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Orietta Brombin – Parole Prime
Parole Prime, è il titolo che l’artista ha scelto per la sua installazione, che si articolerà negli spazi della Chiesa, stabilendo un dialogo inedito con la contemporaneità artistica perché tutti i lavori si caratterizzano per uso esclusivo del bianco e nero. I titoli dei lavori (Abaco, Dialogo I,II,III,IV, Fonemi,…) rimandano anch’essi a un “grado zero” ma questa volta implicando la scrittura.
Comunicato stampa
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Sabato 25 settembre alle ore 18.00 nella Chiesa della Beata Vergine delle Grazie, ai Villafranchesi nota come Monastero, verrà inaugurata la mostra d’arte contemporanea dedicata a Orietta Brombin. La mostra, promossa dagli Amici della Biblioteca con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, si concluderà il 16 ottobre; sarà visitabile il venerdì dalle 16.00 alle 19.00 e il sabato e la domenica dalle 21.00 alle 23.00 e con gli stessi orari anche lunedì 27 e martedì 28 settembre. Parole Prime, è il titolo che l’artista ha scelto per la sua installazione, che si articolerà negli spazi della Chiesa, stabilendo un dialogo inedito con la contemporaneità artistica perché tutti i lavori si caratterizzano per uso esclusivo del bianco e nero. I titoli dei lavori (Abaco, Dialogo I,II,III,IV, Fonemi,…) rimandano anch’essi a un “grado zero” ma questa volta implicando la scrittura. Il percorso/discorso in cui l’artista ci coinvolge si caratterizza dunque, contemporaneamente, per una radicalità ed essenzialità che rimanda agli alfabeti, visivi e linguistici. Le opere nascono, potremmo dire, da una interpretazione di alcuni disegni tecnici (schemi di impianti che producono calore) e sono in realtà traduzioni di quei segni in altri segni che, paradossalmente, ne conservano il dato di partenza ma avviano un percorso visivo quasi assolutamente astratto. Orietta Brombin preleva particolari dalle tavole tecniche, li isola, li organizza in serie e costruisce un codice autoreferenziale articolandolo in declinazioni visive che vivono spesso di luce, anche artificiale. Per non saper né leggere né scrivere è un cerchio nero sospeso sulla luce ed apre il discorso visivo in cui l’artista, mediante il punto bianco (anello elementare che costituisce la linea e quindi preesiste al disegno),
disegna; costruisce un percorso che è fatto di trasformazioni lievi ma evidenti e, sotto ai nostri occhi l’immagine muta assume altre sembianze fino a fargli assumere la forma lucente di perle. C’è un altro elemento, in questa installazione, che occorre ricordare. Tutte le opere sono concepite su forme apparentemente quadrate; i singoli tasselli sono opere composte da una serie di pezzi che sono tutti multipli di due, solo un’opera si distingue, Dodici di tredici, è non puo’ essere casuale in un’opera cosí progettata e, facendo un passo indietro, il quadrato nasce come multiplo di due essendo quattro i suoi lati. Riassumendo: il punto che disegna; gli elementi primi dell’articolazione della lingua; i numeri; il numero in più; i quadrati imperfetti… tutti questi elementi ci parlano di una lettura radicale di qualcosa che indubbiamente ha a che fare con l’esistenza nella sua continua trasformazione. La mostra è stata curata da una terna di critici (Franco Fanelli – Marco Filippa – Nino Pennacchia) che hanno lavorato in assoluta indipendenza producendo dei testi con titoli che evocano immediatamente, mediante chiavi di lettura diverse, il lavoro della Brombin. Un lavoro che rinuncia agli effetti vivi del colore ricercando, nei bianchi e nei neri, un linguaggio fatto di sfumature sottili, con risultati percettivi apparentemente freddi ma che costudiscono un calore speciale lontano da ogni sensazionalismo.
Marco Filippa
disegna; costruisce un percorso che è fatto di trasformazioni lievi ma evidenti e, sotto ai nostri occhi l’immagine muta assume altre sembianze fino a fargli assumere la forma lucente di perle. C’è un altro elemento, in questa installazione, che occorre ricordare. Tutte le opere sono concepite su forme apparentemente quadrate; i singoli tasselli sono opere composte da una serie di pezzi che sono tutti multipli di due, solo un’opera si distingue, Dodici di tredici, è non puo’ essere casuale in un’opera cosí progettata e, facendo un passo indietro, il quadrato nasce come multiplo di due essendo quattro i suoi lati. Riassumendo: il punto che disegna; gli elementi primi dell’articolazione della lingua; i numeri; il numero in più; i quadrati imperfetti… tutti questi elementi ci parlano di una lettura radicale di qualcosa che indubbiamente ha a che fare con l’esistenza nella sua continua trasformazione. La mostra è stata curata da una terna di critici (Franco Fanelli – Marco Filippa – Nino Pennacchia) che hanno lavorato in assoluta indipendenza producendo dei testi con titoli che evocano immediatamente, mediante chiavi di lettura diverse, il lavoro della Brombin. Un lavoro che rinuncia agli effetti vivi del colore ricercando, nei bianchi e nei neri, un linguaggio fatto di sfumature sottili, con risultati percettivi apparentemente freddi ma che costudiscono un calore speciale lontano da ogni sensazionalismo.
Marco Filippa
25
settembre 2004
Orietta Brombin – Parole Prime
Dal 25 settembre al 16 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE
Villafranca Piemonte, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, (Torino)
Villafranca Piemonte, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, (Torino)
Orario di apertura
lunedì 27 e martedì 28 settembre: 16.00/19.00 - 21.00/23.00. fino al 10 ottobre: venerdì 16.00/19.00. sabato e domenica 16.00/19.00 - 21.00/23.00. dal 11 al 16 ottobre: su appuntamento 011 9800220 - 339 7973385
Vernissage
25 Settembre 2004, ore 18.00
Autore
Curatore