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Nuovi Scenari
Rassegna Internazionale che si articola in cinque capitoli in cui sono raccolti oltre trenta artisti, Fondamenta, Icone urbane, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte.
Comunicato stampa
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“Nuovi Scenari” fa parte di un grande progetto che la Città di Teglio e la sua amministrazione avviano con illuminata sensibilità nel campo della Cultura e dell’Arte. Questa Rassegna Internazionale che si tiene in Lombardia e curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea prof. Carlo Franza, critico di fama internazionale si articola in cinque capitoli in cui sono raccolti oltre trenta artisti, Fondamenta, Icone urbane, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte. La rassegna è articolata su più sedi cittadine, il Palazzo del Comune, l’Oratorio dei Bianchi, l’Oratorio dei Neri, la Chiesa di San Pietro e la Chiesa di San Lorenzo. Nuovi scenari è un evento italiano, unico e singolare, che in concomitanza con l’attuale Biennale di Venezia e la proposizione del Padiglione Italiano, rompe certi meccanismi imposti dal mercato e spesse volte trash, per incorniciare a chiare lettere nomi di artisti capaci di tradurre storie e realtà, spaccati identitari, filosofie del tempo, preziosità memoriali, innesti fra antico e nuovo, volumi e grafie di simboli e culture.
All’inaugurazione ci sarà una prolusione dell’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza curatore della Rassegna, un intervento del Sindaco di Teglio, la presenza degli Artisti che firmeranno il catalogo personalizzandolo e la partecipazione di intellettuali italiani e stranieri, della stampa e di personalità politiche, civili, militari e religiose. Si brinderà con vini della Valtellina.
Scrive Piergiorgio Grolli, sindaco di Teglio nell’introduzione:
La Città di Teglio, terra di Lombardia, e l’Amministrazione da me presieduta hanno dato da qualche anno un esempio forte di valorizzazione e sostegno alla Cultura e al panorama artistico italiano ed europeo.
E difatti negli anni trascorsi il sostegno e l’accoglienza dati ad artisti italiani e stranieri, che qui hanno esposto, ha fatto sottolineare come la cultura e l’arte in politica abbiano una valenza forte che un’Amministrazione illuminata non può assolutamente trascurare. L’alternanza annuale di grandi mostre monografiche e l’attenzione riservata a “rassegne di piano internazionale” lasciano leggere questa nostra politica culturale. E’ la volta quest’anno di una sorta di Biennale italiana e lombarda, dal titolo “Nuovi Scenari”, una rassegna internazionale d’arte, significata attraverso cinque capitoli (Icone Urbane, Fondamenta, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte) disposta in diversi luoghi deputati della nostra cittadina, che è anche evento perdurante tutta l’estate ed affidato alla curatela dell’illustrissimo Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea di fama internazionale e firma del quotidiano “Libero” diretto da Vittorio Feltri. Quest’anno poi con la rassegna c’è anche la donazione di un’opera da parte di molti artisti, e questo contribuirà a definire un possibile Museo cittadino allargato al contemporaneo. Ora una mostra di così vasto spessore, di così lungimirante scelta di opere e di artisti che ad essa concorrono, è un segnale distintivo di come l’arte possa trasformare i nostri luoghi di residenza, e di come ancora possa veicolare idee e bellezza, e incidere fortemente su un futuro tuttora gravido di attese. I nuovi scenari dell’arte sono qui a Teglio, e si offrono a visitatori e intellettuali come una risposta tutta italiana e tutta lombarda.
Scrive Carlo Franza nel testo in catalogo:
Al di là dell’inflazione delle Biennali da Yokohama a Istanbul, è in corso “Fare mondi”, la 53.ma Biennale d’Arte di Venezia, che indaga su tutti i sud del mondo grazie al giovane direttore svedese Daniel Birnaum, che ripone attenzione finalmente alla storia e alla contemporaneità. Esuliamo dal porgere eccessive note sul Padiglione Italiano alla Biennale veneziana 2009, che pare una sorta di Luna Park e Venezia non è il salotto di casa, ma sono vicini ai nostri interessi i confronti offerti da colleghi ex direttori della Biennale come Achille Bonito Oliva (1993) che cura l’esposizione dell’artista taiwanese Lee Sun-Don a Palazzo Pisani Santa Marina, Germano Celant (direttore nel 1997 e ora alla Fondazione Emilio Vedova firmata da Renzo Piano) e Francesco Bonami, direttore della Biennale 2003 e ora curatore della collezione Pinault che ha esordito nella nuova sede di Punta Dogana in contemporanea con Palazzo Grassi. Storia, e storia soprattutto ancora una volta nell’arte di oggi, dove storia sta per crisi economica, povertà, carenze alimentari, immigrazione, guerre dimenticate, teocrazie (vedi Iran), relazioni tra culture. Spesso la colpa di noi critici e curatori è decidere cosa deve valere molto sul mercato e quali sono i nomi che fanno tendenza. Mi chiedo, ma l’arte è ancora tendenza? Vi confesso che negli anni Ottanta molti dei giovani artisti d’allora sono stati da me cercati, sorretti, e imposti. Perché l’occhio - ma tutti hanno l’occhio critico? - deve guardare al futuro e poco al presente. L’arte vera resiste, il resto, se di moda, soccombe. E’ prerogativa di noi storici e curatori raccogliere ed essere invisibili, perché l’arte risplende da sola. Anche se un critico, intellettuale e colto, ha la visione lunga della storia e dell’estetica forte. Banco di prova del nuovo nell’arte è anche “Art Basel” 2009, la maggiore fiera d’arte contemporanea, sempre più sicura di sé, la quale compie quest’anno 40 anni, e ha evidenziato lo scenario internazionale con Tetsumi Kudo, Miroslav Balka, Gabriele Di Matteo, Nedko Solokov, Giovanni Anselmo, Chen Zhen, Hans Op de Beeck, Pascale Marthine Tayou, Francesca Kaufmann,ecc.
Poi vi assicuro che in giro nella nostra Italia c’è oggi ben poco di vera arte; molti artisti scimmiottano, rivisitano gli anni Settanta e Ottanta, offrono un’arte strapaesana, anzi lasciano credere a colleghi beoti di possedere una creatività alta, e non sanno che in un quadro desolante di nichilismo quale ci appare il nostro tempo ormai intriso, l’arte va a cogliere la trama nascosta del mondo. Mi sovviene quanto il filosofo Bernard-Henri Lèvy ha recentemente detto: “Non è un’arte nichilista, dunque. Ma un’arte che oltrepassa il nichilismo. O meglio e per parlare come Nietzsche, un’arte come “il filosofare a colpi di martello”, che pratica, poi rovescia, transvaluta, il nichilismo. Non è quello che viene chiamato nichilismo attivo? O speranza?”. Ora, mi pare e ne sono convinto che occorre proporre arte e pratiche che contraddicano il mainstream decorativo dell’arte – quello che si legge e si vede proprio nel Padiglione Italia dell’attuale Biennale - , riattualizzando, invece, la nozione di esperienza, di vita, di storia. Una sorta di olfactive communication che esprima un’arte carica della densità esistenziale dell’esperienza stessa, e metta in gioco la nostra fisicità, la nostra presenza, le nostre culture, le nostre interrelazioni. Oggi poi, l’indifferenza – atarassia epicurea e apatia stoica - presuppone una comprensione del mondo che fonda un’etica opposta alle religioni, per riprendere l’apertura del “De rerum natura” di Lucrezio. Questa civiltà non dona più l’amore come ideale, ma l’indifferenza. Una tale impassibilità presuppone e guarda alla cultura del nostro tempo, sicchè l’indifferenza è una seconda maniera, una metamaniera, un manierismo indifferente, un valore del neutro,
pronto ad accogliere tutti i mondi possibili, lontani dal valore del centro e le metamorfosi degli stili e delle arti che da qui si muovono, e che combinano l’immemoriale e l’occhio grande delle architetture e delle tecnologie del presente. Avvertire ciò dalla lettura dell’arte di oggi e recepire quanti e quali artisti lavorano in tal senso è per noi critici elemento magistrale.
E per dirla tutta l’arte di oggi, ironica e paradossale, maniera seconda, che mette fine all’età eroica della modernità, va a certificare la percezione incerta dell’universo. Scenari nuovi si aprono davanti a noi, il terzo millennio è iniziato, ma nella prima decade l’arte e la cultura è come fossero addormentate, invece il nuovo è ancora tutto da fare, decifrare e vivere, per dare un senso e una correlazione tra arte e vita. Proporre “Nuovi Scenari”, una rassegna internazionale organizzata per capitoli (Fondamenta, Icone urbane, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte) vuol dire comprendere intanto una sorta di spazio e tempo condensati in una storia impercettibilmente stratificata, attraverso la pelle del mondo e attraverso immersioni fibrillanti che Bataille chiamava “une subversion impersonnelle”.
Ne risulta per un panorama di rispetto, con artisti che si confrontano su un orizzonte di ricerca internazionale, taluni veri e propri globe trotter dell’arte ben equipaggiati per essere riconosciuti in circuiti felicemente sovranazionali. Tra le “icone urbane”, ecco scultori che hanno un dizionario comune di volumi e tensioni come Bricalli, Giuliani, Natale e Maddaluno. In “Fondamenta”, artisti come Villeglè e Mondino, e Herman Nitsch, i primi due rappresentano un nuovo barocco occidentale, mai scardinato dallo storia del nostro tempo, il terzo un sacrario drammatico. Soprattutto “Scenari” lascia leggere poi con Forgione, Amadio, Ceccobelli, De Maio, la Settembrini e Guga Zunino, Mangiaterra e Bonetti, la manipolazione delle forme, la retorica delle figure, la dritta linea del minimalismo, l’informale eccessivo, la metarazionalità, ecc. Ma ci sono anche taluni “Sentieri e oltre” dove Moschetti, Nastasio, Delle Rose, Cordua e Da Gioz, Fosco Bertani e Giancarlo Cerri, Cutini e la Iori espongono una verità naturale, una inflessione instabile delle forme, un simbolo ossificato, un mondo che è luogo mentale ed emozionale. Infine “Proposte”, una sorta di sommario in crescendo con i nomi di Federica D’Amato e Chiara Silva,fino a Gatti e Sonia Zahirpour, sottoposti a una trasparenza di ombre e di spazi, di blocchi magici, di clinamen di onde e flutti. Ecco una popolazione di artisti che, senza passare dalla Biennale veneziana, arriva sia da grandi metropoli chè gravitanti nella provincia, ma tutti vitali e oltremodo aperti al tempo sensibile, al tempo nuovo che l’immagine della bellezza e del pensiero scandaglia per porgere le architetture della luce e anche quelle quadriparti che Heiddeger svela come cielo e terra, divino e umano.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università Estere. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a “Il Giornale”di Indro Montanelli , oggi a “Libero” fondato e diretto da Vittorio Feltri. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello.
All’inaugurazione ci sarà una prolusione dell’illustre Storico dell’Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza curatore della Rassegna, un intervento del Sindaco di Teglio, la presenza degli Artisti che firmeranno il catalogo personalizzandolo e la partecipazione di intellettuali italiani e stranieri, della stampa e di personalità politiche, civili, militari e religiose. Si brinderà con vini della Valtellina.
Scrive Piergiorgio Grolli, sindaco di Teglio nell’introduzione:
La Città di Teglio, terra di Lombardia, e l’Amministrazione da me presieduta hanno dato da qualche anno un esempio forte di valorizzazione e sostegno alla Cultura e al panorama artistico italiano ed europeo.
E difatti negli anni trascorsi il sostegno e l’accoglienza dati ad artisti italiani e stranieri, che qui hanno esposto, ha fatto sottolineare come la cultura e l’arte in politica abbiano una valenza forte che un’Amministrazione illuminata non può assolutamente trascurare. L’alternanza annuale di grandi mostre monografiche e l’attenzione riservata a “rassegne di piano internazionale” lasciano leggere questa nostra politica culturale. E’ la volta quest’anno di una sorta di Biennale italiana e lombarda, dal titolo “Nuovi Scenari”, una rassegna internazionale d’arte, significata attraverso cinque capitoli (Icone Urbane, Fondamenta, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte) disposta in diversi luoghi deputati della nostra cittadina, che è anche evento perdurante tutta l’estate ed affidato alla curatela dell’illustrissimo Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea di fama internazionale e firma del quotidiano “Libero” diretto da Vittorio Feltri. Quest’anno poi con la rassegna c’è anche la donazione di un’opera da parte di molti artisti, e questo contribuirà a definire un possibile Museo cittadino allargato al contemporaneo. Ora una mostra di così vasto spessore, di così lungimirante scelta di opere e di artisti che ad essa concorrono, è un segnale distintivo di come l’arte possa trasformare i nostri luoghi di residenza, e di come ancora possa veicolare idee e bellezza, e incidere fortemente su un futuro tuttora gravido di attese. I nuovi scenari dell’arte sono qui a Teglio, e si offrono a visitatori e intellettuali come una risposta tutta italiana e tutta lombarda.
Scrive Carlo Franza nel testo in catalogo:
Al di là dell’inflazione delle Biennali da Yokohama a Istanbul, è in corso “Fare mondi”, la 53.ma Biennale d’Arte di Venezia, che indaga su tutti i sud del mondo grazie al giovane direttore svedese Daniel Birnaum, che ripone attenzione finalmente alla storia e alla contemporaneità. Esuliamo dal porgere eccessive note sul Padiglione Italiano alla Biennale veneziana 2009, che pare una sorta di Luna Park e Venezia non è il salotto di casa, ma sono vicini ai nostri interessi i confronti offerti da colleghi ex direttori della Biennale come Achille Bonito Oliva (1993) che cura l’esposizione dell’artista taiwanese Lee Sun-Don a Palazzo Pisani Santa Marina, Germano Celant (direttore nel 1997 e ora alla Fondazione Emilio Vedova firmata da Renzo Piano) e Francesco Bonami, direttore della Biennale 2003 e ora curatore della collezione Pinault che ha esordito nella nuova sede di Punta Dogana in contemporanea con Palazzo Grassi. Storia, e storia soprattutto ancora una volta nell’arte di oggi, dove storia sta per crisi economica, povertà, carenze alimentari, immigrazione, guerre dimenticate, teocrazie (vedi Iran), relazioni tra culture. Spesso la colpa di noi critici e curatori è decidere cosa deve valere molto sul mercato e quali sono i nomi che fanno tendenza. Mi chiedo, ma l’arte è ancora tendenza? Vi confesso che negli anni Ottanta molti dei giovani artisti d’allora sono stati da me cercati, sorretti, e imposti. Perché l’occhio - ma tutti hanno l’occhio critico? - deve guardare al futuro e poco al presente. L’arte vera resiste, il resto, se di moda, soccombe. E’ prerogativa di noi storici e curatori raccogliere ed essere invisibili, perché l’arte risplende da sola. Anche se un critico, intellettuale e colto, ha la visione lunga della storia e dell’estetica forte. Banco di prova del nuovo nell’arte è anche “Art Basel” 2009, la maggiore fiera d’arte contemporanea, sempre più sicura di sé, la quale compie quest’anno 40 anni, e ha evidenziato lo scenario internazionale con Tetsumi Kudo, Miroslav Balka, Gabriele Di Matteo, Nedko Solokov, Giovanni Anselmo, Chen Zhen, Hans Op de Beeck, Pascale Marthine Tayou, Francesca Kaufmann,ecc.
Poi vi assicuro che in giro nella nostra Italia c’è oggi ben poco di vera arte; molti artisti scimmiottano, rivisitano gli anni Settanta e Ottanta, offrono un’arte strapaesana, anzi lasciano credere a colleghi beoti di possedere una creatività alta, e non sanno che in un quadro desolante di nichilismo quale ci appare il nostro tempo ormai intriso, l’arte va a cogliere la trama nascosta del mondo. Mi sovviene quanto il filosofo Bernard-Henri Lèvy ha recentemente detto: “Non è un’arte nichilista, dunque. Ma un’arte che oltrepassa il nichilismo. O meglio e per parlare come Nietzsche, un’arte come “il filosofare a colpi di martello”, che pratica, poi rovescia, transvaluta, il nichilismo. Non è quello che viene chiamato nichilismo attivo? O speranza?”. Ora, mi pare e ne sono convinto che occorre proporre arte e pratiche che contraddicano il mainstream decorativo dell’arte – quello che si legge e si vede proprio nel Padiglione Italia dell’attuale Biennale - , riattualizzando, invece, la nozione di esperienza, di vita, di storia. Una sorta di olfactive communication che esprima un’arte carica della densità esistenziale dell’esperienza stessa, e metta in gioco la nostra fisicità, la nostra presenza, le nostre culture, le nostre interrelazioni. Oggi poi, l’indifferenza – atarassia epicurea e apatia stoica - presuppone una comprensione del mondo che fonda un’etica opposta alle religioni, per riprendere l’apertura del “De rerum natura” di Lucrezio. Questa civiltà non dona più l’amore come ideale, ma l’indifferenza. Una tale impassibilità presuppone e guarda alla cultura del nostro tempo, sicchè l’indifferenza è una seconda maniera, una metamaniera, un manierismo indifferente, un valore del neutro,
pronto ad accogliere tutti i mondi possibili, lontani dal valore del centro e le metamorfosi degli stili e delle arti che da qui si muovono, e che combinano l’immemoriale e l’occhio grande delle architetture e delle tecnologie del presente. Avvertire ciò dalla lettura dell’arte di oggi e recepire quanti e quali artisti lavorano in tal senso è per noi critici elemento magistrale.
E per dirla tutta l’arte di oggi, ironica e paradossale, maniera seconda, che mette fine all’età eroica della modernità, va a certificare la percezione incerta dell’universo. Scenari nuovi si aprono davanti a noi, il terzo millennio è iniziato, ma nella prima decade l’arte e la cultura è come fossero addormentate, invece il nuovo è ancora tutto da fare, decifrare e vivere, per dare un senso e una correlazione tra arte e vita. Proporre “Nuovi Scenari”, una rassegna internazionale organizzata per capitoli (Fondamenta, Icone urbane, Scenari, Sentieri e oltre, Proposte) vuol dire comprendere intanto una sorta di spazio e tempo condensati in una storia impercettibilmente stratificata, attraverso la pelle del mondo e attraverso immersioni fibrillanti che Bataille chiamava “une subversion impersonnelle”.
Ne risulta per un panorama di rispetto, con artisti che si confrontano su un orizzonte di ricerca internazionale, taluni veri e propri globe trotter dell’arte ben equipaggiati per essere riconosciuti in circuiti felicemente sovranazionali. Tra le “icone urbane”, ecco scultori che hanno un dizionario comune di volumi e tensioni come Bricalli, Giuliani, Natale e Maddaluno. In “Fondamenta”, artisti come Villeglè e Mondino, e Herman Nitsch, i primi due rappresentano un nuovo barocco occidentale, mai scardinato dallo storia del nostro tempo, il terzo un sacrario drammatico. Soprattutto “Scenari” lascia leggere poi con Forgione, Amadio, Ceccobelli, De Maio, la Settembrini e Guga Zunino, Mangiaterra e Bonetti, la manipolazione delle forme, la retorica delle figure, la dritta linea del minimalismo, l’informale eccessivo, la metarazionalità, ecc. Ma ci sono anche taluni “Sentieri e oltre” dove Moschetti, Nastasio, Delle Rose, Cordua e Da Gioz, Fosco Bertani e Giancarlo Cerri, Cutini e la Iori espongono una verità naturale, una inflessione instabile delle forme, un simbolo ossificato, un mondo che è luogo mentale ed emozionale. Infine “Proposte”, una sorta di sommario in crescendo con i nomi di Federica D’Amato e Chiara Silva,fino a Gatti e Sonia Zahirpour, sottoposti a una trasparenza di ombre e di spazi, di blocchi magici, di clinamen di onde e flutti. Ecco una popolazione di artisti che, senza passare dalla Biennale veneziana, arriva sia da grandi metropoli chè gravitanti nella provincia, ma tutti vitali e oltremodo aperti al tempo sensibile, al tempo nuovo che l’immagine della bellezza e del pensiero scandaglia per porgere le architetture della luce e anche quelle quadriparti che Heiddeger svela come cielo e terra, divino e umano.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università Estere. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a “Il Giornale”di Indro Montanelli , oggi a “Libero” fondato e diretto da Vittorio Feltri. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello.
18
luglio 2009
Nuovi Scenari
Dal 18 luglio al 15 settembre 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL COMUNE
Teglio, Piazza Sant'eufemia, (Sondrio)
Teglio, Piazza Sant'eufemia, (Sondrio)
Orario di apertura
Feriali: dalle 15.00 alle 17.00
Sabato-Domenica-Festivi: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00
Vernissage
18 Luglio 2009, ore 18
Curatore