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Oltre il limite
Si svolgerà nelle sale del Castello dell’Abate, a Castellabate (SA), dal 23 luglio al 31 agosto 2016 la mostra “Oltre il limite” a cura di Sabrina Colle, dedicata ai molti ritratti e alle opere che nel tempo numerosi artisti e fotografi hanno voluto dedicare a Vittorio Sgarbi.
Comunicato stampa
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Si svolgerà nelle sale del Castello dell’Abate, a Castellabate (SA), dal 23 luglio al 31 agosto 2016 la mostra “Oltre il limite” a cura di Sabrina Colle, dedicata ai molti ritratti e alle opere che nel tempo numerosi artisti e fotografi hanno voluto dedicare a Vittorio Sgarbi.
La rassegna, composta da 74 opere di 56 artisti, promossa dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito è fra le iniziative proposte nell’ambito della quinta edizione del “Premio Pio Alferano”, il cui Direttore Artistico è Vittorio Sgarbi e che vedrà premiati, nell’attuale edizione, in una serata condotta dal giornalista Nicola Porro, le seguenti personalità e istituzioni: Città di Castelsardo, in rappresentanza della sua città il Sindaco Franco Cuccureddu; Michele Ainis, giurista e costituzionalista; Bianca Berlinguer, giornalista e direttrice del TG3; Pasquale d’Amicis, Generale dei Carabinieri; Arnauld Brejon de Lavergnée, storico dell’arte; Moni Ovadia, attore e cantante; Giuseppe Pagano, imprenditore cilentano; Tony Renis, cantante e produttore.
Il “Premio Pio Alferano” è patrocinato da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Castellabate, Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Associazione “I Borghi più belli d’Italia”.
LA MOSTRA
“Oltre il limite”, quale titolo più adatto per raccontare Vittorio Sgarbi? E’ la curatrice stessa, Sabrina Colle, a spiegare, innanzitutto, il titolo stesso della mostra, dedicata al suo Vittorio. Nel chiedere ai molti artisti di dare un’immagine dello studioso e del critico d’arte più famoso d’Italia, ha chiesto di “andare oltre il limite”, poiché Vittorio si rappresenta quotidianamente in modo illimitato.
E’ una mostra certamente singolare. Gli artisti hanno scelto liberamente come raffigurare uno degli uomini più visti e rivisti d’Italia. In principio furono il settimanale l’Espresso, nel 1993, con un Vittorio Sgarbi nudo in copertina, poi vennero i ritratti di Helmut Newton e di Tullio Pericoli, fra i tanti.
Oggi, l’ultimo nato è il duplice ritratto di Rocco Normanno, che ritrae Vittorio Sgarbi con l’immancabile smartphone in mano, la sua appendice fisica, il mezzo che gli consente di comunicare direttamente con il mondo, di lanciare proclami, di essere reporter di se stesso, di compiacersi sui social media del rumore che ogni sua dichiarazione o presenza provocano.
Volgendo l’occhio al passato appare quel ragazzo elegante, pallido, che sembrava uscito da un romanzo di Stendhal, poco confidenziale e facile allo scatto d’ira, finito per caso dentro il piccolo schermo dove, in un confronto esplosivo con un Federico Zeri, che comunicava il vecchio, l’elitario, il paludato, egli rappresentava il nuovo: il giovane intellettuale al passo con tempi che sapeva comunicare. Il successo televisivo e la popolarità, un crescendo rossiniano, uniti ad una cultura sconfinata e ad un carattere non semplice, ridondante, barocco, generoso, hanno creato il Vittorio Nazionale, amato, ammirato, discusso ma che, per certo, non ha mai suscitato indifferenza.
Famoso in ogni angolo d’Italia, famoso proprio perché ha visitato ogni angolo d’Italia, conosciuto per i suoi proclami, per le sue provocazioni, le sue lotte, i suoi credo, Vittorio Sgarbi può essere raffigurato secondo molteplici visioni: presente o assente, ritratto fedele o ritratto d’uomo, simbolo di se stesso e delle sue parole, alcune di queste diventate, decisamente, i tormentoni più conosciuti, e valga su tutti il “capra, capra, capra!”.
Con queste premesse è facile immaginare quante forme ha Vittorio Sgarbi in questa bella mostra curata da Sabrina Colle, un omaggio, possiamo dirlo, alla loro lunghissima relazione.
Antonio Pasquale Prima raffigura un interno deserto e asettico, una camicia di Vittorio, reliquia di un infortunio stradale. Altri, quali: Lino Frongia, Gaetano Giuffré, Agostino Arrivabene, Fernando Botero, Stefano Mosena, Riccardo Mannelli, Wainer Vaccari, Livio Scarpella, Tullio Cattaneo, Bertozzi & Casoni, Gaetano Pesce, Filippo Dobrilla, Aron Demetz, Anna Gardu, Carmelo Giallo, Antonio Nocera, Giuseppe Ducrot, Roberto Ferri, Alessandro Kokocinski, Cesare Inzerillo, Ivan Theimer, Enzo Cucchi, Brancaleone Cugusi da Romana, Gino De Dominicis, hanno preferito rappresentare indirettamente Sgarbi.
Aurelio Bulzatti, Nicolò Morales e Cristina Ghergo hanno ritratto Sabrina Colle, nel pensare a Vittorio, hanno omaggiato colei che gli è accanto.
Maurizio Bottoni e Fatima Messana hanno dato figurazione e perfino personificazione al termine più identificativo fra quelli usciti dalla bocca del Nostro, l’ormai celeberrimo “capra”.
C’è chi ha preso il toro per le corna, come Luciano Ventrone, che ha trattato Vittorio come una delle sue celebri nature morte, dandogli l’effetto di una statua di cera, tutto il contrario della simultanea vitalità concentrata da Giancarlo Vitali. E ancora, il metafisico distacco di Carlo Guarienti, Sandra Brunetti, Giampaolo Talani, la visione dall’alto di Enrico Robusti, con l’antico e il moderno in complicata convivenza, l’allegoria di Giovanni Gasparro, nella quale le opere d’arte sembrano risucchiare il loro proprietario, illusionista, impenitente giocatore di prestigio, in mezzo a tante mani volanti; gli spunti di vita raccolti da Helmut Newton, Natalia Tsarkova, Antonio Ciccone, Rinaldo Geleng, il realismo modernizzato di Emanuele Facchiano Santagata, Andrea Facchini, Giorgio Balboni, i toni fra lo scherzoso e l’incantato di Dante Carpigiani, Giuseppe Bergomi, Pino Navedoro, Luigi Serafini, Andrea Martinelli, Marco Lodola – Giovanna Fra, Raimondo Lorenzetti, Riccardo Adelchi Mantovani, Tullio Pericoli, Franco Dugo, Sante Ghinassi.
“Oltre il limite” ma dentro uno schema, quello del personaggio, singolare e plurale di se stesso: Vittorio Sgarbi. Una mostra da vedere per conoscere l’iconografia di un uomo nell’arte contemporanea.
Il catalogo di “Oltre il limite” contiene l’introduzione del Presidente della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, Santino Carta, e i testi di Vittorio Sgarbi, Sabrina Colle e Camillo Langone.
Il Castello dell’Abate resterà aperto nei seguenti orari: dal lunedì alla domenica, 9.30-12.30, 18.30-24.00.
La rassegna, composta da 74 opere di 56 artisti, promossa dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito è fra le iniziative proposte nell’ambito della quinta edizione del “Premio Pio Alferano”, il cui Direttore Artistico è Vittorio Sgarbi e che vedrà premiati, nell’attuale edizione, in una serata condotta dal giornalista Nicola Porro, le seguenti personalità e istituzioni: Città di Castelsardo, in rappresentanza della sua città il Sindaco Franco Cuccureddu; Michele Ainis, giurista e costituzionalista; Bianca Berlinguer, giornalista e direttrice del TG3; Pasquale d’Amicis, Generale dei Carabinieri; Arnauld Brejon de Lavergnée, storico dell’arte; Moni Ovadia, attore e cantante; Giuseppe Pagano, imprenditore cilentano; Tony Renis, cantante e produttore.
Il “Premio Pio Alferano” è patrocinato da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Castellabate, Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Associazione “I Borghi più belli d’Italia”.
LA MOSTRA
“Oltre il limite”, quale titolo più adatto per raccontare Vittorio Sgarbi? E’ la curatrice stessa, Sabrina Colle, a spiegare, innanzitutto, il titolo stesso della mostra, dedicata al suo Vittorio. Nel chiedere ai molti artisti di dare un’immagine dello studioso e del critico d’arte più famoso d’Italia, ha chiesto di “andare oltre il limite”, poiché Vittorio si rappresenta quotidianamente in modo illimitato.
E’ una mostra certamente singolare. Gli artisti hanno scelto liberamente come raffigurare uno degli uomini più visti e rivisti d’Italia. In principio furono il settimanale l’Espresso, nel 1993, con un Vittorio Sgarbi nudo in copertina, poi vennero i ritratti di Helmut Newton e di Tullio Pericoli, fra i tanti.
Oggi, l’ultimo nato è il duplice ritratto di Rocco Normanno, che ritrae Vittorio Sgarbi con l’immancabile smartphone in mano, la sua appendice fisica, il mezzo che gli consente di comunicare direttamente con il mondo, di lanciare proclami, di essere reporter di se stesso, di compiacersi sui social media del rumore che ogni sua dichiarazione o presenza provocano.
Volgendo l’occhio al passato appare quel ragazzo elegante, pallido, che sembrava uscito da un romanzo di Stendhal, poco confidenziale e facile allo scatto d’ira, finito per caso dentro il piccolo schermo dove, in un confronto esplosivo con un Federico Zeri, che comunicava il vecchio, l’elitario, il paludato, egli rappresentava il nuovo: il giovane intellettuale al passo con tempi che sapeva comunicare. Il successo televisivo e la popolarità, un crescendo rossiniano, uniti ad una cultura sconfinata e ad un carattere non semplice, ridondante, barocco, generoso, hanno creato il Vittorio Nazionale, amato, ammirato, discusso ma che, per certo, non ha mai suscitato indifferenza.
Famoso in ogni angolo d’Italia, famoso proprio perché ha visitato ogni angolo d’Italia, conosciuto per i suoi proclami, per le sue provocazioni, le sue lotte, i suoi credo, Vittorio Sgarbi può essere raffigurato secondo molteplici visioni: presente o assente, ritratto fedele o ritratto d’uomo, simbolo di se stesso e delle sue parole, alcune di queste diventate, decisamente, i tormentoni più conosciuti, e valga su tutti il “capra, capra, capra!”.
Con queste premesse è facile immaginare quante forme ha Vittorio Sgarbi in questa bella mostra curata da Sabrina Colle, un omaggio, possiamo dirlo, alla loro lunghissima relazione.
Antonio Pasquale Prima raffigura un interno deserto e asettico, una camicia di Vittorio, reliquia di un infortunio stradale. Altri, quali: Lino Frongia, Gaetano Giuffré, Agostino Arrivabene, Fernando Botero, Stefano Mosena, Riccardo Mannelli, Wainer Vaccari, Livio Scarpella, Tullio Cattaneo, Bertozzi & Casoni, Gaetano Pesce, Filippo Dobrilla, Aron Demetz, Anna Gardu, Carmelo Giallo, Antonio Nocera, Giuseppe Ducrot, Roberto Ferri, Alessandro Kokocinski, Cesare Inzerillo, Ivan Theimer, Enzo Cucchi, Brancaleone Cugusi da Romana, Gino De Dominicis, hanno preferito rappresentare indirettamente Sgarbi.
Aurelio Bulzatti, Nicolò Morales e Cristina Ghergo hanno ritratto Sabrina Colle, nel pensare a Vittorio, hanno omaggiato colei che gli è accanto.
Maurizio Bottoni e Fatima Messana hanno dato figurazione e perfino personificazione al termine più identificativo fra quelli usciti dalla bocca del Nostro, l’ormai celeberrimo “capra”.
C’è chi ha preso il toro per le corna, come Luciano Ventrone, che ha trattato Vittorio come una delle sue celebri nature morte, dandogli l’effetto di una statua di cera, tutto il contrario della simultanea vitalità concentrata da Giancarlo Vitali. E ancora, il metafisico distacco di Carlo Guarienti, Sandra Brunetti, Giampaolo Talani, la visione dall’alto di Enrico Robusti, con l’antico e il moderno in complicata convivenza, l’allegoria di Giovanni Gasparro, nella quale le opere d’arte sembrano risucchiare il loro proprietario, illusionista, impenitente giocatore di prestigio, in mezzo a tante mani volanti; gli spunti di vita raccolti da Helmut Newton, Natalia Tsarkova, Antonio Ciccone, Rinaldo Geleng, il realismo modernizzato di Emanuele Facchiano Santagata, Andrea Facchini, Giorgio Balboni, i toni fra lo scherzoso e l’incantato di Dante Carpigiani, Giuseppe Bergomi, Pino Navedoro, Luigi Serafini, Andrea Martinelli, Marco Lodola – Giovanna Fra, Raimondo Lorenzetti, Riccardo Adelchi Mantovani, Tullio Pericoli, Franco Dugo, Sante Ghinassi.
“Oltre il limite” ma dentro uno schema, quello del personaggio, singolare e plurale di se stesso: Vittorio Sgarbi. Una mostra da vedere per conoscere l’iconografia di un uomo nell’arte contemporanea.
Il catalogo di “Oltre il limite” contiene l’introduzione del Presidente della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, Santino Carta, e i testi di Vittorio Sgarbi, Sabrina Colle e Camillo Langone.
Il Castello dell’Abate resterà aperto nei seguenti orari: dal lunedì alla domenica, 9.30-12.30, 18.30-24.00.
23
luglio 2016
Oltre il limite
Dal 23 luglio al 31 agosto 2016
arte contemporanea
Location
CASTELLO DELL’ABATE
Castellabate, Via Castello, (Salerno)
Castellabate, Via Castello, (Salerno)
Orario di apertura
dal lunedì alla domenica, 9.30-12.30, 18.30-24.00.
Ufficio stampa
ROSI FONTANA