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Oscar Di Prata – Gli angeli e i demoni. Drammi e speranze del Novecento
La mostra, a cura di Maurizio Bernardelli Curuz, da due anni direttore artistico della Fondazione Brescia Musei e allievo di Oscar Di Prata, che ha dedicato anni di studi al maestro bresciano, è un viaggio nella pittura di un artista che testimonia il pensiero del Novecento affrontando i temi della violenza, per configurare la speranza di un mondo nuovo e della solidarietà per esprimere un amore francescano nei confronti del Creato.
Comunicato stampa
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La mostra “Oscar Di Prata: gli angeli e i demoni. Drammi e speranze del Novecento”, si terrà dal 4 dicembre 2010 al 27 febbraio 2011 presso il Castello di Brescia negli spazi espositivi del Grande e Piccolo Miglio.
La mostra, a cura di Maurizio Bernardelli Curuz, da due anni direttore artistico della Fondazione Brescia Musei e allievo di Oscar Di Prata, che ha dedicato anni di studi al maestro bresciano, è un viaggio nella pittura di un artista che testimonia il pensiero del Novecento affrontando i temi della violenza, per configurare la speranza di un mondo nuovo e della solidarietà per esprimere un amore francescano nei confronti del Creato. Nell’ambito della rassegna saranno esposte opere inedite e cartoni realizzati da Di Prata per affreschi e dipinti parietali presenti nelle chiese della città e della provincia, saranno anche approfonditi nuovi aspetti del linguaggio pittorico di Oscar Di Prata e sarà proiettato filmato.
I simboli utilizzati dal maestro nelle sue tele sono il tema centrale della mostra.
Oscar Di Prata nasce a Brescia nell’agosto del 1910. Il padre ha origini aristocratiche - proviene dal Friuli, ma, la famiglia non ha grandi sostanze, e vive del lavoro del capofamiglia. La precoce attitudine al disegno e alla pittura porta Oscar a frequentare, a partire dal 1928, l’Accademia a Venezia. Le opere degli esordi sono contrassegnate dalla ieratica monumentalità del quotidiano e dalla piena figurazione di matrice scultorea di “Novecento”.
In tutto il suo percorso ha dimostrato grande attenzione nei confronti dell’osservazione della realtà e della sperimentazione di ogni linguaggio, apertura e parziale assunzione dei linguaggi moderni e della tradizione grazie alla grande capacità di sintesi personale. Negli anni Trenta, guarda con intensità a Rouault, in direzione di un espressionismo sofferto di matrice spiritualista, che lo porta nel 1933 a proporre una “Composizione figurativa” di grande incisività e drammaticità.
Attorno al 1940, Oscar va in direzione del successo nazionale, con mostre a Milano e a Genova. Lo scoppio della guerra porta l’artista in Africa settentrionale ma, anche nell’esercito non abbandona la pittura e al fronte disegna e dipinge scene di guerra e teschi d’animali, che costituiscono il secondo motivo pittorico, che troviamo in molti dipinti - anche di periodi pittorici successivi. Dopo sei anni di guerra e prigionia in un campo inglese d’India, l’artista tornerà portando con sé oli su carta, disegni e il bucranio di un dromedario trovato sulle sabbie del deserto sirtico.
Negli anni della guerra fredda Di Prata si rivolge al mondo con un umanità nuova, ricca di pietas e di senso di religiosità nei confronti del Dio che si manifesta in ogni uomo e che si legge chiaramente anche nella sua arte. Questa netta propensione a cantare la dimensione spirituale dell’umanità, incancellabile di fronte a ogni evento, porta il pittore ad essere chiamato per numerosi affreschi, dipinti murali e la realizzazione di vetrate e mosaici in numerose chiese della città e della provincia di Brescia, condotti con uno stile che lo rende unico, nell’assunzione e nella reinterpretazione delle figure sofferte di El Greco, che egli trasforma, applicandole all’uomo nuovo, in vibranti fiamme accese nella notte.
Un intenso interesse nei confronti dell’esplorazione del paesaggio urbano, porta l’artista a Parigi e ad Amsterdam. Egli semplifica così la propria pittura fremente, a favore di una visione più geometrica della realtà, assorbendo quella malinconia straniante e quella semplicità di rappresentazione che caratterizzano i dipinti di Utrillo e Dufy. Non si allontana mai dalla figura, che rimane costantemente il motivo principale della sua esplorazione formale.
La ricerca e l’apertura incondizionata dell’artista verso il mondo lo porta ad essere in continua evoluzione e nel 1955 lo sappiamo impegnato in un confronto con la pittura cubista - Picasso e Braque - e con l’Espressionismo e l’Astrattismo. Nella stagione degli anni 70’i temi di cui tratta sono dedicati al rapporto tra potere e libertà, non si sottrae a un dibattito che si misura con il concetto di sopraffazione e di salvaguardia dell’individuo per poi ritornare nella fase finale della sua vita ad pittura più spirituale, segno della riconciliazione dell’uomo con la storia.
La mostra, a cura di Maurizio Bernardelli Curuz, da due anni direttore artistico della Fondazione Brescia Musei e allievo di Oscar Di Prata, che ha dedicato anni di studi al maestro bresciano, è un viaggio nella pittura di un artista che testimonia il pensiero del Novecento affrontando i temi della violenza, per configurare la speranza di un mondo nuovo e della solidarietà per esprimere un amore francescano nei confronti del Creato. Nell’ambito della rassegna saranno esposte opere inedite e cartoni realizzati da Di Prata per affreschi e dipinti parietali presenti nelle chiese della città e della provincia, saranno anche approfonditi nuovi aspetti del linguaggio pittorico di Oscar Di Prata e sarà proiettato filmato.
I simboli utilizzati dal maestro nelle sue tele sono il tema centrale della mostra.
Oscar Di Prata nasce a Brescia nell’agosto del 1910. Il padre ha origini aristocratiche - proviene dal Friuli, ma, la famiglia non ha grandi sostanze, e vive del lavoro del capofamiglia. La precoce attitudine al disegno e alla pittura porta Oscar a frequentare, a partire dal 1928, l’Accademia a Venezia. Le opere degli esordi sono contrassegnate dalla ieratica monumentalità del quotidiano e dalla piena figurazione di matrice scultorea di “Novecento”.
In tutto il suo percorso ha dimostrato grande attenzione nei confronti dell’osservazione della realtà e della sperimentazione di ogni linguaggio, apertura e parziale assunzione dei linguaggi moderni e della tradizione grazie alla grande capacità di sintesi personale. Negli anni Trenta, guarda con intensità a Rouault, in direzione di un espressionismo sofferto di matrice spiritualista, che lo porta nel 1933 a proporre una “Composizione figurativa” di grande incisività e drammaticità.
Attorno al 1940, Oscar va in direzione del successo nazionale, con mostre a Milano e a Genova. Lo scoppio della guerra porta l’artista in Africa settentrionale ma, anche nell’esercito non abbandona la pittura e al fronte disegna e dipinge scene di guerra e teschi d’animali, che costituiscono il secondo motivo pittorico, che troviamo in molti dipinti - anche di periodi pittorici successivi. Dopo sei anni di guerra e prigionia in un campo inglese d’India, l’artista tornerà portando con sé oli su carta, disegni e il bucranio di un dromedario trovato sulle sabbie del deserto sirtico.
Negli anni della guerra fredda Di Prata si rivolge al mondo con un umanità nuova, ricca di pietas e di senso di religiosità nei confronti del Dio che si manifesta in ogni uomo e che si legge chiaramente anche nella sua arte. Questa netta propensione a cantare la dimensione spirituale dell’umanità, incancellabile di fronte a ogni evento, porta il pittore ad essere chiamato per numerosi affreschi, dipinti murali e la realizzazione di vetrate e mosaici in numerose chiese della città e della provincia di Brescia, condotti con uno stile che lo rende unico, nell’assunzione e nella reinterpretazione delle figure sofferte di El Greco, che egli trasforma, applicandole all’uomo nuovo, in vibranti fiamme accese nella notte.
Un intenso interesse nei confronti dell’esplorazione del paesaggio urbano, porta l’artista a Parigi e ad Amsterdam. Egli semplifica così la propria pittura fremente, a favore di una visione più geometrica della realtà, assorbendo quella malinconia straniante e quella semplicità di rappresentazione che caratterizzano i dipinti di Utrillo e Dufy. Non si allontana mai dalla figura, che rimane costantemente il motivo principale della sua esplorazione formale.
La ricerca e l’apertura incondizionata dell’artista verso il mondo lo porta ad essere in continua evoluzione e nel 1955 lo sappiamo impegnato in un confronto con la pittura cubista - Picasso e Braque - e con l’Espressionismo e l’Astrattismo. Nella stagione degli anni 70’i temi di cui tratta sono dedicati al rapporto tra potere e libertà, non si sottrae a un dibattito che si misura con il concetto di sopraffazione e di salvaguardia dell’individuo per poi ritornare nella fase finale della sua vita ad pittura più spirituale, segno della riconciliazione dell’uomo con la storia.
04
dicembre 2010
Oscar Di Prata – Gli angeli e i demoni. Drammi e speranze del Novecento
Dal 04 dicembre 2010 al 27 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
GRANDE MIGLIO IN CASTELLO
Brescia, Via Del Castello, 9, (Brescia)
Brescia, Via Del Castello, 9, (Brescia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle ore 9:30 alle 17
Vernissage
4 Dicembre 2010, ore 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore