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Oggetti trovati nella mente
«Oggetti trovati nella mente» è la formula con cui Attilio Alfieri (Loreto 1904-Milano 1992) definisce un ciclo di opere di piccole e medie dimensioni create nella prima metà degli anni Trenta.
Comunicato stampa
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«Oggetti trovati nella mente» è la formula con cui Attilio Alfieri (Loreto 1904-Milano 1992) definisce un ciclo di opere di piccole e medie dimensioni create nella prima metà degli anni Trenta. In quei collage astratti di pellicole fotografiche – materiali con cui è spesso a contatto nel suo lavoro di grafico per la Triennale e la Fiera di Milano – scorge forme archetipiche che gli sembrano scaturite dall’inconscio, strutture dinamiche o «movimenti virtuali» che rimandano ai mandala e alle geometrie sacre.
Gli anni di realizzazione dei collage sono quelli in cui in Italia cominciano a essere letti i testi di Jung, ma anche quelli nei quali il regime fascista finanzia le esplorazioni in Tibet dell’orientalista Giuseppe Tucci, a cui la stampa dà grande risalto. Sono poi gli anni nei quali la scena artistica italiana, e in particolare quella milanese, è tentata dall’astrattismo, risente degli echi del Bauhaus, è permeata di suggestioni surrealiste. Uomo spiritualmente inquieto, lettore onnivoro e artista pervaso da un bisogno quasi compulsivo di sperimentazione formale, Alfieri frequenta l’ambiente della Galleria del Milione e della Triennale, conosce Edoardo Persico, Giuseppe Pagano, Giuseppe Terragni –ai quali dedica dei Ritratti archetipici di matrice astratta–, dà inizio a un lungo percorso di attraversamento, e spesso di anticipazione, di molte avanguardie del secondo Novecento, che ha trovato un primo bilancio nell’ampia retrospettiva al Palazzo Reale di Milano del 1981.
Nella mostra presso la Galleria Monopoli, i collage astratti degli anni Trenta sono esposti insieme con le opere di Valeria Manzi, Renato Jaime Morganti, Lucia Sammarco Pennetier: tre artisti contemporanei che, come Alfieri, ibridano la loro ricerca creativa con la grafica il design, e realizzano «movimenti virtuali» e forme primarie che richiamano quelle dei mandala.
Gli anni di realizzazione dei collage sono quelli in cui in Italia cominciano a essere letti i testi di Jung, ma anche quelli nei quali il regime fascista finanzia le esplorazioni in Tibet dell’orientalista Giuseppe Tucci, a cui la stampa dà grande risalto. Sono poi gli anni nei quali la scena artistica italiana, e in particolare quella milanese, è tentata dall’astrattismo, risente degli echi del Bauhaus, è permeata di suggestioni surrealiste. Uomo spiritualmente inquieto, lettore onnivoro e artista pervaso da un bisogno quasi compulsivo di sperimentazione formale, Alfieri frequenta l’ambiente della Galleria del Milione e della Triennale, conosce Edoardo Persico, Giuseppe Pagano, Giuseppe Terragni –ai quali dedica dei Ritratti archetipici di matrice astratta–, dà inizio a un lungo percorso di attraversamento, e spesso di anticipazione, di molte avanguardie del secondo Novecento, che ha trovato un primo bilancio nell’ampia retrospettiva al Palazzo Reale di Milano del 1981.
Nella mostra presso la Galleria Monopoli, i collage astratti degli anni Trenta sono esposti insieme con le opere di Valeria Manzi, Renato Jaime Morganti, Lucia Sammarco Pennetier: tre artisti contemporanei che, come Alfieri, ibridano la loro ricerca creativa con la grafica il design, e realizzano «movimenti virtuali» e forme primarie che richiamano quelle dei mandala.
16
febbraio 2021
Oggetti trovati nella mente
Dal 16 febbraio al 17 marzo 2021
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONOPOLI
Milano, Via Giovanni Ventura, 6, (Milano)
Milano, Via Giovanni Ventura, 6, (Milano)
Orario di apertura
da martedí a sabato ore 14-19
Vernissage
16 Febbraio 2021, 18.30
Autore
Curatore