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Omaggio alla femminilità nella Belle Époque. Da Toulouse-Lautrec a Ehrenberger
Si apre una nuova sezione espositiva, dove opere originali, numerose in collezione permanente, dialogano con riviste, manifesti, documenti, stampe e oggetti dell’epoca, per rendere omaggio alla rilevanza assunta dalla figura della donna nell’estetica e nella società tra fine ‘800 e inizi del ‘900.
Comunicato stampa
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Il mito della Belle Époque, con la sua immagine di età dell’oro animata da un’incredibile euforia, è il riflesso del respiro europeo e del desiderio d’innovazione che hanno segnato fondamentali cambiamenti nella società, nel gusto, negli stili di vita e nella comunicazione dell’età contemporanea. Questo clima effervescente, ancora capace di coinvolgere il pubblico, rivivrà presto al MAGI’900 in un allestimento costruito sul filo sottile della seduzione femminile, uno dei temi più trasversali percorsi dalle arti visive tra Ottocento e Novecento. Bellissime e intriganti, oggetti del desiderio ma anche consapevoli e ormai proiettate verso l’emancipazione, le donne rappresentate nell’arte, nella decorazione, nell’editoria, nella moda e nella pubblicità furono migliaia, e i loro tratti, sospesi tra realtà e immaginario, sono ancora oggi riconoscibili come icone di uno stile ineguagliato.
Con l’intento di dare visibilità a un’idea del suo fondatore, l’imprenditore e collezionista Giulio Bargellini, da sempre appassionato di questo periodo storico, il Museo MAGI’900 apre dunque una nuova sezione espositiva, nella quale opere originali, numerose delle quali in collezione permanente, dialogano con riviste, manifesti, documenti, stampe e oggetti dell’epoca, per rendere omaggio alla rilevanza assunta dalla figura della donna nell’estetica e nella società in quei magici decenni di passaggio tra i due secoli.
Il percorso espositivo è scandito da una ricca selezione di materiale fotografico e documentario, che traccia una lettura tematica di apertura internazionale, intorno ad alcuni capolavori molto noti, come il dipinto Il Cappellino azzurro di Giovanni Boldini, o quasi del tutto inediti, come le illustrazioni a tempera di Lutz Ehrenberger, che ereditano lo spirito della Belle Époque e lo prolungano per i primi decenni del XX secolo.
L’immagine della donna e tutto ciò che evoca l’idea di “eterno femminino” sono così ripercorsi visivamente attraverso dipinti, incisioni, manifesti, e da piccole sculture di raffinato gusto borghese, realizzato da artisti della Scapigliatura lombarda e da altri plasticatori del periodo tra i due secoli, alle quali è dedicata un’ampia ricognizione. Uno spazio particolarmente significativo è poi riservato alle riviste illustrate, pubblicazioni molto diffuse con cui collaboravano i migliori autori dell’epoca, contribuendo in maniera fondamentale alla diffusione di modelli di bellezza e comportamento più spregiudicati e seduttivi.
Il percorso espositivo
In una panoramica internazionale che dalla mitica Francia del Moulin Rouge guarda all’Italia, passando poi per Austria, Germania, Belgio e Stati Uniti, molti dei nomi più noti dell’arte e dell’illustrazione si affiancano a quelli di autori meno conosciuti, ma altrettanto significativi di quel gusto inconfondibile.
Si comincia dunque dalle atmosfere parigine, restituite tanto dalle trasgressive ballerine del Moulin Rouge quanto dalle “jolies femmes”dell’alta società, ben rappresentate da due bei ritratti femminili di Giovanni Boldini (Ferrara,1842 – Parigi,1931), e da una serie di opere grafiche del suo amico fraterno Paul César Helleu (Vannes, 1859 - Parigi,1923).
In questa sezione figurano le più importanti riviste francesi dell’epoca come Le Sourire, Gil Blass, Le Frou Frou, L’Assiette au Beurre, L’Eclipse, La Lune Rousse, Fantasio, Le Humoristes, La Vie Parisienne e il rarissimo esemplare
di Le Rire del 1895-96 che contiene alcune delle più ricercate litografie di Toulouse-Lautrec (Albi, 1864 - Saint-André-du-Bois,1901).
Un richiamo alla trasgressione torna anche nella serie dei Sette Vizi Capitali di Adolphe Willette (Châlons-sur-Marne, 1857 – Parigi, 1926), specchio di una società che si affranca dalla morale perbenista e ammicca ironicamente a una nuova libertà di costumi.
Al costume inteso come moda è dedicata un’altra sezione, che intende leggere l’influenza dei figurini proposti dalle più rinomate case di moda per signora e il forte impatto dei manifesti pubblicitari, tra i quali si distinguevano per modernità e intensità cromatica i capolavori di Marcello Dudovich (Trieste,1878 – Milano,1962), con le cui immagini si apre la sezione dedicata all’Italia. Qui l’idea dell’eleganza femminile è testimoniata da una raffinata cromolitografia di Vittorio Corcos ( Livorno, 1859 – Firenze, 1933), mentre con Aroldo Bonzagni (Cento, 1887 – Milano, 1918), il pittore e disegnatore satirico che Giulio Carlo Argan ha definito “il Toulouse –Lautrec italiano”, l’immagine femminile si carica di umorismo e l’interpretazione della Belle Époque milanese strizza l’occhio a una arguta critica sociale. Anche in questa sezione figurano numerosi esemplari delle più diffuse riviste illustrate come Novissima, Poesia, Fantasio, Italia ride, L’Asino, Il Mulo, La scena illustrata, La Grande Illustrazione, Il Mondo Umoristico, Sigaretta, Satana Beffa, Il Giornalino della Domenica, La Lettura, Ars et Labor, Il Secolo XX. Merita infine una puntualizzazione anche la produzione artistica locale, con un approfondimento dedicato alle figure di due artisti nativi di Pieve di Cento, il pittore Remo Fabbri (1890 – 1977) e lo scultore Antonio Alberghini (1888- 1979), la cui qualità dimostra una perfetta conoscenza dello spirito di un tempo in cui l’esaltazione della sensualità nell’iconografia femminile è decisamente uno dei caratteri unificanti.
Ed ecco allora che in questo percorso sul filo dei sensi, non poteva mancare una sezione dedicata “all’eros e ai suoi abissi”, verso i quali la donna fatale conduce le sue prede: qui, accanto alle provocanti opere di Francesco Cangiullo ( Napoli, 1888 – Livorno, 1977) e Alberto Martini (Oderzo, 1876 – Milano, 1954), sono presenti alcune delle più trasgressive incisioni del belga Felicien Rops (Namur, 1833 – Essonnes, 1898) e i libri dedicati al tema da Eduard Fuchs
(Göppingen, 1870 – Parigi, 1940) all’inizio del Novecento.
Ma mentre, si diffondeva l’idea della femme fatale, un soffio di novità proveniente d’oltreoceano aveva portato in Italia anche il modello alternativo della “Gibson girl”, l’icona di una donna bellissima, emancipata e dominatrice disegnata nei celebri album di Charles Dana Gibson (Roxbury, 1867 – New York, 1944) proprio sul crinale tra Otto e Novecento.
La sezione dedicata all’Austria e alla Germania offre magnifici esempi di grafica, a partire dalla celeberrima copertina della rivista Ver Sacrum, disegnata da Gustav Klimt (Vienna, 1862 – Neubau, 1918) nel marzo 1898 in occasione della mostra che consacrò la Secessione viennese, passando per i numeri unici di Ferdinand Reznicek ( Vienna, 1868 – Monaco di Baviera, 1909) tra cui il Wiener Tanz Album del 1907, fino alle più belle riviste tedesche come Jugend, Simplicissimus, Lustige Blätter, che furono delle vere palestre di stile e ironia per i migliori disegnatori europei del periodo. E proprio per illustrare la rivista di costume Lustige Blätter sono state realizzate molte delle oltre quaranta tempere originali di Lutz Ehrenberger (Sohn eines Weinbauern, Graz,1878 – Saalfelden, 1950) recentemente acquisite dal MAGI’900, una serie di gioiose “donnine” seducenti con le quali si chiude l’esposizione; all’artista austriaco che, dopo un intenso soggiorno a Parigi nel primo decennio del secolo ha a lungo continuato a far vivere lo spirito della Belle Époque anche nei decenni che seguirono la Grande Guerra, il museo intende infatti dedicare, a partire da questa mostra, un percorso di studio e valorizzazione che lo riportino alla notorietà e al grande successo ottenuto in vita.
Con l’intento di dare visibilità a un’idea del suo fondatore, l’imprenditore e collezionista Giulio Bargellini, da sempre appassionato di questo periodo storico, il Museo MAGI’900 apre dunque una nuova sezione espositiva, nella quale opere originali, numerose delle quali in collezione permanente, dialogano con riviste, manifesti, documenti, stampe e oggetti dell’epoca, per rendere omaggio alla rilevanza assunta dalla figura della donna nell’estetica e nella società in quei magici decenni di passaggio tra i due secoli.
Il percorso espositivo è scandito da una ricca selezione di materiale fotografico e documentario, che traccia una lettura tematica di apertura internazionale, intorno ad alcuni capolavori molto noti, come il dipinto Il Cappellino azzurro di Giovanni Boldini, o quasi del tutto inediti, come le illustrazioni a tempera di Lutz Ehrenberger, che ereditano lo spirito della Belle Époque e lo prolungano per i primi decenni del XX secolo.
L’immagine della donna e tutto ciò che evoca l’idea di “eterno femminino” sono così ripercorsi visivamente attraverso dipinti, incisioni, manifesti, e da piccole sculture di raffinato gusto borghese, realizzato da artisti della Scapigliatura lombarda e da altri plasticatori del periodo tra i due secoli, alle quali è dedicata un’ampia ricognizione. Uno spazio particolarmente significativo è poi riservato alle riviste illustrate, pubblicazioni molto diffuse con cui collaboravano i migliori autori dell’epoca, contribuendo in maniera fondamentale alla diffusione di modelli di bellezza e comportamento più spregiudicati e seduttivi.
Il percorso espositivo
In una panoramica internazionale che dalla mitica Francia del Moulin Rouge guarda all’Italia, passando poi per Austria, Germania, Belgio e Stati Uniti, molti dei nomi più noti dell’arte e dell’illustrazione si affiancano a quelli di autori meno conosciuti, ma altrettanto significativi di quel gusto inconfondibile.
Si comincia dunque dalle atmosfere parigine, restituite tanto dalle trasgressive ballerine del Moulin Rouge quanto dalle “jolies femmes”dell’alta società, ben rappresentate da due bei ritratti femminili di Giovanni Boldini (Ferrara,1842 – Parigi,1931), e da una serie di opere grafiche del suo amico fraterno Paul César Helleu (Vannes, 1859 - Parigi,1923).
In questa sezione figurano le più importanti riviste francesi dell’epoca come Le Sourire, Gil Blass, Le Frou Frou, L’Assiette au Beurre, L’Eclipse, La Lune Rousse, Fantasio, Le Humoristes, La Vie Parisienne e il rarissimo esemplare
di Le Rire del 1895-96 che contiene alcune delle più ricercate litografie di Toulouse-Lautrec (Albi, 1864 - Saint-André-du-Bois,1901).
Un richiamo alla trasgressione torna anche nella serie dei Sette Vizi Capitali di Adolphe Willette (Châlons-sur-Marne, 1857 – Parigi, 1926), specchio di una società che si affranca dalla morale perbenista e ammicca ironicamente a una nuova libertà di costumi.
Al costume inteso come moda è dedicata un’altra sezione, che intende leggere l’influenza dei figurini proposti dalle più rinomate case di moda per signora e il forte impatto dei manifesti pubblicitari, tra i quali si distinguevano per modernità e intensità cromatica i capolavori di Marcello Dudovich (Trieste,1878 – Milano,1962), con le cui immagini si apre la sezione dedicata all’Italia. Qui l’idea dell’eleganza femminile è testimoniata da una raffinata cromolitografia di Vittorio Corcos ( Livorno, 1859 – Firenze, 1933), mentre con Aroldo Bonzagni (Cento, 1887 – Milano, 1918), il pittore e disegnatore satirico che Giulio Carlo Argan ha definito “il Toulouse –Lautrec italiano”, l’immagine femminile si carica di umorismo e l’interpretazione della Belle Époque milanese strizza l’occhio a una arguta critica sociale. Anche in questa sezione figurano numerosi esemplari delle più diffuse riviste illustrate come Novissima, Poesia, Fantasio, Italia ride, L’Asino, Il Mulo, La scena illustrata, La Grande Illustrazione, Il Mondo Umoristico, Sigaretta, Satana Beffa, Il Giornalino della Domenica, La Lettura, Ars et Labor, Il Secolo XX. Merita infine una puntualizzazione anche la produzione artistica locale, con un approfondimento dedicato alle figure di due artisti nativi di Pieve di Cento, il pittore Remo Fabbri (1890 – 1977) e lo scultore Antonio Alberghini (1888- 1979), la cui qualità dimostra una perfetta conoscenza dello spirito di un tempo in cui l’esaltazione della sensualità nell’iconografia femminile è decisamente uno dei caratteri unificanti.
Ed ecco allora che in questo percorso sul filo dei sensi, non poteva mancare una sezione dedicata “all’eros e ai suoi abissi”, verso i quali la donna fatale conduce le sue prede: qui, accanto alle provocanti opere di Francesco Cangiullo ( Napoli, 1888 – Livorno, 1977) e Alberto Martini (Oderzo, 1876 – Milano, 1954), sono presenti alcune delle più trasgressive incisioni del belga Felicien Rops (Namur, 1833 – Essonnes, 1898) e i libri dedicati al tema da Eduard Fuchs
(Göppingen, 1870 – Parigi, 1940) all’inizio del Novecento.
Ma mentre, si diffondeva l’idea della femme fatale, un soffio di novità proveniente d’oltreoceano aveva portato in Italia anche il modello alternativo della “Gibson girl”, l’icona di una donna bellissima, emancipata e dominatrice disegnata nei celebri album di Charles Dana Gibson (Roxbury, 1867 – New York, 1944) proprio sul crinale tra Otto e Novecento.
La sezione dedicata all’Austria e alla Germania offre magnifici esempi di grafica, a partire dalla celeberrima copertina della rivista Ver Sacrum, disegnata da Gustav Klimt (Vienna, 1862 – Neubau, 1918) nel marzo 1898 in occasione della mostra che consacrò la Secessione viennese, passando per i numeri unici di Ferdinand Reznicek ( Vienna, 1868 – Monaco di Baviera, 1909) tra cui il Wiener Tanz Album del 1907, fino alle più belle riviste tedesche come Jugend, Simplicissimus, Lustige Blätter, che furono delle vere palestre di stile e ironia per i migliori disegnatori europei del periodo. E proprio per illustrare la rivista di costume Lustige Blätter sono state realizzate molte delle oltre quaranta tempere originali di Lutz Ehrenberger (Sohn eines Weinbauern, Graz,1878 – Saalfelden, 1950) recentemente acquisite dal MAGI’900, una serie di gioiose “donnine” seducenti con le quali si chiude l’esposizione; all’artista austriaco che, dopo un intenso soggiorno a Parigi nel primo decennio del secolo ha a lungo continuato a far vivere lo spirito della Belle Époque anche nei decenni che seguirono la Grande Guerra, il museo intende infatti dedicare, a partire da questa mostra, un percorso di studio e valorizzazione che lo riportino alla notorietà e al grande successo ottenuto in vita.
05
novembre 2016
Omaggio alla femminilità nella Belle Époque. Da Toulouse-Lautrec a Ehrenberger
Dal 05 novembre 2016 al 31 gennaio 2018
arte moderna
Location
MAGI 900
Pieve Di Cento, Via Rusticana, 1, (Bologna)
Pieve Di Cento, Via Rusticana, 1, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a domenica dalle ore 10 alle ore 18
Vernissage
5 Novembre 2016, ore 17
Autore
Curatore