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Ombrapenombrabuio
Seconda puntata della rassegna Ombrapenombrabuio, inserita nel circuito di eventi OFF di ArteFiera.
Una trilogia sulla possibilità dello sguardo di farsi promotore di metafore e significazioni, è una rassegna che ruota intorno ad una serie di “equivoci” del visivo associato al medium fotografico.
Comunicato stampa
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Il buio è forse la condizione più particolare del vedere.
Dopo la sovraesposizione, dopo il “tutto esposto” forse, per l’arte, è necessario fare un passo indietro e rientrare nel buio. Un buio non inteso come oblio, segregazione o abiezione ma come condizione per un’estetica decisamente più raffinata, per un pensiero intorno all’opera e alla poetica più attento e in grado di convergere su diversi fronti allontanandosi da una superficie impermeabile all’immaginazione.
Guardare un mondo “buio” è determinare una serie ampliata di possibilità percettive. Entrano in gioco i restanti sensi che vengono mantenuti sulla soglia di uno stato d’allerta costante, senza mai poter abbassare la guardia.
Le immagini di Buio, in senso metaforico, appartengono esattamente a questa dimensione; da un lato la frantumazione di un mondo che, al nero, perde ogni sua possibilità di esistere, sull’altro versante, una serie di mondi che nel “nero” trovano la loro dimensione d’esistenza privilegiata.
Una serie di incontri nella scia di tenebra che lascia il fuoco nelle immagini scattate da Paola Mattioli, nel mistero che accompagna la vita di un complemento fuori dal suo habitat naturale nelle fotografie di Sabrina Muzi, nell’incontro con quel che rimane del “notturno” dell’uomo e in una serie di “passi” nel buio, nell’idea che sia molto pericoloso fare mosse false, rispettivamente nella serie di azt e nell’installazione di Marco Paganini.
Paradossalmente un’esposizione dallo sguardo ampliato, incurante della cenere che potrebbe da un momento all’altro infilarsi negli occhi, pronta a dover guardare a terra l’istinto, implacabile nel documentare un abbandono o ponendosi in una zona satura di fragilità, terreno minato dell’arte.
Dopo la sovraesposizione, dopo il “tutto esposto” forse, per l’arte, è necessario fare un passo indietro e rientrare nel buio. Un buio non inteso come oblio, segregazione o abiezione ma come condizione per un’estetica decisamente più raffinata, per un pensiero intorno all’opera e alla poetica più attento e in grado di convergere su diversi fronti allontanandosi da una superficie impermeabile all’immaginazione.
Guardare un mondo “buio” è determinare una serie ampliata di possibilità percettive. Entrano in gioco i restanti sensi che vengono mantenuti sulla soglia di uno stato d’allerta costante, senza mai poter abbassare la guardia.
Le immagini di Buio, in senso metaforico, appartengono esattamente a questa dimensione; da un lato la frantumazione di un mondo che, al nero, perde ogni sua possibilità di esistere, sull’altro versante, una serie di mondi che nel “nero” trovano la loro dimensione d’esistenza privilegiata.
Una serie di incontri nella scia di tenebra che lascia il fuoco nelle immagini scattate da Paola Mattioli, nel mistero che accompagna la vita di un complemento fuori dal suo habitat naturale nelle fotografie di Sabrina Muzi, nell’incontro con quel che rimane del “notturno” dell’uomo e in una serie di “passi” nel buio, nell’idea che sia molto pericoloso fare mosse false, rispettivamente nella serie di azt e nell’installazione di Marco Paganini.
Paradossalmente un’esposizione dallo sguardo ampliato, incurante della cenere che potrebbe da un momento all’altro infilarsi negli occhi, pronta a dover guardare a terra l’istinto, implacabile nel documentare un abbandono o ponendosi in una zona satura di fragilità, terreno minato dell’arte.
27
gennaio 2011
Ombrapenombrabuio
Dal 27 gennaio al 25 febbraio 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STUDIO ART 74
Bologna, Via Massenzio Masia, 12/b-c, (Bologna)
Bologna, Via Massenzio Masia, 12/b-c, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-18.30
Vernissage
27 Gennaio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore