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Om Bosser – Il viaggio perduto ovvero il canto delle sirene
In questa mostra di opere “giovanili” di Om Bosser, accuratamente scelte (tra le innumerevoli opere elaborate dall’artista in quegli anni) dal prof. Fiorenzo Sarzano, sono esposti 15 disegni a olio su carta – con una tecnica inventata (olio su carta) dall’Autore
Comunicato stampa
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In questa mostra di opere “giovanili” di Om Bosser, accuratamente scelte (tra le innumerevoli opere elaborate dall’artista in quegli anni) dal prof. Fiorenzo Sarzano, sono esposti 15 disegni a olio su carta – con una tecnica inventata (olio su carta) dall’Autore – oltre ad alcune tecniche miste ed un dipinto eseguito con vernici sintetiche su PlastiRiv; che in questa retrospettiva allestita nelle sale espositive degli “IMBIANCHINI” (locale storico di Torino) ci permette di conoscere il “train de vie” di un artista poliedrico come Om Bosser agli inizi della sua attività artistica.
Come scriveva il critico Franco Torriani: “.. Bosser ama esprimersi in continue ricerche di stile, spazio, espressioni… In cinque anni di attività espositiva, ci siamo ormai abituati a vedere in Lui i periodi artistici succedersi incalzanti, senza posa, contrastanti come la nostra epoca. Om Bosser è un figlio del nostro tempo; incarna – e trasmette con le sue opere – la dialettica così critica e talvolta distruttiva che ci circonda ed in cui siamo, volenti o nolenti, immersi fino al collo. Per questo è difficile “etichettarlo” perché cambia, perché ricerca senza tema di tornare sui suoi passi ed aprire un discorso nuovo e diverso. Un discorso che non chiude la porta agli aspetti figurativi col pretesto che siano “sorpassati”, né ricerca l’avanguardia per partito preso. Lo stile di Bosser sta nella sua evoluzione incessante, nell’uso della fantasia che vede oltre gli anfratti delle sue scultura, oltre lo sguardo delle teste vagamente neoclassiche dei suoi dipinti. La materia può essere ugualmente valida; si tratti di ferro tormentato in mille modi, oppure di un bianco foglio di carta, tratteggiato in un disegno ad olio di poche linee essenziali, quasi timide. Le sue figure – particolarmente teste, attualmente – si “affacciano” nei quadri con discrezione, come se chiedessero permesso! Guardano verso l’alto oltre lo spazio che le circonda, verso una dimensione superiore. Su invito di Om Bosser, vien voglia allo spettatore di fare qualcosa, di darsi da fare anche lui, per avvicinarvisi…” (tratto dal testo critico in catalogo “Om Bosser, personale alla GALLERIA LA TAVOLOZZA, Torino 1971).
“All’origine del viaggio c’è sempre un distacco, un gesto che implica rischio, pericolo, trasgressione, un uscire fuori dalle proprie coordinate. Che cosa succede quando si rimane all’improvviso senza bagagli, senza oggetti concreti di identificazione e di previsione? Perdersi è molto facile. Ossessionata dal disorientamento, l’umanità ha trovato nel labirinto un modo per esorcizzare la paura del perdersi. Basta conoscere le regole. Il mito di Dedalo, Teseo e del Minotauro parla chiaro: ci vuole un “filo di Arianna”. Le Sirene sono diventate l’immagine dei pericoli della navigazione marittima, e poi l’immagine stessa della morte. La Sirena è stata considerata come l’anima del morto che ha fallito il suo destino.
Se si paragona la vita a un viaggio, le sirene raffigurano i tranelli posti dai desideri e dalle passioni. Poiché esse scaturiscono da elementi indeterminati dell’aria (uccelli) o del mare (pesci), se ne è fatto delle creazioni dell’inconscio, dei sogni affascinanti e terribili in cui si manifestano le pulsioni oscure e primitive dell’uomo. Rappresentano simbolicamente l’autodistruzione del desiderio a cui una immaginazione perversa presenta un sogno insensato invece di un oggetto reale e di una azione realizzabile. Come Ulisse bisogna attaccarsi alla dura realtà dell’albero maestro al centro della nave, che è l’asse vitale dello spirito, per mettere in fuga le illusioni della passione” (dai diari di Om Bosser, Palermo, ottobre 2000).
Come scriveva il critico Franco Torriani: “.. Bosser ama esprimersi in continue ricerche di stile, spazio, espressioni… In cinque anni di attività espositiva, ci siamo ormai abituati a vedere in Lui i periodi artistici succedersi incalzanti, senza posa, contrastanti come la nostra epoca. Om Bosser è un figlio del nostro tempo; incarna – e trasmette con le sue opere – la dialettica così critica e talvolta distruttiva che ci circonda ed in cui siamo, volenti o nolenti, immersi fino al collo. Per questo è difficile “etichettarlo” perché cambia, perché ricerca senza tema di tornare sui suoi passi ed aprire un discorso nuovo e diverso. Un discorso che non chiude la porta agli aspetti figurativi col pretesto che siano “sorpassati”, né ricerca l’avanguardia per partito preso. Lo stile di Bosser sta nella sua evoluzione incessante, nell’uso della fantasia che vede oltre gli anfratti delle sue scultura, oltre lo sguardo delle teste vagamente neoclassiche dei suoi dipinti. La materia può essere ugualmente valida; si tratti di ferro tormentato in mille modi, oppure di un bianco foglio di carta, tratteggiato in un disegno ad olio di poche linee essenziali, quasi timide. Le sue figure – particolarmente teste, attualmente – si “affacciano” nei quadri con discrezione, come se chiedessero permesso! Guardano verso l’alto oltre lo spazio che le circonda, verso una dimensione superiore. Su invito di Om Bosser, vien voglia allo spettatore di fare qualcosa, di darsi da fare anche lui, per avvicinarvisi…” (tratto dal testo critico in catalogo “Om Bosser, personale alla GALLERIA LA TAVOLOZZA, Torino 1971).
“All’origine del viaggio c’è sempre un distacco, un gesto che implica rischio, pericolo, trasgressione, un uscire fuori dalle proprie coordinate. Che cosa succede quando si rimane all’improvviso senza bagagli, senza oggetti concreti di identificazione e di previsione? Perdersi è molto facile. Ossessionata dal disorientamento, l’umanità ha trovato nel labirinto un modo per esorcizzare la paura del perdersi. Basta conoscere le regole. Il mito di Dedalo, Teseo e del Minotauro parla chiaro: ci vuole un “filo di Arianna”. Le Sirene sono diventate l’immagine dei pericoli della navigazione marittima, e poi l’immagine stessa della morte. La Sirena è stata considerata come l’anima del morto che ha fallito il suo destino.
Se si paragona la vita a un viaggio, le sirene raffigurano i tranelli posti dai desideri e dalle passioni. Poiché esse scaturiscono da elementi indeterminati dell’aria (uccelli) o del mare (pesci), se ne è fatto delle creazioni dell’inconscio, dei sogni affascinanti e terribili in cui si manifestano le pulsioni oscure e primitive dell’uomo. Rappresentano simbolicamente l’autodistruzione del desiderio a cui una immaginazione perversa presenta un sogno insensato invece di un oggetto reale e di una azione realizzabile. Come Ulisse bisogna attaccarsi alla dura realtà dell’albero maestro al centro della nave, che è l’asse vitale dello spirito, per mettere in fuga le illusioni della passione” (dai diari di Om Bosser, Palermo, ottobre 2000).
08
marzo 2011
Om Bosser – Il viaggio perduto ovvero il canto delle sirene
Dall'otto marzo al 04 aprile 2011
arte contemporanea
Location
COOPERATIVA BORGO PO E DECORATORI – CIRCOLO DEGLI IMBIANCHINI
Torino, Via Francesco Lanfranchi, 28, (Torino)
Torino, Via Francesco Lanfranchi, 28, (Torino)
Orario di apertura
tutti i giorni: 11-12,30 • 15,30-19,30 • Mercoledì chiuso
Vernissage
8 Marzo 2011, ore 18
Autore
Curatore