Fotogrammi di Fabio Fogacci e Tiziano Menabò. Fotografie in bianco e nero tra storia e natura, partendo dall’ex Campo di polizia e transito di Fossoli (Carpi, nel modenese), anticamera dei lager del Reich. Un Campo non annullato (per l’oblio) ma il cui piano di recupero non è ancora stato attuato (per la memoria). Qui la natura, con i suoi ritmi, le sterpaglie, le lente trasformazioni, sembra voler annullare la storia del Male ineluttabile e dell’oblìo, quell’oblio che per il filosofo contemporaneo Paul Ricoer è “l’emblema della vulnerabilità della condizione storica nella sua interezza”.
Le immagini inseguono la verità contemplativa e silenziosa, paziente e rivelatrice del paesaggio stesso, che porta a riconoscere negli infiniti frammenti che la natura offre allo sguardo dell’uomo gli stilemi di un’arte fotografica che si rifà alla lezione di Maestri quali Ansel Adams, Minor White e Paul Caponigro, “immagini di paesaggi di sogno, di luoghi che le ingordigie e gli interessi materiali cercano continuamente di violare, deturpare, inquinare”, scrive nel saggio critico Alfredo De Paz, ordinario di Metodologia della critica d’arte all’Università di Bologna. All’oblio del rispetto e della vita i due fotografi oppongono l’esigenza di una rinascita. Che si afferma attraverso il sottile messaggio della natura, fatto finanche di esili steli di piante in lotta ora contro la forza dell’acqua ora contro quella del vento.
In ogni immagine c’è quell’infinito del movimento universale che il filosofo greco Eraclito riconosce come essenza dell’universo. Un universo di spazi ampi ma anche del minimo svelarsi di forme naturali semplici e ancestrali, da sempre sotto i nostri occhi ormai poco allenati alla curiosità e allo stupore.
L’esposizione è patrocinata da Associazione commercianti Bologna, Associazione Stampa Emilia-Romagna, Assessorato alla Cultura della Provincia di Bologna, Cna Emilia Romagna, Gruppo uffici stampa nazionale e Tau Visual, associazione nazionale fotografi professionisti.