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Ogni goccia cade
La mostra è curata da Matteo Fato che ha scelto di invitare otto giovani artisti italiani-alcuni dei quali alla prima esperienza espositiva- per riflettere sulla condizione inevitabile dell’elemento paesaggio.
Comunicato stampa
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“Le nostre mani sono delle immagini, che spesso volgono le spalle al paesaggio; sono fragili eremi colmi di un instabile miele. Tutti noi siamo il nostro spazio frequentato, e anche quando il tuono è nella valle assistiamo i giardini dei nostri tramonti; un giardino in cui la notte abbonda, del verde acume del mondo. Non ci resta che abbandonare le mani ad un roseo sonno, e girarci verso il nostro paesaggio, che ci sussurra in un volo di vespe: vieni a chiedermi dove, ogni goccia cade”. (Matteo Fato, D'apres Andrea Zanzotto)
Questo piccolo testo introduttivo di Matteo Fato è un vero e proprio d’apres linguistico elaborato attraverso l’osservazione delle poesie di Andrea Zanzotto (in Dietro il paesaggio): autore che grande spazio ha dedicato nell’ambito della sua ricerca a quel luogo del paesaggio in cui:
‘[...] non è quello che viene normalmente percepito bensì quello che vi si suppone latente, inscritto sul rovescio’ che si manifesta, proprio come accade in questa mostra a cura dell’artista pescarese.
Matteo Fato ha scelto di invitare per la mostra di riapertura della galleria Monitor a Pereto dopo la pausa invernale otto giovani artisti italiani-alcuni dei quali alla prima esperienza espositiva- per riflettere sulla condizione inevitabile dell’elemento paesaggio. Il paesaggio è difatti una conditio sine qua non, un qualcosa che esiste a prescindere da noi e con la quale si è costretti nostro malgrado a confrontarci continuamente, per tutta la vita. Per definizione il paesaggio è una parte della superficie terrestre che si può abbracciare con lo sguardo; questi abbracci (a volte inconsapevoli) prendono forma attraverso il panorama linguistico degli artisti presenti in mostra. Ogni goccia è unica, anche se caduta nello stesso luogo.
La mostra si apre con la grande installazione fotografica di Gioele Pomante concepita nell’estate del 2020, in cui l’artista -che in estate lavora presso uno stabilimento balneare come bagnino- indaga il rapporto tra sé e il mare che “è la minaccia che giustifica la mia presenza rispetto a questa veduta costante. Nervi e attesa, solitudine e orizzonti lontani, amori estivi e vite che passano, tremendamente adolescenziale, testardamente infantile e capriccioso”. Nella stanza degli affreschi, a diretto contatto con la montagna che si staglia di fronte alla finestra prende posto una grande installazione di Veronica Pratelli che si compone di una batteria lignea interamente realizzata a mano, un video (che documenta la creazione stessa dell’opera nella sua totalità) e un’incisione calcografica (che ne riporta le tracce manifeste). Pratelli conversa col paesaggio attraverso il suono ‘di una jam botta e risposta’. La batteria ricostruita diviene quindi matrice, di carattere antico come antico è il nostro colloquio con il paesaggio: “Traccio questa conversazione, la batto, la incido…Intendiamoci così per sempre, a suoni”.
Nella stessa stanza, in un invisibile dialogo sonoro, un piccolo ma prezioso lavoro fotografico di Giacomo Alberico: “Senza Titolo è l’interpretazione visiva di uno straordinario evento accaduto in Abruzzo più di mille anni fa: un meteorite colpisce un’area nel Parco del Sirente generando un cratere oggi trasformatosi in lago che funge da abbeveratoio per i buoi”. L’opera fotografica è stata conclusa in studio traendo ispirazione dalle sonorità dell'artista afroamericano Sun Ra e ricordando le suggestioni provate durante l’esplorazione di questo paesaggio, dominato da una natura silenziosa ed estremamente rarefatta.
Nel piano ammezzato e nella cisterna due coppie di artisti in serrato dialogo, Giulia Sensi e Cecilia de Nisco, Lorenzo Aceto e Alan Silvestri. Mentre la Sensi attraverso la possibile ma volutamente resa unica riproducibilità della calcografia, mutua il suo lavoro da un’immagine ossessivamente cercata, ripresa e superata dal Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, De Nisco segue “il volo sghembo delle immagini”, percorrendo la linea impossibile disegnata dal continuo scontro tra dimensione individuale e dimensione pittorica. I lavori di Lorenzo Aceto per Palazzo Maccafani hanno come unico tema l’incontro casuale dell’artista con il luogo di un incidente avvenuto poco prima: il paesaggio di alberi si mischia al segno della presenza umana e dal suo passaggio fatto di “fiori, lumini e vetri infranti”. Di contro, Silvestri immagina con slancio intuendo come l’artista stesso afferma, l’atto della sospensione: “immaginare con slancio un piatto di minestra, permette di cogliere la correlazione che esso può avere con lo spazio circostante: un piatto di minestra, immaginato con slancio, diventa la luna sospesa di un intero paesaggio”.
Conclude il percorso l’opera di Daniele Caggiano, per cui la pittura si fa mezzo di prosa, paradosso della forma e si riguarda senza girarsi: nel suo lavoro il paesaggio stesso guarda il quadro per ricordare, come egli stesso scrive: “La leggerezza d’un monolite, sopra un prato di nuvole viola./ Il verso peggiore del miglior poeta,/ La luna di giorno, le tre di notte. /Il canto degli alberi, Asterio, il labirinto, Teseo e Poseidone./ Una vuvuzela”.
Questo piccolo testo introduttivo di Matteo Fato è un vero e proprio d’apres linguistico elaborato attraverso l’osservazione delle poesie di Andrea Zanzotto (in Dietro il paesaggio): autore che grande spazio ha dedicato nell’ambito della sua ricerca a quel luogo del paesaggio in cui:
‘[...] non è quello che viene normalmente percepito bensì quello che vi si suppone latente, inscritto sul rovescio’ che si manifesta, proprio come accade in questa mostra a cura dell’artista pescarese.
Matteo Fato ha scelto di invitare per la mostra di riapertura della galleria Monitor a Pereto dopo la pausa invernale otto giovani artisti italiani-alcuni dei quali alla prima esperienza espositiva- per riflettere sulla condizione inevitabile dell’elemento paesaggio. Il paesaggio è difatti una conditio sine qua non, un qualcosa che esiste a prescindere da noi e con la quale si è costretti nostro malgrado a confrontarci continuamente, per tutta la vita. Per definizione il paesaggio è una parte della superficie terrestre che si può abbracciare con lo sguardo; questi abbracci (a volte inconsapevoli) prendono forma attraverso il panorama linguistico degli artisti presenti in mostra. Ogni goccia è unica, anche se caduta nello stesso luogo.
La mostra si apre con la grande installazione fotografica di Gioele Pomante concepita nell’estate del 2020, in cui l’artista -che in estate lavora presso uno stabilimento balneare come bagnino- indaga il rapporto tra sé e il mare che “è la minaccia che giustifica la mia presenza rispetto a questa veduta costante. Nervi e attesa, solitudine e orizzonti lontani, amori estivi e vite che passano, tremendamente adolescenziale, testardamente infantile e capriccioso”. Nella stanza degli affreschi, a diretto contatto con la montagna che si staglia di fronte alla finestra prende posto una grande installazione di Veronica Pratelli che si compone di una batteria lignea interamente realizzata a mano, un video (che documenta la creazione stessa dell’opera nella sua totalità) e un’incisione calcografica (che ne riporta le tracce manifeste). Pratelli conversa col paesaggio attraverso il suono ‘di una jam botta e risposta’. La batteria ricostruita diviene quindi matrice, di carattere antico come antico è il nostro colloquio con il paesaggio: “Traccio questa conversazione, la batto, la incido…Intendiamoci così per sempre, a suoni”.
Nella stessa stanza, in un invisibile dialogo sonoro, un piccolo ma prezioso lavoro fotografico di Giacomo Alberico: “Senza Titolo è l’interpretazione visiva di uno straordinario evento accaduto in Abruzzo più di mille anni fa: un meteorite colpisce un’area nel Parco del Sirente generando un cratere oggi trasformatosi in lago che funge da abbeveratoio per i buoi”. L’opera fotografica è stata conclusa in studio traendo ispirazione dalle sonorità dell'artista afroamericano Sun Ra e ricordando le suggestioni provate durante l’esplorazione di questo paesaggio, dominato da una natura silenziosa ed estremamente rarefatta.
Nel piano ammezzato e nella cisterna due coppie di artisti in serrato dialogo, Giulia Sensi e Cecilia de Nisco, Lorenzo Aceto e Alan Silvestri. Mentre la Sensi attraverso la possibile ma volutamente resa unica riproducibilità della calcografia, mutua il suo lavoro da un’immagine ossessivamente cercata, ripresa e superata dal Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, De Nisco segue “il volo sghembo delle immagini”, percorrendo la linea impossibile disegnata dal continuo scontro tra dimensione individuale e dimensione pittorica. I lavori di Lorenzo Aceto per Palazzo Maccafani hanno come unico tema l’incontro casuale dell’artista con il luogo di un incidente avvenuto poco prima: il paesaggio di alberi si mischia al segno della presenza umana e dal suo passaggio fatto di “fiori, lumini e vetri infranti”. Di contro, Silvestri immagina con slancio intuendo come l’artista stesso afferma, l’atto della sospensione: “immaginare con slancio un piatto di minestra, permette di cogliere la correlazione che esso può avere con lo spazio circostante: un piatto di minestra, immaginato con slancio, diventa la luna sospesa di un intero paesaggio”.
Conclude il percorso l’opera di Daniele Caggiano, per cui la pittura si fa mezzo di prosa, paradosso della forma e si riguarda senza girarsi: nel suo lavoro il paesaggio stesso guarda il quadro per ricordare, come egli stesso scrive: “La leggerezza d’un monolite, sopra un prato di nuvole viola./ Il verso peggiore del miglior poeta,/ La luna di giorno, le tre di notte. /Il canto degli alberi, Asterio, il labirinto, Teseo e Poseidone./ Una vuvuzela”.
02
aprile 2022
Ogni goccia cade
Dal 02 aprile all'otto maggio 2022
arte contemporanea
Location
MONITOR PERETO
Pereto, Piazza Maccafani, 5, (AQ)
Pereto, Piazza Maccafani, 5, (AQ)
Orario di apertura
sabato e domenica ore 15-19.
Gli altri giorni su appuntamento | Prenotazioni a monitor@monitoronline.org
Vernissage
2 Aprile 2022, 11.30-16.00
Autore
Curatore