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Ogni ordine svanisce
La prima residenza artistica dell’Associazione Culturale PrimoPiano, anima e motore del progetto Borgo Culturale Foresta a Tora e Piccilli nell’Alto casertano, si è tenuta nel mese di ottobre invitando Chiara Arturo, Lorenza Corpullis, Cristina Cusani e Massimo Pastore (host artist) a orientarsi in
Comunicato stampa
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COMUNICATO STAMPA
Residenza Artistica del Progetto ‘Forestàte Fringe Frame’
OGNI ORDINE SVANISCE
Terra e cielo fluiscono e precipitano insieme in una visione nebulosa, tutta onde e lampi, in un barbaglìo dai contorni indefiniti. Il caos incomincia,
ogni ordine svanisce. L’uomo sconvolto cerca a fatica di serbarsi lucido; vi riesce. Poi continua fiducioso a camminare. (R. Walser)
La prima residenza artistica dell’Associazione Culturale PrimoPiano, anima e motore del progetto Borgo Culturale Foresta a Tora e Piccilli nell’Alto casertano, si è tenuta nel mese di ottobre invitando Chiara Arturo, Lorenza Corpullis, Cristina Cusani e Massimo Pastore (host artist) a orientarsi in questo arcipelago interno e a restituire con le loro opere quanto hanno scrutato, indagato, pensato, assorbito, vivendo questi luoghi.
La mostra di tale residenza, dal titolo ‘Ogni ordine svanisce’, inaugurerà il Forestàte Fringe Frame domenica 15 dicembre dalle ore 10:30 presso lo spazio dedicato alle esposizioni di Corpo Celeste in via Sant’Andrea 23/A nel Borgo Foresta a Tora e Piccilli.
La mostra sarà visitabile venerdì e sabato dalle 19:00 alle 23:00, domenica dalle 10:00 alle 14:00
e su appuntamento fino al 30 gennaio 2025.
L’impianto teorico di questa residenza artistica è indirizzato al pensare la realtà in chiave geografica e l’agire artistico come strumento di indagine del rapporto tra sé e i luoghi. Il territorio dunque non solo come un’estensione misurabile e definibile in maniera oggettiva ma anche, e soprattutto, come rete di interazioni che include indissolubilmente l’estensione materiale e l’organizzazione sociale: contenitore e contenuto. Un progetto che, in vario modo e con diverse visioni e sensibilità delle artiste e dell’artista residenti, indaga questo ‘paesaggio interno e interiore’.
Chiara Arturo in Forse attratti da un microclima favorevole esplora il concetto di insularità con un’indagine visiva che trasforma la terraferma in un arcipelago immaginario. L’artista, partendo dall’impressione di trovarsi su un’isola senza mare, intreccia temi legati alla relazione, alla memoria, alla fragilità e riflette su ciò che rende un luogo, pur senza mare, insulare e sulle trame invisibili che lo legano agli altri spazi. Con un alternarsi di visioni macro e microscopiche, la Arturo immagina l’insularità come un’atmosfera frammentata ma capace di generare radicamento, scambio e rifugio. Il titolo è tratto da una frase pronunciata dal professor Panarello durante il sopralluogo alle Ciampate del Diavolo che ipotizza il possibile motivo del passaggio degli ominini in quei luoghi 350.000 anni fa. Tale suggestione diventa metafora dell’attrazione verso sistemi apparentemente chiusi come le isole, spazi in cui la cura e i legami emergono come necessità. Le immagini di intrecci, licheni e rocce tufacee, aggiungono un nuovo capitolo alla ricerca dell’artista sull’insularità, reinterpretando l’idea di isola non come isolamento ma come rete di relazioni vitali.
Lorenza Corpullis in La passeggiata, con passi misurati e tranquilli ha realizzato quattro tavole e due schizzi con inchiostri e grafos. Ispirata da questi luoghi, l’artista si affianca a Robert Walser, scrittore svizzero che dell’essere viandante fece scrittura nomade, e come lui abbraccia amorosamente ogni particolare di quello che la circonda. Il semplice muovere passi sul suolo di Foresta, di Tuoro Rosso, di Tora, dell’Orto della Regina, offre all’artista incontri, occasioni, cose ‘che meritano d’esser viste, sentite’. Le antiche case che custodiscono un fascino senza tempo, un paesaggio intriso di storia e poesia che, con scorci fiabeschi, appare sospeso tra passato e presente; la magia dolente dei ruderi, i dettagli di alcuni borghi le indicano nuove creazioni, di figure, di poesie viventi così che la conoscenza della natura e dei luoghi attraversati si schiude al suo sguardo e ci viene restituito un mondo fatto di memorie e silenzi, di angoli che sussurrano la vita, di un’architettura che resiste alla modernità.
Cristina Cusani con Cara Mamma e Conserve procede la sua ricerca sui temi dell’identità, della memoria, della famiglia, in una prospettiva di dimensione collettiva. Durante la residenza un abitante le ha affidato una valigia colma di lettere che una madre riceveva dai suoi sette figli emigrati intorno al 1960. L’epistolario intimo e familiare, intriso di dolore e rimpianti per avere dovuto abbandonare l’amata terra, ci viene restituito dall’artista con uno struggente fazzoletto di cotone bianco, come quelli che si sventolavano alla partenza, con un ricamo che riporta il puntuale inizio di ognuna di quelle lettere, Cara Mamma.
Conserve è un’opera sulla restanza, su coloro che decidono di restare nella propria terra, senza rassegnazione, coloro che sono il presente di questi luoghi, ne conservano il passato e ne determinano il futuro. Gli incontri che l’artista ha avuto con gli abitanti di Foresta ci vengono proposti in una forma deliberatamente tradizionale e suggestiva: Conserve è la traduzione visiva di quello che i forestani identificano come elemento rappresentativo del loro mondo.
Massimo Pastore con il progetto fotografico Indistinti margini ci conduce in una visione di luoghi che si smussano nella nebbia. La nebbia compare all’improvviso, copre, nasconde, si dissolve lentamente, rivelando nuovi scenari. L’artista si concede il tempo di attendere per catturare quella nuova fugace apparizione che, mentre fa perdere l’orientamento e gli elementi-simbolo di riferimento, rivela quelli che solitamente sono sopraffatti e nascosti sebbene visibili. Affascinato dalla mutevolezza del paesaggio, Pastore si pone davanti alla meraviglia, sorprendendoci, cogliendo il variare delle ore, le metamorfosi delle stagioni. L’artista scrive: “(..)ciò che più mi sorprende è la nebbia che provenendo dalla Casilina improvvisamente si insinua tra la valle che separa, da un lato, Tora da Foresta e la Porcina dall’altro. Ecco allora che Tora diventa isola aerea mentre la nebbia, continuando la sua lenta risalita verso Tuoro, inizia a diradarsi nascondendo il simbolo di questo luogo, la sua torre. La torre di Tora per alcuni istanti svanisce cedendo il passo alla facciata della Chiesa di San Simeone che diventa protagonista indiscussa di quei momenti. Qui la nebbia non scende, sale. Lascio andare l’abitudine, dimentico il simbolo e nuove e fugaci visioni si rivelano.”
BIOGRAFIE
CHIARA ARTURO (Ischia, 1984)
https://www.chiararturo.com/bio
Di formazione architetta, nella sua pratica artistica - che integra con pratiche curatoriali, pratiche collettive e attivismo - utilizza principalmente la fotografia, ma spesso travalica i confini della disciplina per sperimentare attraverso il mezzo questioni concettuali o l'ibridazione con altri media.
La sua ricerca è incentrata su elemento acqua e insularità, Mediterraneo, concetto di confine e spazio limite, vulnerabilità, percezione del paesaggio e degli spazi, archiviazione del ricordo e modo in cui percezione e archiviazione influiscono sulla costruzione dell’immaginario. Partendo da un’indagine introspettiva, con metodo cartografico, si focalizza sulle geografie, le tracce, il viaggio, le sequenze, la materia, la geologia, la visione, le ferite, i paesaggi interiori, il tempo. Lavora per accumulo e per molti anni sugli stessi temi.
Scrive la curatrice Chiara Finadri: «La fotografia di Chiara Arturo è un modo di pensare la realtà in chiave geografica. L’atto artistico come strumento di catalogazione e indagine del rapporto tra sé e i luoghi, dove l’elemento geografico non è soltanto uno sfondo, assume nel suo lavoro un carattere intimo e poetico, quanto critico. L’autrice radica le riflessioni nel suo vissuto, nei luoghi d’origine di un personalissimo Mediterraneo. Tuttavia i temi più ricorrenti nella sua poetica - il mare, l’isola e la frontiera - rivelano, in particolare nel legame con l’attualità, l’intento simbolico, che allarga gli orizzonti alle “condizioni dell'esistenza come il transito e la stasi dell'individuo, l'imponenza dei paesaggi materiali e la loro fragilità” (Pirozzi, 2014)».
LORENZA CORPULLIS (Napoli, 1970)
Pittrice e musicista, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Napoli e al Conservatorio San Pietro a Majella.
Nelle sue creazioni riesce a fondere il classico al contemporaneo. Sono molte le contrapposizioni che emergono dal suo lavoro, proprio come nell’opera “Meccanica dell’amore”, con cui l’artista ha vinto il primo concorso di Artenews.it. Come definite dal critico Gian Giotto Borelli, le sue opere “sembrano nate per caso’”, e certo una felice casuale combinazione c’è in ogni riuscita opera della pittrice: è la vita che lo suggerisce e spesso lo impone. Nelle creazioni dell’artista, protagoniste sono la fisicità e la passionalità, celate dietro agli sguardi dei protagonisti, da cui emergono storie di vita, piene di emozioni. I riferimenti al classico si fanno vivi e costanti nell’utilizzo di drappi così come nella bellezza dalle linee scultoree dei soggetti ritratti.
CRISTINA CUSANI (Napoli, 1984)
http://www.cristinacusani.it/about/
Cristina Cusani (Napoli, 1984) è un’artista visiva di formazione principalmente fotografica. Dopo il diploma in fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, segue il “Laboratorio Irregolare” di Antonio Biasiucci. La sua ricerca verte sui temi dell’identità, della memoria, della famiglia. Indaga la vita privata e partendo dalla propria esperienza personale cerca di raggiungere una dimensione collettiva. Utilizza la fotografia in quel suo aspetto intimo che riesce a toccare i sentimenti più profondi, cercando di restituire allo spettatore la dimensione emotiva presente nella vita di ognuno. Lavora sul residuo, su quello che resta, la traccia, la memoria, la storia e nei suoi progetti utilizza spesso la parola scritta o parlata. I lavori più recenti indagano come la fotografia possa modificare la memoria oltre che raccontarla, trasformando fotografie di archivio in immagini in cui la finzione e la realtà s’incontrano, i significati cambiano e il passato e il presente diventano una cosa sola. Ultimamente ha concepito installazioni che sono state realizzate grazie alla partecipazione del pubblico.
Il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in gallerie, festival, musei e fiere di settore ed è stato finalista di importanti premi; alcune sue opere fanno parte di collezioni di arte contemporanea. Dal 2018 porta avanti come curatrice insieme a Chiara Arturo ‘Progetto Vicinanze’ un lavoro multidisciplinare basato sulla condivisione come pratica artistica, sul tema del Mediterraneo come luogo dell’attraversamento. Dal 2022 è parte del collettivo di artiste e attiviste The Glorious Mothers. Nel 2024 vince Strategia Fotografia, il bando del ministero della cultura per la promozione della fotografia italiana all’estero. Vive e lavora a Napoli.
MASSIMO PASTORE (Napoli, 1971)
http://www.massimopastore.com/biografia/
Nel 1997 si specializza nelle tecniche di stampa del bianco e nero analogico. Contestualmente inizia a fotografare concentrando la propria ricerca sulla relazione tra visibile e invisibile, tra uomo e ambiente sovvertendo spesso nei propri progetti la relazione tra fotografo e soggetto ritratto.
Nel 2006 è co-fondatore di PrimoPiano Napoli, una galleria impegnata nella ricerca e nell’esposizione della fotografia autoriale oltre che laboratorio personale e collettivo.
Autore di diversi progetti artistici, tra i quali Santi Migranti, progetto di arte pubblica, che nacque nel 2019 dalla necessità dell'artista di reagire ad una accanita politica anti-migranti. Sono rappresentazioni fotografiche di persone che migrarono, per motivi religiosi, politici o sociali, avvolti in una coperta isotermica, di quelle che si danno ai migranti o alle persone in difficoltà durante le fasi di primo soccorso, a sottolineare che migrare è nella natura umana, una necessità innata di sopravvivenza. Le opere per affissione pubblica stampate su carta uso mano cm 220 x 130 circa sono state affisse su pareti esterne degli edifici: dall'esterno della Commissione Europea a Bruxelles, e attraversando tutta l’Italia, fino a Lampedusa.
Le sue fotografie sono state pubblicate su quotidiani e riviste italiane e internazionali: MAX, Corriere della Sera, Corriere del Mezzogiorno, City, La Repubblica, L’Espresso, Neues Deutschland, Die Junge Welt. Ha esposto le sue opere in mostre collettive e personali in Italia, Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo e Marocco, in gallerie private e spazi istituzionali
________________________________________________________________________________
Associazione Culturale PrimoPiano ETS
Via Sant’Andrea 23 – 81044 Tora e Piccilli (Ce) Borgo Foresta
forestatecultura@gmail.com
Contatti: Antonio Maiorino 3394158641
Residenza Artistica del Progetto ‘Forestàte Fringe Frame’
OGNI ORDINE SVANISCE
Terra e cielo fluiscono e precipitano insieme in una visione nebulosa, tutta onde e lampi, in un barbaglìo dai contorni indefiniti. Il caos incomincia,
ogni ordine svanisce. L’uomo sconvolto cerca a fatica di serbarsi lucido; vi riesce. Poi continua fiducioso a camminare. (R. Walser)
La prima residenza artistica dell’Associazione Culturale PrimoPiano, anima e motore del progetto Borgo Culturale Foresta a Tora e Piccilli nell’Alto casertano, si è tenuta nel mese di ottobre invitando Chiara Arturo, Lorenza Corpullis, Cristina Cusani e Massimo Pastore (host artist) a orientarsi in questo arcipelago interno e a restituire con le loro opere quanto hanno scrutato, indagato, pensato, assorbito, vivendo questi luoghi.
La mostra di tale residenza, dal titolo ‘Ogni ordine svanisce’, inaugurerà il Forestàte Fringe Frame domenica 15 dicembre dalle ore 10:30 presso lo spazio dedicato alle esposizioni di Corpo Celeste in via Sant’Andrea 23/A nel Borgo Foresta a Tora e Piccilli.
La mostra sarà visitabile venerdì e sabato dalle 19:00 alle 23:00, domenica dalle 10:00 alle 14:00
e su appuntamento fino al 30 gennaio 2025.
L’impianto teorico di questa residenza artistica è indirizzato al pensare la realtà in chiave geografica e l’agire artistico come strumento di indagine del rapporto tra sé e i luoghi. Il territorio dunque non solo come un’estensione misurabile e definibile in maniera oggettiva ma anche, e soprattutto, come rete di interazioni che include indissolubilmente l’estensione materiale e l’organizzazione sociale: contenitore e contenuto. Un progetto che, in vario modo e con diverse visioni e sensibilità delle artiste e dell’artista residenti, indaga questo ‘paesaggio interno e interiore’.
Chiara Arturo in Forse attratti da un microclima favorevole esplora il concetto di insularità con un’indagine visiva che trasforma la terraferma in un arcipelago immaginario. L’artista, partendo dall’impressione di trovarsi su un’isola senza mare, intreccia temi legati alla relazione, alla memoria, alla fragilità e riflette su ciò che rende un luogo, pur senza mare, insulare e sulle trame invisibili che lo legano agli altri spazi. Con un alternarsi di visioni macro e microscopiche, la Arturo immagina l’insularità come un’atmosfera frammentata ma capace di generare radicamento, scambio e rifugio. Il titolo è tratto da una frase pronunciata dal professor Panarello durante il sopralluogo alle Ciampate del Diavolo che ipotizza il possibile motivo del passaggio degli ominini in quei luoghi 350.000 anni fa. Tale suggestione diventa metafora dell’attrazione verso sistemi apparentemente chiusi come le isole, spazi in cui la cura e i legami emergono come necessità. Le immagini di intrecci, licheni e rocce tufacee, aggiungono un nuovo capitolo alla ricerca dell’artista sull’insularità, reinterpretando l’idea di isola non come isolamento ma come rete di relazioni vitali.
Lorenza Corpullis in La passeggiata, con passi misurati e tranquilli ha realizzato quattro tavole e due schizzi con inchiostri e grafos. Ispirata da questi luoghi, l’artista si affianca a Robert Walser, scrittore svizzero che dell’essere viandante fece scrittura nomade, e come lui abbraccia amorosamente ogni particolare di quello che la circonda. Il semplice muovere passi sul suolo di Foresta, di Tuoro Rosso, di Tora, dell’Orto della Regina, offre all’artista incontri, occasioni, cose ‘che meritano d’esser viste, sentite’. Le antiche case che custodiscono un fascino senza tempo, un paesaggio intriso di storia e poesia che, con scorci fiabeschi, appare sospeso tra passato e presente; la magia dolente dei ruderi, i dettagli di alcuni borghi le indicano nuove creazioni, di figure, di poesie viventi così che la conoscenza della natura e dei luoghi attraversati si schiude al suo sguardo e ci viene restituito un mondo fatto di memorie e silenzi, di angoli che sussurrano la vita, di un’architettura che resiste alla modernità.
Cristina Cusani con Cara Mamma e Conserve procede la sua ricerca sui temi dell’identità, della memoria, della famiglia, in una prospettiva di dimensione collettiva. Durante la residenza un abitante le ha affidato una valigia colma di lettere che una madre riceveva dai suoi sette figli emigrati intorno al 1960. L’epistolario intimo e familiare, intriso di dolore e rimpianti per avere dovuto abbandonare l’amata terra, ci viene restituito dall’artista con uno struggente fazzoletto di cotone bianco, come quelli che si sventolavano alla partenza, con un ricamo che riporta il puntuale inizio di ognuna di quelle lettere, Cara Mamma.
Conserve è un’opera sulla restanza, su coloro che decidono di restare nella propria terra, senza rassegnazione, coloro che sono il presente di questi luoghi, ne conservano il passato e ne determinano il futuro. Gli incontri che l’artista ha avuto con gli abitanti di Foresta ci vengono proposti in una forma deliberatamente tradizionale e suggestiva: Conserve è la traduzione visiva di quello che i forestani identificano come elemento rappresentativo del loro mondo.
Massimo Pastore con il progetto fotografico Indistinti margini ci conduce in una visione di luoghi che si smussano nella nebbia. La nebbia compare all’improvviso, copre, nasconde, si dissolve lentamente, rivelando nuovi scenari. L’artista si concede il tempo di attendere per catturare quella nuova fugace apparizione che, mentre fa perdere l’orientamento e gli elementi-simbolo di riferimento, rivela quelli che solitamente sono sopraffatti e nascosti sebbene visibili. Affascinato dalla mutevolezza del paesaggio, Pastore si pone davanti alla meraviglia, sorprendendoci, cogliendo il variare delle ore, le metamorfosi delle stagioni. L’artista scrive: “(..)ciò che più mi sorprende è la nebbia che provenendo dalla Casilina improvvisamente si insinua tra la valle che separa, da un lato, Tora da Foresta e la Porcina dall’altro. Ecco allora che Tora diventa isola aerea mentre la nebbia, continuando la sua lenta risalita verso Tuoro, inizia a diradarsi nascondendo il simbolo di questo luogo, la sua torre. La torre di Tora per alcuni istanti svanisce cedendo il passo alla facciata della Chiesa di San Simeone che diventa protagonista indiscussa di quei momenti. Qui la nebbia non scende, sale. Lascio andare l’abitudine, dimentico il simbolo e nuove e fugaci visioni si rivelano.”
BIOGRAFIE
CHIARA ARTURO (Ischia, 1984)
https://www.chiararturo.com/bio
Di formazione architetta, nella sua pratica artistica - che integra con pratiche curatoriali, pratiche collettive e attivismo - utilizza principalmente la fotografia, ma spesso travalica i confini della disciplina per sperimentare attraverso il mezzo questioni concettuali o l'ibridazione con altri media.
La sua ricerca è incentrata su elemento acqua e insularità, Mediterraneo, concetto di confine e spazio limite, vulnerabilità, percezione del paesaggio e degli spazi, archiviazione del ricordo e modo in cui percezione e archiviazione influiscono sulla costruzione dell’immaginario. Partendo da un’indagine introspettiva, con metodo cartografico, si focalizza sulle geografie, le tracce, il viaggio, le sequenze, la materia, la geologia, la visione, le ferite, i paesaggi interiori, il tempo. Lavora per accumulo e per molti anni sugli stessi temi.
Scrive la curatrice Chiara Finadri: «La fotografia di Chiara Arturo è un modo di pensare la realtà in chiave geografica. L’atto artistico come strumento di catalogazione e indagine del rapporto tra sé e i luoghi, dove l’elemento geografico non è soltanto uno sfondo, assume nel suo lavoro un carattere intimo e poetico, quanto critico. L’autrice radica le riflessioni nel suo vissuto, nei luoghi d’origine di un personalissimo Mediterraneo. Tuttavia i temi più ricorrenti nella sua poetica - il mare, l’isola e la frontiera - rivelano, in particolare nel legame con l’attualità, l’intento simbolico, che allarga gli orizzonti alle “condizioni dell'esistenza come il transito e la stasi dell'individuo, l'imponenza dei paesaggi materiali e la loro fragilità” (Pirozzi, 2014)».
LORENZA CORPULLIS (Napoli, 1970)
Pittrice e musicista, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Napoli e al Conservatorio San Pietro a Majella.
Nelle sue creazioni riesce a fondere il classico al contemporaneo. Sono molte le contrapposizioni che emergono dal suo lavoro, proprio come nell’opera “Meccanica dell’amore”, con cui l’artista ha vinto il primo concorso di Artenews.it. Come definite dal critico Gian Giotto Borelli, le sue opere “sembrano nate per caso’”, e certo una felice casuale combinazione c’è in ogni riuscita opera della pittrice: è la vita che lo suggerisce e spesso lo impone. Nelle creazioni dell’artista, protagoniste sono la fisicità e la passionalità, celate dietro agli sguardi dei protagonisti, da cui emergono storie di vita, piene di emozioni. I riferimenti al classico si fanno vivi e costanti nell’utilizzo di drappi così come nella bellezza dalle linee scultoree dei soggetti ritratti.
CRISTINA CUSANI (Napoli, 1984)
http://www.cristinacusani.it/about/
Cristina Cusani (Napoli, 1984) è un’artista visiva di formazione principalmente fotografica. Dopo il diploma in fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, segue il “Laboratorio Irregolare” di Antonio Biasiucci. La sua ricerca verte sui temi dell’identità, della memoria, della famiglia. Indaga la vita privata e partendo dalla propria esperienza personale cerca di raggiungere una dimensione collettiva. Utilizza la fotografia in quel suo aspetto intimo che riesce a toccare i sentimenti più profondi, cercando di restituire allo spettatore la dimensione emotiva presente nella vita di ognuno. Lavora sul residuo, su quello che resta, la traccia, la memoria, la storia e nei suoi progetti utilizza spesso la parola scritta o parlata. I lavori più recenti indagano come la fotografia possa modificare la memoria oltre che raccontarla, trasformando fotografie di archivio in immagini in cui la finzione e la realtà s’incontrano, i significati cambiano e il passato e il presente diventano una cosa sola. Ultimamente ha concepito installazioni che sono state realizzate grazie alla partecipazione del pubblico.
Il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in gallerie, festival, musei e fiere di settore ed è stato finalista di importanti premi; alcune sue opere fanno parte di collezioni di arte contemporanea. Dal 2018 porta avanti come curatrice insieme a Chiara Arturo ‘Progetto Vicinanze’ un lavoro multidisciplinare basato sulla condivisione come pratica artistica, sul tema del Mediterraneo come luogo dell’attraversamento. Dal 2022 è parte del collettivo di artiste e attiviste The Glorious Mothers. Nel 2024 vince Strategia Fotografia, il bando del ministero della cultura per la promozione della fotografia italiana all’estero. Vive e lavora a Napoli.
MASSIMO PASTORE (Napoli, 1971)
http://www.massimopastore.com/biografia/
Nel 1997 si specializza nelle tecniche di stampa del bianco e nero analogico. Contestualmente inizia a fotografare concentrando la propria ricerca sulla relazione tra visibile e invisibile, tra uomo e ambiente sovvertendo spesso nei propri progetti la relazione tra fotografo e soggetto ritratto.
Nel 2006 è co-fondatore di PrimoPiano Napoli, una galleria impegnata nella ricerca e nell’esposizione della fotografia autoriale oltre che laboratorio personale e collettivo.
Autore di diversi progetti artistici, tra i quali Santi Migranti, progetto di arte pubblica, che nacque nel 2019 dalla necessità dell'artista di reagire ad una accanita politica anti-migranti. Sono rappresentazioni fotografiche di persone che migrarono, per motivi religiosi, politici o sociali, avvolti in una coperta isotermica, di quelle che si danno ai migranti o alle persone in difficoltà durante le fasi di primo soccorso, a sottolineare che migrare è nella natura umana, una necessità innata di sopravvivenza. Le opere per affissione pubblica stampate su carta uso mano cm 220 x 130 circa sono state affisse su pareti esterne degli edifici: dall'esterno della Commissione Europea a Bruxelles, e attraversando tutta l’Italia, fino a Lampedusa.
Le sue fotografie sono state pubblicate su quotidiani e riviste italiane e internazionali: MAX, Corriere della Sera, Corriere del Mezzogiorno, City, La Repubblica, L’Espresso, Neues Deutschland, Die Junge Welt. Ha esposto le sue opere in mostre collettive e personali in Italia, Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo e Marocco, in gallerie private e spazi istituzionali
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Associazione Culturale PrimoPiano ETS
Via Sant’Andrea 23 – 81044 Tora e Piccilli (Ce) Borgo Foresta
forestatecultura@gmail.com
Contatti: Antonio Maiorino 3394158641
15
dicembre 2024
Ogni ordine svanisce
Dal 15 dicembre 2024 al 30 gennaio 2025
arte contemporanea
Location
Corpo Celeste _ costantemente temporaneo
Foresta, Via San Andrea, 23, (CE)
Foresta, Via San Andrea, 23, (CE)
Orario di apertura
venerdì e sabato ore 19-23 domenica ore 10-13
Vernissage
15 Dicembre 2024, dalle 10 alle 13
Sito web
Autore
Progetto grafico
Produzione organizzazione
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