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Opiemme – di Parole faccio Arte
Presso il nuovo spazio a Roma di Copernico, Clubhouse Barberini, Whitelight Art Gallery esporrà il lavoro di Opiemme, artista italiano che si è distinto negli anni per aver unito la poesia all’arte pubblica, e per aver spinto il movimento della poesia di strada italiana verso nuovi orizzonti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Whitelight Art Gallery, galleria di arte contemporanea fondata da Giorgia Sarti e Marta Menegon, e Copernico,
piattaforma di spazi e servizi dedicati allo smart working, consolidano la loro collaborazione - nata nel 2016 con la
presenza della galleria nell’Art Basement di Copernico Milano Centrale - e presentano all’interno del progetto “di
Parole faccio Arte” la mostra personale di Opiemme.
Dal 2 marzo presso il nuovo spazio a Roma di Copernico, Clubhouse Barberini, Whitelight Art Gallery esporrà
il lavoro di Opiemme, artista italiano che si è distinto negli anni per aver unito la poesia all’arte pubblica, e per aver
spinto il movimento della poesia di strada italiana verso nuovi orizzonti.
All’interno di un progetto artistico dedicato alla parola in arte visiva che coinvolge tre artisti quali Giorgio Milani,
Sabrina D’Alessandro e Opiemme, il lavoro di quest’ultimo trova stimoli nell'ambiente pubblico, alla ricerca di
occhi che leggano, in un’interazione con chiunque voglia completare l’opera attraverso la propria lettura.
Un'intendimento espresso fin dai suoi primi passi, quello di svecchiare la poesia e avvicinarla alle persone, che
si concretizzerà a partire dal 2013 nel progetto “Un viaggio di pittura e poesia”, come manifesto della sua ricerca nella
quale Opiemme realizza numerosi murales, con calligrammi e citazioni dedicate a diversi autori in molti paesi, fra cui
Argentina e Uruguay.
Fra arte pubblica, installazioni luminose, pitture murali, performance collettive e liberi interventi di “street
art”, Opiemme crea una “nuova sfera” per la poesia, in un tentativo estetico di fusione fra significato e segno, fra
parole e colori.
Un suo murale a Gdansk (Polonia) celebra il premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska, con un
dipinto di 10 piani, riconosciuto dall'omonima fondazione dedicata alla poetessa con sede a Cracovia.
Lo sforzo artistico sembra essere rivolto alla partecipazione, alla lettura, alla riflessione, sebbene si parli di un'arte,
quella poetica, quasi relegata ai margini in una società che vive di immagini e sincopati tempi comunicativi.
I lavori presentati negli spazi di Whitelight Art Gallery - Clubhouse Barberini a Roma fanno parte della serie di
opere su cartine geografiche, o nautiche, e su collage di quotidiani d’epoca, e sono compresi in un periodo che va dal
2014 al 2017. Le opere riflettono la cifra stilistica di Opiemme che compone letterform con l'utilizzo di lettere e
calligrammi ispirati a grandi poeti, come nel caso di Arrigo Boito, i cui versi di Dualismo (1903, “Son luce ed ombra,
angelica farfalla o verme immondo [...]”), attraverso un'articolata trama di lettere, compongono quegli stencil che
l’artista dipinge con spray e altre tecniche pittoriche.
Fra le opere in mostra, molte affondano le proprie origini in una ricerca iniziata nel 2014 dall’artista: la serie
Vortex. A partire da un personale interesse dell'artista per l’astronomia, questa trae ispirazione dal libro L'alfabeto
scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura di Giuseppe Sermonti, nel quale si sostiene che l'alfabeto non sarebbe
altro che un'immagine derivata dalle forme delle costellazioni. Si tratta di opere con tecniche e supporti differenti: dal
dripping su tela o su tavola, all’utilizzo di antiche carte nautiche e di quotidiani d’epoca.
Si medita sui corpi celesti e sulla materia stellare nell’ancestrale attrazione dell’uomo per il cielo, sulla microscopica
importanza che l'uomo ricopre rispetto all'infinità dello spazio e del tempo di questo Universo.
“Il cielo è un muro intonacato che aspetta di essere effigiato con segni primordiali, lettere vaganti che cadono come
squame da un cerchio nero (o bianco) che può essere una luna nuova o un sole all’aurora. O un buco nero. In
principio era verbum”. Così si espresse su Vortex il professor Giuseppe Sermonti, dell’Osaka Group of Dynamic
Structuralism.
Skyarte nel 2014 si chiedeva riferendosi al murale di Gdansk: “Esiste una correlazione tra la scrittura e le forme e
formule che regolano l’universo? L’immagine delicata di un alfabeto che cade direttamente dal cielo, come sublime
polvere di stelle, sembra indurre una risposta fascinosamente positiva.”
Oltre alla serie Vortex, a Roma sarà esposta una selezione di cartine geografiche e collage di giornali d'epoca, quali
“La storia è migrante”.
In quest'opera i confini degli Stati, agli albori della Prima Guerra Mondiale, sono tracciati a spray, come una
bruciatura, su un collage delle pagine de “Il Giornale dell'Emilia" dal 1907 al 1920, in cui i titoli preannunciavano
tutt’altro che il possibile inizio di una guerra.
Su quel tempo immobile, immortalato in confini e fatti quotidiani, con una scritta in bassorilievo in un carattere
razionalista, sembra che l'artista voglia sussurrarci “La storia è migrante, sempre lo è stata e sempre lo sarà”.
“Fissando le cartine vedo forme e ricordi” – commenta Opiemme – “Mi piace leggerle. Orientarmi senza
device…Perdermi nella pareidolia, nelle forme che i loro contorni accennano e suggeriscono”. L’artista ritorna all’uso
delle carte geografiche cartacee, in un mondo digitale, come recupero della memoria di luoghi su cui inserisce
parole che formano frasi e forme dalle molteplici letture. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che
conosco ancora. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda delle emozioni e
delle esperienze di chi le legge.”
Opiemme esplora il territorio di confine tra poesia e immagine, immagini da leggere, parole da guardare. La poesia
diventa segno con cui tracciare nuove immagini. Le immagini diventano parole con cui comporre nuova poesia. Vive e
lavora a Torino.
piattaforma di spazi e servizi dedicati allo smart working, consolidano la loro collaborazione - nata nel 2016 con la
presenza della galleria nell’Art Basement di Copernico Milano Centrale - e presentano all’interno del progetto “di
Parole faccio Arte” la mostra personale di Opiemme.
Dal 2 marzo presso il nuovo spazio a Roma di Copernico, Clubhouse Barberini, Whitelight Art Gallery esporrà
il lavoro di Opiemme, artista italiano che si è distinto negli anni per aver unito la poesia all’arte pubblica, e per aver
spinto il movimento della poesia di strada italiana verso nuovi orizzonti.
All’interno di un progetto artistico dedicato alla parola in arte visiva che coinvolge tre artisti quali Giorgio Milani,
Sabrina D’Alessandro e Opiemme, il lavoro di quest’ultimo trova stimoli nell'ambiente pubblico, alla ricerca di
occhi che leggano, in un’interazione con chiunque voglia completare l’opera attraverso la propria lettura.
Un'intendimento espresso fin dai suoi primi passi, quello di svecchiare la poesia e avvicinarla alle persone, che
si concretizzerà a partire dal 2013 nel progetto “Un viaggio di pittura e poesia”, come manifesto della sua ricerca nella
quale Opiemme realizza numerosi murales, con calligrammi e citazioni dedicate a diversi autori in molti paesi, fra cui
Argentina e Uruguay.
Fra arte pubblica, installazioni luminose, pitture murali, performance collettive e liberi interventi di “street
art”, Opiemme crea una “nuova sfera” per la poesia, in un tentativo estetico di fusione fra significato e segno, fra
parole e colori.
Un suo murale a Gdansk (Polonia) celebra il premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wislawa Szymborska, con un
dipinto di 10 piani, riconosciuto dall'omonima fondazione dedicata alla poetessa con sede a Cracovia.
Lo sforzo artistico sembra essere rivolto alla partecipazione, alla lettura, alla riflessione, sebbene si parli di un'arte,
quella poetica, quasi relegata ai margini in una società che vive di immagini e sincopati tempi comunicativi.
I lavori presentati negli spazi di Whitelight Art Gallery - Clubhouse Barberini a Roma fanno parte della serie di
opere su cartine geografiche, o nautiche, e su collage di quotidiani d’epoca, e sono compresi in un periodo che va dal
2014 al 2017. Le opere riflettono la cifra stilistica di Opiemme che compone letterform con l'utilizzo di lettere e
calligrammi ispirati a grandi poeti, come nel caso di Arrigo Boito, i cui versi di Dualismo (1903, “Son luce ed ombra,
angelica farfalla o verme immondo [...]”), attraverso un'articolata trama di lettere, compongono quegli stencil che
l’artista dipinge con spray e altre tecniche pittoriche.
Fra le opere in mostra, molte affondano le proprie origini in una ricerca iniziata nel 2014 dall’artista: la serie
Vortex. A partire da un personale interesse dell'artista per l’astronomia, questa trae ispirazione dal libro L'alfabeto
scende dalle stelle. Sull'origine della scrittura di Giuseppe Sermonti, nel quale si sostiene che l'alfabeto non sarebbe
altro che un'immagine derivata dalle forme delle costellazioni. Si tratta di opere con tecniche e supporti differenti: dal
dripping su tela o su tavola, all’utilizzo di antiche carte nautiche e di quotidiani d’epoca.
Si medita sui corpi celesti e sulla materia stellare nell’ancestrale attrazione dell’uomo per il cielo, sulla microscopica
importanza che l'uomo ricopre rispetto all'infinità dello spazio e del tempo di questo Universo.
“Il cielo è un muro intonacato che aspetta di essere effigiato con segni primordiali, lettere vaganti che cadono come
squame da un cerchio nero (o bianco) che può essere una luna nuova o un sole all’aurora. O un buco nero. In
principio era verbum”. Così si espresse su Vortex il professor Giuseppe Sermonti, dell’Osaka Group of Dynamic
Structuralism.
Skyarte nel 2014 si chiedeva riferendosi al murale di Gdansk: “Esiste una correlazione tra la scrittura e le forme e
formule che regolano l’universo? L’immagine delicata di un alfabeto che cade direttamente dal cielo, come sublime
polvere di stelle, sembra indurre una risposta fascinosamente positiva.”
Oltre alla serie Vortex, a Roma sarà esposta una selezione di cartine geografiche e collage di giornali d'epoca, quali
“La storia è migrante”.
In quest'opera i confini degli Stati, agli albori della Prima Guerra Mondiale, sono tracciati a spray, come una
bruciatura, su un collage delle pagine de “Il Giornale dell'Emilia" dal 1907 al 1920, in cui i titoli preannunciavano
tutt’altro che il possibile inizio di una guerra.
Su quel tempo immobile, immortalato in confini e fatti quotidiani, con una scritta in bassorilievo in un carattere
razionalista, sembra che l'artista voglia sussurrarci “La storia è migrante, sempre lo è stata e sempre lo sarà”.
“Fissando le cartine vedo forme e ricordi” – commenta Opiemme – “Mi piace leggerle. Orientarmi senza
device…Perdermi nella pareidolia, nelle forme che i loro contorni accennano e suggeriscono”. L’artista ritorna all’uso
delle carte geografiche cartacee, in un mondo digitale, come recupero della memoria di luoghi su cui inserisce
parole che formano frasi e forme dalle molteplici letture. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che
conosco ancora. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda delle emozioni e
delle esperienze di chi le legge.”
Opiemme esplora il territorio di confine tra poesia e immagine, immagini da leggere, parole da guardare. La poesia
diventa segno con cui tracciare nuove immagini. Le immagini diventano parole con cui comporre nuova poesia. Vive e
lavora a Torino.
01
marzo 2018
Opiemme – di Parole faccio Arte
Dal primo marzo al 23 aprile 2018
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
ROMA CLUBHOUSE BARBERINI
Roma, Via Di San Basilio, 48, (Roma)
Roma, Via Di San Basilio, 48, (Roma)
Orario di apertura
Su appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00
Vernissage
1 Marzo 2018, ore 19 SOLO SU INVITO
Sito web
www.whitelightart.it
Autore
Curatore