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Oggi me ne vado resto a Teheran
In mostra le opere di cinque giovani artisti iraniani che vivono e lavorano a Teheran. Utilizzano diversi mezzi espressivi, dal disegno alla scultura al video, per rendere il loro dissenso, a tratti metaforico, verso la realtà in cui hanno scelto di vivere.
Comunicato stampa
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CREAM è lieta di annunciare Oggi me ne vado, resto a Teheran, una mostra realizzata in collaborazione con Aaran Art Gallery di Teheran che presenta cinque giovani artisti iraniani che vivono e lavorano in patria.
L'idea nasce nell’ambito della recente crescita di interesse per l’arte contemporanea del Medio Oriente, e in particolare per l’arte contemporanea dell’Iran, che ha conosciuto due momenti di grande visibilità internazionale con le mostre “Unveiled: New Art from the Middle East”, Saatchi Gallery (gennaio - maggio 2009) e “Iran Inside Out, Chelsea Art Museum” (giugno - settembre 2009).
Grazie alla sapiente guida dell’amica gallerista Nazila Noebashari, che a quelle mostre ha contribuito, è stata operata una selezione che privilegia lavori connotati da una dimensione intimistica ed evanescente, da cui si sprigiona una inusitata forza espressiva.
I giovani artisti iraniani utilizzano un linguaggio audace. Molti di loro ritraggono nei loro lavori (dipinti, fotografie, installazioni, sculture e video) il clima di dolore, di instabilità e di continua inquietudine, con un coraggio davvero incredibile. Le loro opere criticano la situazione politica e sociale in cui ci si trovano costretti a vivere, talvolta direttamente, ma molto più spesso metaforicamente. Questa nuova generazione di artisti non segue ciecamente né le coeve tendenze occidentali, né la tradizione accademica. È evidente infatti nelle opere dei giovani iraniani l’impegno ad acquisire una propria personalità, che non nasca dall’influenza di altri stili. Nonostante tutte le costrizioni e le limitazioni cui sono sottoposti, stanno sfidando consapevolmente e in modo sfacciato il mondo. Stanno sfidando loro stessi, e continuano a lottare per la loro indipendenza con determinazione.
L’arte è e deve essere un’avanguardia per il cambiamento e senza dubbio la nuova generazione di artisti iraniani può contribuirvi in modo significativo.
La mostra propone 5 tra i più interessanti artisti dell’ultima generazione dell’arte contemporanea iraniana: Amir Ali Bashiri, Ala Dehghan, Ghazal Khatibi, Negar Tahsili e Morteza Zahedi.
Le sculture di Amir Ali Bashiri (Teheran, 1984) rappresentano la privazione d’intimità nella vita quotidiana, ove ogni cosa è controllata e la sfera privata è scossa da continue interferenze esterne. Un occhio indagatore, posto sul retro dei manufatti realizzati con un contrasto di velluto e acciaio, spia un interno tenuto sotto tiro da un’enorme pistola. Si avverte la presenza e l’invadenza dello Stato in ogni momento della quotidianità.
Ala Dehghan (Teheran, 1982) nei suoi delicati disegni, realizzati con materiali e tecnica quasi infantili, ci offre il suo mondo di affetti, sensibilità e fantasia. Ritratti di donne coperte da un velo impalpabile a pois gialli, uccelli in procinto di volare a testimoniare una spasmodica ricerca di libertà. La Dehghan non prende posizioni critiche, ma rappresenta ciò che vede con il suo animo sensibile e frammentato. Ne deriva una personalissima poetica di sofferenza e di dolore.
Di Negar Tahsili (Teheran, 1980) sono presenti dipinti su tela delicati e intimistici in cui viene svelata la femminilità delle donne iraniane e che contrastano in modo netto con il video “No (is it) Clear?”, ironica e dissacrante satira della guerra. Apparentemente semplice, dispiega una comicità accattivante in grado di veicolare un messaggio duro e complesso.
Ghazal Khatibi (Kemanshah, 1984) è una giovane promessa dell’arte iraniana. Nelle sue opere convivono eleganza di tratto, malinconico humour e una certa irriverenza politica. L’artista, anche attraverso i titoli emblematici delle sue creazioni - si veda “Suicidio (la versione credibile)” –, sembra voler dar voce a chi non ne ha.
Di Morteza Zahedi (Rasht, 1978) si presentano piccoli dipinti e collage. Se gli uni sono caratterizzati da colori sgargianti e da figure mascoline, di cui colpisce la poca definizione di corpi e volti che pur riesce a rendere la loro virilità; gli altri, invece, usano un linguaggio elegante ed evocativo, capace di racchiudere nei piccoli ritagli assemblati le tante contraddizioni dell’Iran.
Da ultimo, un omaggio a Tehran, ai suoi luoghi e alla gente nelle fotografie di Ebtehaj Ghanadzadeh e Amin Meysami “The Incident that Never Happened”. Non devono trarre in inganno, non rappresentano luoghi reali, ma sono la reinterpretazione di un‘immagine soggettiva, di giorni passati che non sono mai esistiti, di un futuro che non è ancora qui. Nel momento in cui finisce la rappresentazione, si verifica un incidente ordinario e oscuro che svela un mondo fittizio, frutto dell’immaginazione.
L'idea nasce nell’ambito della recente crescita di interesse per l’arte contemporanea del Medio Oriente, e in particolare per l’arte contemporanea dell’Iran, che ha conosciuto due momenti di grande visibilità internazionale con le mostre “Unveiled: New Art from the Middle East”, Saatchi Gallery (gennaio - maggio 2009) e “Iran Inside Out, Chelsea Art Museum” (giugno - settembre 2009).
Grazie alla sapiente guida dell’amica gallerista Nazila Noebashari, che a quelle mostre ha contribuito, è stata operata una selezione che privilegia lavori connotati da una dimensione intimistica ed evanescente, da cui si sprigiona una inusitata forza espressiva.
I giovani artisti iraniani utilizzano un linguaggio audace. Molti di loro ritraggono nei loro lavori (dipinti, fotografie, installazioni, sculture e video) il clima di dolore, di instabilità e di continua inquietudine, con un coraggio davvero incredibile. Le loro opere criticano la situazione politica e sociale in cui ci si trovano costretti a vivere, talvolta direttamente, ma molto più spesso metaforicamente. Questa nuova generazione di artisti non segue ciecamente né le coeve tendenze occidentali, né la tradizione accademica. È evidente infatti nelle opere dei giovani iraniani l’impegno ad acquisire una propria personalità, che non nasca dall’influenza di altri stili. Nonostante tutte le costrizioni e le limitazioni cui sono sottoposti, stanno sfidando consapevolmente e in modo sfacciato il mondo. Stanno sfidando loro stessi, e continuano a lottare per la loro indipendenza con determinazione.
L’arte è e deve essere un’avanguardia per il cambiamento e senza dubbio la nuova generazione di artisti iraniani può contribuirvi in modo significativo.
La mostra propone 5 tra i più interessanti artisti dell’ultima generazione dell’arte contemporanea iraniana: Amir Ali Bashiri, Ala Dehghan, Ghazal Khatibi, Negar Tahsili e Morteza Zahedi.
Le sculture di Amir Ali Bashiri (Teheran, 1984) rappresentano la privazione d’intimità nella vita quotidiana, ove ogni cosa è controllata e la sfera privata è scossa da continue interferenze esterne. Un occhio indagatore, posto sul retro dei manufatti realizzati con un contrasto di velluto e acciaio, spia un interno tenuto sotto tiro da un’enorme pistola. Si avverte la presenza e l’invadenza dello Stato in ogni momento della quotidianità.
Ala Dehghan (Teheran, 1982) nei suoi delicati disegni, realizzati con materiali e tecnica quasi infantili, ci offre il suo mondo di affetti, sensibilità e fantasia. Ritratti di donne coperte da un velo impalpabile a pois gialli, uccelli in procinto di volare a testimoniare una spasmodica ricerca di libertà. La Dehghan non prende posizioni critiche, ma rappresenta ciò che vede con il suo animo sensibile e frammentato. Ne deriva una personalissima poetica di sofferenza e di dolore.
Di Negar Tahsili (Teheran, 1980) sono presenti dipinti su tela delicati e intimistici in cui viene svelata la femminilità delle donne iraniane e che contrastano in modo netto con il video “No (is it) Clear?”, ironica e dissacrante satira della guerra. Apparentemente semplice, dispiega una comicità accattivante in grado di veicolare un messaggio duro e complesso.
Ghazal Khatibi (Kemanshah, 1984) è una giovane promessa dell’arte iraniana. Nelle sue opere convivono eleganza di tratto, malinconico humour e una certa irriverenza politica. L’artista, anche attraverso i titoli emblematici delle sue creazioni - si veda “Suicidio (la versione credibile)” –, sembra voler dar voce a chi non ne ha.
Di Morteza Zahedi (Rasht, 1978) si presentano piccoli dipinti e collage. Se gli uni sono caratterizzati da colori sgargianti e da figure mascoline, di cui colpisce la poca definizione di corpi e volti che pur riesce a rendere la loro virilità; gli altri, invece, usano un linguaggio elegante ed evocativo, capace di racchiudere nei piccoli ritagli assemblati le tante contraddizioni dell’Iran.
Da ultimo, un omaggio a Tehran, ai suoi luoghi e alla gente nelle fotografie di Ebtehaj Ghanadzadeh e Amin Meysami “The Incident that Never Happened”. Non devono trarre in inganno, non rappresentano luoghi reali, ma sono la reinterpretazione di un‘immagine soggettiva, di giorni passati che non sono mai esistiti, di un futuro che non è ancora qui. Nel momento in cui finisce la rappresentazione, si verifica un incidente ordinario e oscuro che svela un mondo fittizio, frutto dell’immaginazione.
15
aprile 2010
Oggi me ne vado resto a Teheran
Dal 15 aprile al 28 maggio 2010
arte contemporanea
Location
CRIMA’RT
Milano, Via Borgonuovo, 27, (Milano)
Milano, Via Borgonuovo, 27, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 10-14 e su appuntamento
Vernissage
15 Aprile 2010, ore 18.30
Autore
Curatore