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Omar Galliani – Oltre le righe al di là del segno
I nuovi spazi della Galleria Soave si inaugurano con una mostra personale di Omar Galliani dal titolo “Oltre le righe al di là del segno” in cui saranno presentate quattro grandi opere su legno, appartenenti al ciclo dei Disegni siamesi, che l’artista ha realizzato appositamente per l’occasione assieme a una serie di altre opere di piccolo e medio formato che fungeranno da corollario all’esposizione.
Comunicato stampa
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I nuovi spazi della Galleria Soave si inaugurano con una mostra personale di Omar Galliani dal titolo “Oltre le righe al di là del segno” in cui saranno presentate quattro grandi opere su legno, appartenenti al ciclo dei Disegni siamesi, che l’artista ha realizzato appositamente per l’occasione assieme a una serie di altre opere di piccolo e medio formato che fungeranno da corollario all’esposizione.
Di fronte alle opere di Omar Galliani lo spettatore è solitamente accecato dai riverberi della grafite. L’opera, ci spiega l’artista, «appare nera come il buio, ma se la guardi è luminosa, riflette la luce. A volte la luce è troppo forte e gli occhi non vedono ciò che vuoi vedere». Il significato dell’opera dimora quindi in una semicecità metaforica, in quel crepuscolo steso con la mina di piombo che è fatta di imperturbabile silenzio e da cui emergono immagini che sono vere e proprie epifanie.
Nel caso di Galliani si ricorrerà per l’ennesima volta all’appellativo di pittore cólto, e non già a quello di anacronista o di ipermanierista. Interrogando la storia delle immagini, e con esse i maestri dell’arte, Galliani compie infatti una sincronica “ripresa” della pittura (cólta perché non si affida soltanto all’occhio ma si rivolge innanzitutto alla conoscenza). Tale Ritorno alla pittura tradisce un concettualismo che si esplica nell’uso del metalinguaggio: le fotografie, da cui l’artista coglie uno stato dell’essere, sono infatti funzionali all’impianto formale ma non possono che reggersi sull’infittirsi dei segni rispetto alle venature del legno. L’atteggiamento critico verso gli strumenti del fare è assolutamente emblematico nel caso dei Disegni siamesi presentati in questa mostra, in cui non è la raffigurazione ma il disegno a volersi sdoppiare, simile ma mai identico a se stesso. I Disegni siamesi sono uno specchio deformante, ma solo nei minimi particolari, che si vuole dare come “moltiplicazione” e che in verità si offre come “differenza”, originaria e originante.
I Disegni siamesi allignano in un sogno/sonno profondo, fragile ed effimero come una bolla di sapone; sono simboli dell’infinito che devono fare i conti con un vuoto che è la sosta[nza] del nero, in quanto il buio non produce movimento ma è portatore di significato. Gravido di vuoto e silenzioso, lo spazio dell’opera entra in rapporto sia con il corpo che con la psiche, giungendo all’introspezione (ovvero al controllo di sé) che si esplica nelle parole dello stesso artista: «Tutto in me è disegno. Il disegno è la mia follia. Aspiro a un disegno totale che sia l’unico mio disegno possibile».
Con grande acribia, l’artista crea i soggetti lasciando che i nostri sensi ne percepiscano soltanto la superficie, mentre al di sotto della loro “pelle” continua ad agitarsi un universo ben più vasto e profondo. Profondo come il buio che fagocita la luce, ma che poi tende a restituirla, riverberandone le vibrazioni luminose.
Nato nel 1954 a Montecchio Emilia, dove vive, Omar Galliani ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Agli inizi degli anni Ottanta è stato esponente di spicco del gruppo degli Anacronisti e del Magico Primario. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia e in quella del 1984 ha avuto una sala personale nella sezione “Arte allo specchio”. Sempre negli anni Ottanta ha partecipato alla Biennale di San Paolo del Brasile e alla XII Biennale di Parigi. Ha esposto nei Musei d’Arte Moderna di Tokyo, Kyoto, Nagasaki, Hiroshima, alla Hayward Gallery di Londra, a due edizioni della Quadriennale di Roma, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in quelle di Francoforte e Berlino. Negli anni Novanta il suo lavoro è stato esposto allo Scottsdale Center for the Arts dell’Arizona, alla Marian Locks di Philadelphia e alla Arnold Herstand Gallery di New York. L’artista ha inoltre presentato Feminine Countenances alla New York University e nel 2000 Aurea al Museum of the Central Academy of Fine Arts di Pechino. Ha poi esposto presso il Palazzo delle Stelline a Milano, alla Galleria Civica di Modena, al Museo d’Arte Moderna di Budapest, al Palacio Foz di Lisbona, al PAC di Milano. Nel 2003 è stato invitato alla Biennale di Praga e alla prima edizione di quella di Pechino, dove ha vinto il primo premio con tre grandi opere del ciclo Nuove anatomie. Nel 2005, all’Archivio di Stato di Torino nell’ambito della mostra Grande Disegno Italiano, un suo disegno (5 x 6,3 metri), grafite su pioppo, è stato messo a confronto con il volto dell’angelo di Leonardo, preparatorio della Vergine delle rocce, esposto alla Biblioteca Reale. A Palazzo Magnani di Reggio Emilia ha presentato la personale Nuove anatomie. Sempre nel 2005 il Museo d’Arte Contemporanea di Guadalajara (Messico) ha inaugurato una sua personale dal titolo Nuovi fiori nuovi santi e lo Spazio Mazzotta di Milano ha presentato La figlia era nuda. Dal 2006 una sua personale dal titolo Disegno Italiano sta girando in Cina i più importanti Musei d’Arte Moderna e Contemporanea, da Shangai, Chengdu, Jinan, Xian, Wuhan, Hangzhou, Ningbo, a Nanchino, Dalian, Tientsin, e concluderà il tour alla fine del 2007 con una grande mostra al Capital Museum di Pechino. Sempre nel 2006 l’Università e il Museo di Caracas hanno ospitato una sua personale dal titolo Disegnarsi, che nell’aprile 2007 è stata portata al Museo Hassan di Rabat. Il Grande Disegno Italiano, la grande opera esposta a Torino nel 2005, è stata poi presentata al Palazzo della Permanente di Milano nell’ambito della mostra La bellezza nel 2006, quindi a Verona, Palazzo della Ragione, all’interno dell’esposizione Il settimo splendore.
Nel giugno 2007 si inaugura la mostra Tra Oriente e Occidente. Omar Galliani e il Grande Disegno Italiano in Cina presso la sede della Fondazione Querini Stampalia, inserita tra gli eventi collaterali della 52a Biennale di Venezia. L’evento, realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata Cinese in Italia, in collaborazione con il Ministero Italiano per gli Affari Esteri e il governo della Repubblica Popolare di Cina, vedrà la presenza dell’Associazione degli Artisti Cinesi e la collaborazione dei musei di Shanghai, Ningbo, Dalian, Xian, Hanghzou, Jinan, Chengdu e Wuhan.
Di fronte alle opere di Omar Galliani lo spettatore è solitamente accecato dai riverberi della grafite. L’opera, ci spiega l’artista, «appare nera come il buio, ma se la guardi è luminosa, riflette la luce. A volte la luce è troppo forte e gli occhi non vedono ciò che vuoi vedere». Il significato dell’opera dimora quindi in una semicecità metaforica, in quel crepuscolo steso con la mina di piombo che è fatta di imperturbabile silenzio e da cui emergono immagini che sono vere e proprie epifanie.
Nel caso di Galliani si ricorrerà per l’ennesima volta all’appellativo di pittore cólto, e non già a quello di anacronista o di ipermanierista. Interrogando la storia delle immagini, e con esse i maestri dell’arte, Galliani compie infatti una sincronica “ripresa” della pittura (cólta perché non si affida soltanto all’occhio ma si rivolge innanzitutto alla conoscenza). Tale Ritorno alla pittura tradisce un concettualismo che si esplica nell’uso del metalinguaggio: le fotografie, da cui l’artista coglie uno stato dell’essere, sono infatti funzionali all’impianto formale ma non possono che reggersi sull’infittirsi dei segni rispetto alle venature del legno. L’atteggiamento critico verso gli strumenti del fare è assolutamente emblematico nel caso dei Disegni siamesi presentati in questa mostra, in cui non è la raffigurazione ma il disegno a volersi sdoppiare, simile ma mai identico a se stesso. I Disegni siamesi sono uno specchio deformante, ma solo nei minimi particolari, che si vuole dare come “moltiplicazione” e che in verità si offre come “differenza”, originaria e originante.
I Disegni siamesi allignano in un sogno/sonno profondo, fragile ed effimero come una bolla di sapone; sono simboli dell’infinito che devono fare i conti con un vuoto che è la sosta[nza] del nero, in quanto il buio non produce movimento ma è portatore di significato. Gravido di vuoto e silenzioso, lo spazio dell’opera entra in rapporto sia con il corpo che con la psiche, giungendo all’introspezione (ovvero al controllo di sé) che si esplica nelle parole dello stesso artista: «Tutto in me è disegno. Il disegno è la mia follia. Aspiro a un disegno totale che sia l’unico mio disegno possibile».
Con grande acribia, l’artista crea i soggetti lasciando che i nostri sensi ne percepiscano soltanto la superficie, mentre al di sotto della loro “pelle” continua ad agitarsi un universo ben più vasto e profondo. Profondo come il buio che fagocita la luce, ma che poi tende a restituirla, riverberandone le vibrazioni luminose.
Nato nel 1954 a Montecchio Emilia, dove vive, Omar Galliani ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Agli inizi degli anni Ottanta è stato esponente di spicco del gruppo degli Anacronisti e del Magico Primario. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia e in quella del 1984 ha avuto una sala personale nella sezione “Arte allo specchio”. Sempre negli anni Ottanta ha partecipato alla Biennale di San Paolo del Brasile e alla XII Biennale di Parigi. Ha esposto nei Musei d’Arte Moderna di Tokyo, Kyoto, Nagasaki, Hiroshima, alla Hayward Gallery di Londra, a due edizioni della Quadriennale di Roma, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in quelle di Francoforte e Berlino. Negli anni Novanta il suo lavoro è stato esposto allo Scottsdale Center for the Arts dell’Arizona, alla Marian Locks di Philadelphia e alla Arnold Herstand Gallery di New York. L’artista ha inoltre presentato Feminine Countenances alla New York University e nel 2000 Aurea al Museum of the Central Academy of Fine Arts di Pechino. Ha poi esposto presso il Palazzo delle Stelline a Milano, alla Galleria Civica di Modena, al Museo d’Arte Moderna di Budapest, al Palacio Foz di Lisbona, al PAC di Milano. Nel 2003 è stato invitato alla Biennale di Praga e alla prima edizione di quella di Pechino, dove ha vinto il primo premio con tre grandi opere del ciclo Nuove anatomie. Nel 2005, all’Archivio di Stato di Torino nell’ambito della mostra Grande Disegno Italiano, un suo disegno (5 x 6,3 metri), grafite su pioppo, è stato messo a confronto con il volto dell’angelo di Leonardo, preparatorio della Vergine delle rocce, esposto alla Biblioteca Reale. A Palazzo Magnani di Reggio Emilia ha presentato la personale Nuove anatomie. Sempre nel 2005 il Museo d’Arte Contemporanea di Guadalajara (Messico) ha inaugurato una sua personale dal titolo Nuovi fiori nuovi santi e lo Spazio Mazzotta di Milano ha presentato La figlia era nuda. Dal 2006 una sua personale dal titolo Disegno Italiano sta girando in Cina i più importanti Musei d’Arte Moderna e Contemporanea, da Shangai, Chengdu, Jinan, Xian, Wuhan, Hangzhou, Ningbo, a Nanchino, Dalian, Tientsin, e concluderà il tour alla fine del 2007 con una grande mostra al Capital Museum di Pechino. Sempre nel 2006 l’Università e il Museo di Caracas hanno ospitato una sua personale dal titolo Disegnarsi, che nell’aprile 2007 è stata portata al Museo Hassan di Rabat. Il Grande Disegno Italiano, la grande opera esposta a Torino nel 2005, è stata poi presentata al Palazzo della Permanente di Milano nell’ambito della mostra La bellezza nel 2006, quindi a Verona, Palazzo della Ragione, all’interno dell’esposizione Il settimo splendore.
Nel giugno 2007 si inaugura la mostra Tra Oriente e Occidente. Omar Galliani e il Grande Disegno Italiano in Cina presso la sede della Fondazione Querini Stampalia, inserita tra gli eventi collaterali della 52a Biennale di Venezia. L’evento, realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata Cinese in Italia, in collaborazione con il Ministero Italiano per gli Affari Esteri e il governo della Repubblica Popolare di Cina, vedrà la presenza dell’Associazione degli Artisti Cinesi e la collaborazione dei musei di Shanghai, Ningbo, Dalian, Xian, Hanghzou, Jinan, Chengdu e Wuhan.
24
aprile 2010
Omar Galliani – Oltre le righe al di là del segno
Dal 24 aprile al 04 giugno 2010
disegno e grafica
Location
GALLERIA SOAVE
Alessandria, Via San Francesco D'assisi, 20, (Alessandria)
Alessandria, Via San Francesco D'assisi, 20, (Alessandria)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì 9.30-12.30/15.30-19.3, sabato e domenica su appuntamento.
Vernissage
24 Aprile 2010, ore 18
Autore
Curatore