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Odissea Contemporanea 2014. Arte Natura Storia Archeologia
Nata sotto il nome di “Mad Procoio”, arte contemporanea ed archeologia l’evento, si fa espressione di molte forme d’arte che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alle installazioni, dalla videoarte all’action painting
Comunicato stampa
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Nulla è tanto dolce quanto la propria patria e famiglia, per quanto uno abbia in terre strane e lontane la magione più opulenta”. Così il greco Omero nel suo straordinario poema "Odissea". E allora perchè, seguendo le sue orme, non rendere ancora una volta omaggio a quei luoghi che tanta ispirazione hanno già regalato? Prenderà forma tra qualche giorno una nuova, ambiziosa creatura di "Mad", dal titolo "Odissea Contemporanea". Una straordinaria "Rassegna d’Arte Contemporanea" che, ancora una volta sotto l'egida del giovane curatore Fabio D’Achille avrà luogo in tre diversi centri del basso Lazio a partire da venerdì 18 luglio per poi chiudere il 14 settembre. Nata sotto il nome di “Mad Procoio”, arte contemporanea ed archeologia l’evento, che ad ogni edizione richiama amanti dell’arte ma anche semplici curiosi e turisti si fa espressione di molte forme d’arte che spaziano dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alle installazioni, dalla videoarte all’action painting, fondendole ad altre attività d’espressione come teatro, musica e danza. Oltre cinquanta gli artisti che vi prenderanno parte tra i quali spiccano i nomi del Maestro Achille Pace (ospite speciale), Alessandro Bulgini, Antonio Garullo e Mario Ottocento, nonchè una nutrita componente di giovani artisti ed artiste emergenti (tra cui la pittrice Antonella Catini recentemente presentata da Philippe Daverio all’Ara Pacis nella capitale) per le quali l’Ecomuseo ha sempre riservato particolare attenzione. Centrale la collaborazione di Marcella Cossu, direttrice della “Raccolta Manzù Gnam” di Ardea e della Galleria d’Arte Lydia Palumbo Scalzi di Latina. La formula espositiva si articola negli spazi storico-monumentali della Torre dei Templari, del Foro Appio, del Procoio di Latina, dell’area archeologica dei Quattro Venti della Villa Marco Emilio Lepido e di Vigna la Corte a San Felice Circeo e, cornice d’eccezione, il Lago di Paola di Sabaudia (dove non mancheranno straordinari concerti su piattaforme nell’acqua).
Il primo appuntamento, quello di venerdì 18 luglio si articolerà tra tre location tutte a San Felice Circeo: Torre dei Templari, Villa Marco Emilio Lepido e Vigna la Corte.
Il taglio del nastro dunque, avverrà nella piazza del Comune antistante la Torre dei Templari.
Il vernissage prenderà il via alle 19 e sarà caratterizzato dalla performance di ballo che vedrà l’esibizione dei “Bhangra Brothers” ed in chiusura da una rappresentazione teatrale dal titolo “Le dissolute assolte” per la regia di Luca Gaeta.
Si sentono come fratelli i “Bhangra” ma in realtà sono giovani amici, degli indiani sikh, uniti dalla cultura d’origine, dal desiderio di far conoscere tradizioni, musiche, colori del Punjab, regione indiana dalla quale provengono.
I “Bhangra” artisticamente sono nati a Pontinia dove molti di loro lavorano come braccianti agricoli, altri sono ancora studenti.
L’ispirazione per le loro performance proviene dall’entusiasmo e dalla gioia della vita rurale, sentimenti poi trasferiti nei canti e nei balli della musica bhangra.
Per l’esibizione di venerdì saranno presenti otto artisti straordinari, sei ballerini e due ballerine protagoniste di una danza dai toni più dolci rispetto alle acrobazie portate in scena dagli uomini. Ma non finisce qui perché sono sempre loro i protagonisti delle opere fotografiche di Marcello Scopelliti esposte sulla scala della stessa Torre dei Templari.
La manifestazione è patrocinata dalla Regione Lazio e dai comuni di Latina, Sabaudia e di San Felice Circeo.
Odissea 2014: generazioni a confronto
Mai come in questa edizione della rassegna estiva d’arte contemporanea curata da Fabio D’Achille in terra pontina si è registrata una partecipazione così ampia ed entusiastica; mai d’altronde questa manifestazione è risultata altrettanto “allargata”, potendo contare su quattro diverse e caratterizzanti sedi espositive, magistralmente – o casualmente?- dislocate a ricomporre la poetica del gioco infantile dei “quattro cantoni”, da ognuno dei quali ci si slancia repentinamente e furtivamente in direzione di quello che appare libero al momento, in una tensione emotiva e sensoriale che non consente di riprendere il respiro.
Questa è la caratteristica, il marchio di fabbrica, dell’attività sempre crescente, sempre incalzante, intrapresa da MAD, Museo Arte Diffusa, da alcuni anni a questa parte, considerandone non solo l’epicentro della città di Latina e la diffusione a macchia d’olio per tutto l’hinterland, con le propaggini meridionali di Sabaudia e Terracina, e quella a settentrione rappresentata dalla raccolta Manzù di Ardea - la fortezza del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, con me nelle vesti del Capitano Drogo che scruta l’orizzonte in attesa perenne -ma anche con frequenti e fortunate incursioni nella Capitale, vissuta tuttavia dal MAD Curator come fenomeno sporadico anziché sogno irraggiungibile.
Ed è qui la forza dell’”icona aniconica”! Nel voler essere né più né meno che se stessa, senza sedi troppo ufficiali né troppo permanenti, amici di tutti e di nessuno, in piena autonomia gestionale e decisionale, tale da consentire la collaborazione au pair con istituzioni pubbliche così come con gallerie e imprese private, mantenendo alto anzi altissimo l’orgoglio di campanile di una tra le terre più belle d’Italia, piena di quei talenti artistici della “scuola pontina”- che scuola poi non è - ma aprendo di fatto questi quattro unici spazi espositivi ad artisti “altri”, in un appuntamento estivo ormai divenuto celebre.
E’ così che MAD presenta incontestabilmente le caratteristiche di primo ed unico “ecomuseo dell’arte contemporanea” d’Italia, nella dislocazione ambientale di sedi espositive assegnate nel perimetro territoriale, e nel non avere altro statuto se non la smisurata passione curatoriale di Fabio D’Achille, che investe in modo diretto sia gli artisti che il pubblico coinvolto.
Per quanto riguarda l’esercito dei partecipanti all’edizione 2014, colpisce la presenza di più nuclei generazionali a confronto come nel caso di Giovanni e Giulio Leonardi, padre e figlio, autori entrambi di installazioni da esterno, ma antitetici: Giovanni, con il suo fluido Otre di Eolo, Giulio con la sua rigida e poliedrica stella.
O Rocco e Pino Genovese, coppia che ho avuto il piacere di ospitare alla Raccolta Manzù. Rocco, il padre, elegantemente astratto-geometrico come sempre, con Endomorfo; Pino, visionario, ambientalista e con un taglio tutto cinematografico nel contestualizzare la sua zattera in una serie di suggestive ambientazioni terracquee offerte dal contesto pontino. Un’altra coppia infine, non di padre e figlio, è il duo Garullo e Ottocento, con la suggestiva installazione Migrantes.
Si può notare sempre in questa edizione uno strano incrocio generazionale che si verifica rispetto al recupero di tecniche antiche da parte di artisti più giovani, e di iconografie più avveniristiche da parte di maestri più maturi. Mi riferisco a Otello Scatolini, giovane erede di una famiglia di marmorari romani, autore di un suggestivo clipeo marmoreo, Medusa, dall’elegante virtuosismo cambellottiano, e al bassorilievo in ceramica realizzato da Claudio Cottiga, raffigurante un supereroe dei fumetti: è come se tra due esponenti di generazioni artistiche così diverse si fossero sotto un certo aspetto ribaltati i ruoli, investendo il più giovane del recupero di una “cifra” stilistica del passato, e il più anziano di un inatteso e felice sconfinamento in campi non suoi. Ma è tutta linfa al discorso di un’arte che avanza, e che, lungi dal morire, malgrado la crisi si espande, come dimostra appunto la crescente fortuna di questa Odissea Contemporanea 2014.
Dall’opera “componibile”, quasi ludica, di Marcello Trabucco, alla pittura-pittura di Fabio Mariani, dai manichini lunari di Cecilia de Paolis alle reti metalliche sospese nel vuoto di Rosy Losito, alla metafisica reinventata di Fabio Quagliozzi, spira, nella molteplicità dei linguaggi e delle tecniche, una tensione al sogno e alla fuga dalla realtà che bene si ambientano nella magia dell’estate pontina orchestrata da Fabio D’Achille.
Marcella Cossu (Direttrice Raccolta Manzù – Ardea)
Il primo appuntamento, quello di venerdì 18 luglio si articolerà tra tre location tutte a San Felice Circeo: Torre dei Templari, Villa Marco Emilio Lepido e Vigna la Corte.
Il taglio del nastro dunque, avverrà nella piazza del Comune antistante la Torre dei Templari.
Il vernissage prenderà il via alle 19 e sarà caratterizzato dalla performance di ballo che vedrà l’esibizione dei “Bhangra Brothers” ed in chiusura da una rappresentazione teatrale dal titolo “Le dissolute assolte” per la regia di Luca Gaeta.
Si sentono come fratelli i “Bhangra” ma in realtà sono giovani amici, degli indiani sikh, uniti dalla cultura d’origine, dal desiderio di far conoscere tradizioni, musiche, colori del Punjab, regione indiana dalla quale provengono.
I “Bhangra” artisticamente sono nati a Pontinia dove molti di loro lavorano come braccianti agricoli, altri sono ancora studenti.
L’ispirazione per le loro performance proviene dall’entusiasmo e dalla gioia della vita rurale, sentimenti poi trasferiti nei canti e nei balli della musica bhangra.
Per l’esibizione di venerdì saranno presenti otto artisti straordinari, sei ballerini e due ballerine protagoniste di una danza dai toni più dolci rispetto alle acrobazie portate in scena dagli uomini. Ma non finisce qui perché sono sempre loro i protagonisti delle opere fotografiche di Marcello Scopelliti esposte sulla scala della stessa Torre dei Templari.
La manifestazione è patrocinata dalla Regione Lazio e dai comuni di Latina, Sabaudia e di San Felice Circeo.
Odissea 2014: generazioni a confronto
Mai come in questa edizione della rassegna estiva d’arte contemporanea curata da Fabio D’Achille in terra pontina si è registrata una partecipazione così ampia ed entusiastica; mai d’altronde questa manifestazione è risultata altrettanto “allargata”, potendo contare su quattro diverse e caratterizzanti sedi espositive, magistralmente – o casualmente?- dislocate a ricomporre la poetica del gioco infantile dei “quattro cantoni”, da ognuno dei quali ci si slancia repentinamente e furtivamente in direzione di quello che appare libero al momento, in una tensione emotiva e sensoriale che non consente di riprendere il respiro.
Questa è la caratteristica, il marchio di fabbrica, dell’attività sempre crescente, sempre incalzante, intrapresa da MAD, Museo Arte Diffusa, da alcuni anni a questa parte, considerandone non solo l’epicentro della città di Latina e la diffusione a macchia d’olio per tutto l’hinterland, con le propaggini meridionali di Sabaudia e Terracina, e quella a settentrione rappresentata dalla raccolta Manzù di Ardea - la fortezza del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, con me nelle vesti del Capitano Drogo che scruta l’orizzonte in attesa perenne -ma anche con frequenti e fortunate incursioni nella Capitale, vissuta tuttavia dal MAD Curator come fenomeno sporadico anziché sogno irraggiungibile.
Ed è qui la forza dell’”icona aniconica”! Nel voler essere né più né meno che se stessa, senza sedi troppo ufficiali né troppo permanenti, amici di tutti e di nessuno, in piena autonomia gestionale e decisionale, tale da consentire la collaborazione au pair con istituzioni pubbliche così come con gallerie e imprese private, mantenendo alto anzi altissimo l’orgoglio di campanile di una tra le terre più belle d’Italia, piena di quei talenti artistici della “scuola pontina”- che scuola poi non è - ma aprendo di fatto questi quattro unici spazi espositivi ad artisti “altri”, in un appuntamento estivo ormai divenuto celebre.
E’ così che MAD presenta incontestabilmente le caratteristiche di primo ed unico “ecomuseo dell’arte contemporanea” d’Italia, nella dislocazione ambientale di sedi espositive assegnate nel perimetro territoriale, e nel non avere altro statuto se non la smisurata passione curatoriale di Fabio D’Achille, che investe in modo diretto sia gli artisti che il pubblico coinvolto.
Per quanto riguarda l’esercito dei partecipanti all’edizione 2014, colpisce la presenza di più nuclei generazionali a confronto come nel caso di Giovanni e Giulio Leonardi, padre e figlio, autori entrambi di installazioni da esterno, ma antitetici: Giovanni, con il suo fluido Otre di Eolo, Giulio con la sua rigida e poliedrica stella.
O Rocco e Pino Genovese, coppia che ho avuto il piacere di ospitare alla Raccolta Manzù. Rocco, il padre, elegantemente astratto-geometrico come sempre, con Endomorfo; Pino, visionario, ambientalista e con un taglio tutto cinematografico nel contestualizzare la sua zattera in una serie di suggestive ambientazioni terracquee offerte dal contesto pontino. Un’altra coppia infine, non di padre e figlio, è il duo Garullo e Ottocento, con la suggestiva installazione Migrantes.
Si può notare sempre in questa edizione uno strano incrocio generazionale che si verifica rispetto al recupero di tecniche antiche da parte di artisti più giovani, e di iconografie più avveniristiche da parte di maestri più maturi. Mi riferisco a Otello Scatolini, giovane erede di una famiglia di marmorari romani, autore di un suggestivo clipeo marmoreo, Medusa, dall’elegante virtuosismo cambellottiano, e al bassorilievo in ceramica realizzato da Claudio Cottiga, raffigurante un supereroe dei fumetti: è come se tra due esponenti di generazioni artistiche così diverse si fossero sotto un certo aspetto ribaltati i ruoli, investendo il più giovane del recupero di una “cifra” stilistica del passato, e il più anziano di un inatteso e felice sconfinamento in campi non suoi. Ma è tutta linfa al discorso di un’arte che avanza, e che, lungi dal morire, malgrado la crisi si espande, come dimostra appunto la crescente fortuna di questa Odissea Contemporanea 2014.
Dall’opera “componibile”, quasi ludica, di Marcello Trabucco, alla pittura-pittura di Fabio Mariani, dai manichini lunari di Cecilia de Paolis alle reti metalliche sospese nel vuoto di Rosy Losito, alla metafisica reinventata di Fabio Quagliozzi, spira, nella molteplicità dei linguaggi e delle tecniche, una tensione al sogno e alla fuga dalla realtà che bene si ambientano nella magia dell’estate pontina orchestrata da Fabio D’Achille.
Marcella Cossu (Direttrice Raccolta Manzù – Ardea)
18
luglio 2014
Odissea Contemporanea 2014. Arte Natura Storia Archeologia
Dal 18 luglio al 14 settembre 2014
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Latina
Latina, -, (Latina)
Latina, -, (Latina)
Orario di apertura
Dal venerdì alla domenica ore 19,00 – 21,30. Gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
18 Luglio 2014, ore 19,00
Autore
Curatore