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Osservatorio #2 – Marco Prestia
In attesa della riapertura della Basilica e del Salone Grande, un segnale “di lavori in corsi” arriva dall’interno dello stesso edificio. Nel loggiato saranno infatti allestite otto vetrine, come fossero le bacheche di un piccolo museo sotto vetro. Marco Prestia “addomestica” il perturbante e ci invita a fare altrettanto, in una perenne oscillazione tra la realtà del fiabesco e la fantasia del concreto. Perché niente è inverosimile, tutto è possibile.
Comunicato stampa
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SISTEMI DI CONTEMPORANEO è un progetto culturale dedicato all’arte contemporanea. Il ciclo di rassegne promosso e organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza coinvolge gli spazi espositivi di AB23 e di Casa Cogollo, con mostre tematiche curate da Stefania Portinari, unitamente a eventi espositivi in esterno, curati da Alberto Zanchetta, che coinvolgono parchi, piazze, vie ed edifici della città.
Nell’ambito dei SISTEMI DI CONTEMPORANEO si inserisce la programmazione di EPIDE®MIE, rassegna curata da Alberto Zanchetta che presenta il progetto OSSERVATORIO.
In attesa della riapertura della Basilica e del Salone Grande, un segnale “di lavori in corsi” arriva dall’interno dello stesso edificio. Nel loggiato saranno infatti allestite otto vetrine, come fossero le bacheche di un piccolo museo sotto vetro. Si tratta di una sorta di esposizione en petit che sarà propedeutica ai futuri eventi e alle grandi rassegne che si realizzeranno nella Basilica. La rassegna prevede due location: la prima, OSSERVATORIO#1, è dedicata ad una ricognizione sulla pittura e sul disegno; la seconda, OSSERVATORIO#2, è dedicata alla scultura e all’installazione. La programmazione dei due spazi si svolgerà in parallelo e ospiterà durante tutto l’arco dell’anno otto mini-personali, ognuna delle quali è legata al tema dell’ibridazione.
MARCO PRESTIA
19 giugno - 1 agosto 2009
Da sempre l’uomo ha nutrito un morboso interesse per gli incubi, il lugubre e il deforme. L’arte, a sua volta, si è soffermata spesso nell’analisi e nella rappresentazione di figure grottesche; dagli albori della figurazione, attraverso il Medioevo, passando per l’antichità greca e romana, via via fino ai giorni nostri, il filone fiabesco-onirico-mitologico ha avuto per [s]oggetto la commistione di antropomorfo e zoomorfo, e talvolta addirittura di fitomorfo, fomentando un genere a dir poco variegato. Seppur associabili a tale tradizione, le sculture di Marco Prestia se ne discostano, sia nell’intento sia nell’esito. Esse agiscono da cerniera, mettendo in continuità le mutazioni organiche con la rifondazione ex novo di una simbologia post-umana. L’artista sembra infatti voler abbandonare l’aura del sacro per ritornare a un carattere magico del moderno: quello della biogenetica.
La consapevolezza topografica del corpo viene scissa in due emisferi, superiore e inferiore, aspetto che riporta alla mente la figura del Satiro greco o del Fauno romano. Ma, rispetto ad un’iconografia classica stilisticamente definita, i Bio-morfi di Prestia ne sovvertono l’anatomia e le peculiarità. A dispetto di ogni facile speculazione sulla natura divina della razionalità, la testa e il tronco – sedi dell’intelletto e delle emozioni – vengono ricondotte al regno animale, mentre il ventre, le gambe e i piedi – a cui le pulsioni più ferine pervengono e competono per diretta afferenza col contatto terrestre – sono invece umane.
Nell’opus contra naturam di Prestia la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione, è come se si venisse risucchiati in “un tempo al di là del tempo cronologico” (tempo che dialoga costantemente con l’inconscio mitico e con una realtà improbabile, ma non per questo inimmaginabile). Ci si trova cioè di fronte a una nuova, autentica, mythos-logìa: a un racconto favoloso, a una narrazione leggendaria. Non si tratta tuttavia di una mitologia d’invenzione, o meglio, proprio di questo si tratta, ma solo nel senso in cui essa rende possibile il rinvenimento di contenuti nascosti, di oggetti smarriti, di storie occultate. A livello inconscio queste opere generano impressioni fra loro contrastanti, giammai in contraddizione, in quanto una parte di esse rimane legata ad una sorta di inesplicabilità di fondo.
In questa mirabile ambiguità simbolico-teratologica, la fantasia si trasforma in possibilità di esistenza, in un’occasione di metamorfosi che eccede il male e il bene al punto da rientrare nella normalità, riequilibrando così il dissesto dell’ordine naturale. La casistica ingegnosa e meravigliosa di Prestia attiene dunque alle creazioni originali – nel senso in cui divengono indipendenti da una tradizione a cui sono fortemente ancorate – rifondando nuove correlazioni di senso. L’ambiguità di queste opere si connatura nelle antitesi, negli opposti che si contengono l’uno dentro l’altro, e nel terrifico che si annida all’interno della dialettica che oppone il consueto all’ignoto.
Marco Prestia “addomestica” il perturbante e ci invita a fare altrettanto, in una perenne oscillazione tra la realtà del fiabesco e la fantasia del concreto. Perché niente è inverosimile, tutto è possibile.
Marco Prestia è nato a Sesto San Giovanni (MI) nel 1975, vive e lavora a Palermo.
Nell’ambito dei SISTEMI DI CONTEMPORANEO si inserisce la programmazione di EPIDE®MIE, rassegna curata da Alberto Zanchetta che presenta il progetto OSSERVATORIO.
In attesa della riapertura della Basilica e del Salone Grande, un segnale “di lavori in corsi” arriva dall’interno dello stesso edificio. Nel loggiato saranno infatti allestite otto vetrine, come fossero le bacheche di un piccolo museo sotto vetro. Si tratta di una sorta di esposizione en petit che sarà propedeutica ai futuri eventi e alle grandi rassegne che si realizzeranno nella Basilica. La rassegna prevede due location: la prima, OSSERVATORIO#1, è dedicata ad una ricognizione sulla pittura e sul disegno; la seconda, OSSERVATORIO#2, è dedicata alla scultura e all’installazione. La programmazione dei due spazi si svolgerà in parallelo e ospiterà durante tutto l’arco dell’anno otto mini-personali, ognuna delle quali è legata al tema dell’ibridazione.
MARCO PRESTIA
19 giugno - 1 agosto 2009
Da sempre l’uomo ha nutrito un morboso interesse per gli incubi, il lugubre e il deforme. L’arte, a sua volta, si è soffermata spesso nell’analisi e nella rappresentazione di figure grottesche; dagli albori della figurazione, attraverso il Medioevo, passando per l’antichità greca e romana, via via fino ai giorni nostri, il filone fiabesco-onirico-mitologico ha avuto per [s]oggetto la commistione di antropomorfo e zoomorfo, e talvolta addirittura di fitomorfo, fomentando un genere a dir poco variegato. Seppur associabili a tale tradizione, le sculture di Marco Prestia se ne discostano, sia nell’intento sia nell’esito. Esse agiscono da cerniera, mettendo in continuità le mutazioni organiche con la rifondazione ex novo di una simbologia post-umana. L’artista sembra infatti voler abbandonare l’aura del sacro per ritornare a un carattere magico del moderno: quello della biogenetica.
La consapevolezza topografica del corpo viene scissa in due emisferi, superiore e inferiore, aspetto che riporta alla mente la figura del Satiro greco o del Fauno romano. Ma, rispetto ad un’iconografia classica stilisticamente definita, i Bio-morfi di Prestia ne sovvertono l’anatomia e le peculiarità. A dispetto di ogni facile speculazione sulla natura divina della razionalità, la testa e il tronco – sedi dell’intelletto e delle emozioni – vengono ricondotte al regno animale, mentre il ventre, le gambe e i piedi – a cui le pulsioni più ferine pervengono e competono per diretta afferenza col contatto terrestre – sono invece umane.
Nell’opus contra naturam di Prestia la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'illusione, è come se si venisse risucchiati in “un tempo al di là del tempo cronologico” (tempo che dialoga costantemente con l’inconscio mitico e con una realtà improbabile, ma non per questo inimmaginabile). Ci si trova cioè di fronte a una nuova, autentica, mythos-logìa: a un racconto favoloso, a una narrazione leggendaria. Non si tratta tuttavia di una mitologia d’invenzione, o meglio, proprio di questo si tratta, ma solo nel senso in cui essa rende possibile il rinvenimento di contenuti nascosti, di oggetti smarriti, di storie occultate. A livello inconscio queste opere generano impressioni fra loro contrastanti, giammai in contraddizione, in quanto una parte di esse rimane legata ad una sorta di inesplicabilità di fondo.
In questa mirabile ambiguità simbolico-teratologica, la fantasia si trasforma in possibilità di esistenza, in un’occasione di metamorfosi che eccede il male e il bene al punto da rientrare nella normalità, riequilibrando così il dissesto dell’ordine naturale. La casistica ingegnosa e meravigliosa di Prestia attiene dunque alle creazioni originali – nel senso in cui divengono indipendenti da una tradizione a cui sono fortemente ancorate – rifondando nuove correlazioni di senso. L’ambiguità di queste opere si connatura nelle antitesi, negli opposti che si contengono l’uno dentro l’altro, e nel terrifico che si annida all’interno della dialettica che oppone il consueto all’ignoto.
Marco Prestia “addomestica” il perturbante e ci invita a fare altrettanto, in una perenne oscillazione tra la realtà del fiabesco e la fantasia del concreto. Perché niente è inverosimile, tutto è possibile.
Marco Prestia è nato a Sesto San Giovanni (MI) nel 1975, vive e lavora a Palermo.
19
giugno 2009
Osservatorio #2 – Marco Prestia
Dal 19 giugno al primo agosto 2009
giovane arte
Location
BASILICA PALLADIANA
Vicenza, Piazza Dei Signori, (Vicenza)
Vicenza, Piazza Dei Signori, (Vicenza)
Orario di apertura
orario continuato
Vernissage
19 Giugno 2009, ore 18
Autore
Curatore