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Olaf Nicolai – Blondes
La mostra è costituita da quaranta ritratti fotografici di persone bionde, posti nello spazio su di un’unica linea. Queste immagini sono il frutto di una piccola storia molto particolare iniziata a Tilburg (Olanda) all’inizio di questo settembre.
Comunicato stampa
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BASE / Progetti per l’arte presenta la mostra Blondes di Olaf Nicolai appositamente concepita per l’occasione.
La mostra è costituita da quaranta ritratti fotografici di persone bionde, posti nello spazio su di un'unica linea.
Queste immagini sono il frutto di una piccola storia molto particolare iniziata a Tilburg (Olanda) all’inizio di questo settembre. In questo paese è stato predisposto un parrucchiere da cui, chi lo desiderasse, poteva farsi trasformare in” biondo” assolutamente gratis. Successivamente, le fotografie degli attimi del “prima” e del “dopo” di tale intervento su queste persone verranno raccolte in un libro.
Il gioco degli stereotipi su cui si basa e che sono contenuti nel lavoro di Tilburg (il produrre o lo scegliere di essere biondo, e i doppi ritratti che evidenziano in modo diretto il passaggio dall’aspetto originario alla “ nuova identità”) continuerà parallelamente a Firenze (dove avremo solo il risultato, e non il processo, di questo esperimento, ovvero i “Blondes”) creando una connessione tra le due città. Volere e poi ottenere i capelli biondi, da parte degli adolescenti, è un segno distintivo ed un segnale molto forte nella comunicazione con l’altro all’interno della società. Le foto che si succedono nello spazio di BASE non si paleseranno come individuali sfaccettature di essere dell’adolescente, ma come una “catalogazione moltiplicatoria” di teste bionde. Tale particolarità fisica, uniformata nel modello rappresentativo, permette una riflessione sulla serializzazione della manifestazione del singolo all’interno della società oggi; ricordandoci inoltre il desiderio utopico di una società felice ed egualitaria che ha attratto e spaventato l’immaginario collettivo, negli ultimi quarant’anni, condizionando anche molte delle ricerche e dei progetti scientifici.
Il modello di bellezza, o il marchio di unicità e distinzione, che aleggia attorno all’individuo biondo (o all’avere i capelli gialli) in questo caso non è solo un ideale o una condizione naturale, ma un prodotto-immagine confezionato appositamente nella città olandese per essere diffuso e presentato, come “manifestazione d’essere” che può essere adottata a richiesta, nella città di Firenze. Le impasse in cui ci sospende questo lavoro sono: l’equazione che l’identità è come un prodotto, che la comunicazione del singolo con il mondo avviene solo attraverso un preciso rituale della rappresentazione, che non si produce e non si ha più a che fare con oggetti, o idee, o soluzioni, ma un’“immagine”, una certificazione di status (concessa o ottenuta).
Olaf Nicolai, (1962, Berlino) analizza il rapporto di codificazione che viene stabilito tra le immagini, i segni, del mondo e ciò che questi indicano e significano. Vuole risalire ed intervenire direttamente nelle fonti della creazione del “gusto” e di ciò che definisce i parametri della “normalità” per il singolo nell’attuale società. Per questo motivo gli strumenti ed il linguaggio usato dall’artista sono gli stessi delle dinamiche dell’economia, della politica e della dittatura dell’informazione, che si rivelano, al di fuori della quotidianità di ognuno, nella loro assurdità e violenza. Tra le sue opere ricordiamo “Interieur/Landschaft, Ein Kabinett” (cinque ambienti di natura, con la vegetazione che continuava a crescere autonomamente, su cinque piccole rocce vulcaniche) a Documenta X di Kassel (1997) e la stanza vuota rivestita da carta da parati il cui segno decorativo moltiplicato all’infinito era costituito da una goccia di sangue del Cristo di un dipinto medievale alla 49 Biennale di Venezia (2001). Alla Galleria Primo Piano nel 2002 ha presentato l’installazione “30 Farben” costituita da trenta poster monocromi su una parete e una musica diffusa nella stanza, ma dove il fruitore poteva interferire e dare la sua personale soluzione compositiva, scegliendo la sua sequenza di colori e di brani musicali.
La mostra è costituita da quaranta ritratti fotografici di persone bionde, posti nello spazio su di un'unica linea.
Queste immagini sono il frutto di una piccola storia molto particolare iniziata a Tilburg (Olanda) all’inizio di questo settembre. In questo paese è stato predisposto un parrucchiere da cui, chi lo desiderasse, poteva farsi trasformare in” biondo” assolutamente gratis. Successivamente, le fotografie degli attimi del “prima” e del “dopo” di tale intervento su queste persone verranno raccolte in un libro.
Il gioco degli stereotipi su cui si basa e che sono contenuti nel lavoro di Tilburg (il produrre o lo scegliere di essere biondo, e i doppi ritratti che evidenziano in modo diretto il passaggio dall’aspetto originario alla “ nuova identità”) continuerà parallelamente a Firenze (dove avremo solo il risultato, e non il processo, di questo esperimento, ovvero i “Blondes”) creando una connessione tra le due città. Volere e poi ottenere i capelli biondi, da parte degli adolescenti, è un segno distintivo ed un segnale molto forte nella comunicazione con l’altro all’interno della società. Le foto che si succedono nello spazio di BASE non si paleseranno come individuali sfaccettature di essere dell’adolescente, ma come una “catalogazione moltiplicatoria” di teste bionde. Tale particolarità fisica, uniformata nel modello rappresentativo, permette una riflessione sulla serializzazione della manifestazione del singolo all’interno della società oggi; ricordandoci inoltre il desiderio utopico di una società felice ed egualitaria che ha attratto e spaventato l’immaginario collettivo, negli ultimi quarant’anni, condizionando anche molte delle ricerche e dei progetti scientifici.
Il modello di bellezza, o il marchio di unicità e distinzione, che aleggia attorno all’individuo biondo (o all’avere i capelli gialli) in questo caso non è solo un ideale o una condizione naturale, ma un prodotto-immagine confezionato appositamente nella città olandese per essere diffuso e presentato, come “manifestazione d’essere” che può essere adottata a richiesta, nella città di Firenze. Le impasse in cui ci sospende questo lavoro sono: l’equazione che l’identità è come un prodotto, che la comunicazione del singolo con il mondo avviene solo attraverso un preciso rituale della rappresentazione, che non si produce e non si ha più a che fare con oggetti, o idee, o soluzioni, ma un’“immagine”, una certificazione di status (concessa o ottenuta).
Olaf Nicolai, (1962, Berlino) analizza il rapporto di codificazione che viene stabilito tra le immagini, i segni, del mondo e ciò che questi indicano e significano. Vuole risalire ed intervenire direttamente nelle fonti della creazione del “gusto” e di ciò che definisce i parametri della “normalità” per il singolo nell’attuale società. Per questo motivo gli strumenti ed il linguaggio usato dall’artista sono gli stessi delle dinamiche dell’economia, della politica e della dittatura dell’informazione, che si rivelano, al di fuori della quotidianità di ognuno, nella loro assurdità e violenza. Tra le sue opere ricordiamo “Interieur/Landschaft, Ein Kabinett” (cinque ambienti di natura, con la vegetazione che continuava a crescere autonomamente, su cinque piccole rocce vulcaniche) a Documenta X di Kassel (1997) e la stanza vuota rivestita da carta da parati il cui segno decorativo moltiplicato all’infinito era costituito da una goccia di sangue del Cristo di un dipinto medievale alla 49 Biennale di Venezia (2001). Alla Galleria Primo Piano nel 2002 ha presentato l’installazione “30 Farben” costituita da trenta poster monocromi su una parete e una musica diffusa nella stanza, ma dove il fruitore poteva interferire e dare la sua personale soluzione compositiva, scegliendo la sua sequenza di colori e di brani musicali.
18
ottobre 2003
Olaf Nicolai – Blondes
Dal 18 ottobre al 10 dicembre 2003
arte contemporanea
Location
BASE / PROGETTI PER L’ARTE
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Vernissage
18 Ottobre 2003, ore 21