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Oriente
Il filo conduttore è l’Oriente, rappresentato da paesaggi, figure e vedute di artisti diversissimi, lontani culturalmente e cronologicamente.
Comunicato stampa
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In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui il desiderio di viaggiare è frustrato da oggettive complicazioni, abbiamo deciso di allestire una mostra che consentisse, a parziale soddisfazione, di sconfinare almeno virtualmente attraverso i quadri.
Il filo conduttore è l’Oriente, da sempre capace di evocare atmosfere suggestive, rappresentato da paesaggi, figure e vedute di artisti diversissimi, lontani culturalmente e cronologicamente.
Spiccano alcune importanti opere che esponiamo per la prima volta. Un acquerello e un olio raffiguranti rispettivamente Santa Sofia e il Bosforo dell’orientalista Fausto Zonaro (1854 – 1929), ultimo pittore della corte imperiale di Costantinopoli; un grande olio (180 x 130 cm) di Salvo (1947 – 2015) dal titolo Bosnia Erzegovina del 2003; un ritratto di giovane donna del francese post-impressionista Henri Lebasque (1865 – 1937) e un Harem dell’orientalista d’impronta fauve Julien Le Bordays.
Il nucleo più corposo è costituito dalle opere del moscovita Dmitij Kosmin (1925 – 2003), pittore che occupa un posto d’onore tra i grandi maestri dell’arte figurativa sovietica, di cui è stato rappresentante alla Biennale di Venezia del 1966 e l’anno seguente a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Sua una serie di tele che raffigurano lo splendore delle antiche città uzbeke, crocevia tra Asia ed Europa lungo le antiche rotte commerciali tra Oriente e Occidente. L’Uzbekistan ha conservato una forte eredità storica e architettonica, in particolare le cupole, le torri e i minareti dagli scintillanti colori di Hiva, Samarcanda e Bukhara. Quest’ultima, nello specifico la porta antica della città, è anche il soggetto di un’opera di Boris Lavrenko (1920 – 2001) e di Mikhail Kuznetsov (1904 - 1989).
Non possono inoltre mancare le odalische di Giulio Da Milano (1895 – 1990) e un acrilico e tessuto su carta della cinese Zhang Hongmei (1973).
La mostra rimarrà aperta sino al 22 novembre 2020.
Il filo conduttore è l’Oriente, da sempre capace di evocare atmosfere suggestive, rappresentato da paesaggi, figure e vedute di artisti diversissimi, lontani culturalmente e cronologicamente.
Spiccano alcune importanti opere che esponiamo per la prima volta. Un acquerello e un olio raffiguranti rispettivamente Santa Sofia e il Bosforo dell’orientalista Fausto Zonaro (1854 – 1929), ultimo pittore della corte imperiale di Costantinopoli; un grande olio (180 x 130 cm) di Salvo (1947 – 2015) dal titolo Bosnia Erzegovina del 2003; un ritratto di giovane donna del francese post-impressionista Henri Lebasque (1865 – 1937) e un Harem dell’orientalista d’impronta fauve Julien Le Bordays.
Il nucleo più corposo è costituito dalle opere del moscovita Dmitij Kosmin (1925 – 2003), pittore che occupa un posto d’onore tra i grandi maestri dell’arte figurativa sovietica, di cui è stato rappresentante alla Biennale di Venezia del 1966 e l’anno seguente a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Sua una serie di tele che raffigurano lo splendore delle antiche città uzbeke, crocevia tra Asia ed Europa lungo le antiche rotte commerciali tra Oriente e Occidente. L’Uzbekistan ha conservato una forte eredità storica e architettonica, in particolare le cupole, le torri e i minareti dagli scintillanti colori di Hiva, Samarcanda e Bukhara. Quest’ultima, nello specifico la porta antica della città, è anche il soggetto di un’opera di Boris Lavrenko (1920 – 2001) e di Mikhail Kuznetsov (1904 - 1989).
Non possono inoltre mancare le odalische di Giulio Da Milano (1895 – 1990) e un acrilico e tessuto su carta della cinese Zhang Hongmei (1973).
La mostra rimarrà aperta sino al 22 novembre 2020.
24
ottobre 2020
Oriente
Dal 24 ottobre al 22 novembre 2020
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE PIRRA
Torino, Corso Vittorio Emanuele II, 82, (Torino)
Torino, Corso Vittorio Emanuele II, 82, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 9,30-12,30 e 15,30-19,30.
Domenica 10-12,30
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