Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Nuovi Animali Sociali – Villa Ada Festival Roma Incontra il Mondo 2015
Cosa spinge un essere, umano o animale, a relazionarsi con l’altro? Questa è la domanda che ha dato origine al progetto curatoriale – Nuovi Animali Sociali – che conferma, anche per questa edizione, la presenza dell’arte contemporanea all’interno del Festival di Villa Ada
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Varcando le frontiere dell’uomo giungo all’animale:
all’animale in sé, all’animale in me e
all’animale che si sente mancante,
a quell’uomo di cui Nietzsche diceva pressappoco,
che era un animale ancora indeterminato,
un animale mancante di sé”.
JACQUES DERRIDA
Cosa spinge un essere, umano o animale, a relazionarsi con l’altro? Questa è la domanda che ha dato origine al progetto curatoriale coordinato da Valentina Gioia Levy - Nuovi Animali Sociali - che conferma, anche per questa edizione, la presenza dell’arte contemporanea all’interno del Festival di Villa Ada Roma Incontra il Mondo. Forme di interazione sociale sono presenti in moltissime specie animali da quelle più elementari come api e formiche a quelle più evolute come pesci, uccelli e mammiferi. Il loro agire coordinato ha diverse funzioni: dal migliorare le capacità di ricerca del cibo al fornire protezione contro predatori esterni al gruppo, dall’aumentare l’efficienza locomotoria al facilitare le possibilità riproduttive.
Da diversi anni l’artista Luana Perilli si interessa allo studio degli animali sociali, in particolare api e formiche. Le sue opere, a metà tra arte e scienza, esplorano il mistero della vita al di là della biologia e si fondano spesso sulla messa in moto di meccanismi che funzionano oltre la volontà dell’artista. In particolare, Perilli costruisce oggetti scultorei che sono in realtà abitazioni per gli insetti, facendo acquisire all’opera d’arte, che per definizione è caratterizzata da una mancanza di funzionalità, un’utilità non fruibile dall’uomo ma solo dall’animale. In occasione dell’apertura, domenica 5 luglio, l’artista organizzerà un workshop con una quindicina bambini che potranno costruire il loro formicaio. Ad ogni partecipante sarà anche chiesto di disegnare il proprio formicaio ideale, riflettendo collettivamente sull’idea di socialità e di scambio.
L’interazione sociale garantisce la sopravvivenza del singolo, gli dà sicurezza e lo rende più forte, ma a dispetto dei molti effetti positivi, nel corso dei secoli, nelle complesse società umane, il comportamento collettivo ha anche dimostrato di poter produrre mostruose aberrazioni. In uno dei suoi più famosi libri, La Genealogia della Morale, Nietzsche definiva l’uomo come un animale che promette, nel senso di un animale che ha la facoltà di fare delle promesse. Tra queste ‘promesse’ potremmo senza dubbio includere l’affermazione dell’esistenza di una realtà trascendente e con essa la credenza in una vita oltre la morte, concetti che fin dagli albori della civiltà sono stati utilizzati nelle diverse culture, come fortissimi strumenti di coesione sociale ma anche di controllo. Le installazioni ambientali di Simone Bertugno, Anita Calà con lo Studio A3P e Stefano Canto ruotano intorno a queste tematiche.
Con Antropoluoghi, Bertugno scaverà delle piccole fosse, illuminate dall’interno, in cui depositerà delle piccole sculture in ceramica, quasi fossero antichi reperti di una misteriosa e arcaica religione animista appena rinvenuti, feticci che ricordano vagamente le urne antropomorfe degli Zapotechi, civiltà pre-colombiana stanziata in Messico, nella regione del Monte Alban. Alla fine del periodo espositivo, l’artista guiderà una performance, strutturata come un rituale collettivo, nel corso del quale le fosse saranno richiuse, nascondendo definitivamente i feticci. Assieme alle sculture in ceramica saranno interrate delle piccole urne in terracotta nelle quali il pubblico avrà depositato un oggetto (in metallo o altro materiale durevole), destinato a essere ritrovato, come evidenza archeologica, in un ipotetico e indeterminabile futuro.
Anita Calà, il cui lavoro ruota intorno a tematiche legate al corpo e all’identità individuale e collettiva, in cui si focalizza spesso sull’importanza della fisicità e del linguaggio corporeo nel relazionarsi agli altri, propone invece un’installazione ambientale, realizzata con semplici segnalatori luminosi posizionati sugli alberi del parco. La luce puntata da un albero all’altro e rinviata da specchietti posizionati in maniera tale da rifletterla nuovamente, costruirà una maglia di linee rosse che uniranno vari punti, precedentemente definiti, dando vita a una trama luminosa immateriale, ma perfettamente visibile. L’installazione di Anita Calà andrà a interagire con il progetto ArborVitae dello studio di architettura A3 Paesaggio, impegnato nella divulgazione della biodiversità e della sostenibilità ambientale. Il gruppo A3P ha elaborato un progetto che ha come obiettivo promuovere il rinnovamento delle pratiche cultuali legate alla morte attraverso la creazione di cimiteri green in cui ogni defunto, una volta cremato, viene interrato in un’urna completamente biodegradabile ai piedi di un albero a lui dedicato. In questo modo, la persona continua a vivere attraverso l’albero, rientrando a far parte di quel ciclo della natura che è interminabile e quindi immortale.
Infine, utilizzando markers rifrangenti generalmente impiegati nella segnaletica stradale, Stefano Canto crea un’installazione ambientale poetica ed evocativa, che riproduce l’Orsa Maggiore. Fin dall’origine dei tempi l’uomo ha subito il fascino delle stelle. La necessità di comprendere, delimitare, ordinare e catalogare i fenomeni ha spinto l’essere umano a voler inscrivere le stelle in gruppi che fossero riconoscibili e individuabili. La stessa volontà di ritrovare in cielo forme familiari già presenti sulla terra portò gli antichi ad attribuire alle costellazioni nomi comuni, molti dei quali ispirati ad animali. Al calare del sole, la costellazione inizierà a brillare sul laghetto di Villa Ada, come un gruppo di stelle cadute dal cielo, sospese sulla superficie dell’acqua.
Altri temi che saranno affrontati in Nuovi Animali Sociali sono: la questione della ‘fiducia’ che è insita nel relazionarsi all’altro e che verrà esplorata dalla performance di Anita Calà, Porteur, in cui gli spettatori saranno invitati ad interagire con uno sconosciuto affidandogli ‘una parte di loro’; ma anche la problematica dell’esercizio del potere nell’ambito dell’interazione umana e le contraddizioni che il concetto stesso di socialità può far scaturire, come la contrapposizione tra individualismo e senso della collettività, tra collaborazione e competizione, tra apertura verso l’altro e chiusura. A tal proposito, il 18 luglio, Elena Bellantoni e Mariana Ferratto presenteranno una nuova performance che rientra nell’ambito del progetto Passo A Due, già sviluppato durante la loro residenza presso il DOCVA di Milano e che affronterà proprio il tema dei rapporti di forza all’interno delle relazioni.
Mentre, Filippo Riniolo, la cui ricerca ruota sempre intorno a tematiche socio-politiche nell’ambito delle quali i meccanismi relazionali sono aspetti fondamentali, presenta l’installazione sonora Preghiera in Gubbio, ispirata a uno dei racconti della vita di San Francesco d’Assisi, e in particolare, al noto dialogo che il santo avrebbe avuto con un lupo. Secondo la leggenda, Francesco avvicinò l’animale che spaventava il paese e comunicandogli il suo messaggio di pace lo ammansì rendendolo docile e inoffensivo. Il lavoro di Riniolo riproduce attraverso quattro casse collegate tra loro il suono moltiplicato del verso di un lupo, ovvero, la preghiera del santo immaginata dall’artista, quasi materializzando il concetto di ‘Ani-mot’ coniato dal filosofo francese Jacques Derrida. Abbattuti i confini linguistici e crollata la barriera dell’incomprensione che li separa, l’uomo e l’animale non si trovano più l’uno di fronte all’altro ma diventano tutt’uno, un unico essere, frutto dell’azzeramento della differenza.
all’animale in sé, all’animale in me e
all’animale che si sente mancante,
a quell’uomo di cui Nietzsche diceva pressappoco,
che era un animale ancora indeterminato,
un animale mancante di sé”.
JACQUES DERRIDA
Cosa spinge un essere, umano o animale, a relazionarsi con l’altro? Questa è la domanda che ha dato origine al progetto curatoriale coordinato da Valentina Gioia Levy - Nuovi Animali Sociali - che conferma, anche per questa edizione, la presenza dell’arte contemporanea all’interno del Festival di Villa Ada Roma Incontra il Mondo. Forme di interazione sociale sono presenti in moltissime specie animali da quelle più elementari come api e formiche a quelle più evolute come pesci, uccelli e mammiferi. Il loro agire coordinato ha diverse funzioni: dal migliorare le capacità di ricerca del cibo al fornire protezione contro predatori esterni al gruppo, dall’aumentare l’efficienza locomotoria al facilitare le possibilità riproduttive.
Da diversi anni l’artista Luana Perilli si interessa allo studio degli animali sociali, in particolare api e formiche. Le sue opere, a metà tra arte e scienza, esplorano il mistero della vita al di là della biologia e si fondano spesso sulla messa in moto di meccanismi che funzionano oltre la volontà dell’artista. In particolare, Perilli costruisce oggetti scultorei che sono in realtà abitazioni per gli insetti, facendo acquisire all’opera d’arte, che per definizione è caratterizzata da una mancanza di funzionalità, un’utilità non fruibile dall’uomo ma solo dall’animale. In occasione dell’apertura, domenica 5 luglio, l’artista organizzerà un workshop con una quindicina bambini che potranno costruire il loro formicaio. Ad ogni partecipante sarà anche chiesto di disegnare il proprio formicaio ideale, riflettendo collettivamente sull’idea di socialità e di scambio.
L’interazione sociale garantisce la sopravvivenza del singolo, gli dà sicurezza e lo rende più forte, ma a dispetto dei molti effetti positivi, nel corso dei secoli, nelle complesse società umane, il comportamento collettivo ha anche dimostrato di poter produrre mostruose aberrazioni. In uno dei suoi più famosi libri, La Genealogia della Morale, Nietzsche definiva l’uomo come un animale che promette, nel senso di un animale che ha la facoltà di fare delle promesse. Tra queste ‘promesse’ potremmo senza dubbio includere l’affermazione dell’esistenza di una realtà trascendente e con essa la credenza in una vita oltre la morte, concetti che fin dagli albori della civiltà sono stati utilizzati nelle diverse culture, come fortissimi strumenti di coesione sociale ma anche di controllo. Le installazioni ambientali di Simone Bertugno, Anita Calà con lo Studio A3P e Stefano Canto ruotano intorno a queste tematiche.
Con Antropoluoghi, Bertugno scaverà delle piccole fosse, illuminate dall’interno, in cui depositerà delle piccole sculture in ceramica, quasi fossero antichi reperti di una misteriosa e arcaica religione animista appena rinvenuti, feticci che ricordano vagamente le urne antropomorfe degli Zapotechi, civiltà pre-colombiana stanziata in Messico, nella regione del Monte Alban. Alla fine del periodo espositivo, l’artista guiderà una performance, strutturata come un rituale collettivo, nel corso del quale le fosse saranno richiuse, nascondendo definitivamente i feticci. Assieme alle sculture in ceramica saranno interrate delle piccole urne in terracotta nelle quali il pubblico avrà depositato un oggetto (in metallo o altro materiale durevole), destinato a essere ritrovato, come evidenza archeologica, in un ipotetico e indeterminabile futuro.
Anita Calà, il cui lavoro ruota intorno a tematiche legate al corpo e all’identità individuale e collettiva, in cui si focalizza spesso sull’importanza della fisicità e del linguaggio corporeo nel relazionarsi agli altri, propone invece un’installazione ambientale, realizzata con semplici segnalatori luminosi posizionati sugli alberi del parco. La luce puntata da un albero all’altro e rinviata da specchietti posizionati in maniera tale da rifletterla nuovamente, costruirà una maglia di linee rosse che uniranno vari punti, precedentemente definiti, dando vita a una trama luminosa immateriale, ma perfettamente visibile. L’installazione di Anita Calà andrà a interagire con il progetto ArborVitae dello studio di architettura A3 Paesaggio, impegnato nella divulgazione della biodiversità e della sostenibilità ambientale. Il gruppo A3P ha elaborato un progetto che ha come obiettivo promuovere il rinnovamento delle pratiche cultuali legate alla morte attraverso la creazione di cimiteri green in cui ogni defunto, una volta cremato, viene interrato in un’urna completamente biodegradabile ai piedi di un albero a lui dedicato. In questo modo, la persona continua a vivere attraverso l’albero, rientrando a far parte di quel ciclo della natura che è interminabile e quindi immortale.
Infine, utilizzando markers rifrangenti generalmente impiegati nella segnaletica stradale, Stefano Canto crea un’installazione ambientale poetica ed evocativa, che riproduce l’Orsa Maggiore. Fin dall’origine dei tempi l’uomo ha subito il fascino delle stelle. La necessità di comprendere, delimitare, ordinare e catalogare i fenomeni ha spinto l’essere umano a voler inscrivere le stelle in gruppi che fossero riconoscibili e individuabili. La stessa volontà di ritrovare in cielo forme familiari già presenti sulla terra portò gli antichi ad attribuire alle costellazioni nomi comuni, molti dei quali ispirati ad animali. Al calare del sole, la costellazione inizierà a brillare sul laghetto di Villa Ada, come un gruppo di stelle cadute dal cielo, sospese sulla superficie dell’acqua.
Altri temi che saranno affrontati in Nuovi Animali Sociali sono: la questione della ‘fiducia’ che è insita nel relazionarsi all’altro e che verrà esplorata dalla performance di Anita Calà, Porteur, in cui gli spettatori saranno invitati ad interagire con uno sconosciuto affidandogli ‘una parte di loro’; ma anche la problematica dell’esercizio del potere nell’ambito dell’interazione umana e le contraddizioni che il concetto stesso di socialità può far scaturire, come la contrapposizione tra individualismo e senso della collettività, tra collaborazione e competizione, tra apertura verso l’altro e chiusura. A tal proposito, il 18 luglio, Elena Bellantoni e Mariana Ferratto presenteranno una nuova performance che rientra nell’ambito del progetto Passo A Due, già sviluppato durante la loro residenza presso il DOCVA di Milano e che affronterà proprio il tema dei rapporti di forza all’interno delle relazioni.
Mentre, Filippo Riniolo, la cui ricerca ruota sempre intorno a tematiche socio-politiche nell’ambito delle quali i meccanismi relazionali sono aspetti fondamentali, presenta l’installazione sonora Preghiera in Gubbio, ispirata a uno dei racconti della vita di San Francesco d’Assisi, e in particolare, al noto dialogo che il santo avrebbe avuto con un lupo. Secondo la leggenda, Francesco avvicinò l’animale che spaventava il paese e comunicandogli il suo messaggio di pace lo ammansì rendendolo docile e inoffensivo. Il lavoro di Riniolo riproduce attraverso quattro casse collegate tra loro il suono moltiplicato del verso di un lupo, ovvero, la preghiera del santo immaginata dall’artista, quasi materializzando il concetto di ‘Ani-mot’ coniato dal filosofo francese Jacques Derrida. Abbattuti i confini linguistici e crollata la barriera dell’incomprensione che li separa, l’uomo e l’animale non si trovano più l’uno di fronte all’altro ma diventano tutt’uno, un unico essere, frutto dell’azzeramento della differenza.
05
luglio 2015
Nuovi Animali Sociali – Villa Ada Festival Roma Incontra il Mondo 2015
Dal 05 al 26 luglio 2015
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
VILLA ADA
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Roma, Via Salaria, 237, (Roma)
Orario di apertura
da lunedi a domenica dalle 18 alle 2
Vernissage
5 Luglio 2015, 17.30
Autore