per la congregazione spagnola Siervas de Maria una grande figura in marmo bianco di Carrara rappresentante S. Maria Soledad fondatrice dell’ordine; l’opera è stata collocata in una nicchia esterna della Basilica di S. Pietro in Vaticano. Innumerevoli anche le collettive cui l’artista ha preso parte; sue opere fanno parte di prestigiose collezioni, pubbliche e private, italiane ed estere.
Dal 26 giugno al 1 agosto 2010, Novello Finotti presenta, nello spazio espositivo della Galleria d’arte Barbara Paci di Pietrasanta, una significativa retrospettiva dal titolo “Profondità e proiezioni del nero”. Un percorso nella scultura dell’arista veronese, dagli anni Settanta ad oggi.
Tra visione ed immaginazione, emerge con fluida narrazione il discorso plastico di Novello Finotti. In ogni opera la componente onirica si lega fortemente ad una re-interpretazione mentale, sino a far scaturire un susseguirsi di metafore e metonimie. Ma la scultura di Finotti ha una dimensione mentale anche per la forza con cui affiora il carattere affabulatorio, illustrativo e persuasivo della sua arte.
Dieci opere, sculture e bassorilievi, ne ripercorrono, in mostra, il cammino artistico: epoche diverse per diverse stagioni creative legate, in questo caso, dalla scelta del colore: il nero, sconfinato, profondo. Che sia ebano, basalto, granito, marmo nero del Belgio o bronzo patinato, è dall’assenza di luce che Finotti dà voce alla sua interiorità, traendola fuori dalla materia, dopo un lungo scavo. Una ricerca di assoluto. Qualsiasi cifra cromatica sarebbe fuorviante, un’insensata intrusione, laddove l’opera è già di per sé un racconto pieno di particolari, di curiosità, di richiami. Un’espressione creativa che si sviluppa sulle direttrici della similarità e della continuità, talvolta anche contraddittorie.
“Finotti, come un magico funambolo senza rete – scrive Antonio Paolucci nel suo saggio critico in catalogo - cammina sugli abissi. Vede il Sogno e il Mito, contempla con classico distacco gli orrori e gli splendori dell’umana condizione”.
Si avverte l’acume con cui l’artista osserva tutto ciò che gli sta intorno e che, come in un sogno ad occhi aperti, rielabora nella scultura, stemperando la pulsione emotiva con una sottile ironia.
Finotti instaura con la materia un rapporto di simbiosi, un culto esclusivo. Ogni volta è una sfida, quasi un corpo a corpo per esprimere quanto di più duttile, fluido e mutevole possa esserci nella materia.
“Finotti ha accettato l’azzardo – scrive ancora Paolucci – e ha dedicato la vita a studiare e a perfezionare i modi e le tecniche che permettono di avvicinare quelle nobili sostanze, di capirle, ascoltarle, di penetrarle. E’ un duro percorso che richiede una attenzione totale e una fatica tesa fino allo spasimo. Ma alla fine del duro percorso i nobili materiali diventano benevoli come divinità generose disposte a premiare la fedeltà, la devozione e l’attesa”.
Cenni biografici
Novello Finotti è nato a Verona nel 1939. Vive e lavora a Sommacampagna di Verona e a Pietrasanta (LU). Frequenta l’Accademia Cignaroli ed inizia ad esporre nel 1958 con un premio acquisito alla mostra di Arte Sacra di Assisi. Nel 1964 espone alla Armory Gallery di New York. E' invitato alla Biennale Internazionale di Venezia nel 1966, con un gruppo di opere e di nuovo nel 1984 con una sala personale. Tra le numerose mostre si ricordino quelle alla Jackson Iolas Gallery di New York nel 1977, quella del 1978, nell'ambito del Festival dei due Mondi di Spoleto a Charleston USA. Nel 1986 tiene una personale a Palazzo Tè di Mantova, nel 1988 partecipa, su invito, alla rassegna itinerante in Giappone dal titolo Scultura Italiana del XX secolo. Nel 1989 tiene una nuova personale al Centro de Arte Euroamericano a Caracas, nel 1992 nella Chiesa di S. Agostino a Pietrasanta (Lucca) e nel 1995 alla Galleria Credito Valtellinese, refettorio delle Stelline di Milano. Nel 1998 espone un gruppo di opere alla Nardin Gallery di New York. Nel 1997 gli viene assegnato il Premio Internazionale Pietrasanta e la Versilia nel mondo, 5° edizione. Tra il 1998 e ed il 2001 esegue lavori di committenza, fra cui l’intervento completo sulla facciata della basilica padovana di Santa Giustina consistente nell’esecuzione di tre grandi portali in bronzo, di 18 ritratti sistemati sul retro della porta centrale e dei quattro simboli degli evangelisti in marmo collocati nelle nicchie della facciata. Nel 2001 esegue il decoro in bronzo dorato per l’altare del Beato Giovanni XXIII per S. Pietro in Roma. Nel 2002 realizza per la congregazione spagnola Siervas de Maria una grande figura in marmo bianco di Carrara rappresentante S. Maria Soledad fondatrice dell’ordine; l’opera è stata collocata in una nicchia esterna della Basilica di S. Pietro in Vaticano. Innumerevoli anche le collettive cui l’artista ha preso parte; sue opere fanno parte di prestigiose collezioni, pubbliche e private, italiane ed estere.
26
giugno 2010
Novello Finotti – Profondità e proiezioni del nero
Dal 26 giugno al primo agosto 2010
arte contemporanea
Location
BARBARA PACI – VIA GARIBALDI
Pietrasanta, Via Giuseppe Garibaldi, 45, (Lucca)
Pietrasanta, Via Giuseppe Garibaldi, 45, (Lucca)
Orario di apertura
tutti i giorni, nell’orario 10-13; 17.30-20.30; 21.30-24
Vernissage
26 Giugno 2010, ore 18.30
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