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Omaggio al Bailo. Prestiti d’opere dell’Otto-Novecento da grandi musei e collezioni
Dieci opere in prestito al Bailo sono state concesse da istituzioni e collezioni di prestigio
e saranno esposte dal 20 febbraio al 5 giugno nelle sale al piano terra del Museo. La mattina del 20 febbraio dalle 10.30 alle 12.30, si terrà il seminario “La gestione dei musei oggi: testimonianze ed esperienze a confronto” con la partecipazione di 8 direttori d’importanti istituzioni museali italiane
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Una festa per la città
Riaperto dopo 13 anni con una nuova, forte identità museale e una sede completamente rinnovata
– che ben coniuga il segno architettonico moderno con la dimensione storica dell'edificio e dello spazio urbano coinvolti - il Museo Bailo di Treviso avvia ora un cammino di confronto, relazioni e aperture scientifiche e istituzionali, fondamentali per un museo che non sia mero contenitore di memorie ma corpo vivo di una società,
che nell'arte e nella cultura trova la sua forza identitaria, aggregativa e di crescita.
Sabato 20 febbraio “Omaggio al Bailo” sarà una festa per la città e l'avvio - il primo simbolico passo - di un percorso d'acquisizione di ruolo e identità della nuova Istituzione che,
con i suoi Gino Rossi, Guglielmo Ciardi e soprattutto con la raccolta sorprendente di Arturo Martini, vanta una collezione d'arte di assoluto rilievo.
Il Museo Bailo riflette dunque sul proprio patrimonio e sulla nuova identità di Galleria del Novecento, ma anche sul ruolo che il Museo può e deve avere nella società attuale, chiamando a confronto la città, altre importanti Istituzioni museali italiane e i collezionisti che hanno amato e che continuano a sostenere l'avventura culturale di Treviso.
La “Casa delle opere d'arte” - grazie alla sinergia attuata in questi mesi tra Comune e Privati con il coordinamento del Consorzio Marca Treviso
e il sostegno della Camera di Commercio - apre le proprie porte al mondo esterno per farsi conoscere e apprezzare,
scegliendo la metafora della festa per “salutare le prospettive di questo nuovo protagonista della museografia cittadina,
nel segno della conoscenza e della più ampia fruizione”: un invito che è stato subito accolto.
Dieci opere in prestito al Bailo sono state concesse da Istituzioni e collezioni di prestigio
e saranno esposte dal 20 febbraio al 5 giugno nelle sale al piano terra del Museo, a intessere relazioni e dialoghi con la collezione permanente.
Artisti del Novecento come Morandi, Sironi e Wildt, anticipati da alcuni grandi dell'Ottocento come Hayez e Faruffini, omaggeranno per qualche mese il Museo di Treviso, aprendo squarci interessanti su quello che è stato il passaggio tra i due secoli; mentre le sculture di Herta von Wedekind zu Horst - che con il marito Arturo Ottolenghi
visse un fecondo sodalizio artistico con Arturo Martini di cui fu estimatrice e committente - mostreranno lati inediti e inattesi di un magico fervore intellettuale,
di quegli intrecci di vita e arte che sono alla base di molte opere delle collezioni del Bailo.
Nello stesso tempo, la mattina del 20 febbraio dalle 10.30 alle 12.30, il seminario “La gestione dei musei oggi: testimonianze ed esperienze a confronto”
con la partecipazione di 8 direttori d'Istituzioni culturali italiane importanti – dalla Reggia di Caserta al Polo Reale di Torino, dai Musei Civici di Pavia alle Gallerie dell'Accademia di Venezia
– svilupperà un confronto quanto mai attuale sui temi della gestione museale, alla luce delle recenti riforme.
Il tutto aperto al pubblico, perché sabato 20 febbraio l'ingresso al Museo Bailo sarà gratuito.
Se è vero che il Museo può essere un luogo di monologhi, e questo capita quando un'opera sa raccontare qualcosa di sé vogliamo immaginare che quel primo e solitario
moto di ammirazione si schiuda al desiderio di metterla in relazione con un contesto e con altre manifestazioni dell'arte e della vita.
Così mentre il grande Hayez, a suggellare il genere del ritratto ottocentesco di cui il pittore veneziano fu tra i massimi esponenti,
rivela il proprio vecchio volto nei panni del Doge Gritti famoso generale della Serenissima, e Faruffini mostra nella suaVendetta una delle affascinanti interpretazioni femminili debitrice dei modelli orientaleggianti dello stesso Hayez, Sironi e Morandi offriranno ai vistatori due Nature morte, rispettivamente del '26 e del 55,“stralunate”e che“seguono da sole i battiti
della vita con i loro oggetti semplici – le 'cose ordinarie' dell'artista bolognese – eppure violenti e puri”.
Come violento, di quella violenza che trova drammatica espressione nella materia, è il Puro folle di Adolfo Wildt, il bozzetto dell'eroe wagnariano Persifal al quale lo scultore lavorò ossessivamente negli ultimi anni di vita, realizzando più versioni.
Il confronto che s'innesca tra Wildt, artista senza pace sempre in sfida con se stesso, e Martini, con il suo primitivismo arcaico, appare di grande suggestione.
Infine, nei tre bozzetti in mostra – la Leda e il cigno, il Tritone e il Tobiolo - ecco il sogno intellettuale e l'inclinazione artistica di colei
che per un certo periodo fu amica e sostenitrice di Arturo Martini, artefice insieme al marito Ottolenghi di una sorta di utopia rinascimentale
e committente di alcune opere fondamentali dell'artista trevigiano: prima fra tutte la scultura ora simbolo del Museo Bailo Adamo ed Eva.
La storia d'amore tra Herta Wedekind e Arturo Ottolenghi – come ricorda Virgina Baradel in un suo contributo per l'occasione - era stata suggellata da un'autentica
devozione per l’arte, alla quale i due dedicarono riflessioni condivise, rapporti con gli artisti, collezionismo e un grande sogno: costruire ad Acqui Terme, in località Monterosso,
un luogo d’elezione al modo di una corte rinascimentale tradotta al Novecento, con una vera osmosi tra opere d'arte e architettura.
Martini - conosciuto alla Prima Biennale di Monza del 1923 e di cui i coniugi avevano acquistato lavori importanti
come La pisana, La lupa ferita ed esemplari delle maioliche ILCA esposte alla Triennale di Monza del 1930 - fece parte di questo sogno: gli artisti venivano stipendiati
e ospitati prima in cascinali e poi in un edificio appositamente concepito con un effetto scenografico a chiusura del parco.
Il sodalizio durò circa tre anni, tra grandi entusiasmi e momenti critici.
Herta stessa si dedicò alla scultura soprattutto nella realizzazione di bozzetti, ponendosi tra “il naturalismo realista di fine Ottocento,
il vigoroso Novecento delle prime Quadriennali romane e quello più asciutto e sagomato tendente alla stilizzazione dei più tardi anni Trenta”.
Nel corso degli anni Trenta tradusse i modelli in opere di grandi dimensioni, in gesso, pietra e bronzo, che sistemò nella villa e nell’ospizio Ottolenghi di Acqui.
A volte Ottolenghi chiese a Martini la trasposizione in dimensione al vero di bozzetti della moglie,
come nel caso del Tobiolo esposto per questo “Omaggio al Bailo”: un pescatore con un pesce tra le mani, da collocare al centro della piscina.
Martini ovviamente agì liberamente, rielaborando il bozzetto di Herta in un gesso del tutto autografo che, in effetti tuttavia richiamava il bozzetto della Wedekind.
Un legame che il grande sculture non volle mai riconoscere, tanto divenne cruciale quest'opera di successo nel suo percorso artistico - ch'egli considerava l’esemplare più ellenistico e più romantico della sua produzione - a segnare la possibilità della scultura d'abbandonare ogni naturalismo.
“Mi saluti tanto la signora - scriveva Martini in una lettera del 1932 a Ottolenghi - e le dica che lavori perché sono rimasto veramente impressionato. Così potrei portarle via qualche idea”.
****
Al seminario del 20 mattina - moderato da Fabrizio Magani Soprintendente Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza - dopo i saluti del Sindaco di Treviso Giovanni Manildo, di Luciano Franchin Assessore alla Cultura della Treviso e di Emilio Lippi Dirigente del Settore Biblioteche e Musei della Città di Treviso, interverranno con le loro relazioni:
Davide Banzato, Direttore Musei e Biblioteche del Comune di Padova, Laura Carlini Fanfogna, Direttore Istituzione Bologna Musei,
Maria Teresa De Gregorio, Direttore del Diartimento Cultura della Regione del Veneto, Mauro Felicori, Direttore della Reggia di Caserta, Paola Marini, Direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Marta Mazza, Direttore Museo Collezione Salce - Polo Museale del Veneto, Enrica Pagella, Direttore del Polo Reale di Torino,
Susanna Zatti, Direttore Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia. Introduce Maurizio Cecconi Amministratore delegato di Villaggio Globale International.
Riaperto dopo 13 anni con una nuova, forte identità museale e una sede completamente rinnovata
– che ben coniuga il segno architettonico moderno con la dimensione storica dell'edificio e dello spazio urbano coinvolti - il Museo Bailo di Treviso avvia ora un cammino di confronto, relazioni e aperture scientifiche e istituzionali, fondamentali per un museo che non sia mero contenitore di memorie ma corpo vivo di una società,
che nell'arte e nella cultura trova la sua forza identitaria, aggregativa e di crescita.
Sabato 20 febbraio “Omaggio al Bailo” sarà una festa per la città e l'avvio - il primo simbolico passo - di un percorso d'acquisizione di ruolo e identità della nuova Istituzione che,
con i suoi Gino Rossi, Guglielmo Ciardi e soprattutto con la raccolta sorprendente di Arturo Martini, vanta una collezione d'arte di assoluto rilievo.
Il Museo Bailo riflette dunque sul proprio patrimonio e sulla nuova identità di Galleria del Novecento, ma anche sul ruolo che il Museo può e deve avere nella società attuale, chiamando a confronto la città, altre importanti Istituzioni museali italiane e i collezionisti che hanno amato e che continuano a sostenere l'avventura culturale di Treviso.
La “Casa delle opere d'arte” - grazie alla sinergia attuata in questi mesi tra Comune e Privati con il coordinamento del Consorzio Marca Treviso
e il sostegno della Camera di Commercio - apre le proprie porte al mondo esterno per farsi conoscere e apprezzare,
scegliendo la metafora della festa per “salutare le prospettive di questo nuovo protagonista della museografia cittadina,
nel segno della conoscenza e della più ampia fruizione”: un invito che è stato subito accolto.
Dieci opere in prestito al Bailo sono state concesse da Istituzioni e collezioni di prestigio
e saranno esposte dal 20 febbraio al 5 giugno nelle sale al piano terra del Museo, a intessere relazioni e dialoghi con la collezione permanente.
Artisti del Novecento come Morandi, Sironi e Wildt, anticipati da alcuni grandi dell'Ottocento come Hayez e Faruffini, omaggeranno per qualche mese il Museo di Treviso, aprendo squarci interessanti su quello che è stato il passaggio tra i due secoli; mentre le sculture di Herta von Wedekind zu Horst - che con il marito Arturo Ottolenghi
visse un fecondo sodalizio artistico con Arturo Martini di cui fu estimatrice e committente - mostreranno lati inediti e inattesi di un magico fervore intellettuale,
di quegli intrecci di vita e arte che sono alla base di molte opere delle collezioni del Bailo.
Nello stesso tempo, la mattina del 20 febbraio dalle 10.30 alle 12.30, il seminario “La gestione dei musei oggi: testimonianze ed esperienze a confronto”
con la partecipazione di 8 direttori d'Istituzioni culturali italiane importanti – dalla Reggia di Caserta al Polo Reale di Torino, dai Musei Civici di Pavia alle Gallerie dell'Accademia di Venezia
– svilupperà un confronto quanto mai attuale sui temi della gestione museale, alla luce delle recenti riforme.
Il tutto aperto al pubblico, perché sabato 20 febbraio l'ingresso al Museo Bailo sarà gratuito.
Se è vero che il Museo può essere un luogo di monologhi, e questo capita quando un'opera sa raccontare qualcosa di sé vogliamo immaginare che quel primo e solitario
moto di ammirazione si schiuda al desiderio di metterla in relazione con un contesto e con altre manifestazioni dell'arte e della vita.
Così mentre il grande Hayez, a suggellare il genere del ritratto ottocentesco di cui il pittore veneziano fu tra i massimi esponenti,
rivela il proprio vecchio volto nei panni del Doge Gritti famoso generale della Serenissima, e Faruffini mostra nella suaVendetta una delle affascinanti interpretazioni femminili debitrice dei modelli orientaleggianti dello stesso Hayez, Sironi e Morandi offriranno ai vistatori due Nature morte, rispettivamente del '26 e del 55,“stralunate”e che“seguono da sole i battiti
della vita con i loro oggetti semplici – le 'cose ordinarie' dell'artista bolognese – eppure violenti e puri”.
Come violento, di quella violenza che trova drammatica espressione nella materia, è il Puro folle di Adolfo Wildt, il bozzetto dell'eroe wagnariano Persifal al quale lo scultore lavorò ossessivamente negli ultimi anni di vita, realizzando più versioni.
Il confronto che s'innesca tra Wildt, artista senza pace sempre in sfida con se stesso, e Martini, con il suo primitivismo arcaico, appare di grande suggestione.
Infine, nei tre bozzetti in mostra – la Leda e il cigno, il Tritone e il Tobiolo - ecco il sogno intellettuale e l'inclinazione artistica di colei
che per un certo periodo fu amica e sostenitrice di Arturo Martini, artefice insieme al marito Ottolenghi di una sorta di utopia rinascimentale
e committente di alcune opere fondamentali dell'artista trevigiano: prima fra tutte la scultura ora simbolo del Museo Bailo Adamo ed Eva.
La storia d'amore tra Herta Wedekind e Arturo Ottolenghi – come ricorda Virgina Baradel in un suo contributo per l'occasione - era stata suggellata da un'autentica
devozione per l’arte, alla quale i due dedicarono riflessioni condivise, rapporti con gli artisti, collezionismo e un grande sogno: costruire ad Acqui Terme, in località Monterosso,
un luogo d’elezione al modo di una corte rinascimentale tradotta al Novecento, con una vera osmosi tra opere d'arte e architettura.
Martini - conosciuto alla Prima Biennale di Monza del 1923 e di cui i coniugi avevano acquistato lavori importanti
come La pisana, La lupa ferita ed esemplari delle maioliche ILCA esposte alla Triennale di Monza del 1930 - fece parte di questo sogno: gli artisti venivano stipendiati
e ospitati prima in cascinali e poi in un edificio appositamente concepito con un effetto scenografico a chiusura del parco.
Il sodalizio durò circa tre anni, tra grandi entusiasmi e momenti critici.
Herta stessa si dedicò alla scultura soprattutto nella realizzazione di bozzetti, ponendosi tra “il naturalismo realista di fine Ottocento,
il vigoroso Novecento delle prime Quadriennali romane e quello più asciutto e sagomato tendente alla stilizzazione dei più tardi anni Trenta”.
Nel corso degli anni Trenta tradusse i modelli in opere di grandi dimensioni, in gesso, pietra e bronzo, che sistemò nella villa e nell’ospizio Ottolenghi di Acqui.
A volte Ottolenghi chiese a Martini la trasposizione in dimensione al vero di bozzetti della moglie,
come nel caso del Tobiolo esposto per questo “Omaggio al Bailo”: un pescatore con un pesce tra le mani, da collocare al centro della piscina.
Martini ovviamente agì liberamente, rielaborando il bozzetto di Herta in un gesso del tutto autografo che, in effetti tuttavia richiamava il bozzetto della Wedekind.
Un legame che il grande sculture non volle mai riconoscere, tanto divenne cruciale quest'opera di successo nel suo percorso artistico - ch'egli considerava l’esemplare più ellenistico e più romantico della sua produzione - a segnare la possibilità della scultura d'abbandonare ogni naturalismo.
“Mi saluti tanto la signora - scriveva Martini in una lettera del 1932 a Ottolenghi - e le dica che lavori perché sono rimasto veramente impressionato. Così potrei portarle via qualche idea”.
****
Al seminario del 20 mattina - moderato da Fabrizio Magani Soprintendente Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza - dopo i saluti del Sindaco di Treviso Giovanni Manildo, di Luciano Franchin Assessore alla Cultura della Treviso e di Emilio Lippi Dirigente del Settore Biblioteche e Musei della Città di Treviso, interverranno con le loro relazioni:
Davide Banzato, Direttore Musei e Biblioteche del Comune di Padova, Laura Carlini Fanfogna, Direttore Istituzione Bologna Musei,
Maria Teresa De Gregorio, Direttore del Diartimento Cultura della Regione del Veneto, Mauro Felicori, Direttore della Reggia di Caserta, Paola Marini, Direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Marta Mazza, Direttore Museo Collezione Salce - Polo Museale del Veneto, Enrica Pagella, Direttore del Polo Reale di Torino,
Susanna Zatti, Direttore Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia. Introduce Maurizio Cecconi Amministratore delegato di Villaggio Globale International.
20
febbraio 2016
Omaggio al Bailo. Prestiti d’opere dell’Otto-Novecento da grandi musei e collezioni
Dal 20 febbraio al 05 giugno 2016
arte moderna e contemporanea
Location
MUSEO LUIGI BAILO
Treviso, Borgo Camillo Benso Cavour, 24, (Treviso)
Treviso, Borgo Camillo Benso Cavour, 24, (Treviso)
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE