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Officina San Lorenzo. Uno sguardo al Mart
Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli. Questi sono gli artisti che hanno condiviso un luogo. Non un gruppo o un movimento. Un luogo fisico ben preciso dove respiravano reciproche contaminazioni: gli spazi dismessi dell’ex pastificio Cerere a Roma
Comunicato stampa
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Lo sguardo di Anfiteatro Arte si volge all’indietro e in avanti allo stesso tempo. All’indietro. Il racconto che sentirete, anche se con “parole” diverse, c’è già stato: “San Lorenzo e dintorni”, primavera 2007. In avanti. il Mart, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, rende oggi omaggio a questo gruppo di artisti. Il loro ingresso nella storia appare ormai inevitabile.
Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli. E Domenico Bianchi, che abbiamo liberamente scelto di accostare. Questi sono gli artisti che hanno condiviso un luogo. Non un gruppo o un movimento. Un luogo fisico ben preciso dove le reciproche contaminazioni si respiravano: gli spazi dismessi dell’ex pastificio Cerere, nel cuore del quartiere San Lorenzo a Roma.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 31 luglio 2009 dal martedì al sabato nei seguenti orari: 10.00-12.30 / 15.30-19.30 o su appuntamento.
(Anfiteatro Arte, Via Ognissanti 33, Padova T. 049 8075616)
In mostra sarà disponibile il catalogo “San Lorenzo e dintorni” con presentazione di Elena Forin, che ha accompagnato nel 2007 l’omonima mostra di Anfiteatro Arte a Padova e Milano.
BIOGRAFIE:
BRUNO CECCOBELLI
Bruno Ceccobelli nasce a Todi nel 1952. A Roma frequenta l’Accademia di Belli Arti, dove si diploma in scenografia con Toti Scialoja.
Nel 1977 tiene a Roma la sua prima personale allo Spazio Alternativo. Nel 1978, insieme a Gianni Dessì e Giuseppe Gallo espone alla Galleria Ugo Ferranti di Roma e l’anno successivo alla Galleria Yvon Lambert di Parigi, galleristi con cui avvia allora una lunga collaborazione. Nel 1979 partecipa alla rassegna Europa 79 a Stoccarda. Nel 1981, sempre con Dessì e Gallo, espone al Groninger Museum di Groningen e nel 1983 alla Salvatore Ala Gallery di New York. Tra il 1984 e il 1985 tiene due mostre personali alla galleria di Gian Enzo Sperone, prima a Roma poi a New York. Nel 1984 espone alla mostra Ateliers presso l’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove Ceccobelli ha da poco trasferito il suo studio.
Alla fine degli anni Settanta, abbandonate le iniziali ricerche concettuali, Ceccobelli recupera tecniche e modalità della pittura e della scultura. A queste accosta l’uso di materiali naturali e di oggetti di recupero. Cenere, zolfo, cera, piombo, catrame, con le loro particolari tonalità e consistenze, contribuiscono a caricare le immagini di una forza evocativa che allude ai primordi del linguaggio visivo. Nei suoi dipinti e nelle sue sculture si muove un universo di simboli e icone (segni alfabetici e numerici, pesci, croci), che mira a disvelare l’essenza stessa della realtà attraverso la personale visione dell’artista.
Nel 1984 e nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia. Sempre nel 1986 espone alla Quadriennale di Roma. Ampie rassegne vengono dedicate al suo lavoro dal Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal (1993), dalla Galleria d'arte Moderna di Rimini (1993) e dal Museo d’Arte Contemporanea di Riccione (2000).
Nel corso degli anni Novanta Ceccobelli inizia a dedicarsi anche alla lavorazione del marmo.
Nel 2005 presenta la mostra Grandi opere 1989-2005 presso la galleria Guastalla Centro Arte di Livorno e pubblica il libro Tempo senza tempo della pittura (De Luca, Roma).
GIANNI DESSÌ
Gianni Dessì nasce a Roma nel 1955. Studia all’Accademia di Belle Arti dove si diploma in scenografia con Toti Scialoja. Inizia a collaborare a metà degli anni Settanta con il teatro d’avanguardia.
Nel 1980 tiene la prime personali alla Galleria Ugo Ferranti di Roma e alla Galleria Yvon Lambert di Parigi. Nel 1981 con Bruno Ceccobelli e Giuseppe Gallo partecipa ad alcune importanti collettive all’estero: al Groninger Museum di Groningen (1981) e alla Salvatore Ala Gallery di New York (1983). Negli stessi anni Dessì prende uno studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove nel 1984 partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva. L’anno successivo espone alla Galleria Sperone di Roma e alla Sperone Westwater di New York.
Nei lavori di quel periodo, Dessì fa convivere una sobrietà cromatica con un’ampia varietà di interventi sulla tela. Lacerazioni, incisioni, sovrapposizioni di piani, inserzioni materiche e cancellazioni testimoniano una complessità di intervento gestuale e materico che, in forme diverse, rimarrà costante nella sua opera, insieme alla presenza in ogni immagine di un nucleo centrale, che serve da punto di fuga prospettico ideale, da punto d’incontro tra lo sguardo dell’autore e quello dello spettatore.
A metà anni Ottanta, mentre l’attività espositiva si intensifica con mostre a Roma, Berlino, Parigi e New York, la sua pittura si anima di un nuovo rapporto col colore, che si accende fino a esplodere nei gialli di opere come Campione (1988) e Camera picta (1991). In quest’ultima opera, di cui realizzerà differenti versioni, l’intero ambiente è trasformato in una grande visione pittorica con un unico punto prospettico.
Partecipa alla Biennale di Venezia (1984, 1986 e 1993) e alla Quadriennale di Roma (1986, 1996). Nel 1995 la Galleria Civica di Trento ospita la sua prima mostra antologica in un museo italiano.
Nel 2003 presenta per la prima volta alla Galleria dell’Oca alcune sculture, che inaugurano il serrato dialogo tra pittura e scultura approfondito nella personale che gli ha dedicato il Macro di Roma nel 2006.
GIUSEPPE GALLO
Giuseppe Gallo nasce nel 1954 a Rogliano (CS). A Roma frequenta la facoltà di architettura e nel 1976 tiene la sua prima mostra alla Galleria Ferro di Cavallo. Nel 1979 espone per la prima volta all’estero alla rassegna Europa 79 di Stoccarda. E lo stesso anno stabilisce il suo studio a San Lorenzo negli spazi dell’ex Pastificio Cerere. Nel 1980 tiene una personale alla Galleria Ugo Ferranti, dove esporrà spesso negli anni successivi. Con Bruno Ceccobelli e Gianni Dessì, partecipa a due importanti collettive al Groninger Museum di Groningen nel 1981 e alla Salvatore Ala Gallery di New York nel 1983. Nel 1984 con gli stessi artisti, e con Domenico Bianchi, Nunzio, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli, partecipa alla mostra Ateliers, curata da Achille Bonito Oliva. Dai primi anni Ottanta, abbandonate le modalità concettuali degli esordi, Gallo si dedica alla definizione di un nuovo modo di intendere l’immagine dipinta, considerando anche l’impiego di una tecnica antica come l’encausto. I quadri si animano di immagini e simboli dai colori accesi che si muovono sul limite che separa la figurazione dall’astrazione. In molte opere accosta particolari di immagini senza rispettare una logica stringente, con l’intenzione di generare nello spettatore un effetto straniante e rivelatore.
Nel 1985 espone per la prima volta alla Galleria Sperone di Roma e l’anno successivo alla Sperone Westwater Gallery di New York. Nel 1986 partecipa alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia, dove nel 1990 avrà una sala personale. In quest’occasione Gallo presenta un’installazione di sculture e disegni in cui fa convivere modalità espressive diverse, come accadrà in molti lavori degli anni Novanta.
Importanti personali sono state recentemente dedicate al suo lavoro dalla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto (Percorso Amoroso. Sculture 1986-2004, 2004), dal Macro di Roma (All in, 2007) e dalla Kunsthalle di Mannheim (2008).
NUNZIO
Nunzio Di Stefano nasce nel 1954 a Cagnano Amiterno (AQ). Studia all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi in scenografia con Toti Scialoja. Nel 1973 è il primo artista a stabilire il suo studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo.
Nel 1981 tiene la prima personale alla Galleria Spazia di Bolzano, dove espone una serie di sculture in gesso. Queste opere, le cui superfici sono animate da lievi movimenti concavi e convessi, inaugurano quell’intreccio continuo tra piano e volume, tra pittura e scultura, che sarà caratteristico di molti lavori successivi.
Nel 1984 espone all’Attico di Fabio Sargentini e poi alla Galleria Annina Nosei di New York. Lo stesso anno apre il suo studio a San Lorenzo per la mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva. Nel 1986 sempre all’Attico espone alcune opere in legno con interventi di cera, carbone, pigmenti e piombo. Lo stesso anno vince il Premio 2000 per il miglior giovane artista alla LXII Biennale di Venezia.
Nell’antologica che gli dedica la Galleria Civica di Modena nel 1987 sono raccolte le prime opere in legno combusto: sculture ricoperte da una uniforme coltre di colore nero ottenuta trattando la superficie del legno con la fiamma ossidrica.
Dall’inizio degli anni Novanta, mentre si moltiplicano le occasioni espositive sia in Italia sia all’estero, i lavori di Nunzio sembrano guadagnare una nuova dimensione spaziale. Accanto alle sculture che nascono in rapporto con la superficie della parete o del pavimento (Selva del 1990, Salina del 1993), altre opere stabiliscono un dialogo diretto con lo spazio che attraversano e di cui ridefiniscono l’architettura (Tentazione del 1989, Nascondiglio del 1995).
Nel 1992 presenta un ampio nucleo di sculture in bronzo alla Galerie Triebold di Basilea. Nel 1995 riceve la Menzione d’Onore alla Biennale di Venezia. Importanti mostre personali si sono tenute di recente al Macro di Roma nel 2005 e al Museo d’Arte Contentemporanea di Belgrado nel 2006.
PIZZI CANNELLA
Piero Pizzi Cannella nasce a Rocca di Papa (RM) nel 1955. Frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Roma poi la facoltà di filosofia dell’Università “La Sapienza”.
Nel 1977 tiene a Roma la prima personale a La Stanza. Nel 1984 presenta la mostra Interni e figure presso la galleria L’Attico di Fabio Sargentini, con cui inizierà allora una duratura collaborazione. Nelle opere esposte in quell’occasione appaiono per la prima volta figure e oggetti isolati su uno sfondo animato da una densa materia pittorica, che l’artista stende sulla tela con stratificazioni e cancellazioni successive. Le immagini prendono così forma attraverso un paziente e studiato uso degli elementi basilari della pittura, della luce e dell’ombra, dei pieni e dei vuoti, del segno e della materia.
Nel 1983 l’artista stabilisce il suo studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove l’anno successivo partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva.
Tra metà anni Ottanta e inizio anni Novanta, oltre alle numerose mostre tenute in Italia, Pizzi Cannella espone con sempre maggiore frequenza all’estero a New York, a Berlino, a Basilea, a Parigi. Negli stessi anni la sua ricerca comincia ad articolarsi per ampi cicli di opere. I primi abiti (Sospeso per amore, 1984), i Ferri battuti (1986), i vasi (La salle du Verre, 1987), il Bagno turco (1990), i Diari di guerra (1991), i Fiori secchi (1995) e i Gioielli (1995): una raccolta di immagini dai tratti essenziali, tracciate rapidamente sulla tela, private da ogni elemento superfluo, al fine di renderle il più possibile evocative di una condizione esistenziale condivisa.
Nel 1993 è invitato alla XLV Biennale di Venezia e nel 1996 alla Quadriennale di Roma. Nel 1997 tiene allo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena la sua prima mostra antologica in un museo.
Nel 2001 realizza un nuovo ciclo di opere, i Polittici. Nel 2004 presenta al Teatro India di Roma le Mappe del mondo e nel 2006, nell’ambito dell’ampia mostra che gli ha dedicato il Macro di Roma, l’ultimo ciclo Cattedrale.
MARCO TIRELLI
Marco Tirelli nasce a Roma nel 1956 dove ha studiato presso all’Accademia di Belle Arti si diploma in scenografia con Toti Scialoja. Tiene la sua prima personale nel 1978 alla Galleria Deambrogi a Milano. Tirelli è stato uno dei fondatori del movimento “Nuova Scuola Romana di San Lorenzo”, insieme agli artisti Gianni Dessì, Nunzio, Bruno Ceccobelli e Piero Pizzi Cannella. Tra le sue mostre collettive brillano le partecipazioni, nel 1980, alla mostra “Italiana. Nuova immagine” a Ravenna e nel 1981 alla Biennale di Venezia, invitato da Tommaso Trini nella sezione “Aperto ‘82” con una sala personale.
Anche lui stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere nel quartiere San Lorenzo e partecipa alla mostra “Ateliers”, curata da Achille Bonito Oliva, insieme a Bianchi, Ceccobelli, Nunzio, Gallo e Pizzi Cannella.
Nel 1982 presenta la sua prima personale alla galleria L’Attico di F. Sargentini intitolata “Pittura al buio” accompagnata in catalogo dal testo di Roberto Lambarelli. Il gallerista romano rinnova la collaborazione di Marco Tirelli con altre personali tra il 1985 e il 1989.
Alla fine degli anni ’80 l’artista comincia a dedicare sempre più attenzione a forma e cromatismo. A questo punto arriva anche il successo internazionale.
Tra il 1985 e il 1989 espone le sue opere per ben tre volte presso la Galleria Annina Nosei di NewYork. Nel 1990 partecipa alla Biennale di Venezia con una sala personale. Negli anni ’90 tiene numerose personali e collettive che lo rendono uno dei più importanti esponenti di un tipo di arte che, a prima vista, è caratterizzata da un insieme di forme geometriche e dall’armonia di linee e spazi. Nel 1997 vince il premio Michetti.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
DOMENICO BIANCHI
Domenico Bianchi nasce ad Anagni nel 1955, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma ed esordisce nel 1977 con una prima personale per Ugo Ferranti al Fine Arts Building di New York con venti disegni fatti di cera, carta, legno e tela.
Nel 1978 presenta alla Galleria Ferranti di Roma, sei lavori, partecipa fin dal 1979 a numerose collettive tra cui Europa ’79 a Stoccarda, Parigi o cara… alla Galleria Yvon Lambert di Parigi e Artemisia a Roma nel 1980.
Dal 1980 partecipa con gli artisti Pizzi Cannella, Dessì, Gallo, Nunzio, Ceccobelli e Tirelli a numerose collettive, tra le quali Ateliers nel 1984, a cura di Achille Bonito Oliva tenutasi negli studi degli artisti dell’ex fabbrica Cerere a Roma.
Sempre nel 1984 espone all’interno della mostra De Umbris Idearun insieme a Ceccobelli, Dessì e Gallo alla Sperone-Westwater Gallery di New York, dove in seguito sarà presente più volte per le sue personale nel 1986, 1987, 1989 e nel 1991.
Nel 1984, in occasione della sua personale da Salvatore Ala a New York, per la prima volta usa la cera insieme al pennello, due materie che hanno in comune la trasparenza luminosa. La luce diventa per l’artista elemento primario. La trasparenza della cera e della fibra di vetro insieme alle sottili foglie dei metalli in essa affogati (oro, argento, rame) suggeriscono all’artista la variabilità del timbro dei colori e la definizione dello spazio. Le opere che Bianchi espone tra l’85 e l’87 si avvalgono anche del gesso some superficie pittorica, per l’artista sono importanti sia i materiali sia la tecnica utilizzata per delinearne la struttura compositiva.
Nel’’aprile del1987 è alla Galleria Sperone di New York con 20 piccoli lavori e 3 grandi opere di cui due incastonate in un muro di tegole gialle.
Nel 1992 partecipa alla III Biennale di Istanbul e nello stesso anno espone Alla Reggia di Caserta alla mostra Terrae motus organizzata da Lucio Amelio.
E’ del 1993 la sua personale alla Galleria d?Arte Moderna di Bologna.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1984 nella sezione Aperto, nel 1986 nella sezione Arte e alchimia e nel 1993 nella sezione Opera Italiana: trittici.
Nel 1994 Bianchi espone ad Amsterdam allo Stedelijk Museum un gruppo considerevole di oli e cere su fibra di vetro.
L’incontro con alcuni dei maggiori esponenti dell’arte povera (Mario e Marisa Merz e Jannis Kounellis) aprirà all’artista nuovi orizzonti che lo porteranno ad approfondire lo studio dello spazio e ad arricchire la propria opera con i valori essenziali che solo la semplicità dei materiali grezzi può trasmettere. E’ del 1996 la mostra con Jannis Kounellis a Napoli e del 1998 la mostra con Marisa Merz a Milano.
Nel 2001 partecipa all’esposizione i Giganti: Arte contemporanea nei Fori Imperiali, insieme a Kosuth, Pistoletto, Abramovich e Moschetti.
Nel 2002 la mostra Ricerca della luce realizzata al Centro per le Arti visive di Pesaro.
Nel settembre 2003, con l’allestimento per il MACRO, presenta 140 opere, realizzate con diversi materiali, dai più semplici, come la cera e il legno, ai più preziosi, come l’argento, il palladio e il platino. Opere che si incontrano e si incastrano formando un’unica grande opera che riassume il percorso creativo degli ultimi quindici anni di lavoro dell’artista.
Nel 1997, nella mostra Luce, ombra, regola, presenta alcuni polittici, in cui la visione si svolge e si articola nel passaggio da una superficie all’altra dei dipinti. Lo stesso avviene per l’allestimento nello spazio Volume! a Roma (2003), dove la pittura raggiunge una vera e propria dimensione ambientale.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli. E Domenico Bianchi, che abbiamo liberamente scelto di accostare. Questi sono gli artisti che hanno condiviso un luogo. Non un gruppo o un movimento. Un luogo fisico ben preciso dove le reciproche contaminazioni si respiravano: gli spazi dismessi dell’ex pastificio Cerere, nel cuore del quartiere San Lorenzo a Roma.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 31 luglio 2009 dal martedì al sabato nei seguenti orari: 10.00-12.30 / 15.30-19.30 o su appuntamento.
(Anfiteatro Arte, Via Ognissanti 33, Padova T. 049 8075616)
In mostra sarà disponibile il catalogo “San Lorenzo e dintorni” con presentazione di Elena Forin, che ha accompagnato nel 2007 l’omonima mostra di Anfiteatro Arte a Padova e Milano.
BIOGRAFIE:
BRUNO CECCOBELLI
Bruno Ceccobelli nasce a Todi nel 1952. A Roma frequenta l’Accademia di Belli Arti, dove si diploma in scenografia con Toti Scialoja.
Nel 1977 tiene a Roma la sua prima personale allo Spazio Alternativo. Nel 1978, insieme a Gianni Dessì e Giuseppe Gallo espone alla Galleria Ugo Ferranti di Roma e l’anno successivo alla Galleria Yvon Lambert di Parigi, galleristi con cui avvia allora una lunga collaborazione. Nel 1979 partecipa alla rassegna Europa 79 a Stoccarda. Nel 1981, sempre con Dessì e Gallo, espone al Groninger Museum di Groningen e nel 1983 alla Salvatore Ala Gallery di New York. Tra il 1984 e il 1985 tiene due mostre personali alla galleria di Gian Enzo Sperone, prima a Roma poi a New York. Nel 1984 espone alla mostra Ateliers presso l’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove Ceccobelli ha da poco trasferito il suo studio.
Alla fine degli anni Settanta, abbandonate le iniziali ricerche concettuali, Ceccobelli recupera tecniche e modalità della pittura e della scultura. A queste accosta l’uso di materiali naturali e di oggetti di recupero. Cenere, zolfo, cera, piombo, catrame, con le loro particolari tonalità e consistenze, contribuiscono a caricare le immagini di una forza evocativa che allude ai primordi del linguaggio visivo. Nei suoi dipinti e nelle sue sculture si muove un universo di simboli e icone (segni alfabetici e numerici, pesci, croci), che mira a disvelare l’essenza stessa della realtà attraverso la personale visione dell’artista.
Nel 1984 e nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia. Sempre nel 1986 espone alla Quadriennale di Roma. Ampie rassegne vengono dedicate al suo lavoro dal Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal (1993), dalla Galleria d'arte Moderna di Rimini (1993) e dal Museo d’Arte Contemporanea di Riccione (2000).
Nel corso degli anni Novanta Ceccobelli inizia a dedicarsi anche alla lavorazione del marmo.
Nel 2005 presenta la mostra Grandi opere 1989-2005 presso la galleria Guastalla Centro Arte di Livorno e pubblica il libro Tempo senza tempo della pittura (De Luca, Roma).
GIANNI DESSÌ
Gianni Dessì nasce a Roma nel 1955. Studia all’Accademia di Belle Arti dove si diploma in scenografia con Toti Scialoja. Inizia a collaborare a metà degli anni Settanta con il teatro d’avanguardia.
Nel 1980 tiene la prime personali alla Galleria Ugo Ferranti di Roma e alla Galleria Yvon Lambert di Parigi. Nel 1981 con Bruno Ceccobelli e Giuseppe Gallo partecipa ad alcune importanti collettive all’estero: al Groninger Museum di Groningen (1981) e alla Salvatore Ala Gallery di New York (1983). Negli stessi anni Dessì prende uno studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove nel 1984 partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva. L’anno successivo espone alla Galleria Sperone di Roma e alla Sperone Westwater di New York.
Nei lavori di quel periodo, Dessì fa convivere una sobrietà cromatica con un’ampia varietà di interventi sulla tela. Lacerazioni, incisioni, sovrapposizioni di piani, inserzioni materiche e cancellazioni testimoniano una complessità di intervento gestuale e materico che, in forme diverse, rimarrà costante nella sua opera, insieme alla presenza in ogni immagine di un nucleo centrale, che serve da punto di fuga prospettico ideale, da punto d’incontro tra lo sguardo dell’autore e quello dello spettatore.
A metà anni Ottanta, mentre l’attività espositiva si intensifica con mostre a Roma, Berlino, Parigi e New York, la sua pittura si anima di un nuovo rapporto col colore, che si accende fino a esplodere nei gialli di opere come Campione (1988) e Camera picta (1991). In quest’ultima opera, di cui realizzerà differenti versioni, l’intero ambiente è trasformato in una grande visione pittorica con un unico punto prospettico.
Partecipa alla Biennale di Venezia (1984, 1986 e 1993) e alla Quadriennale di Roma (1986, 1996). Nel 1995 la Galleria Civica di Trento ospita la sua prima mostra antologica in un museo italiano.
Nel 2003 presenta per la prima volta alla Galleria dell’Oca alcune sculture, che inaugurano il serrato dialogo tra pittura e scultura approfondito nella personale che gli ha dedicato il Macro di Roma nel 2006.
GIUSEPPE GALLO
Giuseppe Gallo nasce nel 1954 a Rogliano (CS). A Roma frequenta la facoltà di architettura e nel 1976 tiene la sua prima mostra alla Galleria Ferro di Cavallo. Nel 1979 espone per la prima volta all’estero alla rassegna Europa 79 di Stoccarda. E lo stesso anno stabilisce il suo studio a San Lorenzo negli spazi dell’ex Pastificio Cerere. Nel 1980 tiene una personale alla Galleria Ugo Ferranti, dove esporrà spesso negli anni successivi. Con Bruno Ceccobelli e Gianni Dessì, partecipa a due importanti collettive al Groninger Museum di Groningen nel 1981 e alla Salvatore Ala Gallery di New York nel 1983. Nel 1984 con gli stessi artisti, e con Domenico Bianchi, Nunzio, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli, partecipa alla mostra Ateliers, curata da Achille Bonito Oliva. Dai primi anni Ottanta, abbandonate le modalità concettuali degli esordi, Gallo si dedica alla definizione di un nuovo modo di intendere l’immagine dipinta, considerando anche l’impiego di una tecnica antica come l’encausto. I quadri si animano di immagini e simboli dai colori accesi che si muovono sul limite che separa la figurazione dall’astrazione. In molte opere accosta particolari di immagini senza rispettare una logica stringente, con l’intenzione di generare nello spettatore un effetto straniante e rivelatore.
Nel 1985 espone per la prima volta alla Galleria Sperone di Roma e l’anno successivo alla Sperone Westwater Gallery di New York. Nel 1986 partecipa alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia, dove nel 1990 avrà una sala personale. In quest’occasione Gallo presenta un’installazione di sculture e disegni in cui fa convivere modalità espressive diverse, come accadrà in molti lavori degli anni Novanta.
Importanti personali sono state recentemente dedicate al suo lavoro dalla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto (Percorso Amoroso. Sculture 1986-2004, 2004), dal Macro di Roma (All in, 2007) e dalla Kunsthalle di Mannheim (2008).
NUNZIO
Nunzio Di Stefano nasce nel 1954 a Cagnano Amiterno (AQ). Studia all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi in scenografia con Toti Scialoja. Nel 1973 è il primo artista a stabilire il suo studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo.
Nel 1981 tiene la prima personale alla Galleria Spazia di Bolzano, dove espone una serie di sculture in gesso. Queste opere, le cui superfici sono animate da lievi movimenti concavi e convessi, inaugurano quell’intreccio continuo tra piano e volume, tra pittura e scultura, che sarà caratteristico di molti lavori successivi.
Nel 1984 espone all’Attico di Fabio Sargentini e poi alla Galleria Annina Nosei di New York. Lo stesso anno apre il suo studio a San Lorenzo per la mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva. Nel 1986 sempre all’Attico espone alcune opere in legno con interventi di cera, carbone, pigmenti e piombo. Lo stesso anno vince il Premio 2000 per il miglior giovane artista alla LXII Biennale di Venezia.
Nell’antologica che gli dedica la Galleria Civica di Modena nel 1987 sono raccolte le prime opere in legno combusto: sculture ricoperte da una uniforme coltre di colore nero ottenuta trattando la superficie del legno con la fiamma ossidrica.
Dall’inizio degli anni Novanta, mentre si moltiplicano le occasioni espositive sia in Italia sia all’estero, i lavori di Nunzio sembrano guadagnare una nuova dimensione spaziale. Accanto alle sculture che nascono in rapporto con la superficie della parete o del pavimento (Selva del 1990, Salina del 1993), altre opere stabiliscono un dialogo diretto con lo spazio che attraversano e di cui ridefiniscono l’architettura (Tentazione del 1989, Nascondiglio del 1995).
Nel 1992 presenta un ampio nucleo di sculture in bronzo alla Galerie Triebold di Basilea. Nel 1995 riceve la Menzione d’Onore alla Biennale di Venezia. Importanti mostre personali si sono tenute di recente al Macro di Roma nel 2005 e al Museo d’Arte Contentemporanea di Belgrado nel 2006.
PIZZI CANNELLA
Piero Pizzi Cannella nasce a Rocca di Papa (RM) nel 1955. Frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Roma poi la facoltà di filosofia dell’Università “La Sapienza”.
Nel 1977 tiene a Roma la prima personale a La Stanza. Nel 1984 presenta la mostra Interni e figure presso la galleria L’Attico di Fabio Sargentini, con cui inizierà allora una duratura collaborazione. Nelle opere esposte in quell’occasione appaiono per la prima volta figure e oggetti isolati su uno sfondo animato da una densa materia pittorica, che l’artista stende sulla tela con stratificazioni e cancellazioni successive. Le immagini prendono così forma attraverso un paziente e studiato uso degli elementi basilari della pittura, della luce e dell’ombra, dei pieni e dei vuoti, del segno e della materia.
Nel 1983 l’artista stabilisce il suo studio nell’ex Pastificio Cerere a San Lorenzo, dove l’anno successivo partecipa alla mostra Ateliers curata da Achille Bonito Oliva.
Tra metà anni Ottanta e inizio anni Novanta, oltre alle numerose mostre tenute in Italia, Pizzi Cannella espone con sempre maggiore frequenza all’estero a New York, a Berlino, a Basilea, a Parigi. Negli stessi anni la sua ricerca comincia ad articolarsi per ampi cicli di opere. I primi abiti (Sospeso per amore, 1984), i Ferri battuti (1986), i vasi (La salle du Verre, 1987), il Bagno turco (1990), i Diari di guerra (1991), i Fiori secchi (1995) e i Gioielli (1995): una raccolta di immagini dai tratti essenziali, tracciate rapidamente sulla tela, private da ogni elemento superfluo, al fine di renderle il più possibile evocative di una condizione esistenziale condivisa.
Nel 1993 è invitato alla XLV Biennale di Venezia e nel 1996 alla Quadriennale di Roma. Nel 1997 tiene allo Spedale di Santa Maria della Scala di Siena la sua prima mostra antologica in un museo.
Nel 2001 realizza un nuovo ciclo di opere, i Polittici. Nel 2004 presenta al Teatro India di Roma le Mappe del mondo e nel 2006, nell’ambito dell’ampia mostra che gli ha dedicato il Macro di Roma, l’ultimo ciclo Cattedrale.
MARCO TIRELLI
Marco Tirelli nasce a Roma nel 1956 dove ha studiato presso all’Accademia di Belle Arti si diploma in scenografia con Toti Scialoja. Tiene la sua prima personale nel 1978 alla Galleria Deambrogi a Milano. Tirelli è stato uno dei fondatori del movimento “Nuova Scuola Romana di San Lorenzo”, insieme agli artisti Gianni Dessì, Nunzio, Bruno Ceccobelli e Piero Pizzi Cannella. Tra le sue mostre collettive brillano le partecipazioni, nel 1980, alla mostra “Italiana. Nuova immagine” a Ravenna e nel 1981 alla Biennale di Venezia, invitato da Tommaso Trini nella sezione “Aperto ‘82” con una sala personale.
Anche lui stabilisce il suo studio nell’ex pastificio Cerere nel quartiere San Lorenzo e partecipa alla mostra “Ateliers”, curata da Achille Bonito Oliva, insieme a Bianchi, Ceccobelli, Nunzio, Gallo e Pizzi Cannella.
Nel 1982 presenta la sua prima personale alla galleria L’Attico di F. Sargentini intitolata “Pittura al buio” accompagnata in catalogo dal testo di Roberto Lambarelli. Il gallerista romano rinnova la collaborazione di Marco Tirelli con altre personali tra il 1985 e il 1989.
Alla fine degli anni ’80 l’artista comincia a dedicare sempre più attenzione a forma e cromatismo. A questo punto arriva anche il successo internazionale.
Tra il 1985 e il 1989 espone le sue opere per ben tre volte presso la Galleria Annina Nosei di NewYork. Nel 1990 partecipa alla Biennale di Venezia con una sala personale. Negli anni ’90 tiene numerose personali e collettive che lo rendono uno dei più importanti esponenti di un tipo di arte che, a prima vista, è caratterizzata da un insieme di forme geometriche e dall’armonia di linee e spazi. Nel 1997 vince il premio Michetti.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
DOMENICO BIANCHI
Domenico Bianchi nasce ad Anagni nel 1955, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma ed esordisce nel 1977 con una prima personale per Ugo Ferranti al Fine Arts Building di New York con venti disegni fatti di cera, carta, legno e tela.
Nel 1978 presenta alla Galleria Ferranti di Roma, sei lavori, partecipa fin dal 1979 a numerose collettive tra cui Europa ’79 a Stoccarda, Parigi o cara… alla Galleria Yvon Lambert di Parigi e Artemisia a Roma nel 1980.
Dal 1980 partecipa con gli artisti Pizzi Cannella, Dessì, Gallo, Nunzio, Ceccobelli e Tirelli a numerose collettive, tra le quali Ateliers nel 1984, a cura di Achille Bonito Oliva tenutasi negli studi degli artisti dell’ex fabbrica Cerere a Roma.
Sempre nel 1984 espone all’interno della mostra De Umbris Idearun insieme a Ceccobelli, Dessì e Gallo alla Sperone-Westwater Gallery di New York, dove in seguito sarà presente più volte per le sue personale nel 1986, 1987, 1989 e nel 1991.
Nel 1984, in occasione della sua personale da Salvatore Ala a New York, per la prima volta usa la cera insieme al pennello, due materie che hanno in comune la trasparenza luminosa. La luce diventa per l’artista elemento primario. La trasparenza della cera e della fibra di vetro insieme alle sottili foglie dei metalli in essa affogati (oro, argento, rame) suggeriscono all’artista la variabilità del timbro dei colori e la definizione dello spazio. Le opere che Bianchi espone tra l’85 e l’87 si avvalgono anche del gesso some superficie pittorica, per l’artista sono importanti sia i materiali sia la tecnica utilizzata per delinearne la struttura compositiva.
Nel’’aprile del1987 è alla Galleria Sperone di New York con 20 piccoli lavori e 3 grandi opere di cui due incastonate in un muro di tegole gialle.
Nel 1992 partecipa alla III Biennale di Istanbul e nello stesso anno espone Alla Reggia di Caserta alla mostra Terrae motus organizzata da Lucio Amelio.
E’ del 1993 la sua personale alla Galleria d?Arte Moderna di Bologna.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1984 nella sezione Aperto, nel 1986 nella sezione Arte e alchimia e nel 1993 nella sezione Opera Italiana: trittici.
Nel 1994 Bianchi espone ad Amsterdam allo Stedelijk Museum un gruppo considerevole di oli e cere su fibra di vetro.
L’incontro con alcuni dei maggiori esponenti dell’arte povera (Mario e Marisa Merz e Jannis Kounellis) aprirà all’artista nuovi orizzonti che lo porteranno ad approfondire lo studio dello spazio e ad arricchire la propria opera con i valori essenziali che solo la semplicità dei materiali grezzi può trasmettere. E’ del 1996 la mostra con Jannis Kounellis a Napoli e del 1998 la mostra con Marisa Merz a Milano.
Nel 2001 partecipa all’esposizione i Giganti: Arte contemporanea nei Fori Imperiali, insieme a Kosuth, Pistoletto, Abramovich e Moschetti.
Nel 2002 la mostra Ricerca della luce realizzata al Centro per le Arti visive di Pesaro.
Nel settembre 2003, con l’allestimento per il MACRO, presenta 140 opere, realizzate con diversi materiali, dai più semplici, come la cera e il legno, ai più preziosi, come l’argento, il palladio e il platino. Opere che si incontrano e si incastrano formando un’unica grande opera che riassume il percorso creativo degli ultimi quindici anni di lavoro dell’artista.
Nel 1997, nella mostra Luce, ombra, regola, presenta alcuni polittici, in cui la visione si svolge e si articola nel passaggio da una superficie all’altra dei dipinti. Lo stesso avviene per l’allestimento nello spazio Volume! a Roma (2003), dove la pittura raggiunge una vera e propria dimensione ambientale.
Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli ha dedicato un’importante personale dal titolo Das Universum der Geometrie, presentata l’anno successivo alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
04
giugno 2009
Officina San Lorenzo. Uno sguardo al Mart
Dal 04 giugno al 10 luglio 2009
arte contemporanea
Location
ANFITEATRO ARTE
Padova, Via Ognissanti, 33, (Padova)
Padova, Via Ognissanti, 33, (Padova)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10.00-12.30 e 15.30-19.30
Vernissage
4 Giugno 2009, ore 18.30
Autore
Curatore