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Nuove acquisizioni. Due anni di crescita della collezione
Un nuovo patrimonio della città che documenta le ricerche e le sperimentazioni più attuali e aggiornate, articolato in trenta opere, di cui cinque video e venticinque lavori in gran parte prodotti da Macro
Comunicato stampa
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Non solo esposizioni temporanee. MACRO ribadisce la sua vocazione ad essere fabbrica di arte e cultura contemporanea presentando, per la prima volta riunite insieme, le nuove acquisizioni del Museo d’Arte Contemporanea di Roma, frutto di due anni di attività. Con una super-collettiva, curata da Danilo Eccher, Claudia Gioia e Maria Rovigatti, nello spazio di MACRO al Mattatoio di Testaccio sfila la nuova collezione permanente del Museo comunale che testimonia un confronto quanto mai aperto e vitale tra i grandi protagonisti di fama storica e artisti di nuova generazione ma già affermati a livello internazionale.
Un nuovo patrimonio della città che documenta le ricerche e le sperimentazioni più attuali e aggiornate, articolato in trenta opere, di cui cinque video e venticinque lavori in gran parte prodotti da Macro, acquisiti o donati al Museo, che spaziano tra installazioni, fotografia, pittura e scultura. Opere in parte già presentate a Roma in occasione delle mostre che si sono susseguite nei cicli espositivi di MACRO, in entrambe le sue sedi istituzionali (Via Reggio Emilia e Piazza Giustiniani).
Sfilano artisti del calibro di Carla Accardi, la “signora” dell’astrattismo italiano; Luigi Ontani, Nicola De Maria, maestro della Transavanguardia, reduce dal Premio alla Carriera alla Quadriennale 2005; i fotografi Claudio Abate e Carlo Benvenuto;
l’israeliana Michal Rovner, che utilizza prevalentemente fotografia e video, già applaudita alla Tate Gallery di Londra, al MoMA (Museum of Modern Art) e al Whitney Museum di New York con e che quest’anno ha inaugurato il nuovo Museo della Shoah di Gerusalemme con una video-installazione alta 12 metri; Alessandra Tesi e Sarah Ciracì, che si muovono tra fotografia, installazioni e video, entrambe vincitrici del prestigioso Premio New York, borsa di studio voluta dal Ministero degli Affari Esteri per sostenere le attività dei giovani artisti italiani nella Grande Mela; la giovane performer bolognese Sissi, che ha già esposto a Rotterdam e Graz; il sudafricano Kendell Geers che ha partecipato a Documenta di Kassel e alla Biennale di Istanbul, Valery Koshlyakov, che ha rappresentato la Russia alla Biennale di Venezia del 2003 e quest’anno è protagonista della prima Biennale di Mosca; il camerunense Pascale Marthine Tayou, nel 2002 presente alla Biennale di San Paolo e al Palais de Tokyo di Parigi; Avish Khebrehzadeh, che ha esposto al P.S.1 di New York e alla Biennale di Venezia del 2003; Khalil Rabah, protagonista alle Biennali di Sydney e San Paolo; Melik Ohanian, francese, che lavora con la fotografia e il video, le cui opere sono andate in scena al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi e al Palais de Tokyo sempre a Parigi. In occasione della mostra, Alfredo Jaar presenterà in anteprima un lavoro che entrerà a far parte della collezione permanente.
Da sottolineare come, dei video prodotti, “I Played this Tomorrow” di Christian Jankowski è stato acquistato dal MoMA (Museum of Modern Art) di New York, “Ho! Ho! Ho! Merry Christmas” di Jun Nguyen Hatsushiba è stato acquistato dal Mori Art Museum di Tokyo, e “Tutti morimmo a stento” di Elisabetta Benassi è stato acquisito dal Beaubourg di Parigi.
Claudio Abate
Claudio Abate nasce nel 1943 a Roma. Partecipa alla XLV Biennale di Venezia nel 1993; espone nel 2002 al Museo d’Arte Contemporanea di Belgrado e nel 2004 alla House of Photography di Mosca in The Fifth International Photography Month in Moscow: Photobiennale 2004. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita due sue mostre nel 2002 e nel 2003. Fotografo, Abate rappresenta, con la sua opera, la scena artistica degli ultimi trenta anni. Le immagini di Abate sono una sorta di memoria degli avvenimenti artistici che hanno segnato un’epoca. Il lavoro fotografico di Abate si inserisce, infatti, nello spazio tra documentazione e autonomia dell’immagine. Ogni immagine è il risultato di una stretta collaborazione tra il fotografo e l’artista che si risolve in uno scatto capace di privilegiare il senso dell’opera e l’intendimento del suo autore.
Opera: Gilbert & George, 1972, realizzata nel 1972 nella galleria L’Attico a Roma, riprende la performance The Singing Sculpture eseguita dai due artisti per la prima volta nel 1969 e poi riproposta in diverse città negli anni seguenti. Ci sono Gilbert&Gorge in piedi su un tavolo, fermi come statue, con la testa color bronzo, un bastone di plastica in mano, che cantano “Underneath the Arches”.
Opera: Il cannone di Pino Pascali ,1965 si vede l’artista, fotografato nel suo studio, vestito con una uniforme militare e inginocchiato accanto al cannone.
Carla Accardi
Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Partecipa a numerose mostre e rassegne nazionali ed internazionali, tra cui, diverse edizioni della Biennale di Venezia, esposizioni al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, al P.S.1 a New York, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris a Parigi. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma le dedica una personale nel 2004. Il profilo dell’opera di Carla Accardi finisce per presentarsi come una incessante ed inesauribile indagine sul segno. L’elaborazione del segno come essenziale forma espressiva inizia con una radicale riduzione cromatica al bianco e al nero, che definisce da subito gli elementi costitutivi dell’alfabeto di Carla Accardi. Il colore – che si manifesta a partire dal gioco tra bianco e nero, tra luce e ombra – entra allora nella composizione e determina l’articolarsi di nuovi percorsi tra spazio e movimento. Così l’essenziale linguaggio segnico trascende nel colore e nella sperimentazione di materiali industriali: i segni si dispongono nello spazio e si intrecciano nelle fluorescenze del sicofoil. L’acceso cromatismo diviene espressione dell’irrompere della luce capace di conferire al segno una dimensione ambientale.
Opera: Azzurro Arancio, 2003, donazione dell’artista. Qui, i segni disertano, si dispongono lungo traiettorie improvvise, disegnano geometrie arancioni nelle atmosfere dal fondo azzurro. L’opera di Carla Accardi è il risultato di un percorso costituito da cicli compiuti ma anche da continue progressioni, sempre rivolta al futuro e aperta ad una dimensione del divenire.
Elisabetta Benassi
Nasce a Roma nel 1966. Partecipa nel 2002 a Manifesta 4, nel 2003 a I Moderni/The Moderns al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino e nel 2005 a Prospectif Cinéma al Centre George Pompidou a Parigi. Il MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita una sua personale nel 2004. Il percorso creativo della Benassi parte dalla scultura per poi approdare alla fotografia, alle installazioni e al video, con cui elabora un universo di allegorie, citazioni e richiami alla tradizione culturale e artistica italiana.
Opera: Tutti morimmo a stento, 2003-2004, videoinstallazione prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio – maggio 2004. L’opera inizia con lo scorrere lento della macchina da presa che indugia su un quadro: è la parabola dei ciechi di Pieter Bruegel, evidente e tragica metafora di una umanità che cammina verso un destino disastroso. L’inquadratura si allarga e rivela l’immagine per quello che è, un poster appeso alla parete nell’ufficio di uno sfasciacarrozze.
Carlo Benvenuto
Carlo Benvenuto nasce a Stresa nel 1966. Espone nel 2000 in Futurama al Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato, nel 2001 partecipa alla First Valencia Biennal a Valencia, nel 2002 in De Gustibus a Palazzo delle Papesse, Centro Arte contemporanea a Siena. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma gli dedica una personale nel 2003. Carlo Benvenuto predilige quale mezzo espressivo la fotografia. Sceglie come ambientazione delle sue opere il proprio spazio domestico, spazio in cui oggetti di uso quotidiano vengono privati del loro carattere di ovvietà legato alla funzione e colti nella loro capacità di suscitare stupore. I soggetti delle sue inquadrature sono sedie, tavoli, bicchieri, tappi di penne bic ritratti a grandezza naturale per rendere l’immagine operando al minimo sul soggetto.
Opera: Senza Titolo, 2003, fotografia, prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Carlo Benvenuto; Christian Jankowsky; e al MACRO al Mattatoio in occasione della mostra: Chinart; febbraio-aprile 2003. L’immagine che ritrae tre bicchieri di colore rosso, colmi di un liquido, colti nel loro essere in volo, come sospesi.
Nicola de Maria
Nasce nel 1954 a Foglianise in provincia di Benevento. Partecipa a numerose esposizioni nazionali ed internazionali tra cui il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, diverse edizioni della Biennale di Venezia, la Bienal de São Paulo, Documenta, il MOMA e il P.S.1 a New York. Il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma gli dedica una personale nel 2004.
Titolo opera: Roma + Musica + Pettirossi + Neve + Angeli 2004 (opera eseguita dall’artista in loco) Prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria, Elegia Cosmica; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio-maggio 2004. E’ una tela di grandi dimensioni, caratterizzata da una intensa campitura rossa su cui affiorano immagini grafiche di figure geometriche. L’originarietà del colore di De Maria, la sua forza, si accompagna ad una essenzialità grafica, ad una riduzione del dato visivo, che è la cifra di una pittura che non si lascia sedurre dal fascino della raffigurazione ma che si sofferma su ciò che si vede oltre il vedere stesso, su ciò che si manifesta oltre il movimento del manifestarsi stesso. Ecco allora comparire, appena accennate, le onde del mare, le case, le figure umane, il “regno dei fiori” e le forme dell’astrazione geometrica.
Sarah Ciracì
Nasce a Grottaglie nel 1972 e si diploma a Milano all’Accademia di Brera. Partecipa nel 1999 alla XIII Quadriennale d’Arte a Roma e nel 2000 a L’ombra della ragione alla Galleria d’Arte Moderna e Villa delle Rose a Bologna. Nel 2001 espone in Animations al PS1 e nel 2003-2004 vince la seconda edizione del premio New York. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma le dedica una personale nel 2004. L’opera dell’artista elabora una narrazione dove futuro e metafora della realtà si intrecciano a creare una poetica di grande suggestione visiva. L’immaginario di Sarah Ciracì è popolato di riferimenti tratti dalla letteratura e dal cinema di fantascienza, dall’iconografia televisiva e dalla fumettistica giapponese.
Opera: Trebbiatori celesti, 1999, videoproiezione, prodotta da MACRO, opera composta di due video. Uno in bianco e nero descrive l’incontro virtuale di Duchamp con gli alieni: un’astronave atterra su un campo polveroso che altro non è che la superficie del Grande Vetro. Nell’altro video lo scenario è un paesaggio lunare – abitato dalle fantastiche macchine duchampiane – e strani esseri sembrano nutrirsi delle energie che gli uomini liberano al momento della morte.
Kendell Geers
Kendell Geers è nato a Johannesburg nel 1968, anno scelto dall’artista come simbolica data di nascita. Partecipa a Documenta 11 nel 2002 e nel 2003 alla VIII International Istanbul Biennal. Espone nel 2002 in Simpaty for the Devil al Palais de Tokio a Parigi e nel 2004 al MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Kendell Geers si esprimono attraverso un lessico volutamente minimalista, costituito dall’insieme dei materiali propri delle costruzioni urbane: cemento, nastro rosso e bianco, filo spinato, luci intermittenti.
Opera: Theatre of Cruelty, 2004, installazione, prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Tatsou Mayajima; Kendell Geers; Sara Ciraci; maggio –settembre 2004. Ispirandosi alla selva “dantesca” dei suicidi, Geers realizza una installazione composta di scaffali in ferro che contengono blocchi di cemento da cui emergono frammenti di vetro. L’opera obbliga lo spettatore ad un attento procedere all’interno di un percorso labirintico; l’artista utilizza la sensazione di pericolo per suscitare spaesamento e incertezza.
Jun Nguyen Hatsushiba
Nasce a Tokyo nel 1968. Partecipa, nel 2002, alla 25° São Paulo Biennale. Nel 2003 espone al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, alla L Biennale di Venezia e alla VIII International Istanbul Biennial. Il MACRO propone una sua personale nel 2003. L’evidente vocazione socio-politica della ricerca artistica di Nguyen-Hatsushiba si esprime attraverso un’accurata indagine della recente storia del Vietnam. Nelle opere dell’artista, installazioni e video, ricorrono oggetti – come risciò e zanzariere – che portano con sé la testimonianza della storia, in un orientamento che permette un continuo confronto con la tradizione.
Opera: HO! HO! HO! Merry Christmas - Battle of easel point-memorial project Okinawa , 2003, video, prodotto e presentato al MACRO in occasione delle mostre: Domenico Bianchi; Vik Muniz; Jun Nguyen Hatsushiba;settembre 2003-gennaio 2004. Il video chiude una trilogia che ha come soggetto la sofferta vicenda del popolo vietnamita. E’ ambientato nel fondale marino della base militare U.S.A. di Okinawa. I sub indossano una cintura in cui sono infilati tubetti che contengono del colore giallo; si avvicinano a dei cavalletti installati sott’acqua con l’intento di disegnare sulle tele dove è rappresentata la bandiera vietnamita. Lo scopo è quello di tentare di dipingere, sostituendo alle stelle della bandiera i volti delle attrici dei film americani che hanno come soggetto la guerra del Vietnam. L’impresa fallisce.
Christian Jankowski
Christian Jankowski nasce a Gottingen nel 1968. Nel 1999 partecipa alla 48° edizione della Biennale di Venezia; nel 2001 espone a Roma al Palazzo delle Esposizioni e nel 2002 al Whitney Museum of American Art a New York. Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma propone una sua personale nel 2003. Tra video, film, installazione e fotografia, l’opera di Jankowski indaga, attraverso un complesso gioco di rimandi, i rapporti che l’arte ha – o pretende di avere -con la realtà.
Opera: I Played this Tomorrow , 2003, cortometraggio, prodotto e presentato al MACRO in occasione delle mostre: Carlo Benvenuto; Christian Jankowsky; e al MACRO al Mattatoio in occasione della mostra: Chinart; febbraio-aprile 2003. Girata negli studi di Cinecittà, l’opera si compone di un video e di un film. Il video mostra una situazione di casting in cui aspiranti attori – scelti tra quelli in attesa per i provini agli Studios – vengono invitati ad esprimere i loro desideri. Nel film gli attori selezionati hanno la possibilità di interpretare il ruolo che preferiscono realizzando così le proprie aspirazioni.
Alfredo Jaar
Cileno, residente a New York, Alfredo Jaar è artista, architetto e film-maker, attivo e riconosciuto sulla scena internazionale fin dalla metà degli anni ’80. Ha realizzato opere con un forte senso di coerenza e responsabilità sociale, affrontando temi di grande urgenza e rilevanza che l’informazione pubblica spesso tende ad omettere. nato a Santiago del Cile nel 1956, dove ha compiuto studi di architettura e di regia cinematografica. Si trasferisce a New York nel 1982, dove attualmente vive e lavora. Il suo lavoro è stato esposto in alcuni tra i più importanti musei d'arte contemporanea internazionali e all'interno di grandi eventi espositivi tra cui le biennali di Parigi (1982), Venezia (1986), São Paulo (1987), Johannesburg, Sydney (1990), Istanbul e Kwangju (1995), Documenta 8 (1987) e Documenta 11 (2002) di Kassel. Inoltre, Alfredo Jaar ha realizzato numerosi progetti per spazi pubblici internazionali tra cui Lights in the City, Bonsecours Market, Montréal, Canada 1999; Playground, Sant Boi, Barcellona,1999; The Spectacle of Life, Fukuroi, Japan 2001; La Geografía del Futuro, Ministerio de Educacion, Santiago, Cile 2005.
Opera: Searching for Gramsci, 2004, acquisizione.
Avish Khebrehzadeh
Nasce nel 1969 a Teheran. Espone nel 1999 alla VI Biennale Internazionale di Istanbul; nel 2001 al Museo d’ Arte Contemporanea di Ginevra e al P.S.1 di New York. Partecipa nel 2003 alla 50th edizione della Biennale di Venezia; espone nel 2004 in Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma. Nel complesso universo visivo contemporaneo, le opere di Avish Khebrehzadeh – disegni e videoinstallazioni – si caratterizzano per la loro sorprendente semplicità. I lavori sono il risultato di un consapevole esercizio di raffinazione lessicale e anche di un austero utilizzo dei dispositivi tecnologici dell’immagine.
Opera: In the Horizon I, 2004, video-installazione, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. Donazione della galleria S.A.L.E.S. di Roma e di Avish Khebrehzadeh. figure umane nuotano su una superficie di grandi dimensioni trattata con olio d’oliva. Sul disegno si alternano proiezioni di onde fluttuanti e il delicato scorrere delle nuvole. Una immagine onirica la cui cifra stilistica è l’intrecciarsi dei flussi dell’immaginazione.
Valery Koshlyakov
Valery Koshlyakov è nato a Salsk, nella Russia meridionale, nel 1962. Partecipa nel 2002 alla XXV Bienal de São Paulo, nel 2003 alla 50esima Biennale di Venezia e nel 2005 alla 1 Moscow Biennale of Contemporary Art. Il 2004 lo vede protagonista di due importanti mostre personali: “Empire de la Culture” alla Chapelle de l’Hôpital Saint Louis de la Salpetrière a Parigi e la mostra al MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
L’attenzione di Koshlyakov per le forme della classicità costituisce l’orizzonte iconografico entro il quale l’artista definisce le proprie immagini. Nelle sue sculture e nelle sue installazioni l’immagine classica è realizzata con materiali poveri, da riciclo: cartoni trovati in strada, nastro adesivo e polistirolo da imballaggio.
Opera: Ikonos of Rome (1-5), 2004, cinque sculture prodotte e presentate al MACRO in occasione delle mostre: Carla Accardi; Sissi; Valery Koshlyakov; settembre 2004 – gennaio 2005. Qui l’artista utilizza i materiali da riciclo – cartone, plastica e carta - per creare 5 sculture che richiamano paesaggi di architettura classica.
MASBEDO
I Masbedo sono un duo artistico formato da Nicolò Massazza nato a Milano nel 1973 e Jacopo Bedogni nato nel 1970 a Sarzana provincia di La Spezia. Nel 2003 partecipano alla 56th edizione dell’International Film Festival di Locarno e al Roma Film Festival. Nel 2004 espongono al Centro de Arte de Salamanca e al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Masbedo si situano in modo significativo in quel territorio di ambiguità e indeterminatezza che caratterizza il linguaggio video, linguaggio che fa della propria fragilità grammaticale e della propria capacità di contaminazione lo strumento principale della sua espressione.
Opera: 11.45.03, 2004. (ed. 5), video prodotto da Giampaolo Abbondio Galleria Pack di Milano. Donazione della galleria Pack di Milano (regia : MASBEDO, testi : Aldo Nove, con : Ernesto Mahieux, Caterina Silva, Fabrizio Parenti). 03 è un racconto articolato, ricco di simbologie: il protagonista - impegnato in una sorta di esibizione narcisistica – si muove all’interno di un corridoio nero, accompagnato dalla presenza di due personaggi immaginari che incombono su di lui e gli ricordano l’ineluttabile divenire delle cose.
Melik Ohanian
Nasce a Lione nel 1969. Espone nel 2001 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e nel 2002 al Palais de Tokyo a Parigi. Nel 2004 partecipa alla 26th Bienal de São Paulo e a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Inizialmente lavora con la fotografia e in seguito con il video che dispone secondo modalità installative. Proietta le opere su diversi monitor consegnando allo spazio il compito di rendere evidente ed esplicita la forza dell’immagine. Attraverso un linguaggio visivo essenziale, realizza un’opera ricca di riferimenti alla cinematografia degli esordi e alle serie TV.
Opera: The Patrol, 2004, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. Un veicolo – una finta macchina della polizia piena di sirene che suonano – gira intorno ad un isolato per le strade di New York, città simbolo della dimensione metropolitana. L’opera è una video-installazione, gli schermi sono disposti in cerchio e l’immagine, che ricorre simultaneamente sui diversi monitor, lascia allo spettatore la possibilità di diversi punti di osservazione.
Luigi Ontani
Luigi Ontani nasce nel 1943 a Vergato, in provincia di Bologna. Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia e nel 2005 alla XIV edizione della Quadriennale di Roma. Nel 2001 il P.S.1 di New York gli dedica una grande retrospettiva. L’arte di Luigi Ontani si esprime attraverso una doppia elaborazione del corpo: come territorio della trasformazione e come luogo dell’identità. Ontani attraversa la poetica della trasformazione consegnandosi alle figure della sua creatività e in questa dinamica sottintende la necessaria identità tra arte e vita. Ontani mescola, con grande fantasia, modalità espressive e linguaggi diversi: tableaux vivants documentati da sofisticate fotografie, sculture, dipinti.
Opera: Mascherata Mirata, 2005, esposta alla XIV Quadriennale di Roma, acquisizione. Qui l’artista indossa una veste rossa, è in piedi sopra un masso e tiene in mano una maschera, rossa anch’essa. E’ un’opera ricca di simbologie, in cui evidente è il gioco tra sacro e profano, tra cultura orientale e occidentale. Un gioco di specchiamento quello di Ontani, perché è sempre lui il protagonista assoluto di ogni sua opera, e insieme è anche altro da sé, nelle sue molte maschere diverse.
Khalil Rabah
Nasce nel 1961 a Gerusalemme. Partecipa nel 1998 alla XXIV Bienal de São Paulo e alla Sydney Biennial. Nel 2000 espone a With Out Architecture, Republic of the Arts al Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse a Siena e nel 2004 partecipa a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Le opere di Khalil Rabah – installazioni e performance – esprimono una oscillazione, una originaria tensione, tra autoaffermazione e conflitto. Gli strumenti attraverso i quali le opere di Khalil Rabah prendono forma sono simboli di appartenenza, le iconografie culturali, le mitologie, i musei della memoria.
Opera: The Palestinian Museum of Natural History and Humankind, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. E’ un’installazione accompagnata dalla proiezione di due video che mostrano l’uno il procedimento di lavorazione delle olive per ottenere l’olio; l’altro lo svolgimento di un’asta mentre le immagini scorrono proprio sulle opere del Palestinian Museum imballate nelle casse e pronte per la vendita. Questo lavoro , disposto a creare un Museo della memoria palestinese, evidenzia il processo che, attraverso la messa in discussione dei simboli, cerca di definire la memoria in quanto territorio drammatico e fragile di affermazione di una cultura.
Michal Rovner
Michal Rovner è nata a Tel Aviv nel 1957. Dal 1981 al 1985 segue i corsi di fotografia presso la Bezalel Academy of Art and Design a Gerusalemme. Nel 1997 espone alla Tate Gallery a Londra, al Museum of Modern Art di New York e allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 2002 il Whitney Museum di New York le dedica una grande retrospettiva. Nel 2003 è in mostra al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Michal Rovner utilizza prevalentemente mezzi espressivi quali la fotografia e il video. La modalità del viaggio e del nomadismo caratterizza il suo lavoro sia sul piano tecnico che su quello tematico.
Opera: Trains, 2001, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio per il Festival della Fotografia in occasione della mostra: Michal Rovner – Andreas Gursky; maggio – agosto 2003. Essenzialità e ripetizione sono gli elementi che caratterizzano il lavoro dell’artista; in molte sue opere si ritrovano uomini minuscoli in bianco e nero, uomini che si agitano, si muovono in fila, a schiera o in gruppi compatti. Sono le stesse figure che si incontrano in Trains 2000, questa volta gli uomini declinati dal nero al rosso al bianco, si dispongono su tre file una dietro l’altra.
Wael Shawky
Wael Shawky nasce nel 1971 ad Alessandria. Espone nel 1996 alla 6th International Cairo Biennial al Museum of Modern Art al Cairo e nel 2003 alla 50th edizione della Biennale di Venezia. Nel 2004 partecipa a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Wael Shawky mettono in luce processi di contaminazione culturale e trovano il proprio significato all’interno di una riflessione sulla modernità. Le sue videoinstallazioni indagano la condizione di transizione e trasformazione delle società moderne.
Opera: Dodge Ram, 2004, video prodotto e presentato al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. E’ una doppia proiezione video. In un monitor immagini di un uomo arabo - con una maschera sul volto - intento ad erigere un muro si alternano a visioni di un uccello predatore. Nell’altro schermo si vede una macchina, una Dodge, mentre aggressivamente percorre una strada sterrata; evidente richiamo metaforico al contraddittorio rapporto tra modernizzazione e società egiziana contemporanea.
Sissi
Sissi è nata nel 1977 a Bologna dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Vince nel 2002 il Premio Quercini Stampalia- Furla per l’Arte e nel 2003 il XVIII Premio Alinovi. Nel 2003 presenta la performance T al MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma e nel 2004 il museo propone una sua personale. Il corpo è elemento centrale nel linguaggio dell’artista. Nelle sue performance gioca con il senso del mutamento e della contaminazione tra materia e corpo; crea forme chiuse, contenitori di cui l’artista stessa è presenza integrante.
Opera: T, 2003, fotografia di Claudio Abate tratta dalla performance T presentata al MACRO in occasione delle mostre: Tony Gragg; Cecily Brown; Simone Starling; giugno–settembre 2003.
Opera: Nidi, 2004, scultura in bombè di rattan intrecciato, strisce di
carta assorbente colorata con china prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Carla Accardi; Sissi; Valery Koshlyakov; settembre 2004 - gennaio 2005. Il lavoro Nidi segna un cambiamento nel percorso creativo dell’artista: si tratta di una installazione composta di 25 nidi di grandezze diverse, realizzati intrecciando bombè di rattan, una fibra naturale che deriva dal bambù, e delle piccole striscie di carta assorbente dipinte con chine colorate. I nidi sono vuoti, l’artista non li ha mai abitati. Sono forme autonome che si aprono al suolo e creano uno scenario fantastico, un ambiente da attraversare.
Pascale Marthine Tayou
Pascale Marthine Tayou nasce a Yaoundé, in Camerun, nel 1967. Espone nel 2000 al Kiasma-Museum of Contemporary Art Helsinki; nel 2002 partecipa a Documenta 11 e alla Bienal de São Paulo. Nel 2002 è in mostra al Palais de Tokyo e nel 2003 il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita una sua personale.
Le opere di Pascale Marthine Tayou – installazioni, fotografie, video – sono espressione di una poetica del nomadismo. L’artista, attraverso una elaborata riflessione sulla memoria, ricrea i momenti del suo incontro con uno spazio altro.
Opera: Omnes viae romam ducunt , 2003, video prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio – maggio 2004. Il video documenta la stesura di una lettera che l’artista – dalla sua casa a Gent – scrive alla madre; la invita a fare un viaggio a Roma con l’intenzione di farla partecipare ad una messa del Papa. Il lavoro di Pascale Marthine Tayou, tra percorsi privati e riflessioni sull’identità culturale, testimonia l’evidenza del movimento – il compiersi di un viaggio – e la disposizione della memoria in quanto intima appropriazione delle cose.
Alessandra Tesi
Alessandra Tesi è nata a Bologna nel 1969 dove si diploma all’Accademia di Belle Arti. Nel 1997 inaugura il ciclo “Spazio Aperto” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, nel 1999 espone al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino e nel 2001 partecipa alla 49° edizione della Biennale di Venezia. Il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma propone una sua personale nel 2002. Il suo esordio è legato alla fotografia. Lo sguardo di Alessandra Tesi indaga gli spazi interni del vivere, ambienti vuoti immaginati come scenografie temporaneamente disabitate, luoghi che mettono in scena se stessi.
Opera: Cattedrale, 2002, videoinstallazione, (proiezioni su uno schermo di perle di vetro montate su fili; per un totale di 750.000 perle e 650 fili; audio). Prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Ipotesi di Collezione; Claudio Abate; Alessandra Tesi; Tony Oursler; Shizuka Yokomizo; ottobre 2002-febbraio 2003. Il video è ambientato nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi e ha come oggetto aspetti della liturgia cattolica dove officianti e corali con paramenti blu e verdi si ordinano in una processione dai contorni metafisici. L’occhio della camera non inquadra mai le figure intere ma indugia sui giochi geometrici del pavimento per creare una sorta di straniamento e incanto.
Velasco Vitali
Velasco Vitali nasce nel 1960 a Bellano in provincia di Lecco. Nel 1999 partecipa alla XIII edizione della Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Espone nel 2000 al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano; nel 2003 a Italian Factory. La nuova scena artistica italiana all’Istituto Santa Maria della Pietà a Venezia e nel 2004 a Palazzo Belmonte Riso a Palermo. Velasco lavora secondo una progressiva appropriazione dello spazio che dalla bidimensionalità di una pittura densa giunge alla spazialità del linguaggio installativo.
Opera: Cani, 2004-2005, sculture realizzate nel 2004 in occasione della prima tappa palermitana del progetto Extramoenia e prodotta con il sostegno di Italian Factory. Donazione di Italian Factory. I quattro cani – in ferro e cemento, piombo e catrame – rappresentano un modo di vivere lo spazio cittadino: vagano per le strade, occupano i luoghi, possiedono una loro imperturbabilità. Le città di Velasco non sono solo abitate ma sono anche e soprattutto lo scenario adibito all’esibizione dello sguardo: lo sguardo randagio di un branco di cani, silenziosi spettatori di una umanità che riesce ad essere testimone del dramma della contemporaneità.
Un nuovo patrimonio della città che documenta le ricerche e le sperimentazioni più attuali e aggiornate, articolato in trenta opere, di cui cinque video e venticinque lavori in gran parte prodotti da Macro, acquisiti o donati al Museo, che spaziano tra installazioni, fotografia, pittura e scultura. Opere in parte già presentate a Roma in occasione delle mostre che si sono susseguite nei cicli espositivi di MACRO, in entrambe le sue sedi istituzionali (Via Reggio Emilia e Piazza Giustiniani).
Sfilano artisti del calibro di Carla Accardi, la “signora” dell’astrattismo italiano; Luigi Ontani, Nicola De Maria, maestro della Transavanguardia, reduce dal Premio alla Carriera alla Quadriennale 2005; i fotografi Claudio Abate e Carlo Benvenuto;
l’israeliana Michal Rovner, che utilizza prevalentemente fotografia e video, già applaudita alla Tate Gallery di Londra, al MoMA (Museum of Modern Art) e al Whitney Museum di New York con e che quest’anno ha inaugurato il nuovo Museo della Shoah di Gerusalemme con una video-installazione alta 12 metri; Alessandra Tesi e Sarah Ciracì, che si muovono tra fotografia, installazioni e video, entrambe vincitrici del prestigioso Premio New York, borsa di studio voluta dal Ministero degli Affari Esteri per sostenere le attività dei giovani artisti italiani nella Grande Mela; la giovane performer bolognese Sissi, che ha già esposto a Rotterdam e Graz; il sudafricano Kendell Geers che ha partecipato a Documenta di Kassel e alla Biennale di Istanbul, Valery Koshlyakov, che ha rappresentato la Russia alla Biennale di Venezia del 2003 e quest’anno è protagonista della prima Biennale di Mosca; il camerunense Pascale Marthine Tayou, nel 2002 presente alla Biennale di San Paolo e al Palais de Tokyo di Parigi; Avish Khebrehzadeh, che ha esposto al P.S.1 di New York e alla Biennale di Venezia del 2003; Khalil Rabah, protagonista alle Biennali di Sydney e San Paolo; Melik Ohanian, francese, che lavora con la fotografia e il video, le cui opere sono andate in scena al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi e al Palais de Tokyo sempre a Parigi. In occasione della mostra, Alfredo Jaar presenterà in anteprima un lavoro che entrerà a far parte della collezione permanente.
Da sottolineare come, dei video prodotti, “I Played this Tomorrow” di Christian Jankowski è stato acquistato dal MoMA (Museum of Modern Art) di New York, “Ho! Ho! Ho! Merry Christmas” di Jun Nguyen Hatsushiba è stato acquistato dal Mori Art Museum di Tokyo, e “Tutti morimmo a stento” di Elisabetta Benassi è stato acquisito dal Beaubourg di Parigi.
Claudio Abate
Claudio Abate nasce nel 1943 a Roma. Partecipa alla XLV Biennale di Venezia nel 1993; espone nel 2002 al Museo d’Arte Contemporanea di Belgrado e nel 2004 alla House of Photography di Mosca in The Fifth International Photography Month in Moscow: Photobiennale 2004. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita due sue mostre nel 2002 e nel 2003. Fotografo, Abate rappresenta, con la sua opera, la scena artistica degli ultimi trenta anni. Le immagini di Abate sono una sorta di memoria degli avvenimenti artistici che hanno segnato un’epoca. Il lavoro fotografico di Abate si inserisce, infatti, nello spazio tra documentazione e autonomia dell’immagine. Ogni immagine è il risultato di una stretta collaborazione tra il fotografo e l’artista che si risolve in uno scatto capace di privilegiare il senso dell’opera e l’intendimento del suo autore.
Opera: Gilbert & George, 1972, realizzata nel 1972 nella galleria L’Attico a Roma, riprende la performance The Singing Sculpture eseguita dai due artisti per la prima volta nel 1969 e poi riproposta in diverse città negli anni seguenti. Ci sono Gilbert&Gorge in piedi su un tavolo, fermi come statue, con la testa color bronzo, un bastone di plastica in mano, che cantano “Underneath the Arches”.
Opera: Il cannone di Pino Pascali ,1965 si vede l’artista, fotografato nel suo studio, vestito con una uniforme militare e inginocchiato accanto al cannone.
Carla Accardi
Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Partecipa a numerose mostre e rassegne nazionali ed internazionali, tra cui, diverse edizioni della Biennale di Venezia, esposizioni al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, al P.S.1 a New York, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris a Parigi. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma le dedica una personale nel 2004. Il profilo dell’opera di Carla Accardi finisce per presentarsi come una incessante ed inesauribile indagine sul segno. L’elaborazione del segno come essenziale forma espressiva inizia con una radicale riduzione cromatica al bianco e al nero, che definisce da subito gli elementi costitutivi dell’alfabeto di Carla Accardi. Il colore – che si manifesta a partire dal gioco tra bianco e nero, tra luce e ombra – entra allora nella composizione e determina l’articolarsi di nuovi percorsi tra spazio e movimento. Così l’essenziale linguaggio segnico trascende nel colore e nella sperimentazione di materiali industriali: i segni si dispongono nello spazio e si intrecciano nelle fluorescenze del sicofoil. L’acceso cromatismo diviene espressione dell’irrompere della luce capace di conferire al segno una dimensione ambientale.
Opera: Azzurro Arancio, 2003, donazione dell’artista. Qui, i segni disertano, si dispongono lungo traiettorie improvvise, disegnano geometrie arancioni nelle atmosfere dal fondo azzurro. L’opera di Carla Accardi è il risultato di un percorso costituito da cicli compiuti ma anche da continue progressioni, sempre rivolta al futuro e aperta ad una dimensione del divenire.
Elisabetta Benassi
Nasce a Roma nel 1966. Partecipa nel 2002 a Manifesta 4, nel 2003 a I Moderni/The Moderns al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino e nel 2005 a Prospectif Cinéma al Centre George Pompidou a Parigi. Il MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita una sua personale nel 2004. Il percorso creativo della Benassi parte dalla scultura per poi approdare alla fotografia, alle installazioni e al video, con cui elabora un universo di allegorie, citazioni e richiami alla tradizione culturale e artistica italiana.
Opera: Tutti morimmo a stento, 2003-2004, videoinstallazione prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio – maggio 2004. L’opera inizia con lo scorrere lento della macchina da presa che indugia su un quadro: è la parabola dei ciechi di Pieter Bruegel, evidente e tragica metafora di una umanità che cammina verso un destino disastroso. L’inquadratura si allarga e rivela l’immagine per quello che è, un poster appeso alla parete nell’ufficio di uno sfasciacarrozze.
Carlo Benvenuto
Carlo Benvenuto nasce a Stresa nel 1966. Espone nel 2000 in Futurama al Museo d’Arte Contemporanea Luigi Pecci a Prato, nel 2001 partecipa alla First Valencia Biennal a Valencia, nel 2002 in De Gustibus a Palazzo delle Papesse, Centro Arte contemporanea a Siena. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma gli dedica una personale nel 2003. Carlo Benvenuto predilige quale mezzo espressivo la fotografia. Sceglie come ambientazione delle sue opere il proprio spazio domestico, spazio in cui oggetti di uso quotidiano vengono privati del loro carattere di ovvietà legato alla funzione e colti nella loro capacità di suscitare stupore. I soggetti delle sue inquadrature sono sedie, tavoli, bicchieri, tappi di penne bic ritratti a grandezza naturale per rendere l’immagine operando al minimo sul soggetto.
Opera: Senza Titolo, 2003, fotografia, prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Carlo Benvenuto; Christian Jankowsky; e al MACRO al Mattatoio in occasione della mostra: Chinart; febbraio-aprile 2003. L’immagine che ritrae tre bicchieri di colore rosso, colmi di un liquido, colti nel loro essere in volo, come sospesi.
Nicola de Maria
Nasce nel 1954 a Foglianise in provincia di Benevento. Partecipa a numerose esposizioni nazionali ed internazionali tra cui il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, diverse edizioni della Biennale di Venezia, la Bienal de São Paulo, Documenta, il MOMA e il P.S.1 a New York. Il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma gli dedica una personale nel 2004.
Titolo opera: Roma + Musica + Pettirossi + Neve + Angeli 2004 (opera eseguita dall’artista in loco) Prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria, Elegia Cosmica; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio-maggio 2004. E’ una tela di grandi dimensioni, caratterizzata da una intensa campitura rossa su cui affiorano immagini grafiche di figure geometriche. L’originarietà del colore di De Maria, la sua forza, si accompagna ad una essenzialità grafica, ad una riduzione del dato visivo, che è la cifra di una pittura che non si lascia sedurre dal fascino della raffigurazione ma che si sofferma su ciò che si vede oltre il vedere stesso, su ciò che si manifesta oltre il movimento del manifestarsi stesso. Ecco allora comparire, appena accennate, le onde del mare, le case, le figure umane, il “regno dei fiori” e le forme dell’astrazione geometrica.
Sarah Ciracì
Nasce a Grottaglie nel 1972 e si diploma a Milano all’Accademia di Brera. Partecipa nel 1999 alla XIII Quadriennale d’Arte a Roma e nel 2000 a L’ombra della ragione alla Galleria d’Arte Moderna e Villa delle Rose a Bologna. Nel 2001 espone in Animations al PS1 e nel 2003-2004 vince la seconda edizione del premio New York. Il MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma le dedica una personale nel 2004. L’opera dell’artista elabora una narrazione dove futuro e metafora della realtà si intrecciano a creare una poetica di grande suggestione visiva. L’immaginario di Sarah Ciracì è popolato di riferimenti tratti dalla letteratura e dal cinema di fantascienza, dall’iconografia televisiva e dalla fumettistica giapponese.
Opera: Trebbiatori celesti, 1999, videoproiezione, prodotta da MACRO, opera composta di due video. Uno in bianco e nero descrive l’incontro virtuale di Duchamp con gli alieni: un’astronave atterra su un campo polveroso che altro non è che la superficie del Grande Vetro. Nell’altro video lo scenario è un paesaggio lunare – abitato dalle fantastiche macchine duchampiane – e strani esseri sembrano nutrirsi delle energie che gli uomini liberano al momento della morte.
Kendell Geers
Kendell Geers è nato a Johannesburg nel 1968, anno scelto dall’artista come simbolica data di nascita. Partecipa a Documenta 11 nel 2002 e nel 2003 alla VIII International Istanbul Biennal. Espone nel 2002 in Simpaty for the Devil al Palais de Tokio a Parigi e nel 2004 al MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Kendell Geers si esprimono attraverso un lessico volutamente minimalista, costituito dall’insieme dei materiali propri delle costruzioni urbane: cemento, nastro rosso e bianco, filo spinato, luci intermittenti.
Opera: Theatre of Cruelty, 2004, installazione, prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Tatsou Mayajima; Kendell Geers; Sara Ciraci; maggio –settembre 2004. Ispirandosi alla selva “dantesca” dei suicidi, Geers realizza una installazione composta di scaffali in ferro che contengono blocchi di cemento da cui emergono frammenti di vetro. L’opera obbliga lo spettatore ad un attento procedere all’interno di un percorso labirintico; l’artista utilizza la sensazione di pericolo per suscitare spaesamento e incertezza.
Jun Nguyen Hatsushiba
Nasce a Tokyo nel 1968. Partecipa, nel 2002, alla 25° São Paulo Biennale. Nel 2003 espone al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino, alla L Biennale di Venezia e alla VIII International Istanbul Biennial. Il MACRO propone una sua personale nel 2003. L’evidente vocazione socio-politica della ricerca artistica di Nguyen-Hatsushiba si esprime attraverso un’accurata indagine della recente storia del Vietnam. Nelle opere dell’artista, installazioni e video, ricorrono oggetti – come risciò e zanzariere – che portano con sé la testimonianza della storia, in un orientamento che permette un continuo confronto con la tradizione.
Opera: HO! HO! HO! Merry Christmas - Battle of easel point-memorial project Okinawa , 2003, video, prodotto e presentato al MACRO in occasione delle mostre: Domenico Bianchi; Vik Muniz; Jun Nguyen Hatsushiba;settembre 2003-gennaio 2004. Il video chiude una trilogia che ha come soggetto la sofferta vicenda del popolo vietnamita. E’ ambientato nel fondale marino della base militare U.S.A. di Okinawa. I sub indossano una cintura in cui sono infilati tubetti che contengono del colore giallo; si avvicinano a dei cavalletti installati sott’acqua con l’intento di disegnare sulle tele dove è rappresentata la bandiera vietnamita. Lo scopo è quello di tentare di dipingere, sostituendo alle stelle della bandiera i volti delle attrici dei film americani che hanno come soggetto la guerra del Vietnam. L’impresa fallisce.
Christian Jankowski
Christian Jankowski nasce a Gottingen nel 1968. Nel 1999 partecipa alla 48° edizione della Biennale di Venezia; nel 2001 espone a Roma al Palazzo delle Esposizioni e nel 2002 al Whitney Museum of American Art a New York. Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma propone una sua personale nel 2003. Tra video, film, installazione e fotografia, l’opera di Jankowski indaga, attraverso un complesso gioco di rimandi, i rapporti che l’arte ha – o pretende di avere -con la realtà.
Opera: I Played this Tomorrow , 2003, cortometraggio, prodotto e presentato al MACRO in occasione delle mostre: Carlo Benvenuto; Christian Jankowsky; e al MACRO al Mattatoio in occasione della mostra: Chinart; febbraio-aprile 2003. Girata negli studi di Cinecittà, l’opera si compone di un video e di un film. Il video mostra una situazione di casting in cui aspiranti attori – scelti tra quelli in attesa per i provini agli Studios – vengono invitati ad esprimere i loro desideri. Nel film gli attori selezionati hanno la possibilità di interpretare il ruolo che preferiscono realizzando così le proprie aspirazioni.
Alfredo Jaar
Cileno, residente a New York, Alfredo Jaar è artista, architetto e film-maker, attivo e riconosciuto sulla scena internazionale fin dalla metà degli anni ’80. Ha realizzato opere con un forte senso di coerenza e responsabilità sociale, affrontando temi di grande urgenza e rilevanza che l’informazione pubblica spesso tende ad omettere. nato a Santiago del Cile nel 1956, dove ha compiuto studi di architettura e di regia cinematografica. Si trasferisce a New York nel 1982, dove attualmente vive e lavora. Il suo lavoro è stato esposto in alcuni tra i più importanti musei d'arte contemporanea internazionali e all'interno di grandi eventi espositivi tra cui le biennali di Parigi (1982), Venezia (1986), São Paulo (1987), Johannesburg, Sydney (1990), Istanbul e Kwangju (1995), Documenta 8 (1987) e Documenta 11 (2002) di Kassel. Inoltre, Alfredo Jaar ha realizzato numerosi progetti per spazi pubblici internazionali tra cui Lights in the City, Bonsecours Market, Montréal, Canada 1999; Playground, Sant Boi, Barcellona,1999; The Spectacle of Life, Fukuroi, Japan 2001; La Geografía del Futuro, Ministerio de Educacion, Santiago, Cile 2005.
Opera: Searching for Gramsci, 2004, acquisizione.
Avish Khebrehzadeh
Nasce nel 1969 a Teheran. Espone nel 1999 alla VI Biennale Internazionale di Istanbul; nel 2001 al Museo d’ Arte Contemporanea di Ginevra e al P.S.1 di New York. Partecipa nel 2003 alla 50th edizione della Biennale di Venezia; espone nel 2004 in Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma. Nel complesso universo visivo contemporaneo, le opere di Avish Khebrehzadeh – disegni e videoinstallazioni – si caratterizzano per la loro sorprendente semplicità. I lavori sono il risultato di un consapevole esercizio di raffinazione lessicale e anche di un austero utilizzo dei dispositivi tecnologici dell’immagine.
Opera: In the Horizon I, 2004, video-installazione, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. Donazione della galleria S.A.L.E.S. di Roma e di Avish Khebrehzadeh. figure umane nuotano su una superficie di grandi dimensioni trattata con olio d’oliva. Sul disegno si alternano proiezioni di onde fluttuanti e il delicato scorrere delle nuvole. Una immagine onirica la cui cifra stilistica è l’intrecciarsi dei flussi dell’immaginazione.
Valery Koshlyakov
Valery Koshlyakov è nato a Salsk, nella Russia meridionale, nel 1962. Partecipa nel 2002 alla XXV Bienal de São Paulo, nel 2003 alla 50esima Biennale di Venezia e nel 2005 alla 1 Moscow Biennale of Contemporary Art. Il 2004 lo vede protagonista di due importanti mostre personali: “Empire de la Culture” alla Chapelle de l’Hôpital Saint Louis de la Salpetrière a Parigi e la mostra al MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
L’attenzione di Koshlyakov per le forme della classicità costituisce l’orizzonte iconografico entro il quale l’artista definisce le proprie immagini. Nelle sue sculture e nelle sue installazioni l’immagine classica è realizzata con materiali poveri, da riciclo: cartoni trovati in strada, nastro adesivo e polistirolo da imballaggio.
Opera: Ikonos of Rome (1-5), 2004, cinque sculture prodotte e presentate al MACRO in occasione delle mostre: Carla Accardi; Sissi; Valery Koshlyakov; settembre 2004 – gennaio 2005. Qui l’artista utilizza i materiali da riciclo – cartone, plastica e carta - per creare 5 sculture che richiamano paesaggi di architettura classica.
MASBEDO
I Masbedo sono un duo artistico formato da Nicolò Massazza nato a Milano nel 1973 e Jacopo Bedogni nato nel 1970 a Sarzana provincia di La Spezia. Nel 2003 partecipano alla 56th edizione dell’International Film Festival di Locarno e al Roma Film Festival. Nel 2004 espongono al Centro de Arte de Salamanca e al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Masbedo si situano in modo significativo in quel territorio di ambiguità e indeterminatezza che caratterizza il linguaggio video, linguaggio che fa della propria fragilità grammaticale e della propria capacità di contaminazione lo strumento principale della sua espressione.
Opera: 11.45.03, 2004. (ed. 5), video prodotto da Giampaolo Abbondio Galleria Pack di Milano. Donazione della galleria Pack di Milano (regia : MASBEDO, testi : Aldo Nove, con : Ernesto Mahieux, Caterina Silva, Fabrizio Parenti). 03 è un racconto articolato, ricco di simbologie: il protagonista - impegnato in una sorta di esibizione narcisistica – si muove all’interno di un corridoio nero, accompagnato dalla presenza di due personaggi immaginari che incombono su di lui e gli ricordano l’ineluttabile divenire delle cose.
Melik Ohanian
Nasce a Lione nel 1969. Espone nel 2001 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e nel 2002 al Palais de Tokyo a Parigi. Nel 2004 partecipa alla 26th Bienal de São Paulo e a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Inizialmente lavora con la fotografia e in seguito con il video che dispone secondo modalità installative. Proietta le opere su diversi monitor consegnando allo spazio il compito di rendere evidente ed esplicita la forza dell’immagine. Attraverso un linguaggio visivo essenziale, realizza un’opera ricca di riferimenti alla cinematografia degli esordi e alle serie TV.
Opera: The Patrol, 2004, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. Un veicolo – una finta macchina della polizia piena di sirene che suonano – gira intorno ad un isolato per le strade di New York, città simbolo della dimensione metropolitana. L’opera è una video-installazione, gli schermi sono disposti in cerchio e l’immagine, che ricorre simultaneamente sui diversi monitor, lascia allo spettatore la possibilità di diversi punti di osservazione.
Luigi Ontani
Luigi Ontani nasce nel 1943 a Vergato, in provincia di Bologna. Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia e nel 2005 alla XIV edizione della Quadriennale di Roma. Nel 2001 il P.S.1 di New York gli dedica una grande retrospettiva. L’arte di Luigi Ontani si esprime attraverso una doppia elaborazione del corpo: come territorio della trasformazione e come luogo dell’identità. Ontani attraversa la poetica della trasformazione consegnandosi alle figure della sua creatività e in questa dinamica sottintende la necessaria identità tra arte e vita. Ontani mescola, con grande fantasia, modalità espressive e linguaggi diversi: tableaux vivants documentati da sofisticate fotografie, sculture, dipinti.
Opera: Mascherata Mirata, 2005, esposta alla XIV Quadriennale di Roma, acquisizione. Qui l’artista indossa una veste rossa, è in piedi sopra un masso e tiene in mano una maschera, rossa anch’essa. E’ un’opera ricca di simbologie, in cui evidente è il gioco tra sacro e profano, tra cultura orientale e occidentale. Un gioco di specchiamento quello di Ontani, perché è sempre lui il protagonista assoluto di ogni sua opera, e insieme è anche altro da sé, nelle sue molte maschere diverse.
Khalil Rabah
Nasce nel 1961 a Gerusalemme. Partecipa nel 1998 alla XXIV Bienal de São Paulo e alla Sydney Biennial. Nel 2000 espone a With Out Architecture, Republic of the Arts al Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo delle Papesse a Siena e nel 2004 partecipa a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio-Museo d’Arte Contemporanea Roma.
Le opere di Khalil Rabah – installazioni e performance – esprimono una oscillazione, una originaria tensione, tra autoaffermazione e conflitto. Gli strumenti attraverso i quali le opere di Khalil Rabah prendono forma sono simboli di appartenenza, le iconografie culturali, le mitologie, i musei della memoria.
Opera: The Palestinian Museum of Natural History and Humankind, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. E’ un’installazione accompagnata dalla proiezione di due video che mostrano l’uno il procedimento di lavorazione delle olive per ottenere l’olio; l’altro lo svolgimento di un’asta mentre le immagini scorrono proprio sulle opere del Palestinian Museum imballate nelle casse e pronte per la vendita. Questo lavoro , disposto a creare un Museo della memoria palestinese, evidenzia il processo che, attraverso la messa in discussione dei simboli, cerca di definire la memoria in quanto territorio drammatico e fragile di affermazione di una cultura.
Michal Rovner
Michal Rovner è nata a Tel Aviv nel 1957. Dal 1981 al 1985 segue i corsi di fotografia presso la Bezalel Academy of Art and Design a Gerusalemme. Nel 1997 espone alla Tate Gallery a Londra, al Museum of Modern Art di New York e allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 2002 il Whitney Museum di New York le dedica una grande retrospettiva. Nel 2003 è in mostra al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Michal Rovner utilizza prevalentemente mezzi espressivi quali la fotografia e il video. La modalità del viaggio e del nomadismo caratterizza il suo lavoro sia sul piano tecnico che su quello tematico.
Opera: Trains, 2001, prodotta e presentata al MACRO al Mattatoio per il Festival della Fotografia in occasione della mostra: Michal Rovner – Andreas Gursky; maggio – agosto 2003. Essenzialità e ripetizione sono gli elementi che caratterizzano il lavoro dell’artista; in molte sue opere si ritrovano uomini minuscoli in bianco e nero, uomini che si agitano, si muovono in fila, a schiera o in gruppi compatti. Sono le stesse figure che si incontrano in Trains 2000, questa volta gli uomini declinati dal nero al rosso al bianco, si dispongono su tre file una dietro l’altra.
Wael Shawky
Wael Shawky nasce nel 1971 ad Alessandria. Espone nel 1996 alla 6th International Cairo Biennial al Museum of Modern Art al Cairo e nel 2003 alla 50th edizione della Biennale di Venezia. Nel 2004 partecipa a Mediterraneans al MACRO al Mattatoio- Museo d’Arte Contemporanea Roma. Le opere di Wael Shawky mettono in luce processi di contaminazione culturale e trovano il proprio significato all’interno di una riflessione sulla modernità. Le sue videoinstallazioni indagano la condizione di transizione e trasformazione delle società moderne.
Opera: Dodge Ram, 2004, video prodotto e presentato al MACRO al Mattatoio in occasione delle mostra: Mediterraneans Arte Contemporanea; giugno -settembre 2004. E’ una doppia proiezione video. In un monitor immagini di un uomo arabo - con una maschera sul volto - intento ad erigere un muro si alternano a visioni di un uccello predatore. Nell’altro schermo si vede una macchina, una Dodge, mentre aggressivamente percorre una strada sterrata; evidente richiamo metaforico al contraddittorio rapporto tra modernizzazione e società egiziana contemporanea.
Sissi
Sissi è nata nel 1977 a Bologna dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Vince nel 2002 il Premio Quercini Stampalia- Furla per l’Arte e nel 2003 il XVIII Premio Alinovi. Nel 2003 presenta la performance T al MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma e nel 2004 il museo propone una sua personale. Il corpo è elemento centrale nel linguaggio dell’artista. Nelle sue performance gioca con il senso del mutamento e della contaminazione tra materia e corpo; crea forme chiuse, contenitori di cui l’artista stessa è presenza integrante.
Opera: T, 2003, fotografia di Claudio Abate tratta dalla performance T presentata al MACRO in occasione delle mostre: Tony Gragg; Cecily Brown; Simone Starling; giugno–settembre 2003.
Opera: Nidi, 2004, scultura in bombè di rattan intrecciato, strisce di
carta assorbente colorata con china prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Carla Accardi; Sissi; Valery Koshlyakov; settembre 2004 - gennaio 2005. Il lavoro Nidi segna un cambiamento nel percorso creativo dell’artista: si tratta di una installazione composta di 25 nidi di grandezze diverse, realizzati intrecciando bombè di rattan, una fibra naturale che deriva dal bambù, e delle piccole striscie di carta assorbente dipinte con chine colorate. I nidi sono vuoti, l’artista non li ha mai abitati. Sono forme autonome che si aprono al suolo e creano uno scenario fantastico, un ambiente da attraversare.
Pascale Marthine Tayou
Pascale Marthine Tayou nasce a Yaoundé, in Camerun, nel 1967. Espone nel 2000 al Kiasma-Museum of Contemporary Art Helsinki; nel 2002 partecipa a Documenta 11 e alla Bienal de São Paulo. Nel 2002 è in mostra al Palais de Tokyo e nel 2003 il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita una sua personale.
Le opere di Pascale Marthine Tayou – installazioni, fotografie, video – sono espressione di una poetica del nomadismo. L’artista, attraverso una elaborata riflessione sulla memoria, ricrea i momenti del suo incontro con uno spazio altro.
Opera: Omnes viae romam ducunt , 2003, video prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Nicola de Maria; Nanni Balestrini; Elisabetta Benassi; Pascale Martine Tayou; gennaio – maggio 2004. Il video documenta la stesura di una lettera che l’artista – dalla sua casa a Gent – scrive alla madre; la invita a fare un viaggio a Roma con l’intenzione di farla partecipare ad una messa del Papa. Il lavoro di Pascale Marthine Tayou, tra percorsi privati e riflessioni sull’identità culturale, testimonia l’evidenza del movimento – il compiersi di un viaggio – e la disposizione della memoria in quanto intima appropriazione delle cose.
Alessandra Tesi
Alessandra Tesi è nata a Bologna nel 1969 dove si diploma all’Accademia di Belle Arti. Nel 1997 inaugura il ciclo “Spazio Aperto” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, nel 1999 espone al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Torino e nel 2001 partecipa alla 49° edizione della Biennale di Venezia. Il MACRO- Museo d’Arte Contemporanea Roma propone una sua personale nel 2002. Il suo esordio è legato alla fotografia. Lo sguardo di Alessandra Tesi indaga gli spazi interni del vivere, ambienti vuoti immaginati come scenografie temporaneamente disabitate, luoghi che mettono in scena se stessi.
Opera: Cattedrale, 2002, videoinstallazione, (proiezioni su uno schermo di perle di vetro montate su fili; per un totale di 750.000 perle e 650 fili; audio). Prodotta e presentata al MACRO in occasione delle mostre: Ipotesi di Collezione; Claudio Abate; Alessandra Tesi; Tony Oursler; Shizuka Yokomizo; ottobre 2002-febbraio 2003. Il video è ambientato nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi e ha come oggetto aspetti della liturgia cattolica dove officianti e corali con paramenti blu e verdi si ordinano in una processione dai contorni metafisici. L’occhio della camera non inquadra mai le figure intere ma indugia sui giochi geometrici del pavimento per creare una sorta di straniamento e incanto.
Velasco Vitali
Velasco Vitali nasce nel 1960 a Bellano in provincia di Lecco. Nel 1999 partecipa alla XIII edizione della Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Espone nel 2000 al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano; nel 2003 a Italian Factory. La nuova scena artistica italiana all’Istituto Santa Maria della Pietà a Venezia e nel 2004 a Palazzo Belmonte Riso a Palermo. Velasco lavora secondo una progressiva appropriazione dello spazio che dalla bidimensionalità di una pittura densa giunge alla spazialità del linguaggio installativo.
Opera: Cani, 2004-2005, sculture realizzate nel 2004 in occasione della prima tappa palermitana del progetto Extramoenia e prodotta con il sostegno di Italian Factory. Donazione di Italian Factory. I quattro cani – in ferro e cemento, piombo e catrame – rappresentano un modo di vivere lo spazio cittadino: vagano per le strade, occupano i luoghi, possiedono una loro imperturbabilità. Le città di Velasco non sono solo abitate ma sono anche e soprattutto lo scenario adibito all’esibizione dello sguardo: lo sguardo randagio di un branco di cani, silenziosi spettatori di una umanità che riesce ad essere testimone del dramma della contemporaneità.
07
giugno 2005
Nuove acquisizioni. Due anni di crescita della collezione
Dal 07 giugno al 30 settembre 2005
arte contemporanea
Location
MACRO TESTACCIO
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a domenica 16–24
Vernissage
7 Giugno 2005, ore 16
Autore
Curatore