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Orsina Sforza – Vicini di strada
La tela cerata gialla appesa al tronco pare il muso di un asino e le grandi foglie di Muratella che emergono dalla penombra, quasi animali.
Comunicato stampa
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Orsina Sforza nei suoi quadri esamina la questione del potere delle cose più comuni, abbandonate o nascoste, incontrate per caso, affrontando poi la loro manipolazione e metamorfosi attraverso la pittura.
il suo lavoro enfatizza momenti successivi e individuali di una giornata qualunque. mette a fuoco dettagli insignificanti, separandoli; poi analizzando la singolare costruzione trovata, la sua possibilità di reagire alla luce e di rivelarsi nel colore, la trasforma da semplice cosa in struttura complessa e cangiante.
i suoi dipinti sono luminosi e figurativi, ma non immediatamentre decifrabili; perseverano nella loro intangibilità di oggetti misteriosi, di arabeschi perfetti e remoti. Cose che non assomigliano a niente altro, in cui si può intravedere la vita delle viscere, affiorano alla superficie della tela, come en roscas de cristal serpiente breve.
le diverse composizioni sono tutte caratterizzate dallo studio dell’immagine fissa o in movimento, ma gli elementi stilistici sono quelli del cinema e della fotografia: singole inquadrature molto ravvicinate, angolazioni e tagli dove appare evidente l’estetica del fotogramma, con il relativo uso della sovra e sotto esposizione, attraverso cui sforza riduce i suoi motivi in sagome, che piazza all’interno di composizioni brillanti, spesso affollate. mette a fuoco. vede quello che vede… approfondisce per non vedere.
partendo da un idea di rappresentazione, casuale e quotidiana, la sua pittura esclude la figura umana, ma favorisce l’incontro fra una busta e la catena di un idrante; la sopravvivenza di un tubo di plastica impigliato nei rovi; la collaborazione felice fra i drappeggi di un tessuto e la corteccia di un ramo; la fuga ascendente di una cintura da un cassetto o dentro le pieghe di un lenzuolo; gli assedi improvvisi di sottili fili d’erba ad altri tubi di plastica in croce, o accanto ad oggetti simili che ci appaiono ingranditi sulla tela.
negli ultimi anni tali incontri avvengono sempre più spesso all’aperto, molti sulla terrazza dell’artista, nella sua casa sull’aventino, dove essa ha ricreato un ambiente propizio alla collaborazione fra piante e uccelli, in cui la mano dell’uomo interviene il minimo indispensabile. qui fa tutto l’intelligenza del caso e dei suoi guardiani, i soli lasciati liberi di intervenire a metter becco nella natura delle cose, dove si forma un certa figura, che non dipende più da noi.
sforza interroga in tal modo la pittura come mezzo contemporaneo, pur utilizzando la fotografia come lente di messa a fuoco da cui partire, prima di iniziare a dipingere, per isolare le sue minuziose composizioni.
ella possiede inoltre un raro senso del colore, con il quale ricorda, distingue; gioca con il pro e il contro, con una grazia innata, che le permette di approdare alla monumentalità della grande pittura anche nei quadri di piccolo formato, senza quasi rendersi conto del passo compiuto.
mirta d'argenzio
il suo lavoro enfatizza momenti successivi e individuali di una giornata qualunque. mette a fuoco dettagli insignificanti, separandoli; poi analizzando la singolare costruzione trovata, la sua possibilità di reagire alla luce e di rivelarsi nel colore, la trasforma da semplice cosa in struttura complessa e cangiante.
i suoi dipinti sono luminosi e figurativi, ma non immediatamentre decifrabili; perseverano nella loro intangibilità di oggetti misteriosi, di arabeschi perfetti e remoti. Cose che non assomigliano a niente altro, in cui si può intravedere la vita delle viscere, affiorano alla superficie della tela, come en roscas de cristal serpiente breve.
le diverse composizioni sono tutte caratterizzate dallo studio dell’immagine fissa o in movimento, ma gli elementi stilistici sono quelli del cinema e della fotografia: singole inquadrature molto ravvicinate, angolazioni e tagli dove appare evidente l’estetica del fotogramma, con il relativo uso della sovra e sotto esposizione, attraverso cui sforza riduce i suoi motivi in sagome, che piazza all’interno di composizioni brillanti, spesso affollate. mette a fuoco. vede quello che vede… approfondisce per non vedere.
partendo da un idea di rappresentazione, casuale e quotidiana, la sua pittura esclude la figura umana, ma favorisce l’incontro fra una busta e la catena di un idrante; la sopravvivenza di un tubo di plastica impigliato nei rovi; la collaborazione felice fra i drappeggi di un tessuto e la corteccia di un ramo; la fuga ascendente di una cintura da un cassetto o dentro le pieghe di un lenzuolo; gli assedi improvvisi di sottili fili d’erba ad altri tubi di plastica in croce, o accanto ad oggetti simili che ci appaiono ingranditi sulla tela.
negli ultimi anni tali incontri avvengono sempre più spesso all’aperto, molti sulla terrazza dell’artista, nella sua casa sull’aventino, dove essa ha ricreato un ambiente propizio alla collaborazione fra piante e uccelli, in cui la mano dell’uomo interviene il minimo indispensabile. qui fa tutto l’intelligenza del caso e dei suoi guardiani, i soli lasciati liberi di intervenire a metter becco nella natura delle cose, dove si forma un certa figura, che non dipende più da noi.
sforza interroga in tal modo la pittura come mezzo contemporaneo, pur utilizzando la fotografia come lente di messa a fuoco da cui partire, prima di iniziare a dipingere, per isolare le sue minuziose composizioni.
ella possiede inoltre un raro senso del colore, con il quale ricorda, distingue; gioca con il pro e il contro, con una grazia innata, che le permette di approdare alla monumentalità della grande pittura anche nei quadri di piccolo formato, senza quasi rendersi conto del passo compiuto.
mirta d'argenzio
15
maggio 2008
Orsina Sforza – Vicini di strada
Dal 15 maggio al 07 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA MANIERO
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Roma, Via Dell'arancio, 79, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-20
Vernissage
15 Maggio 2008, ore 18,30
Autore
Curatore