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Nuove materie della pittura
Un’ampia selezione delle esperienze realizzate dai tre giovanissimi artisti romani, alla loro prima personale
Comunicato stampa
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Venerdì 11 gennaio, alle ore 18,00, sarà inaugura la mostra Nuove materie della pittura, con opere di Sabrina Casadei, Roberto Faiola e Dario Puggioni: progettata da Tommaso De Maria e curata da Massimo Bignardi, essa presenta un’ampia selezione delle esperienze realizzate dai tre giovanissimi artisti romani, alla loro prima personale: fa da guida alla mostra un catalogo che, oltre alla presentazione del curatore, propone testi di altrettanti giovani critici, Marcella Ferro, Silvia Giannassi, Claudia Gennari e Irene Biolchini.
Definirli pittori figurativi – precisa Massimo Bignardi nel testo che apre il catalogo della mostra – “correremmo il rischio di essere fraintesi, oppure di relegare i corpi, i volti, nonché anche i paesaggi urbani proposti soprattutto dalla Casadei, in uno schema per i più – erroneamente – ancorato ad un’idea tradizionale, novecentesca, di pittura che ‘raffigura’. Più precisamente il dato in comune che desta maggiore curiosità, è l’insistere su una ravvicinata identità tra l’oggetto (individuato nell’idea o, anche, sentimento del dolore) e la tecnica, insomma – come scriveva Francis Bacon – sull’evidenza che «l’immaginazione reale è immaginazione tecnica, che consiste nei modi di rinnovare un avvenimento, […] nell’indagine tecnica per afferrare l’oggetto ad un dato momento». [...] Al centro del lavoro dei tre artisti v’è la pittura o, meglio ancora, le nuove materie che definiscono l’esercizio pratico e tecnico di essa, dichiarato quale parte essenziale del processo di rapporto con l’oggetto: quest’ultimo – citando ancora Bacon – sempre «necessario per fornire il problema e il metodo nella ricerca della soluzione del problema». Il risultato è certamente sorprendente, non tanto per il valore delle immagini, per il loro accentare su una realtà così pressante che fa del dolore una condizione cosmica, ovvero che esce fuori dai contorni delle figure per farsi respiro dell’anima, quanto perché ci riportano alla pittura, vale a dire al suo essere effettiva ‘immaginazione reale’, insomma dimensione etica del nostro vivere nel presente, rinunciando all’estraniamento, alla perdita di identità, al freddo cinismo che preside l’attualità”.
Il loro legame è condizionato da un sottile principio di sopravvivenza: “ogni elemento, infatti, è necessario quanto un altro nell’equilibrio della composizione – suggerisce Marcella Ferro –. Corpo è quello delle strutture fumose di Sabrina Casadei, tese fra le atmosfere opache di Turner e l’informale di Burri, con sovrapposizioni di carta, rete e colori ad olio; ancora, è corpo quello scrupolosamente definito da Roberto Faiola, in cui le teste minuziosamente disegnate e poi coperte brutalmente con materia liquida, sottendono a una forte contemporaneità della tecnica, ma sembrano non aver dimenticato il Caravaggio più cupo e oscuro; infine è corpo quello di Dario Puggioni, che stretto nella violenza della realtà, deforma le espressioni, la carne, quasi fino a far scomparire la materia e divenire puro dolore visibile. [...] La materia che compone questo corpo, sommersa nella pittura dei tre giovani artisti, denota l’affinità che la nostra epoca avverte per i relitti, per ciò che non è eterno, con l’intento di volersi contrapporre alla meccanica perfetta della tecnologia da cui, oggi, ci si vuole sentire più liberi”.
“La città di Beirut presentata da Sabrina Casadei – osserva Silvia Giannassi – appare come una città affetta da un morbo incurabile, da una malattia spaventosa che rievoca tutta la sofferenza di un corpo dall’animo dolente. Tuttavia da questa città sconquassata e sanguinante, trasuda una bellezza oscura, un senso di vuoto sublime. [...] In una società come quella attuale in cui l’uomo sembra aver perduto le sue certezze, in cui esso appare fisicamente alieno, invisibile, destinato alla sconfitta si scopre che l’animo umano, seppur dilaniato, non muore mai. La stessa artista afferma: «Tutto ciò che rappresento vuole essere espressione di stati d’animo, dove l’uomo è assente nella sua fisicità perché presente nella sua astratta interiorità»”.
Nell’esperienza di Roberto Faiola “non troveremo un disgusto urlato: la perdita di identità e la conseguente angoscia che ne deriva – rileva Claudia Gennari – è resa in maniera sottile, tramite il sapiente uso di tecniche diverse, tanto da poter definire la sua una ‘pittura di corpi’.[...]Parlando delle opere in senso stretto, negli acquerelli il corpo si dà nella sua assenza: la china, il colore liquido colato, crea impronte; da sfondi scuri, neri o rossi che siano, emergono profili, occhi socchiusi che hanno perso ogni anelito vitale. Paradossalmente, lo spettatore che, al contrario ha lo sguardo vigile e attento, non riesce a vedere molto più di queste riflessive figure evocate dall’artista: si ha l’idea di guardare in una stanza buia con una candela dalla luce fioca, senza poter avere una chiara lettura d’insieme. Mi riferisco, in particolare, ai Senza titolo #4, #5 e #7”.
“Nei lavori di Dario Puggioni, come ad esempio Involucro anatomico o Caduta IV – scrive Irene Biolchini – il corpo è letteralmente lacerato, presentato in porzioni; oltre la parte rappresentata non si può scorgere nulla, né le ragioni della sofferenza, né l’integrità dello stesso corpo. I volti deformati e torturati dipinti dall’artista sono il diretto corrispettivo di Gregor Samsa, il protagonista de La metamorfosi di Franz Kafka: come loro Gregor si scopre trasformato senza conoscere le cause di un tale processo. Ecco dunque riemergere la necessità di un raffronto stringente che permette di cogliere linee di continuità per le espressioni artistiche occidentali, ma che al tempo stesso sottolinea la diversità delle due epoche e le peculiarità di entrambe. Vengono così alla luce tematiche portanti il linguaggio contemporaneo, emerge la possibilità di un’analisi sociale. Artisti contemporanei come Lucian Freud e Yenny Saville da anni indagano il tema del corpo e della sofferenza come strumenti per riflettere su un malessere contemporaneo”.
SABRINA CASADEI Nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora. Frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006 (catalogo) - Arteinterrazza, mostra presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, 2006 - Erasmus Rome Day, mostra presso la Fiera di Roma, 2006 -Finalista del Concorso di pittura per Artisti emergenti, Profilo d’Arte 2007, partecipazione alle successive mostre presso la “Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente” di Milano e presso le Sedi di Banca Profilo nelle città di Brescia, Torino, Ferrara, Reggio Emilia, Roma
ROBERTO FAIOLA Nato nel 1981 a Latina, vive e lavora tra Roma e la sua città natale. Frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006
DARIO PUGGIONI Nato nel 1977 a Roma, dove vive e lavora, frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006 (catalogo) - Arteinterrazza, mostra presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, 2006 - Erasmus Rome Day, mostra presso la Fiera di Roma, 2006.
Definirli pittori figurativi – precisa Massimo Bignardi nel testo che apre il catalogo della mostra – “correremmo il rischio di essere fraintesi, oppure di relegare i corpi, i volti, nonché anche i paesaggi urbani proposti soprattutto dalla Casadei, in uno schema per i più – erroneamente – ancorato ad un’idea tradizionale, novecentesca, di pittura che ‘raffigura’. Più precisamente il dato in comune che desta maggiore curiosità, è l’insistere su una ravvicinata identità tra l’oggetto (individuato nell’idea o, anche, sentimento del dolore) e la tecnica, insomma – come scriveva Francis Bacon – sull’evidenza che «l’immaginazione reale è immaginazione tecnica, che consiste nei modi di rinnovare un avvenimento, […] nell’indagine tecnica per afferrare l’oggetto ad un dato momento». [...] Al centro del lavoro dei tre artisti v’è la pittura o, meglio ancora, le nuove materie che definiscono l’esercizio pratico e tecnico di essa, dichiarato quale parte essenziale del processo di rapporto con l’oggetto: quest’ultimo – citando ancora Bacon – sempre «necessario per fornire il problema e il metodo nella ricerca della soluzione del problema». Il risultato è certamente sorprendente, non tanto per il valore delle immagini, per il loro accentare su una realtà così pressante che fa del dolore una condizione cosmica, ovvero che esce fuori dai contorni delle figure per farsi respiro dell’anima, quanto perché ci riportano alla pittura, vale a dire al suo essere effettiva ‘immaginazione reale’, insomma dimensione etica del nostro vivere nel presente, rinunciando all’estraniamento, alla perdita di identità, al freddo cinismo che preside l’attualità”.
Il loro legame è condizionato da un sottile principio di sopravvivenza: “ogni elemento, infatti, è necessario quanto un altro nell’equilibrio della composizione – suggerisce Marcella Ferro –. Corpo è quello delle strutture fumose di Sabrina Casadei, tese fra le atmosfere opache di Turner e l’informale di Burri, con sovrapposizioni di carta, rete e colori ad olio; ancora, è corpo quello scrupolosamente definito da Roberto Faiola, in cui le teste minuziosamente disegnate e poi coperte brutalmente con materia liquida, sottendono a una forte contemporaneità della tecnica, ma sembrano non aver dimenticato il Caravaggio più cupo e oscuro; infine è corpo quello di Dario Puggioni, che stretto nella violenza della realtà, deforma le espressioni, la carne, quasi fino a far scomparire la materia e divenire puro dolore visibile. [...] La materia che compone questo corpo, sommersa nella pittura dei tre giovani artisti, denota l’affinità che la nostra epoca avverte per i relitti, per ciò che non è eterno, con l’intento di volersi contrapporre alla meccanica perfetta della tecnologia da cui, oggi, ci si vuole sentire più liberi”.
“La città di Beirut presentata da Sabrina Casadei – osserva Silvia Giannassi – appare come una città affetta da un morbo incurabile, da una malattia spaventosa che rievoca tutta la sofferenza di un corpo dall’animo dolente. Tuttavia da questa città sconquassata e sanguinante, trasuda una bellezza oscura, un senso di vuoto sublime. [...] In una società come quella attuale in cui l’uomo sembra aver perduto le sue certezze, in cui esso appare fisicamente alieno, invisibile, destinato alla sconfitta si scopre che l’animo umano, seppur dilaniato, non muore mai. La stessa artista afferma: «Tutto ciò che rappresento vuole essere espressione di stati d’animo, dove l’uomo è assente nella sua fisicità perché presente nella sua astratta interiorità»”.
Nell’esperienza di Roberto Faiola “non troveremo un disgusto urlato: la perdita di identità e la conseguente angoscia che ne deriva – rileva Claudia Gennari – è resa in maniera sottile, tramite il sapiente uso di tecniche diverse, tanto da poter definire la sua una ‘pittura di corpi’.[...]Parlando delle opere in senso stretto, negli acquerelli il corpo si dà nella sua assenza: la china, il colore liquido colato, crea impronte; da sfondi scuri, neri o rossi che siano, emergono profili, occhi socchiusi che hanno perso ogni anelito vitale. Paradossalmente, lo spettatore che, al contrario ha lo sguardo vigile e attento, non riesce a vedere molto più di queste riflessive figure evocate dall’artista: si ha l’idea di guardare in una stanza buia con una candela dalla luce fioca, senza poter avere una chiara lettura d’insieme. Mi riferisco, in particolare, ai Senza titolo #4, #5 e #7”.
“Nei lavori di Dario Puggioni, come ad esempio Involucro anatomico o Caduta IV – scrive Irene Biolchini – il corpo è letteralmente lacerato, presentato in porzioni; oltre la parte rappresentata non si può scorgere nulla, né le ragioni della sofferenza, né l’integrità dello stesso corpo. I volti deformati e torturati dipinti dall’artista sono il diretto corrispettivo di Gregor Samsa, il protagonista de La metamorfosi di Franz Kafka: come loro Gregor si scopre trasformato senza conoscere le cause di un tale processo. Ecco dunque riemergere la necessità di un raffronto stringente che permette di cogliere linee di continuità per le espressioni artistiche occidentali, ma che al tempo stesso sottolinea la diversità delle due epoche e le peculiarità di entrambe. Vengono così alla luce tematiche portanti il linguaggio contemporaneo, emerge la possibilità di un’analisi sociale. Artisti contemporanei come Lucian Freud e Yenny Saville da anni indagano il tema del corpo e della sofferenza come strumenti per riflettere su un malessere contemporaneo”.
SABRINA CASADEI Nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora. Frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006 (catalogo) - Arteinterrazza, mostra presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, 2006 - Erasmus Rome Day, mostra presso la Fiera di Roma, 2006 -Finalista del Concorso di pittura per Artisti emergenti, Profilo d’Arte 2007, partecipazione alle successive mostre presso la “Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente” di Milano e presso le Sedi di Banca Profilo nelle città di Brescia, Torino, Ferrara, Reggio Emilia, Roma
ROBERTO FAIOLA Nato nel 1981 a Latina, vive e lavora tra Roma e la sua città natale. Frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006
DARIO PUGGIONI Nato nel 1977 a Roma, dove vive e lavora, frequenta il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Mostre: - Accademie a confronto, VIII mostra mercato Immagina Arte in fiera di Reggio Emilia, 2006 (catalogo) - Arteinterrazza, mostra presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, 2006 - Erasmus Rome Day, mostra presso la Fiera di Roma, 2006.
11
gennaio 2008
Nuove materie della pittura
Dall'undici gennaio all'undici marzo 2008
giovane arte
Location
ART’S EVENTS
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Orario di apertura
fine settimana o su appuntamento
Vernissage
11 Gennaio 2008, ore 18
Autore
Curatore