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Olivier Pin-Fat – BONES APART
BONES APART di Olivier Pin-Fat reinterpreta il flusso creativo del mezzo fotografico e la fotografia stessa che viene fatta a pezzi e ricomposta attraverso un allestimento fatto con materiali e tecniche diverse: tessuti tinti a mano, stampe analogiche, stampe su marmo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
OLIVIER PIN-FAT
“BONES APART”
11.06 — 30.09.2022
a cura di Olivier Pin-Fat
Sabato 11 giugno Unsocial Studio Gallery inaugura la mostra fotografica
“BONES APART” di Olivier Pin-Fat.
Qui di seguito il testo scritto per noi da Lorenzo Castore.
BONES APART è un titolo crudo e preciso. Fa pensare ai pirati, ai cannibali, alle ere glaciali. Pezzi, frammenti, morte, materia, resti. È un titolo organico e fantastico, anche letteralmente. Come il lavoro di Olivier Pin-Fat.
Non esiste fotografia senza relazione con il tempo e la memoria, anche quando il ricordo è negato, evaporato, seppellito. La fotografia permette di riscrivere all’infinito partendo da una matrice – un negativo, l’evidenza di un frammento di tempo – aperta a continue variazioni attraverso interventi su una materia sensibile.
La fotografia esiste attraverso la materia… la celluloide, l’argento, i chimici, la strumentazione varia di un laboratorio alchemico. Il supporto impressionato combatte l’incedere del tempo per quanto riguarda il soggetto esposto sulla matrice (quella frazione di tempo è passata, finita, esaurita, non tornerà mai più) e per la sua riproduzione analogica (il tempo inevitabilmente la cambierà alleandosi con gli agenti organici e la superficie emulsionata modificandola fino a farla sbiadire e poi scomparire).
Il tempo vince sempre ma combattere i mulini a vento e spendersi per le cause perse è una fonte di piacere irresistibile e così diventa disperatamente eccitante e beatamente folle lasciare tracce cariche di vita e di personalità.
Non volevo parlare di fotografia e invece l’ho fatto anche se la mia intenzione era di parlare di Olivier. Parlare di fotografia in sé non mi interessa ma quando il mezzo capita nelle mani giuste tutto cambia e il senso della pratica fotografica rinvigorisce. Olivier crea il suo linguaggio usando un primordiale alfabeto di resti. Ha una lingua affilata, che lascia il segno e si articola nel sogno. Non conosce mediocrità, si alimenta di tensione, genera energia, caos e poi un misterioso ordine. Non teme l’assurdo. La sua traccia è profonda, il suo cuore è generoso, la sua mente frenetica. Non fa elemosine ma regali. Esiste con furore.
Ci conosciamo da tanto attraverso il lavoro e da relativamente poco di persona. Il suo lavoro mi ha toccato dal principio, e da quando passiamo del tempo insieme lo fa ancora di più. Non c’entra niente l’aspetto sentimentale dell’amicizia, credo che Olivier sia semplicemente in uno stato di grazia e di lievitazione e di averlo incontrato per caso in questo momento. La sua intelligenza brillante gli permette di cavalcare i cavalli selvaggi che gli galoppano dentro. L’esercizio quotidiano di tensione imperfetta verso la propria libertà personale e indipendenza intellettuale è, oggi più che mai, un raro esempio dell’essere umani. Non implica giudizio morale. È un percorso troppo personale che non si deve spiegare… si manifesta oppure no. Quando questo succede allora la testimonianza della vita e dell’opera di un uomo trasmette energia pulita, vibrante, giovane e fa da corrosivo antidoto al calcolo, all’ovvio, all’infertilità del misurato e del corretto. Io credo in Olivier Pin-Fat.
- Lorenzo Castore -
BIO
Olivier Pin-Fat lavora con la fotografia e vive in Italia.
Il suo lavoro è stato ampiamente esposto in tutta Europa e in Asia (sia come mostre personali che collettive) come il Centro Cultural Conde-Duque (Madrid, PHotoEspaña 2001), Le Centre d’Art Contemporain de Basse-Normandie (1998), About(Photography)Gallery (Bangkok, 1996), (About)Cafe Gallery & Studio (Bangkok, 1998), The Bangkok Art and Cultural Centre (2010,11), H Gallery (Bangkok 2010), Museum de Botanique (Brussels, 2018), Galerie VU (Paris, 2002,3,4), Agnes B (London, 2008), Pingyao International Photo Festival (Shanxi, China, 2001), Nederlands Foto Institute (Rotterdam, 2000), Copperfield Gallery (London, 2015), NACC (Bangkok, 2016), Lianzhou International Photo Festival (Lianzhou, China, 2006), the old gasworks/gaswerken at UNSEEN (Amsterdam, 2012), Noordelicht Gallery (Groningen, Netherlands, 2013), L’atelier Cinq - Les Rencontres d'Arles (2015), Galerie Honoré (Paris, 2015) - per citarne alcune.
Pin-Fat lavora esclusivamente in analogico, l' espressione del suo lavoro si condensa principalmente nei libri, handmade artist books e trade edition in collaborazione con gli editori - e/o con installazioni.
Nel 2012-2013 ha fatto una 'Artist in Residence’ con Kaunas Gallery in Lituania, da cui è nato il suo libro PABAIGA (pubblicato da Editions du LIC, in Oslo, 2016).
Il suo libro MEAT (pubblicato da Void nel 2018) è stato selezionato per The Rencontres d’Arles Book Award - ‘Prix du Livre d’Auteur’ nel 2019.
Il suo lavoro è stato recensito in varie pubblicazioni tra le quali - Art Press, Liberation, Art Asia News, Art 4D, Artforum, American Suburb X (ASX), Gruppen Review'.
Dal 1998 al 2008 è stato membro dell'Agence / Galerie VU a Parigi e nel 2012 è stato co-fondatore del collettivo ‘AM projects’.
OLIVIER PIN-FAT
“BONES APART”
11.06 — 30.09.2022
inaugurazione sabato 11 giugno, ore 18:00 - 22:00
Unsocial Studio Gallery
Via A.Scarpa 9/A - Modena
tel. +39 059 9780791 - cel. +39 349 6453759
info@unsocialstudio.com
IG: @unsocialstudio
ORARI
sabato 16:00 — 19:00
oppure su appuntamento
“BONES APART”
11.06 — 30.09.2022
a cura di Olivier Pin-Fat
Sabato 11 giugno Unsocial Studio Gallery inaugura la mostra fotografica
“BONES APART” di Olivier Pin-Fat.
Qui di seguito il testo scritto per noi da Lorenzo Castore.
BONES APART è un titolo crudo e preciso. Fa pensare ai pirati, ai cannibali, alle ere glaciali. Pezzi, frammenti, morte, materia, resti. È un titolo organico e fantastico, anche letteralmente. Come il lavoro di Olivier Pin-Fat.
Non esiste fotografia senza relazione con il tempo e la memoria, anche quando il ricordo è negato, evaporato, seppellito. La fotografia permette di riscrivere all’infinito partendo da una matrice – un negativo, l’evidenza di un frammento di tempo – aperta a continue variazioni attraverso interventi su una materia sensibile.
La fotografia esiste attraverso la materia… la celluloide, l’argento, i chimici, la strumentazione varia di un laboratorio alchemico. Il supporto impressionato combatte l’incedere del tempo per quanto riguarda il soggetto esposto sulla matrice (quella frazione di tempo è passata, finita, esaurita, non tornerà mai più) e per la sua riproduzione analogica (il tempo inevitabilmente la cambierà alleandosi con gli agenti organici e la superficie emulsionata modificandola fino a farla sbiadire e poi scomparire).
Il tempo vince sempre ma combattere i mulini a vento e spendersi per le cause perse è una fonte di piacere irresistibile e così diventa disperatamente eccitante e beatamente folle lasciare tracce cariche di vita e di personalità.
Non volevo parlare di fotografia e invece l’ho fatto anche se la mia intenzione era di parlare di Olivier. Parlare di fotografia in sé non mi interessa ma quando il mezzo capita nelle mani giuste tutto cambia e il senso della pratica fotografica rinvigorisce. Olivier crea il suo linguaggio usando un primordiale alfabeto di resti. Ha una lingua affilata, che lascia il segno e si articola nel sogno. Non conosce mediocrità, si alimenta di tensione, genera energia, caos e poi un misterioso ordine. Non teme l’assurdo. La sua traccia è profonda, il suo cuore è generoso, la sua mente frenetica. Non fa elemosine ma regali. Esiste con furore.
Ci conosciamo da tanto attraverso il lavoro e da relativamente poco di persona. Il suo lavoro mi ha toccato dal principio, e da quando passiamo del tempo insieme lo fa ancora di più. Non c’entra niente l’aspetto sentimentale dell’amicizia, credo che Olivier sia semplicemente in uno stato di grazia e di lievitazione e di averlo incontrato per caso in questo momento. La sua intelligenza brillante gli permette di cavalcare i cavalli selvaggi che gli galoppano dentro. L’esercizio quotidiano di tensione imperfetta verso la propria libertà personale e indipendenza intellettuale è, oggi più che mai, un raro esempio dell’essere umani. Non implica giudizio morale. È un percorso troppo personale che non si deve spiegare… si manifesta oppure no. Quando questo succede allora la testimonianza della vita e dell’opera di un uomo trasmette energia pulita, vibrante, giovane e fa da corrosivo antidoto al calcolo, all’ovvio, all’infertilità del misurato e del corretto. Io credo in Olivier Pin-Fat.
- Lorenzo Castore -
BIO
Olivier Pin-Fat lavora con la fotografia e vive in Italia.
Il suo lavoro è stato ampiamente esposto in tutta Europa e in Asia (sia come mostre personali che collettive) come il Centro Cultural Conde-Duque (Madrid, PHotoEspaña 2001), Le Centre d’Art Contemporain de Basse-Normandie (1998), About(Photography)Gallery (Bangkok, 1996), (About)Cafe Gallery & Studio (Bangkok, 1998), The Bangkok Art and Cultural Centre (2010,11), H Gallery (Bangkok 2010), Museum de Botanique (Brussels, 2018), Galerie VU (Paris, 2002,3,4), Agnes B (London, 2008), Pingyao International Photo Festival (Shanxi, China, 2001), Nederlands Foto Institute (Rotterdam, 2000), Copperfield Gallery (London, 2015), NACC (Bangkok, 2016), Lianzhou International Photo Festival (Lianzhou, China, 2006), the old gasworks/gaswerken at UNSEEN (Amsterdam, 2012), Noordelicht Gallery (Groningen, Netherlands, 2013), L’atelier Cinq - Les Rencontres d'Arles (2015), Galerie Honoré (Paris, 2015) - per citarne alcune.
Pin-Fat lavora esclusivamente in analogico, l' espressione del suo lavoro si condensa principalmente nei libri, handmade artist books e trade edition in collaborazione con gli editori - e/o con installazioni.
Nel 2012-2013 ha fatto una 'Artist in Residence’ con Kaunas Gallery in Lituania, da cui è nato il suo libro PABAIGA (pubblicato da Editions du LIC, in Oslo, 2016).
Il suo libro MEAT (pubblicato da Void nel 2018) è stato selezionato per The Rencontres d’Arles Book Award - ‘Prix du Livre d’Auteur’ nel 2019.
Il suo lavoro è stato recensito in varie pubblicazioni tra le quali - Art Press, Liberation, Art Asia News, Art 4D, Artforum, American Suburb X (ASX), Gruppen Review'.
Dal 1998 al 2008 è stato membro dell'Agence / Galerie VU a Parigi e nel 2012 è stato co-fondatore del collettivo ‘AM projects’.
OLIVIER PIN-FAT
“BONES APART”
11.06 — 30.09.2022
inaugurazione sabato 11 giugno, ore 18:00 - 22:00
Unsocial Studio Gallery
Via A.Scarpa 9/A - Modena
tel. +39 059 9780791 - cel. +39 349 6453759
info@unsocialstudio.com
IG: @unsocialstudio
ORARI
sabato 16:00 — 19:00
oppure su appuntamento
11
giugno 2022
Olivier Pin-Fat – BONES APART
Dall'undici giugno al 30 settembre 2022
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
Unsocial Studio
Modena, Via Antonio Scarpa, 9a, (MO)
Modena, Via Antonio Scarpa, 9a, (MO)
Orario di apertura
sabato 16:00 — 19:00
oppure su appuntamento
Vernissage
11 Giugno 2022, 18-22
Sito web
Editore
Origini edizioni
Autore
Curatore
Progetto grafico